vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La sera arrivano vittoriosi tutti gli altri partigiani
Poiché l’accampamento non è più sicuro come prima, si mettono tutti in cammino e raggiungono la postazione di altri partigiani. Qui, tutti iniziano a parlare e la discussione si accende quando Pin comincia a rivelare quello che ha visto la mattina, mordendo la mano di Dritto che tentava di zittirlo. Con quel gesto rabbioso esce dal casolare e scappa via di corsa. Incontra di tanto in tanto dei tedeschi e dopo alcuni giorni di marcia, arriva al suo villaggio o almeno quello che ne resta dopo il rastrellamento dei nazisti. Ancora una volta si rifugia nel suo luogo segreto, ma vi trova tutta la terra rimossa e la pistola scomparsa: è quasi sicuro che sia stato Pelle. Rattristato si reca dalla sorella, suo unico contatto con il mondo, molto sorpresa di vederlo. Mentre conversa con lei, viene a sapere che lei possiede una pistola datale da un giovane delle brigate nere sempre raffreddato. Pin capisce che si
tratta di Pelle e che la pistola è proprio laP38 che lui aveva sottratto al tedesco e aveva sotterrata al sentiero dei nidi di ragno. Se la riprende con rabbia e gridando contro la sorella va via di casa. Si sente ancora più solo, fugge verso il sentiero dei nidi di ragno, dove incontra nuovamente Cugino. Durante la conversazione che intrattengono, Pin realizza che proprio Cugino è l'unico vero amico, un adulto che si interessa persino ai nidi di ragno scoperti da Pin. Ma Cugino dice a Pin che vorrebbe andare con una donna, dopo tanti mesi passati in montagna. Pin rimane male, proprio Cugino che era sempre stato così ferocemente critico verso le donne. Anche lui, pensa Pin, è come tutti gli altri adulti. Parlano della sorella prostituta, Cugino è interessato e si fa indicare la sua abitazione. Si allontana portandosi proprio la pistola che Pin gli presta mentre tiene a guardia lo sten di Cugino. Dopo pochi minuti Pin sente degli spari venire dalla.città vecchia. Pensa che Cugino sia stato imprudente, forse ha trovato dei tedeschi a casa della sorella, forse è rimasto ucciso. Ma ecco, invece, che ricompare: troppo presto rispetto a quello che aveva detto di voler fare con la prostituta. Il bambino è felice: Cugino gli dice che ci ha ripensato, che non ha voglia di andare con una donna. È probabile che abbia provveduto ad uccidere la sorella di Pin perché complice delle truppe tedesche, ma questo fattore rimane incerto, non detto, e Pin non collega gli spari sentiti alla rapidità del ritorno di Cugino. Nessuna consapevolezza o sospetto c'è da parte di Pin: è felice di aver ritrovato una figura di adulto che lo protegge e lo capisce, i due si tengono per mano e si allontanano.
In questo romanzo, Calvino vuole esaltare l'elementare spinta di riscatto umana, trasfigurando la sua figura di partigiano- In Pin si può cogliere l'allegoria del senso di inferiorità
Di Calvino, che visse quando militò nelle Brigate Garibaldi (era un giovane borghese tra poveri proletari). La Resistenza descritta in quest'opera è lontana dalle idealizzazioni, dato che l'autore ne fa emergere gli aspetti più brutali. I personaggi sono deformati in maniera caricaturale, sono quasi maschere senza evoluzione psicologica. Vi è l'abbassamento del punto di vista, accanto alla trasfigurazione fiabesca. "I nostri antenati" 1960
1) Il Visconte dimezzato (1952)
Il visconte dimezzato è ambientato intorno alla metà del 1700. La storia è narrata dal nipote del visconte protagonista, figlio illegittimo della sorella, che è presente nella storia, quindi abbiamo un narratore interno con focalizzazione interna. Il protagonista di questo romanzo è appunto il visconte Medardo di Terralba. La storia comincia quando Medardo, in Boemia, si dirige col suo scudiero Curzio all'accampamento dei crociati.
Nella prima battaglia a cui partecipa riceve una cannonata che lo divide in due esatte metà, di cui una viene salvata dai medici dell'esercito, l'altra viene trovata viva in mezzo a un cumulo di cadaveri e curata da un gruppo di eremiti. La metà che è risanata dagli eremiti viene scoperta solo a metà libro. Medardo, salvato dall'esercito, arriva a Terralba e si dimostra perfido, tagliando a metà tutto quello che trova, come lui stesso. Questa metà del visconte si impadronisce del feudo. Tutti hanno paura del visconte cattivo, solo la sua balia dice di non vedere molta differenza in lui. Il nipote del visconte, insieme al dottor Trelawney, è un bersaglio dello zio cattivo che tenta in ogni modo di ucciderlo. Il dottor Trelawney è un medico che inizialmente non si occupa dei malati, ma si interessa in modo particolare alla storia del visconte, ed in questo modo inizia a curare anche i malati del villaggio.L'altra metà, che giunge a casa dopo un lungo pellegrinaggio, è esageratamente buona. I due visconti convivono a Terralba, il primo arrecando danni e dolore, l'altro aggiustando le cose e predicando il bene; per questo vengono soprannominati il Gramo ed il Buono. Mentre il Gramo vive nel castello, il Buono vive nei boschi. Il Gramo ed il Buono danno continui incarichi opposti a Mastro Pietrochiodo, un falegname che è molto più abile a costruire ghigliottine per il Gramo che le macchine richieste dal Buono, le quali operano a fin di bene. Non solo il Gramo però suscita ostilità nella corte, ma col passare del tempo anche il Buono, che al suo arrivo era benvoluto da tutti per il suo altruismo, ma che con le sue buone azioni arriva perfino a provocare disagi, perciò diviene sgradevole e tutti cercano di tenerlo alla larga. Pamela, la contadina molto coraggiosa di cui i due visconti a metà sono innamorati, non tollera più.
Né l'uno né l'altro. La contadina però, preferisce il Buono all'altra metà, ed infatti vivono insieme nel bosco con i suoi animali preferiti. I genitori di Pamela inizialmente vogliono che questa si sposi con il Gramo, perché questo minacciava di distruggere la loro famiglia. Pamela alla fine acconsente alla proposta di matrimonio del Gramo e chiede lei stessa al Buono di sposarla, quindi il giorno delle nozze entrambi i visconti si trovano all'altare. La contadina però sposa il Buono, perché il Gramo arriva in ritardo. Il Gramo, sostenendo di essere anche lui il visconte Medardo, rivendica alla sua metà di essere lui il marito di Pamela; quindi per decidere chi sarà il consorte della contadina, il Gramo sfida a duello la metà buona, che si vede costretta ad accettare. Nel duello le enormi cicatrici che entrambi i Merardo hanno a metà del corpo vengono riaperte per mano della metà opposta.
Il Buono ed il Gramo cadono a terra svenuti. Quindi il dottor Trelawney prende i due corpi e riesce a ricucire le due parti. Dopo alcuni giorni di incoscienza il visconte, finalmente completo, si risveglia e torna ad essere una persona vera potendo così sposare Pamela, che diventa viscontessa, moglie di un uomo capace di amarla fino alla fine dei suoi giorni.
Il narratore della vicenda è un personaggio secondario, come sarà in tutti e tre i romanzi della trilogia. Il proposito di Calvino è quello di combattere tutte le mutilazioni umane, auspicando l'uomo totale. Alla fine Calvino suggerisce come fare ad essere un uomo completo ed armonico: conoscere se stessi, essere responsabili delle proprie azioni e darsi una regola. "Non basta un Visconte completo, per rendere il mondo completo" (invito rivolto all'uomo: tutti dobbiamo completarci).
2) Il Barone rampante (1957)
Una sera del 1950, all'osteria Fratelli Menghi, in via Flaminia, Salvatore
Scarpitta racconta a Italo Calvino la sua avventura di dodicenne sull'albero di pepe. Sette anni dopo, esce Il barone rampante. Il romanzo è ambientato in un paese immaginario della riviera ligure, Ombrosa. Ecco i personaggi principali: il barone Cosimo Piovasco di Rondò, che vive sugli alberi; suo fratello Biagio (voce narrante della storia); la sorella Battista e il suo fidanzato, il conte d'Estomac; la Generalessa e il barone Arminio Piovasco di Rondò, genitori di Cosimo; Sofonisba Viola Violante d'Ondariva detta la Sinforosa, bella nobile smorfiosa che s'impossessa del suo cuore fin dalla più tenera età, e i suoi due spasimanti, valorosi guerrieri ma ridicoli pretendenti, il cane Ottimo Massimo e il brigante Giandei Brughi; l'abate Fauchelafleur; il cavalier avvocato Enea Silvio Carrega; Napoleone e lo Zar di Russia. Il fatto principale è rappresentato da un futile litigio avvenuto il 15 giugno 1767 nella tenuta di Ombrosa.
Per via di un piatto di lumache non accettate da Cosimo che per protesta sale sugli alberi del giardino di casa e non scenderà mai più. Nonostante la collera e le minacce del padre, la vita del protagonista si svolge sempre sugli alberi, prima nel giardino di famiglia, poi nei boschi di Ombrosa, inframezzata da viaggi in terre lontane raggiunte saltando di ramo in ramo. La vita di Cosimo è piena di eventi, dalle scorribande con i ladruncoli di frutta alle battute di caccia, dalle giornate dedicate alla lettura alle relazioni amorose: a Olivabassa Cosimo fa la conoscenza di alcuni esiliati spagnoli e si innamora di Ursula che però, terminato l'esilio, ritorna in Spagna mettendo fine alla loro relazione. Nel frattempo, la fama del barone rampante si diffonde con grande rapidità, e se inizialmente Cosimo era ragione d'imbarazzo per la famiglia, in seguito arriva a intrattenere rapporti con personaggi del calibro di Denis Diderot, Jean-Jacques.Rousseau, Napoleone Bonaparte e lo Zar di Russia. L'amore fra Viola e Cosimo è forte, ma la relazione si conclude per una serie di equivoci dopo numerosi litigi e altrettante riconciliazioni. Quando Cosimo si ammala viene assistito dall'intera comunità di Ombrosa; lo invitano a scendere ma lui si rifiuta in maniera categorica. Un giorno sorprende tutti: si arrampica sulla cima di un albero, si aggrappa a una mongolfiera di passaggio e scompare nel cielo, senza tradire il suo intento di non rimettere più piede sulla terra. Anche in questo romanzo il narratore è un personaggio secondario: il fratello di Cosimo, Biagio. Il protagonista non è un personaggio che rinuncia alla vita, ma viva nella vita. L'esperienza ed il contatto diretto con il mondo gli permettono di raggiungere un elevato grado di cultura. Questa vicenda è l'allegoria del problema della partecipazione e dello straniamento dalla storia. Emerge il problema del ruolo dell'intellettuale.
Si tratta del più grande successo della produzione di Calvino, che veicola un messaggio di impegno (non misantropia). L'autore vuole dare una lezione di moralità, di fedeltà a se stessi e coerenza con le proprie idee.