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Letteratura italiana - Parini, Beccaria, Foscolo - Appunti Pag. 1
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3 DAL GIORNO ALLE ODI

Quando comparve la seconda parte, Il Mezzogiorno (1765), con la sua coraggiosa satira della nobiltà decaduta, Parini acquisì vasta fama, pur non riuscendo a migliorare le sue modeste condizioni economiche. Tuttavia, nel 1768 il conte Firmian, rappresentante dell'imperatrice Maria Teresa a Milano, lo nominò poeta ufficiale del Regio Ducale Teatro, per il quale Parini scrisse due "feste teatrali": L'Iside salvata e Ascanio in Alba (1771). Nel 1769 fu nominato direttore della "Gazzetta di Milano" oltre che professore di belle lettere alle Scuole Palatine, dove cominciò a insegnare dal 1770; quando queste si trasferirono nel Palazzo di Brera venne designato sovrintendente della scuola. Questi impegni lo tennero lontano per qualche tempo dal completamento del Giorno (doveva comprendere anche Il Vespro e La Notte, che però sarebbero stati pubblicati postumi nel 1801), al quale tuttavia dedicò continue

Correzioni e integrazioni. Proseguirò invece nella composizione, iniziata nel 1757, delle Odi (ne compose in tutto diciannove), che muovevano dai principi illuministici e da un intento educativo. Nel 1791 uscì la prima raccolta, in cui non mancavano odi d'intonazione galante come "Il pericolo" e "Il dono"; la seconda edizione accresciuta fu pubblicata nel 1795.

Gli eventi francesi e la Rivoluzione ebbero su di lui un effetto duplice e in apparenza contraddittorio: Parini era del tutto favorevole ai principi di eguaglianza e di libertà (tanto che l'opinione pubblica lo additava fra i giacobini), ma era un uomo moderato che aveva in odio ogni eccesso. Quando nel 1796, con l'occupazione francese, fu nominato fra i membri della Municipalità, la sua tiepida adesione lo rese sgradito, e fu presto rimosso dall'incarico. Divenne malfermo sulle gambe e le cataratte compromisero quasi del tutto la sua vista. Morì forse ignaro del fatto che "Il Giorno",

Opera che congrazia e ironia dà una rappresentazione impietosa dell'ignava e fatua aristocrazia, fa parte della letteratura che prepara le rivoluzioni.

Beccaria, Cesare

Beccaria, Cesare (Milano 1738-1794), filosofo ed economista italiano. Compiuti gli studi di giurisprudenza presso l'università di Pavia, si accostò alle opere degli illuministi francesi, in particolare alle Lettere persiane (1721) di Charles-Louis Montesquieu; nel 1762, legatosi d'amicizia con Pietro Verri, entrò nella cerchia del "Caffè", la rivista degli illuministi milanesi, e scrisse un saggio di economia intitolato Del disordine e de' rimedi delle monete nello stato di Milano nel 1762.

Beccaria è ricordato soprattutto per Dei delitti e delle pene. In quest'opera, pubblicata a Livorno nel 1764 e da allora tradotta in tutte le lingue europee, denunciò la durezza e gli eccessi del diritto penale, in particolare della pena di morte e della tortura.

invocando la necessità di proporzionare la pena al delitto. Dei delitti e delle pene ebbe un'importante funzione di stimolo e guida per la riforma dei codici penali di molti paesi europei e degli Stati Uniti d'America. Come economista, Beccaria seguì l'insegnamento dei fisiocratici: nell'opera Elementi di economia pubblica (1771), considerata uno dei libri fondamentali del pensiero economico italiano, sostenne l'importanza della libera concorrenza per il mantenimento di un'economia sana. Tra i primi a considerare l'istruzione come mezzo di contenimento della criminalità, fu professore di diritto pubblico ed economia presso le Scuole Palatine di Milano dal 1768 al 1770; dopo il 1771 ricoprì diverse cariche pubbliche. Alfieri, Vittorio Alfieri, Vittorio (Asti 1749 - Firenze 1803), scrittore italiano. Di nobile famiglia, rimasto orfano di padre a meno di un anno, visse nella nuova famiglia della madre finché non entrò, anove anni, nell'Accademia militare di Torino, da cui uscì nel 1766 ineducato, insofferente alle convenzioni sociali e ribelle a ogni forma di autorità. Più per dare sfogo alla sua irrequietudine che per costruirsi un'autonoma formazione, viaggiò per l'Europa per circa un decennio, inappagato dal formalismo vuoto della società aristocratica e da qualsiasi forma di organizzazione sociale e invece affascinato e soggiogato dalla forza della natura colta nella vastità dei paesaggi nordici o nelle imperiose solitudini della Spagna. Risalgono a quel periodo intense letture degli illuministi francesi e di alcuni dei suoi autori preferiti come Machiavelli e Plutarco. Nel 1775 fece rappresentare a Torino la prima tragedia, Antonio e Cleopatra, che segnò la scoperta della vocazione tragica. Dovendo darsi una strutturazione culturale e linguistica adeguata al nuovo obiettivo, si immerse nella lettura dei classici italiani e latini con unafermezza di volontà divenuta proverbiale per l'estremismo con cui seppe manifestarla. Lesse i classici italiani da Dante a Tasso e si recò in Toscana per meglio educare la sua sensibilità linguistica, perché fino ad allora si era servito del francese, la lingua dell'aristocrazia torinese e internazionale. Nel 1778, per sottrarsi alla sudditanza alla monarchia sabauda, rinunciò al titolo nobiliare, assegnò le sue proprietà alla sorella, conservandosi un vitalizio annuale, e si trasferì definitivamente in Toscana, dove si legò a Luisa Stolberg, contessa d'Albany. Alfieri compose, dopo la prima, venti tragedie (e una "tramelogedia", l'Abele), tra cui spiccano l'Antigone (1776), il Saul (1783) e la Mirra (1784-1786). Sono opere stampate dall'autore a proprie spese e destinate alla società colta e nobile del tempo e non già ad anonimi compratori. Aristocratico e individualistico.

è anche il tema delle tragedie, riassumibile in uno scontro metastorico tra il tiranno (il detentore di qualsiasi forma di potere) e l'uomo libero che afferma la propria dignità e libertà con la morte. Tiranno e uomo libero convivono a volte nella stessa persona, come nel Saul, e tiranno può essere non una figura esterna ma l'incontenibile forza interiore di un sentimento, come nella Mirra.

Alfieri accetta le rigide convenzioni del genere tragico e anzi le esaspera, compattando l'azione entro una fissità spaziotemporale che esprime l'assoluta concentrazione dei personaggi sulle tensioni tragiche che vivono e nelle quali emergono, prive di ogni mediazione, forze sconosciute e distruttive. Queste tragedie, spesso costruite come variazioni di rapporti familiari destinati alla catastrofe, sembrano esprimere un malessere profondo. Ma, nonostante la dimensione autobiografica e l'atemporalità degli eventi narrati, queste tragedie, le

più grandi di tutta la tradizione letteraria italiana, indicavano istanze libertarie anche di tipo politico e contribuirono a educare le generazioni che fecero il Risorgimento. La tendenza autobiografica si manifesta anche nelle Rime (1789 e, in un'edizione postuma ampliata, 1804), che tendono a uno scontroso autoritratto, nella tesa Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso (1790 e 1804) e, molto attenuata, in una serie di trattati cosiddetti politici, che sono piuttosto espressione della sua poetica, Della tirannide (1777-1789), Del principe e delle lettere (1778-1789), La virtù sconosciuta (1789). Gli ultimi scritti sono le Satire (1786-1797) in terzarima e un violento libello antifrancese, Il Misogallo (1798).

Foscolo, Ugo1 INTRODUZIONE

Foscolo, Ugo (Zante 1778 - Turnham Green, Londra 1827), poeta italiano. Nato nell'isola greca di Zante, l'antica Zacinto, allora possedimento veneziano, Foscolo si trasferì a Venezia nel 1792; qui, a contatto con

Letterati allora famosi (Ippolito Pindemonte, Melchiorre Cesarotti, traduttore di Ossian), si formò una solida cultura e iniziò il suo apprendistato poetico. Le sue idee giacobine e rivoluzionarie lo costrinsero a ritirarsi nel 1796 sui colli Euganei e, dopo la rappresentazione della tragedia Tieste (1797), che gli valse una certa notorietà, fu costretto a riparare a Bologna nella Repubblica Cispadana, dove pubblicò l'ode A Bonaparte liberatore. Tornò poi a Venezia, dove era nato un governo democratico, ma le speranze di libertà vennero stroncate dal trattato di Campoformio (novembre 1797), col quale Napoleone cedette Venezia all'Austria. Amareggiato lasciò la città e si recò a Milano, capitale della Repubblica Cisalpina.

L'ORTISFu la caduta delle speranze in un rinnovamento politico da parte di Napoleone a ispirargli Le ultime lettere di Jacopo Ortis (la prima edizione completa è del 1802 e quella definitiva,

la quarta, è del 1817), il primo romanzo italiano. Si tratta di un romanzo epistolare orientato sui modelli di Jean-Jacques Rousseau (Giulia o la nuova Eloisa) e di Goethe (Idolori del giovane Werther), ma con l'originale inserzione della tematica politica, le cui radici stanno nella storia contemporanea e nelle vicende autobiografiche cui si è fatto cenno. Il romanzo, che presenta un autoritratto dell'autore e denuncia una forte sensibilità preromantica, è stato definito dal critico letterario Mario Fubini una "tragedia alfieriana in prosa": il protagonista, di fronte alla tirannia di Napoleone, che gli toglie la patria, e alla tirannia delle convenzioni sociali (incarnate dal padre di Teresa), che gli tolgono la donna amata, afferma la propria libertà attraverso il suicidio, secondo il modello alfieriano. Foscolo era tanto legato a questo testo, rimaneggiato nell'arco di un ventennio, che negli ultimi anni di vita ancora meditava

di una collettività (il sepolcro come memoria collettiva). Il testo si apre con una riflessione sulla morte e sulla vanità delle glorie terrene, per poi passare a descrivere i diversi tipi di sepolcri presenti nella storia, dalle piramidi egizie alle tombe dei grandi uomini. Foscolo critica la pomposità delle tombe monumentali e sottolinea l'importanza della semplicità e della sobrietà. Il carme si conclude con un invito a riflettere sulla transitorietà della vita e sulla necessità di lasciare un segno duraturo nella storia.storico oggettivo (il sepolcro è una delle istituzioni che segnano il passaggio dell'umanità dalla preistoria alla storia), sia su quello della funzione civile e politica (le tombe dei grandi sepolti in Santa Croce), sia su quello del sepolcro come fonte di poesia (mito di Omero), capace questa di
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Publisher
A.A. 2007-2008
4 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

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