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IL TEATRO
Il cinema fa ancora le sue prime prove, anche se brucia rapidamente le tappe: sempre più di anno in anno
letterati famosi si interessano a esso e di lasciano coinvolgere nella preparazione di sceneggiature; nascono le
prime dive (Francesca Bertini) e la tematica e la recitazione sono assai vicine al gusto dannunziano; ma esso
non è ancora, come per noi, lo spettacolo per eccellenza, e la buona società celebra ancora i suoi riti mondani
a teatro: in quello lirico e in quello di prosa e gli stessi letterati che lavorano per il cinema lo considerano un'
arte inferiore, da sfruttare economicamente, ma da non mettere sullo stesso piano del teatro.
◊ Teatro dialettale con scrittori e attori famosissimi. Quello napoletano ha allora come rappresentante
Eduardo Scarpetta; quello siciliano non ha una tradizione molto lunga e ha il suo più grande rappresentante in
Nino Martoglio. Pirandello si unì con Martoglio e con Musco e ne vennero Lumiè di Sicilia, Liolà, Il berretto a
sonagli.
◊ Teatro »di consumo borghese« o »boulevardier« modellato sugli spettacoli dati nei grandi viali a Parigi.
Era un teatro senza pretese, mirava soltanto a intrattenere per un paio d' ore, proponendo anche qualche volta
problemi di costume e di morale, per risolverli alla bersagliera, con una adesione sostanziale alle attese del
pubblico. Per lo più c' erano opere tradotte dal francese. Intanto penetravano influenze e fermenti nuovi; per
esempio quello di Henrik Ibsen (18281906), il grande drammaturgo norvegese. In Italia lo si imparò a
conoscere negli anni Novanta, e i suoi drammi furono letti come esempio di un »teatro dello spirito«. 23
◊ Teatro »di poesia« il teatro di D' Annunzio e di Ercole Morselli.
◊ Teatro »del grottesco« movimento che si consumò assai presto nel giro di pochi anni, e che anch' esso
non ha prodotto opere di grande rilievo artistico, ma che pure ha un notevole significato storico e tecnico,
come documento di uno stato d' animo diffuso, legato a molte altre manifestazioni contestatarie proprie di
quegli anni fra guerra e dopoguerra. Il rappresentante più caratteristico ne fu Luigi Chiarelli.
LUIGI PIRANDELLO (Agrigento, 1867 – Roma, 1936)
Pirandello è lo scrittore italiano del Novecento più famoso del mondo. Egli fu nel teatro ciò che fu Svevo nella
letteratura: il massimo di consapevolezza ideologica della crisi del proprio tempo e di capacità di rinnovamento
tecnico. Proprio come Svevo, Pirandello elaborò forme nuove di ideologia e di arte, ma assai lentamente, e le
portò a maturazione piena tardi, dopo la guerra, raccogliendo così, in modi originalmente personali, la lezione
di tutto lo sperimentalismo del primo Novecento. E solo dopo la guerra raggiunse la fama.
Tre diversi ambienti influirono sulla formazione psicologica e culturale di Pirandello: quello siciliano, quello
tedesco e quello romano.
Nacque ad Agrigento nel 1867. Il padre Stefano era stato garibaldino e dirigeva le miniere di zolfo; la madre,
invece, veniva da una famiglia di patrioti antiborbonici. Il rapporto con il padre mostra componenti conflittuali e
antagonistiche; il padre aveva una personalità molto brusca e invadente, tant' è che in una lettera alla sorella
Lina Luigi confessò che scrive per dimenticare se stesso. Luigi studiò filologia romanza a Roma e a Bonn. A
Roma Luigi fu studente di Lettere ed entrò in contatto con Capuana, che contribuì a far maturare in lui la
vocazione letteraria. Un contrasto con il professore di latino costrinse Luigi a laurearsi a Bonn.
Sposatosi con Maria Antonietta Portulano, visse a Roma, intento all' attività letteraria, giornalistica e da
professore universitario. Su consiglio di Capuana scrive il romanzo »L' esclusa« e poi scrive »Il turno«. Con
degli amici siciliani dà vita alla rivista »Ariel«.
Il fallimento di una impresa nella quale aveva investito i beni suoi e della moglie lo costrinse a impiegarsi come
professore al Magistero Superiore Femminile. Seguirono lunghi tristi anni, in quanto la moglie viene colpita da
una paralisi che influisce in modo decisivo su una psicologia già debole e alterata, mirandone per sempre l'
equilibrio mentale e Luigi dovette mantenere i tre figli. Così inizia a dedicarsi a lezioni private e a collaborazioni
giornalistiche. Nel 1904 pubblica Il fu Mattia Pascal.
Nel 1908 Pirandello cercò di definire la sua concezione della vita e dell' arte in un saggio – L' umorismo.
Dopo la grande guerra si rivolse quasi interamente al teatro, mentre la moglie, aggravatasi la malattia, veniva
ricoverata in una clinica. Nel 1921 scrisse Sei personaggi in cerca d' autore, che venne messo in scena a
Roma, Milano, Londra e New york: sono gli anni del grande successo internazionale. In questo periodo scrisse
anche Enrico IV. Successivamente istituì un compagnia teatrale con la quale girò largamente l' Europa e l'
America; si legò sentimentalmente a una giovane »prima donna«, Marta Abba, che parve l' interprete ideale
dei suoi personaggi. 24
Pirandello si iscrisse al partito fascista subito dopo il delitto Matteotti. Egli vede nel fascismo un movimento
rivoluzionario che rappresenta la forza della vita capace di rompere le cristallizzazioni sociali; ne dà quindi un'
interpretazione anarchica.
Nel 1925 esce su una rivista Uno, nessuno e centomila. Di qui in avanti compare in Pirandello una tematica di
tipo surrealista, rivolta a valutare positivamente l' inconscio, ingenuo, naturale, e a privilegiare non solo la
»vita«, ma anche il mondo dei miti e dei simboli contro la realtà delle convenzioni razionali e sociali. Altre
opere: La nuova colonia, Lazzaro, I giganti della montagna, Questa sera si recita a soggetto . Chiusa l'
esperienza del Teatro d' Arte e deluso dal fascismo, vive prevalentemente all' estero, viaggiando di continuo e
seguendo di persona la messa in scena delle sue opere o la loro trasformazione cinematografica. La sua fama
è al colmo. Nel 1929 entra a far parte dell' Accademia d' Italia. Nel 1934 riceve il premio Nobel per la
letteratura.
Morì a Roma nel 1936 e le sue ceneri furono traslate ad Agrigento.
◊ L' esclusa è la storia di una donna respinta dal marito che le attribuisce un amante e ripresa da lui
quando, andata a Palermo a costruirsi una sua vita, si è data realmente al presunto amante di una volta.
◊ Il fu Mattia Pascal in esso Pirandello non solo definisce il suo relativismo ma cala questa sua concezione
della vita nella struttura del racconto: la storia di un uomo che, ritenuto morto, si lascia credere tale, cambia
nome, ma nemmeno così piò tornare in famiglia di un tempo (la moglie intanto si è sposata con un altro) e si
rassegna a restare ai margini della vita, passando i suoi giorni in una vecchia biblioteca, portando fiori sulla
tomba costruitagli quando lo si era creduto morto, rispondendo »umoristicamente« a chi gli chiede chi sia, che
egli è »il fu Mattia Pascal«. 25
LA GUERRA E L' IMMEDIATO DOPOGUERRA
Lo scoppio della prima guerra mondiale, nell' agosto del 1914, e l' intervento italiano, nel maggio dell' anno
seguente, posero fine a un periodo che, pure inquieto come fu, sarebbe parso più tardi un' era felice di pace e
di vivere agiato: »la belle époque«.
Durante il conflitto erano caduti presto gli entusiasmi romantici e la concezione ancora risorgimentale della
guerra.
Nel 1917 era scoppiata a Russia la rivoluzione sovietica, e per la prima volta si era costruito uno Stato
comunista, un enorme Stato che non poteva non avere una forza calamitante sui proletariati di ogni paese;
sicché a guerra finita la borghesia si trovò di fronte al socialismo.
La vittoria del 1918 sconvolse l' ordine politico europeo. Si dissolse l' Impero austriaco, che per secoli era stato
fattore determinante della nostra storia, e l' Italia si garantì la sicurezza sui suoi confini nordorientali, mentre la
scomparsa dell' Austria come grande potenza e la sconfitta della Germania aumentavano il nostro peso nel
nuovo equilibrio europeo.
Con la fine della guerra si aprivano nuovi problemi: 26
¤ politico i confini nordorientali e i rapporti con il nuovo Stato costitutosi là del disfacimento dell' Impero
austroungarico (la Jugoslavia), nonché dei compensi all' Italia in zone (Istria, la Dalmazia) che erano state
lungamente »veneziane« e quindi di lingua e cultura italiana
¤ economici riconversione dell' industria e dell' economia
¤ sociali mantenimento delle promesse fatte alle masse contadine per persuaderle alla guerra;
riassorbimento nella vita sociale e in attività di lavoro delle masse; della giustizia fiscale di fronte al fenomeno
dei »pescicani« gli arricchiti della guerra.
Questi problemi eran o comuni a tutti i paesi che avevano partecipato al conflitto.
La guerra aveva anche rafforzato quel sovversivismo di destra.
IL FASCISMO
Il fascismo si instaurò nell' ottobre del 1922 con la »marcia su Roma« e al governo rimase per oltre vent' anni.
L' Italia si trasformò in uno Stato dittatoriale – totalitario, una »dittatura reazionaria di massa«. Lo scopo
primario di questa dittatura era sociale: soffocare la lotta di classe a vantaggio delle forze capitalistiche. Gli
strumenti per arrivare a ciò, furono:
◊ l' esautoramento della monarchia e del Parlamento a beneficio del »Partito« e del »Duce«;
◊ il »partito unico«;
◊ la sostituzione dell' ordinamento corporativo a quello fondato sulla libera associazione nei sindacati;
◊ l' abolizione della libertà di stampa;
◊ l' istituzione di un Tribunale speciale per i reati politici;
◊ l' annientamento degli avversari;
◊ il Concordato con la Chiesa cattolica e il privilegiamento della religione cattolica e della sua organizzazione
(matrimonio concordato, istruzione religiosa obbligatoria ecc.);
◊ la »teoria e la politica della razza«.
Ebbe inizio una serie di conflitti che portò l' Italia alla guerra d' Etiopia (193536), che ci diede un effimero
impero coloniale, all' intervento nella guerra civile di Spagna (1936) dove, distrutta con la forza della
repubblica, fu instaurato un regime autoriatrio di tipo fascista; nel 1940 ebbe inizio la seconda guera mondiale;
dopo essa ci fu la rinascita di un regime parlamentare e democratico. 27
LA SOCIETÀ ITALIANA SOTTO IL FASCISMO
Gli intellettuali
Chi non aderiva al fascismo aveva una vita difficil