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Letteratura italiana: secoli ed epoche
La periodizzazione
Pensare il tempo storico secondo periodi ovvero fasi o cicli che ne cadenziino il percorso.
Le periodizzazioni più antiche sono per lo più connaturate con concezioni religiose oppure con particolari vicende di re, eroi, imperatori. L'accadere di grandi eventi ha spesso contribuito a ridefinire periodi ed ere.
Ogni periodizzazione presuppone un ordinamento nel tempo di eventi e di segmenti cronologici in relazione ad altri e secondo una prospettiva nella quale appunto il riferimento al passato è strettamente correlato con una certa idea del futuro. Ne conseguono così concezioni lineari del tempo, volte a cogliere nella storia un movimento che conduce o a una meta finale o a un sostanziale progredire dell'uomo.
In entrambe si afferma l'idea che la storia dell'uomo nel mondo sia stata caratterizzata da periodi alterni sia che vi si sottendesse un'impostazione religiosa sia che ve ne fosse sottesa una laica, temporale.
Lungo la stagione dell' Umanesimo e del Rinascimento italiano la ricerca storiografica va affinando metodologie precise, fondate su accurate ricerche e sul vaglio delle fonti, così da ricostruire il passato di città e civiltà secondo cadenze legate a percorsi del tutto laici e connessi all' identità storica del proprio oggetto di ricerca.
L'impostazione tripartita influenzò la storiografia delle Chiese cristiane riformate, che all'esemplarità dell' antichità pagana sostituirono, come prima epoca di riferimento, quella della Chiesa primitiva cui sarebbe seguito un periodo di decadenza concluso con la rinascita de Chiese rinnovate e contrapposte alla corruzione della Chiesa cattolica e pontificia.
Nella nascente stereografia artistica, col Vasari, nel XVI sec, si andò imponendo una concezione tripartita simile a quella che gli umanisti avevano già fortemente sottolineato per la letteratura e l'arte del discorso della parola.
L'estremo tentativo di coniugare una cronologia periodizzante di storia sacra e una di storia profana si avrà nel 1681 col Discours sur l'histoire universelle del Bossuet, in cui si parla di dodici epoche e sette età del mondo, inaugurate ciascuna da un avvenimento della storia sacra.
Nella prima stagione dell'Illuminismo, nel 1751, Voltaire col suo Secolo di Luigi XIV riprende la periodizzazione umanistica già vulgata nel '700: esistono l'antichità e i tempi moderni, separati fra loro dal "buio" medievale. La sua periodizzazione presuppone una lotta fra civiltà e barbarie, in cui la civiltà riesce vittoriosa, aprendo l'uomo al regno della ragione contro ogni oscurantismo.
È con la cultura romantica dell' 800 e in particolare con Hegel che le oscillazioni di Voltaire e della tradizione illuministica vengono ricondotte a un principio unico: la storia è storia di crescita delle libertà nel progresso del genere umano.
Lo storicismo moderno (in Italia con Benedetto Croce) consoliderà sempre più questa impostazione di ascendenza umanistica e la cui identità tripartita finirà per dilagare nel linguaggio comune, nella pratica scolastica, nella manualistica corrente. Manierismo, Barocco, Illuminismo, Romanticismo e così via sono età entro cui si gioca lo spartito della modernità.
Per la scuola delle "Annales" (il più importante gruppo di storici francesi delXX sec) e per gran parte delle scuole storiografiche moderne, il tempo passato non "prepara" secondo una spirito di ragione universale il presente e non "prefigura" un certo avvenire.
Gli studi del '900 hanno messo sempre più l'Occidente in grado di misurarsi con le dinamiche, le periodizzazioni, i caratteri storici di civiltà diversissime da quella europea occidentale: facendo emergere la relatività di una periodizzazione che non poteva non fare i conti con altri modi di intendere il passato e la sua scansione.
Anche in campo letterario e artistico l'esigenza di periodizzare è piuttosto antica nella cultura occidentale: i latini tendevano a individuare età diverse nella storia della loro cultura letteraria. Con l'avvento del cristianesimo e nel medioevo emerge la necessità di un confronto con la cultura classica, che implica di fatto forme di periodizzazione.
La sostanziale bipartizione tra età greco-latina ed età cristiana, per la periodizzazione letteraria, durerà fino alla stagione umanistica, qua do il discorso tende ad assumere valenze del tutto laiche e si comincia a ipotizzare una sorta di tripartizione:
- - Età antica, il modello
- - Età dell'era di mezzo, di decadenza e di buio
- - Età nuova, moderna, di rinascita dei valori classici e di apertura di nuove frontiere
La partizione in tre ere o per secoli della nostra storia letteraria è venuta complicandosi con l'irruzione terminologica e concettuale, dall'800 in poi e ancora più nel '900, di varie epoche culturali artistiche di cui si scoprivano valenze e consapevolezza con sempre più raffinati strumenti di indagine:
- - Umanesimo e Rinascimento coincidono con il XV o XVI sec
- - Barocco XVII sec
- - Illuminismo XVIII sec
- - Romanticismo fra '700 e '800
I periodi della letteratura italiana
Per Gerolamo Tiraboschi (1731-1794) erudito e storico della letteratura italiana, il termine "letteratura" si identifica con quello di "cultura", venendo a comprendere lo stato delle arti liberali e delle scienze. La "storia della letteratura" come la intendiamo noi ha in su uno spazio ma non autonomo; è parte rilevante di un tutto, più ampiamente comprensivo.
Occorrerà attendere l'800 romantico, quando l'impulso a rinvenire i caratteri della propria identità nazionale nello studio dei documenti letterari del passato si sommerà all'impronta idealistica di una nuova filosofia della storia, secondo cui la vita spirituale di un popolo, ha una sua direzione e un suo fine, sempre rintracciabile nel tempo.
È la Storia della letteratura italiana di De Sanctis (1870) il primo tentativo, pienamente riuscito, do fornire un'interpretazione organica coerente dello svolgimento della letteratura nazionale.
La vera novità, per Tiraboschi, sta nel lanciarsi in una narrazione storica continuativa. In essa non più il singolo autore ma il documento letterario, "come fenomeno della vicenda storica", diventa l'oggetto della ricerca, il cui fine è dar vita ad "un esatto racconto dell' origine, de' progressi, della decadenza, del risorgimento, di tutte insomma le diverse vicende che le lettere hanno incontrato in Italia".
La periodizzazione della nostra letteratura nasce con Tiraboschi e nasce sotto forma di partizione in secoli.
I dati costanti che caratterizzano il sistema letterario degli ultimi cinquant'anni e si riflettono sulle esperienze più significative sono tre:
- il rapporto con la società di massa e, quindi, con un pubblico più vasto e diverso;
- la crescita in potenza e varietà dei mezzi di comunicazione e il confronto inevitabile della parola scritta con gli altri linguaggi;
- la dimensione ideologica, sia essa un orizzonte in cui ci si immerge o invece una linea di fuga.
Fra la metà degli anni settanta e lo scorcio del decennio successivo, siglato dal crollo dei regimi comunisti e della fine del mondo diviso in blocchi, entra definitivamente in crisi l'ideologia, intesa come sistema di interpretazione della storia, volto a darle un senso, una direzione, un fine.
La condizione dominante "postmoderna" è quella di chi si sente epigono di una tradizione che non è più possibile innovare o "portare avanti" ma che si può solo citare.
Età della letteratura italiana
- L'età medievale
L'età medievale nasce quando gli umanisti italiani del XV sec, dovevano definire quel millennio che li separava dal mondo antico, e ritennero di metterlo fra parentesi e di considerarlo come una sorta di lungo intervallo, opposto dalla storia ad interrompere la continuità fra l'epoca classica e il suo "rinascimento".
Il termine medioevo nasce come pura indicazione temporale, ma ben presto si carica di connotazioni descrittive forti e diventa, a sua volta, una categoria.
Il termine medioevo applicato alla letteratura italiana ci permette, grosso modo, di gettare un arco cronologico che degli esordi del secondo quarto del Duecento giunge fino a tutto il XIV sec.
L'umanesimo diventa patrimonio comune delle élites intellettuali europee a partire dal XVI sec, quando si diffonde la convinzione che i valori umani siano non solo un mezzo ma una fine; che quei valori abbiano trovato espressione piena nel mondo antico e testimonianza definitiva nei monumenti letterari della classicità.
Per quanto riguarda la civiltà italiana del rinascimento, secondo lo storico Fernand Braudel, essa si configura lungo un periodo di progressiva espansione culturale, che va dalla metà del XIV sec alla metà del XVII.
Lo straripare oltre i propri confini dell'Italia artistica e letteraria raggiunge il suo culmine a partire giusto dalla seconda metà del Cinquecento.
Ariosto e Tasso mostrano di avere, al di là delle ovvie differenze di sensibilità individuale, due visioni del mondo non più omogenee.
Se infatti in Ariosto l'infinita varianza del reale può ancora essere ricondotta ad unità, in virtù di una forma che di tutto restituisce armonia e felicitá di equilibri, in Tasso la mediazione della letteratura può solo tradurre il rimpianto di una concordia con la natura che, nella realtà, è perduta per sempre.
Il "patetico" e il "sublime" sono ancora trattenuti in architetture compositive classiche; queste ospitano tuttavia gesti e movenze stilistiche da cui trapelano un'inquietudine mai placata e un tormento senza sbocco.
L'età marcata a fuoco dalla Controriforma, è chiamata dagli storici dell'arte, del manierismo, ad indicare quella temperie spirituale che si diffonde a partire dal quarto decennio e si impone nel