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Estratto del documento

M.D.XXI.C. ORLANDO FVRIOSO DI MESSER LVDOVICO ARIOSTO NOBILE FERRARESENVOVAMENTE DA LVI PROPRIO CORRETTO E DA ALTRI CANTI NVOVI AMPLIATO CONGRATIE ET PRIVILEGIE. Impresso in Ferrara per mastro Francesco rosso da Valenzaa 1° Ottobre M.D.XXXII.c. si divide in 2 tipi: a seconda che per il foglio di stampa corrispondente I,18 – II,14contengono certi refusi o lezioni respinte da Ariosto (1° tipo) od abbiano la forma volutadal poeta (2° tipo). Differiscono per una serie di lezioni mutate quando la stampa era giàin corso; Negre ha accolto le varianti del 2° tipo per le sezioni I,18-II,14 attenendosi perle varianti sporadiche alla nota debenedettiana.A & B usa la ristampa diplomatica Ernini (1516-1521) della quale Debenedetti avevaindicato il numero elevato di difetti ma che ha potuto eliminare. Criteri usati daDebenedetti: interpunzione e accentazione modernizzate, sciolte abbreviazioni, usatoch’el.Il testo posto a base dell’edizione critica

è C, già pubblicato da Debenedetti, di cui aveva eliminato gli errori di stampa, Segre ha però mutato il testo laterziano in pochissimi luoghi, sono scelte già presentatesi a Debenedetti o ripensamenti che avrebbe fatto: unificazione di ch’il / chi ‘l e ma ‘l/ ma’l; Gotia invece di Gozia; Oliviero invece di Olivero e Ettorre invece di Ettor. È necessaria l’eliminazione di scempiamenti e raddoppiamenti ipercorretti di consonanti di tipo settentrionale (uno dei problemi maggiori), è arduo determinare i limiti tra le responsabilità del poeta e quello dei suoi stampatori. Oltre al Furioso laterziano ha utilizzato anche i Frammenti autografi dell’Orlando Furioso 1973 Debenedetti. Scarse possibilità di miglioramento di Debenedetti per le singole lezioni. Prima eliminazioni a C (eliminate perché non necessarie) sulla base di A, poi nuova serie di eliminazioni a C sulla base di B. Vengono raccolte nella

Tavola I
tutte le lezioni di C ritenute erronee, refusi e lezioni nonariosteschi e distrazioni dell'autore. La prima colonna contiene gli errori seguiti da quando essi provengono dalla stampa precedente. La seconda colonna contiene le lezioni della presente edizione ma con la grafia che Ariosto avrebbe presumibilmente adottato. Quelle con 2 * sono innovazioni rispetto alla laterziana; 1* sono quelle già introdotte ma senza avvertimento nella laterziana. Vengono attuate correzioni per evitare le imperfezioni in rima, le ipometrie e ipermetrie e sono seguite da (:), (-), (+). Non segnalate le lettere capovolte, ripetute o difettose, errori nella separazione delle parole. L'apparato dell'edizione deve registrare le sole varianti d'autore fra le tre stampe; vengono esclusi: refusi, trivializzazioni e ipercorrezioni tipografiche e lezioni erronee sfuggite ad Ariosto.
Tavola II (A) - III (B)
indicano i refusi e le lezioni erronee: nella prima colonna ci sono le

Lezioni della stampa e nella seconda quelle volute da Ariosto. Quando la seconda colonna coincide con C essa non viene accolta nell'apparato, ma se diversa è inserita con la parte corretta; ma se è diversa da C ma uguale alla prima colonna viene fusa con quest'ultima con l'accoppiamento della sigla. In B ci sono molti raddoppiamenti ipercorretti e scempiamenti. Nella tavola IV, rispetto ad A & C, i fenomeni rappresentati devono cercare una esatta definizione in un raffronto con il sistema consonantico. B è una fase involutiva, probabilmente rientra nel cumulo del dialettismo dei tipografi, ma a volte sono ariostesche, soprattutto quando passano in C. Probabilmente il tipografo ha apportato altri cambiamenti, come l'uso di articoli e pronomi proclitici. A & B presentano l'errata corrige, dove ci sono le correzioni degli errori dei singoli luoghi del furioso. Segre non accoglie le trascrizioni parziali ed imprecise di Pigna e Ruscelli.

(dubbisull’autenticità); da spazio a Lisio Canto Primo e Canto Secondo dell’Orlando Furioso,1909, che era stato respinto da Debenedetti.Debenedetti ha mutato più volte i criteri di trascrizione delle varianti. Solo A indica la fine e l’inizio dei canti; B & C solo “Canto II”.In C la perdita di alcuni particolari grafici è compensata dall’eliminazione delle consuetudini e forme appartenenti solo ai tipografi. Per l’interpunzione e l’ortografia gli stampatori imponevano le loro necessità. Numerosi problemi di trascrizione: trascurati &o et con valore di “è” o davanti a consonanti, trascura la presenza o assenza di “i” dopo palatali; parole in ex davanti a vocale in A & B sono sempre scritti con grafia latineggiante, in C l’esito più comune è es- o ess- (più rara). Probabilmente Ariosto decise di abbandonare la doppia s mentre preparava C.

Nel 1500 il dibattito sulla questione della lingua ha una centralità e una importanza innegabile. L'esito del dibattito è stato fondamentale per il suo processo di correzione della lingua. Il paese era politicamente e linguisticamente frammentato; il primo testo che affronta la questione è il Cantico delle Creature del 1220, dove nasce la tradizione dell'italiano volgare. Per Dante finché non si raggiungerà l'unità politica sarà impossibile quella linguistica e spiega il suo punto di vista in De Vulgari Eloquentia, che è il primo trattato scientifico dedicato alla lingua moderna. La lingua romanza esprime la necessità d'individuare uno strumento linguistico unitario: il volgare illustre. L'unità politica deve essere costruita dagli scrittori e intellettuali attraverso l'unità linguistica. La proposta decisiva viene avanzata da Pietro Bembo nel 1525 con

Prose della Volgare Lingua, la sua proposta è radicale: adottare come lingua letteraria (che per lui è l'unico problema su cui doversi concentrare) una che sia il più lontana possibile da quella di uso comune e che debba conformarsi a quella di Boccaccio per la prosa e a quella di Petrarca per la poesia (nuovi modelli al posto di Cicerone e Virgilio). Per lui il volgare due secoli prima aveva raggiunto l'apice delle sue possibilità espressive, sono modelli insuperabili. La sua proposta suscita opposizioni e perplessità dagli eredi della loro tradizione letteraria (toscani e fiorentini) che insistono sul guardare alla lingua viva attualmente in uso (tra essi è presente Macchiavelli che scrive Discorso sopra la nostra lingua, che però viene pubblicato tardi, qui rivendica la centralità del fiorentino contemporaneo e inserisce una polemica implicita verso gli autori che dicono di parlare la lingua vera), ma secondo Bembo essa si.

è degradata. Gli autori Cortigiani rivendicano la maggiore continuità fralingua letteraria e quella d’uso contemporaneo, però loro non innalzavano il fiorentinoma la comune lingua cortigiana che s’andava formando all’interno delle tante corti comestrumento di comunicazione; svaluta il fiorentino e il toscano essendo le corti dislocate indiverse regioni, però tutti i cortigiani appartengono all’élite culturale e sociale.

Alla fine, la proposta di Bembo vince perché in Prosa della Volgar Lingua fornisce dellenorme linguistiche dettagliate a cui conformarsi in forma di dialogo vivo fra varipersonaggi che difendono idee diverse; inoltre forniva già modelli di riferimento chepotevano essere letti da tutti ed erano già diffusi, soprattutto grazie alla stampa acaratteri mobili. All’interno dell’opera Carlo, il fratello di Bembo afferma che tutti i nontoscani e non fiorentini sono avvantaggiati

perdersi in un labirinto di storie e avventure. La narrazione è ricca di descrizioni dettagliate dei luoghi visitati dai personaggi, come castelli, foreste e città, che contribuiscono a creare un'atmosfera suggestiva e magica. Inoltre, vengono descritte le gesta eroiche dei cavalieri, che si battono con coraggio e determinazione per difendere la loro amata e per combattere il male. La poesia è caratterizzata da un linguaggio ricercato e poetico, che rende la lettura piacevole e coinvolgente.

Continuare nella sua lettura. Il canto si apre con la dichiarazione degli argomenti dell'opera: le donne, i cavalieri, le armi, gli amori, le audaci imprese all'epoca della guerra fra Agramante (re pagano, figlio di Troiano e discendente di Alessandro Magno) e Carlo Magno, e di come Orlando divenne furioso per amore. Invoca alla sua donna amata, Alessandra Benucci, di non farlo impazzire prima di aver compiuto l'opera. Viene messo in evidenza l'elogio a casa d'Este per ripagare il suo protettore Ippolito d'Este. Viene presentato Ruggiero, che come Orlando, è uno dei personaggi principali e che viene nominato progenitore degli Estensi con Bradamante. Orlando si era innamorato di Angelica (Boiardo metteva in rilievo la sua sessualità e malizia, Ariosto abbandona questi aspetti e diventa il simbolo dell'irrazionalità del sentimento amoroso, essendo l'oggetto amato sfuggente ed innamorandosi poi lei stessa) e l'aveva seguita.

in Oriente; ma tornato nella sua terra, gli viene tolta, Namo (duca di Baviera) la prende e promette che verrà assegnata al migliore guerriero in battaglia, Orlando si pente di averla consegnata. Angelica, presagendo la sconfitta dei Cristiani, fugge e s'inoltra nel bosco dove incontra Rinaldo, cugino di Orlando, anche lui innamorato di lei, non a cavallo di Baiardo (Boiardo narra che avendo incontrato Ruggiero, che era appiedato, Rinaldo, per non combatterlo in situazione di vantaggio, smonta da cavallo, ma, interrotto il duello, Baiardo si rifiuta di far risalire il cavaliere e scappa nel bosco). Angelica scappa e arriva al fiume, dove trova Ferrà, innamorato di Angelica, a cui cade in acqua l'elmo del fratello di Angelica (Argalia) che aveva ucciso a duello. Arriva Rinaldo e i due si mettono a combattere, lei scappa, Rinaldo se ne accorge e propone una tregua per cercarla, i due partono e trovano un bivio e si dividono; Ferrà si perde, e senza speranza di

ritrovare l'amate torna al fiumeper cercare l'elmo, ma dal fiume esce il fantasma di Argalia, che lo rimprovera per non aver
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A.A. 2019-2020
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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentinajanni di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana nei secoli XII-XVII e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Mangini Angelo Maria.