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EUGENIO MONTALE

10.8.1. La vita

La sua poesia e il suo impegno intellettuale piegano subito le motivazioni personali verso una definizione della condizione dell'uomo contemporaneo. L'arte non gli appare la via per attingere al valore originario della vita, né per affermare valori profondi e segreti, ma la forma di vita di chi veramente non vive, uno strumento di contatto con la realtà del presente che parte da un rifiuto della vita.

Nasce a Genova nel 1896 da agiata famiglia borghese che fece costruire a Monterosso una villa per le vacanze, il cui ricordo lasciò poi tracce intense e suggestive nella vita di Montale. La sua prima pubblicazione poetica, il gruppo di versi dal titolo Accordi apparve nel 1922 sulla rivista "Primo tempo", e il suo primo libro "Ossi di Seppia" nel '25 per le edizioni di Gobetti; nello stesso anno firmò il manifesto antifascista di Croce. Mentre gli arrivavano i primi segni di una forte attenzione della

critica per la sua poesia, andava pubblicando altre liriche, raccolte nel '39 nel volume Le occasioni. Nel '27 conobbe Drusilla Tanzi, da lui designata con il nomignolo di "Mosca", mentre mantenne stretti contatti anche con gli ambienti della cultura antifascista. La sua vita mutò sensibilmente all'inizio del '48 quando fu assunto come giornalista del "Corriere della Sera", nel quale pubblicò una serie molto ampia di interventi di attualità culturale e letteraria, numerosi brevi racconti, vari reportages di viaggi, articoli di critica musicale etc... La maggior parte dei componimenti della sua terza raccolta del '56 "La bufera e altro", risalivano agli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra. Nei pochi versi successivi resisteva comunque una vena sotterranea, poesia che dopo la dolorosa perdita della moglie si rivelava pienamente nel volume Satura. Ebbe riconoscimenti di vario tipo, culminati nel

'67 nella nomina a senatore a vita, e nel '75 nell'assegnazione del premio Nobel per la letteratura.

10.8.2. Una cultura europea

Fin dagli anni Venti i legami di Montale con la Torino di Gobetti e poi con la Firenze di “Solaria” mostrano il suo collocarsi nella prospettiva di una cultura liberale moderna. Non si pone in diretta opposizione all'idealismo crociano; rifiuta radicalmente i furori distruttivi delle avanguardie dell'inizio del secolo, ma anche all'ordine classicista della “Ronda”. In un suo articolo apparso sul “Baretti” del '25, Stile e tradizione, Montale rivela che ai furori delle battaglie intellettuali più o meno recenti oppone la scelta paziente e umile del lavoro “inutile e inosservato”. Il suo è un liberalismo disilluso, che aspira a un'Italia europea, estranea a chiusure nazionali e provinciali. Come dirà nello scritto Intenzioni, del '46, fin dalla giovinezza si

sentiva di vivere sotto a unacampana di vetro; fu proprio la volontà di capire questa situazione a spingerlo alla poesia e aportarlo a confrontarsi con la cultura del "negativo". Sullo scorcio degli anni Trenta Montale lavorò anche per varie traduzioni poetiche che furono raccolte nel '48 nel volume Quaderno di traduzioni. L'apertura europea di Montale si rivela con forza nella capacità di interrogarsi in ogni momento sulla situazione della contemporanea civiltà occidentale e sulle modificazione che l'arte, la poesia, la parola, il patrimonio di valori razionali elaborati da una lunga tradizione europea hanno subito con lo sviluppo di una cultura di massa che non è più di tipo nazionale, a tende ormai a diventare planetaria. 10.8.3. Critica e poetica di Montale Negli anni giovanili egli aspirava a operare contemporaneamente sui due piani della critica e della poesia. La sua lunga attività critica raggiunse risultati

assai alti. Egli non vuol essere un critico dimestiere, rifiuta ogni atteggiamento scientifico e ogni astratta scelta metodologica; egli vuol essere prima di tutto un lettore attento. I suoi molteplici interventi furono raccolti nel '76 nel volume Sullapoesia. In tutta chiarezza e senza ambiguità vi si compongono le tracce della sua poetica personale. Lui avverte nell'intreccio di lingue, parole, immagini che dominano il mondo, una sorta di saturazione della parola e della tradizione poetica. A questa saturazione Montale non risponde cercando una parola "pura" e naturale, né estraendo dal linguaggio nuovi misteri e segreti: egli mira a una poesia che trova in se stessa la propria materia. Questa nozione di poesia si realizza con una serie di essenziali trasformazioni nei vari momenti della sua attività: essa parte con Ossi di seppia, con il tentativo di rompere la campana di vetro, e si assesta poi tra Ossi e Le occasioni, in una più specifica

Poetica dell'oggetto. A questa poetica è affidata l'immagine più diffusa della poesia di Montale: ma essa subisce già notevoli modificazioni ne La bufera e altro, poi a partire da Satura essa dà posto alla scelta di un livello basso, tra spunti ironici e toni dimessi e colloquiali. La sua poetica si pose in un orizzonte europeo: fu subito evidente la sua convergenza con la poetica del correlativo oggettivo formulata di Eliot. Ma in essa ha un peso essenziale anche il rapporto con la tradizione italiana: lui parte da un confronto con il più vicino modello dannunziano per poi arrivare a un rapporto diretto con alcuni dei nostri grandi classici, di cui riscopre tutta la forza e la vitalità: Leopardi, Foscolo, Petrarca, Dante.

10.8.4. Ossi di seppia

Il primo libro di Montale raccoglieva anche alcuni testi già apparsi in rivista negli anni precedenti: esso acquistò la sua forma quasi definitiva nella seconda edizione, del 1928, con

l'aggiunta di altre sei poesie. I testi sono distribuiti in cinque sezioni attraverso le quali la sua poesia vi si imponesubito in tutta la sua novità partendo in primo luogo dalla ricerca di un linguaggio "scabro edessenziale", cerca forme libere e aperte, ma scava con forza anche entro elementi tradizionali senzarompere il regolare svolgersi della sintassi. Egli fugge d'altra parte da ogni tono eroico ecelebrativo, da ogni vitalismo, da ogni fiducia nel valore superiore della parola poetica: e ricava daicrepuscolari un ritorno del linguaggio verso modi ironici e colloquiali. Domina su tutto il paesaggiomarino e solare della Liguria che è un mondo arido, secco, scarnificato e battuto dal vento. Siimpone l'immagine dell'estate e delle ore immobili del meriggio, quando tutto sembra senza tempo.In tutte queste forme trascolora il senso di una vita inafferrabile, si svela il vuoto in cui consiste ilvivere personale e naturale. Il soggetto

Tenta di entrare in rapporto con le cose ridotte alla loro essenza più nuda, e con il tentativo di distruggere l'inganno su cui si basa la vita normale, frana l'illusione su cui si reggono i falsi equilibri quotidiani, si rompe lo schermo di apparenza che nasconde la realtà. Originalissimo è il modo in cui il poeta definisce questo continuo rompersi e spendersi dell'equilibrio tra l'io e la realtà. Ogni squarcio verso una realtà più profonda e autentica finisce per accrescere la solitudine dell'io, la sua distanza dalle cose e dallo stesso tu tanto cercato, il destinatario a cui trasmettere la propria triste saggezza, spesso una indefinita figura femminile. Il significato più profondo del libro resta quello della più radicale negatività, e si riassume nel celebre primo pezzo della sezione degli Ossi: Non chiederci la parola che squadri da ogni lato. 10.8.5. Le occasioni Le Occasioni apparvero nel

'39 presso l'editore Einaudi: si trattava di una raccolta di cinquantapoesie a cui se ne aggiunsero altre quattro nella seconda edizione del 1940. Nelle Occasioni la parola poetica tende ad allontanarsi dal suo carattere meditativo e problematico, dalla sua diretta interrogazione del “male di vivere”, e si concentra tutta sugli oggetti, seguendo più direttamente quella poetica degli oggetti che giustifica lo stesso uso del termine occasioni. Le Occasioni sembrano trasmettere un messaggio che non vuole farsi decifrare, che vuole restare nascosto. La poesia di Montale resta lontana da ogni allusività. Essa è estranea al metodo ungarettiano ed ermetico dell'antologia, mira a caricare gli oggetti e le figure di una vigorosa tensione mentale, insieme razionale e sentimentale. La sua oscurità è tutta determinata dall'oscurità e dallo squallore della storia; la ricerca di una realtà più profonda momenti di

improvvisa ebrezza. Montale non isola questi momenti di ebrezza, ma ne mostra piuttosto l'insufficienza. Le rivelazioni della sua poesia sono sempre inquietanti; le possibilità di combinazione diverse dell'esistere sono sempre minacciose. Sarebbe erroneo interpretare questa poesia come qualche cosa di assolutamente puro; i suoi scatti partono quasi sempre da dati reali ed esistenziali. Gli oggetti, sospesi tra luce e oscurità, richiamano alla mente tempi, esigenze, contatti consumati o non realizzati. Nella parte finale, la figura femminile tende spesso a presentarsi come misteriosa forza salvatrice, figura mitologica la cui presenza inafferrabile e divina riscatta il poeta non tanto dall'assurdità e dall'inautenticità del vivere, quanto dalla volgarità e dalla mediocrità del presente. Questa donna si identifica in parte con donne reali, può conservare i segni di persone diverse, appare insieme liberatrice eminacciosa; rappresenta un'ultima preziosa e fragile difesa contro la barbarie che sta scatenandosi nel mondo. 10.8.6. La bufera e altro. La terza raccolta poetica di Montale, del '56, articolata in sette parti, contiene poesie scritte tra il '40 e il '54. Il nucleo iniziale era stato affidato a Gianfranco Contini e fatto pubblicare in Svizzera nel '43 con titolo Finisterre. Per questo nuovo libro Montale aveva pensato intorno al '49 al titolo di Romanzo, che metteva in luce un percorso narrativo, lo svolgersi di una vicenda personale e sentimentale. Il titolo definitivo La bufera e altro, vuol dare l'impressione di una struttura più aperta e indeterminata, ma un aspetto romanzesco resta essenziale nel libro. La Beatrice moderna recasegni preziosi che si oppongono al presente, all'impero della degradazione e della violenza: essa permette al poeta sia di riconoscere la propria voce, di affermare la resistenza della poesia, sia di guardare in faccia.in girasole), ma si estende anche ad altre figure femminili come la luna, le stelle e la natura stessa. Il poeta si rivolge a questo "tu" con un linguaggio passionale e intimo, cercando di catturare la sua essenza e di esprimere il suo amore e la sua ammirazione. Il testo è pervaso da un senso di meraviglia e di stupore di fronte alla bellezza e alla grandezza del mondo, che il poeta cerca di cogliere e di descrivere attraverso le parole.
Dettagli
A.A. 2020-2021
95 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandro.lora-1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Giovannuzzi Stefano.