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La Commedia, chiamata divina dai posteri (per la prima volta da Boccaccio), fu scritta

probabilmente tra il 1307 e il 1321, e il titolo indica una narrazione composta in uno stile

“medio” accessibile a tutti e che ha un inizio tragico e un lieto fine. È divisa in tre Cantiche

(Inferno, Purgatorio, Paradiso) e la struttura ha come base la perfezione del numero tre (il

numero della Trinità); infatti ogni Cantica è composta da 33 canti più il primo di introduzione

all’opera ed è scritta in terzine. L’argomento è un viaggio-visione nell’aldilà di Dante

personaggio-poeta, che, smarritosi nella selva del peccato, è condotto alla salvezza attraverso i

tre regni da Virgilio e poi, nel Paradiso, prima da Beatrice e infine dal mistico san Bernardo,

ed allegoricamente vuole rappresentare il cammino di ogni uomo dal peccato alla salvezza e

di tutta l’umanità dal disordine terreno all’ordine voluto da Dio. Due sono le caratteristiche

fondamentali del poema: la stretta correlazione tra il tempo storico e l’eternità, che dà valore

d’infinito; la scelta rivoluzionaria della lingua

al mondo terreno e lo proietta su uno scenario

volgare, utilizzata in una varietà di forme e di intonazioni stilistiche che di volta in volta si

adattano alla varietà del contenuto, dei sentimenti, delle situazioni e delle atmosfere delle tre

Cantiche. 13

MODULO - LETTERATURA ITALIANA

I Unità didattica

a

5 Lezione - Francesco Petrarca

L’aspetto fondamentale della personalità umana e letteraria di Francesco Petrarca è un

e l’eterno, il mondo e Dio. Alla base c’è

dissidio interiore, che è contrasto tra il terreno un

forte e sofferto soggettivismo, a cui si unisce un culto così esclusivo della letteratura da far sì

che in lui vita e letteratura si intreccino fin quasi a coincidere. Petrarca rappresenta anche un

nuovo tipo di intellettuale cortigiano, che viaggia tra varie corti, onorato e rispettato per la sua

fama di letterato. Per questi aspetti la figura di Petrarca appare assai diversa da quella di

Dante, soprattutto perché viene meno in lui “la robusta inquadratura della mentalità dantesca,

saldezza non incrinata delle convinzioni, il dominio pieno degli affetti, l’orientamento

la

sicuro della volontà”, con la conseguenza di una religiosità più inquieta e tormentata, e di una

poesia rivolta verso l’interno per analizzare i diversi e contrastanti stati del suo animo, che

trovano una sia pur precaria pacificazione solo in una perfetta forma letteraria.

Francesco Petrarca nacque il 20 luglio 1304 ad Arezzo, dove il padre, un notaio fiorentino, si

trovava esule per motivi politici. Nel 1312 si trasferisce con la famiglia ad Avignone, dove

di dodici anni,

allora risiedeva la Curia papale. Qui, all’età è mandato dal padre a studiare

legge a Montpellier, e poi dal 1320 al ’26 allo Studio di Bologna, dove viene a contatto con la

poesia lirica volgare. Tornando ad Avignone, dopo la morte del padre, nel 1326, interrompe

gli studi giuridici e conduce una vita frivola e dissipata, che non gli impedisce, però, di

coltivare la sua vocazione letteraria, attraverso soprattutto lo studio degli scrittori classici e

dei padri della Chiesa, e la composizione di versi in volgare. Il 6 aprile 1327 incontra per la

prima volta, in una Chiesa di Avignone, Laura che, da allora in poi, sarà la figura centrale

della sua esperienza poetica. La necessità di provvedere alla propria sistemazione economica

lo induce a prendere gli ordini minori e ad entrare al servizio del cardinale Colonna, avendo

così la possibilità di viaggiare (in Francia, in Germania, a Roma), arricchendo la propria

cultura e scoprendo in varie biblioteche testi di classici latini, che giacevano dimenticati.

Tornato ad Avignone nell’agosto del ’37 si ritira in solitudine fuori della città, a Valchiusa, in

una casetta che sarebbe diventata per anni il suo rifugio, e dove si impegna nel lavoro

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letterario, componendo gran parte delle sue opere in latino., da cui si aspettava la gloria.

Questo desiderio fu appagato dall’incoronazione poetica che avvenne a Roma, in

Campidoglio, nel 1341. Subito dopo, tra il 1342 e il 1343, avviene nel poeta una profonda

crisi interiore e religiosa, che fa emergere il dissidio fondamentale della sua personalità tra gli

attaccamenti terreni e il desiderio di purificazione, accompagnato da una debolezza della

volontà. Nel settembre del ’43 ritorna in Italia soggiornando presso varie corti e, dopo una

parentesi di due anni trascorsi nella pace di Valchiusa, alla fine del ’47 riparte per Roma,

spinto dalle grandi speranze suscitate in lui dal tentativo di riforma politica di Cola di Rienzo,

che avrebbe voluto riportare la città alla antica grandezza repubblicana. Fallito, però, questo

nel ’53,

tentativo, Petrarca, decide di stabilirsi alla corte viscontea di Milano, dove rimane

fino al ’61, per trascorrere poi gli ultimi anni della sua vita tra Venezia e Padova e, dal 1370

in poi, quasi esclusivamente in una casetta ad Arquà, sui colli Euganei, dove morì il 18 luglio

1374.

Per comprendere le opere di Petrarca bisogna tener conto di due elementi fondamentali, uno

e l’altro culturale. L’aspetto linguistico consiste nel fatto

di tipo linguistico che la lingua in

cui Petrarca pensava e scriveva abitualmente era il latino, e questo spiega perché tutte le sue

sono scritte in latino. Da qui prende l’avvio anche la

opere, tranne il Canzoniere e i Trionfi,

nuova dimensione culturale di Petrarca, che ha una chiara coscienza del distacco tra il mondo

antico e quello a lui contemporaneo, e sente il bisogno di cercare e raccogliere le opere dei

classici, curando la correttezza dei testi attraverso un appassionato lavoro filologico. Per

questo Petrarca può essere considerato il primo scrittore umanista.

Nella vasta produzione latina dello scrittore è necessario distinguere le opere nate da un

preciso intento letterario da quelle ispirate da una più specifica dimensione autobiografica,

tipo etico e religioso. Nel primo gruppo va ricordata almeno l’Africa,

con tematiche anche di

un poema epico in esametri latini, da cui Petrarca si attendeva la gloria presso i posteri, che ha

la gloria e la grandezza di Roma prendendo a modello l’Eneide

il proposito di esaltare di

Virgilio. A metà strada tra autobiografia e letteratura sono le raccolte epistolari, 24 libri di

di cui lo stesso Petrarca curò l’ordinamento e la

epistole Familiari e 17 di Senili,

pubblicazione, e che, scritte in una lingua latina spontanea e viva, anche se letterariamente

curata, possono aiutare a capire gli aspetti fondamentali della personalità dello scrittore. Non

si tratta, però, di colloqui confidenziali con i destinatari, ma di veri e propri componimenti

epistolografia umanistica, dove al centro non c’è

letterari, che inaugurano la maniera della

tanto una realtà di vita vissuta, ma la trasfigurazione letteraria di questa realtà, non il ritratto

reale ma l’immagine ideale ed esemplare del letterato.

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Tra le opere di carattere autobiografico, la più importante è il Secretum, concepito nel periodo

il ’43,

della crisi interiore e religiosa, cioè tra il 1342 e che è una sincera confessione e una

modernissima analisi dei contrasti più intimi e delle passioni più segrete dello stesso Petrarca.

L’opera, si svolge in forma di dialogo tra Francesco e sant’Agostino,

una sorta di autoanalisi,

dura tre giorni e si svolge alla presenza di una donna bellissima e sempre silenziosa, che

rappresenta la Verità. Agostino mette in luce gli errori e le debolezze del poeta con rimproveri

sempre più dettagliati e concreti e che riguardano soprattutto la debolezza della volontà, il

desiderio della gloria terrena e l’amore per Laura, che allontanano l’anima di Francesco dalla

considerazione delle cose eterne. Il conflitto non trova soluzione e tutte le contraddizioni

rimangono aperte, anche se Petrarca riesce almeno a comporle in una forma letteraria

classicamente elaborata, attraverso cui guardare con chiarezza al suo dissidio interiore.

L’opera più famosa di Petrarca è il Canzoniere, anche se il poeta ostentò di tenere in poco

conto le proprie liriche in volgare, che riteneva di minore dignità rispetto alle opere in latino,

inezie. Eppure l’opera si andò costituendo nel corso di circa

e che chiamava nugae,

quarant’anni (1335-1374) attraverso un graduale processo di selezione, perfezionamento

stilistico, rielaborazione formale. Bisogna tener conto, perciò, che il Canzoniere è un libro

organico, non una semplice raccolta di poesie, che vuole raccontare la personale storia di un

amore non corrisposto. L’opera raccoglie 365 poesie, più una introduttiva, divise in rime “in

vita” e “in morte” di Laura, e la voluta coincidenza con il numero dei giorni dell’anno indica

la presenza dell’ideale disegno di un “breviario” laico e lirico. Vero protagonista del

ma l’io del poeta, analizzato nelle sue contraddizioni e nelle

Canzoniere non è, però, Laura

sue irrisolte tensioni, in una continua introspezione e autoanalisi che svela la vita più intima

del Petrarca stesso. Eppure anche qui, come nel Secretum, le tensioni interiori si placano

attraverso una forma letteraria limpida e armoniosa, classicamente composta, e che presenta

uno stile che è stato definito “unilinguismo”, in opposizione al “plurilinguismo” dantesco, che

renderà l’opera, proprio per l’omogeneità e la medietà del suo stile, un modello letterario e

linguistico a cui per secoli si adegueranno i poeti italiani.

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MODULO - LETTERATURA ITALIANA

I Unità didattica

a

6 Lezione - Giovanni Boccaccio

il terzo grande scrittore del Trecento, una delle “tre corone

Boccaccio è, con Dante e Petrarca,

fiorentine”, il primo grande prosatore e narratore della letteratura italiana. La sua opera più

importante, il Decameron, inizia il genere della novella e sarà modello di riferimento per

molti narratori, non solo in Italia ma anche in tutta Europa. Predomina, nella sua produzione

letteraria almeno fino al Decameron, il gusto del raccontare, il desiderio di pervenire ad una

narrazione pura, che sia opera d’artista senza finalità extra-letterarie. Se in Dante il centro del

suo mondo poetico è Dio, nell’armonioso rapporto tra l’umano e il divino; se in Petrarca

comincia a manifestarsi la crisi delle certezze medievali, la mancanza di un centro, quel

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DadaBen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Saint Camillus International University of Health o del prof Pacini Laura.
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