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1. L A POLEMICA TRA CLASSICI E ROMANTICI

Di Romanticismo in Italia si comincia a parlare solo con la polemica

Madame de Staël

suscitata nel 1816 dalla pubblicazione dell’articolo di Sulla

sul primo numero della rivista «Biblioteca italiana» intitolato

maniera e l’utilità delle traduzioni, che conteneva un invito ai letterati a

guardare oltralpe, a cercare una letteratura filosofica a contatto con la

nuova sensibilità europea. Il gruppo che difese l’articolo e le idee della

Staël avviò un confronto con le esperienze tedesche e intraprese una

battaglia per affermare anche in Italia le idee romantiche. In realtà, il

Romanticismo italiano presenta prospettive più limitate, determinate

dalla cautela e dalla moderazione di un paese in cui si sente forte il peso

tradizione classica.

della I nostri primi romantici si sentono legati più ad

alcune esperienze settecentesche che anticipano le idee romantiche, quali

quelle di Foscolo e Alfieri, e vedono la letteratura nel loro legame con la

raggiungere i

società, capace di attrarre a sé non solo i dotti ma di

sentimenti del popolo e della borghesia. In sostanza il Romanticismo

operazione di svecchiamento

italiano agisce come della cultura

nazionale: questo perché gli intellettuali e la cultura sono alla ricerca

dell’identità nazionale e dell’indipendenza piuttosto che farsi abbracciare

ai grandi sviluppi del Romanticismo europeo. Eppure, l’Italia si presenta

come paese intimamente romantico, che attrae visitatori da ogni parte

d’Europa per via dei suoi monumeti storici, per il forte contrasto tra la

Keats e Shelley

solarità e il senso di rovina e morte del passato.

soggiornano a lungo e muoiono tragicamente in Italia, mentre al

contrario moltissimi intellettuali italiani quali Mazzini scrivono in esilio

in Inghilterra. Gli esiti più originali del romanticismo italiano sono

indubbiamente quelli di Giuseppe Verdi e del melodramma, mentre

esperienza particolari e a sé sono quelle di Leopardi e Manzoni.

L’articolo della Staël suscitò una vera e propria reazione da parte di

alcuni ambienti, dando avvio a una polemica tra i sostenitori del

Romanticismo e quelli del Classicismo, che insorsero a difesa dell’uso

polemica classico­romantica

poetico della mitologia. La ebbe luogo

aspramente su alcune riviste e fu il primo vero e proprio dibattito

pubblico italiano. La rivista «Biblioteca italiana» che pure ospitò

l’articolo della Staël era in realtà un organo finanziato dal governo

austriaco, seppure indipendente: ospitò soprattutto articoli di difensori

«Conciliatore»,

del classicismo. Altre riviste invece solo il roccaforte

liberale dei romantici lombardi, presto chiusa dal governo austriaco, e

più tardi la fiorentina «Antologia». Sebbene in genere si tenda a definire i

classicisti come conservatori e i romantici come democratici, la battaglia

delle idee non fu così schematica: la polemica si sviluppò in vari modi e

Pietro Giordani

forme attraverso articoli del direttore della rivista stessa

e di Leopardi dalla parte del classicismo, mentre dalla parte romantica

si videro contributi di Ludovico di Breme, Pietro Borsieri, Giovanni

Berchet ed Ermes Visconti. I problemi intorno a cui ruotò la polemica

l’uso della mitologia classica

sono in sostanza pochi: a cui i romantici

opposero l’immaginazione popolare e storica; il rapporto con le

letterature straniere duramente osteggiato dai classici; il rispetto delle

unità aristoteliche. La polemica sembra però molto provinciale, e forse

l’«utile»

l’unico tema comune tra romantici e classicisti è letterario,

ovvero l’aspirazione a una letteratura decisamente universale.

2. «I C » R

L ONCILIATORE E IL PRIMO OMANTICISMO ITALIANO

«Il Conciliatore»

Il periodico nacque per conciliare le forze moderne

dedicate al progresso e contrapporsi alla «Biblioteca italiana» grazie

Berchet, Breme, Borsieri, Visconti e di Pellico,

all’ingegno di che però

non prese parte alla polemica contro il classicismo. Si trattava di un

foglio azzurro che doveva uscire due volte alla settimana a partire dal

giugno 1818 e che fu chiuso dove varie diatribe nel dicembre 1819: esso

portò una novità di freschezza nella stampa italiana, raccogliendo il

meglio dell’eredità del «Caffè» di Verri. Le sue materie erano ripartite in

Scienze Morali, Letteratura e Critica, Economia e Scienze, Varietà,

ispirate a una spregiudicata concretezza. Per la prima volta in Italia un

giornale si pone l’obiettivo di educare il pubblico e veicolare

universalmente pensieri e posizioni poilitiche. Tra gli animatori va

Ludovico di Breme,

sicuramente annoverato piemontese, che morirà a

soli quarant’anni nel 1820: dotato di grande carisma e di cultura

internazionale, il Breme teorizzò nelle sue lettere e negli interventi critici

nozione aperta di Romanticismo, storicità

una poggiante sulla dell’arte,

illuminata.

su un’esigenza di vita moderna e civile,

Personaggio fondamentale del Romanticismo lombardo è invece

Giovanni Berchet, che nacque nel 1783 a Milano e fu traduttore per

l’amministrazione statale nonché affiliato alla carboneria. Tra le sue

Il Bardo

traduzioni letterarie è notevole quella de di Thomas Grey. La sua

Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo è forse l’intervento

centrale nella polemica classico­romantica italiana: vi si finge che il

vecchio poeta Grisostomo spieghi a suo figlio il significato della poesia

Il

romantica, presentadogli una traduzione delle due ballate di Burger

cacciatore feroce Eleonora

e basate sulla mitologia germanica. Poi però alla

fine Grisostomo ritratta il tutto e consiglia al figlio di seguire le regole

Il carattere principale della poesia è

classicistiche, sebbene ritrattandole.

la popolarità, ovvero il rapporto con la coscienza del popolo medio, non

raffinato. Un esempio di questo tipo di poesia la offre lo stesso Berchet

I profughi di Parga,

con la sua composizione componimento in metri

diversi scritto sul tra il 1818 e il 1820, che prende spunto dal tradimento

inglese alla città greca di Parga lasciata in balia dei turchi: in effetti la sua

poesia si concentra appunto attorno all’uso di metri concitati quali il

vigorosa passione

decasillabo e di forme metriche differenti, con una

politica ed eroica che ha l’ambizione di coinvolgere tutti i lettori. La

materia della sua poesia è eroica e si rivolge a figure di combattenti, muti

e orgogliosi. Eppure nella sua concitazione civile il linguaggio di Berchet

risulta stridente, non riesce a fare a meno di forme metriche classiciste,

intrecciandole a termini ruvidi e grezzi che creano artificiosità. All’inizio

della seconda parte si legge:

Quando Parga e il suo popol fioria

anch´io spesso nell´alma gustai

la gentil voluttà d´esser pia.

Or caduta all´estremo de´ guai,

mi conforta che almen su me torna

quella pièta che agli altri donai.

Oh! se un dì per me lieto raggiorna,

se un dì mai rivedrò quelle mura

da cui l´odio di Alì ci distorna,

se mai vien ch´io risalga secura

a posar sotto il tiglio romito

che di Parga incorona l´altura,

fra i terrori del turbo sparito

un rifugio fia dolce al cor mio:

rammentar chi m´ha salvo il marito.

In sostanza la poesia di Berchet tenta semplicemente di rendere più

il linguaggio melodrammatico

ruvido e sarà a causa del suo esempio

che la poesia politica italiana dell’Ottocento sarà rigida e insufficiente.

Romanze,

Meglio riuscite sono alcune delle sue pubblicate nel 1824.

Silvio Pellico (1789) è esempio dei caratteri più vivi del primo

Romanticismo italiano, così duramente repressi dal potere austriaco.

Legato da grande amiciza a Foscolo, Pellico si impegnò inizialmente

Francesca da Rimini,

nella scrittura tragica ottenendo successo con la sua

che esprime il dramma dell’amore negato eppure promesso. Per la sua

azione nella carboneria, Pellico fu arrestato alla fine del 1820 e

condannato a morte a Venezia nel 1822: ma la sua pena fu trasformata in

nella fortezza dello Spielberg

carcere duro, che scontò in Moravia,

rimanendovi chiuso per otto lunghi anni. L’esperienza del carcere gli

profonda crisi religiosa,

causò una che lo portò a un cattolicesimo

austero e totalmente rinchiuso nella volontà divina, rassegnato di fronte

Le mie prigioni,

ai mali del mondo: le sue memorie intitolate scritto tra il

1831 e il 1832 e pubblicato in quest’ultimo anno, diventò il libro più letto

in Europa nella prima metà del secolo. L’autore mostra tutta la durezza

della prigionia sotto gli austriaci, sebbene il suo libro non avesse alcun

proposito di denuncia quanto piuttosto l’idea di un’accettazione tutta

cristiana della sorte. Con uno stile semplice e nitido, che tende alla

paratassi, Pellico racconta di un periodo trascorso accanto agli umili,

oprressi da un potere cieco ma salvati da atti di semplice e imprevista

bontà.

3. I R

L OMANTICISMO LOMBARDO E FIORENTINO

repressione austriaca al «Conciliatore»

La morte di Breme e la

interruppero un’esperienza che pareva promettere grandi sviluppi e

segnarono l’arretramento di un’intera generazione intellettuale. Al primo

romanticismo è molto vicino Manzoni, che negli anni Venti costituirà in

sostanza l’unico riferimento sicuro per un Romanticismo dai forti

interessi storici, di impostazione cattolica e moderata. Tra gli autori legati

Ildegonda

Tommaso Grossi, la cui

a Manzoni ci fu indubbiamente in

Giovita

ottave divenne un riferimento per la novella romantica in versi,

Il fuoriuscito

Scalvini che pubblicò il poemetto sul tema dell’esule

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher canerabbioso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Colaiacomo Claudio.