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Cappellano e la trattatistica d'amore

pag. 42-44 Luperini edizione Rossa

L'aggettivo cortese deriva dalla corte del sovrano e dei signori feudali e indica una condizione di gentilezza o cortesia, di nobiltà: definisce, insieme, uno stato sociale reale, quello dei frequentatori della corte feudale e una tensione verso un modello di perfezione spirituale e culturale. Cortese è opposto a villano, termine che nel Nord della Francia non indica solo il popolo basso ma anche la borghesia: infatti la villania è opposta alla cortesia, ed è sinonimo di grettezza, avarizia e rozzezza di costumi. La cortesia definisce una nuova fase della civiltà feudale. I termini presenti ancora oggi nel linguaggio, derivanti dall'aggettivo cortese e dal sostantivo corte, inerenti alla sfera dell'amore, non sono casuali: nei secoli XI e XIII nasce una nuova concezione dell'amore che si prolunga fino a oggi. L'amore cortese è al centro del

Il romanzo e la lirica sono argomenti di trattazione scientifica, morale e filosofica. Il trattato più noto è il De Amore di Andrea Cappellano, che da un lato raccoglie le teorie d'amore più diffuse e dall'altro le codifica in modo originale. Esso definisce i principali "comandamenti d'amore". Il De Amore si propone una definizione dell'amore in cui confluiscono aspetti istintivi e passionali e aspetti legati all'immaginazione e alla riflessione. Un aspetto fondamentale che troviamo spesso in Cappellano è la vista relazionata all'amore, la visione della persona amata e tutto ciò che ne deriva.

Nel De Amore il rapporto fra l'innamorato e la donna riflette quello feudale fra vassallo e signore: al servizio del primo deve corrispondere la concessione di un privilegio da parte della seconda, la quale non può respingere l'omaggio dell'amante, se questo è animato da un amore puro e

D'agentilezza di costumi. Cappellano sostiene inoltre che amore e matrimonio siano inconciliabili. Si afferma inoltre che c'è uno stretto legame fra gentilezza e amore, e che la gentilezza, ovvero la purezza e la nobiltà di costumi e di sentimenti, non dipende dalla nobiltà di sangue, ma dalla nobiltà d'animo e si associa di necessità al bisogno d'amore.

Il "Dolce stil novo": le ragioni di questa denominazione e la poetica; i luoghi, il tempo, gli autori pag. 162 Luperini Rosso

"Dolce stil novo" è la denominazione con cui Dante nella Commedia definisce una nuova poetica letteraria, che si affermò a Firenze nel periodo 1280 - 1310. La definizione di questo stile Dante la fa dire a Bonagiunta da Lucca, incontrato nel girone dei golosi nel canto XXIV del Purgatorio. I suoi maggiori rappresentanti furono Guido Cavalcanti e Dante spesso, anche se precursore e iniziatore fu un bolognese, Guido Guinizzelli.

Lo Stil novo si impose a Firenze, città che nellaseconda metà del Duecento inizia ad affermare la propria egemonia su tutta la Toscana, divenendopoi, all'inizio del Trecento, una delle città più popolose e più ricche d'Europa e uno dei centriartistici e letterari più importanti per la storia dell'intera civiltà occidentale. Al suo interno, sisviluppa un ceto dominante raffinato e colto, che ama l'eleganza e la distinzione sociale e culturale.Questo è il clima che si trova a Firenze alla nascita dello Stil novo. La novità dello Stil novo ènell'assoluta fedeltà ai dettami d'Amore, ai quali invece si sarebbero sottratti sia i Siciliani, sia iSiculo-Toscani.Dante vede il Dolce stil novo come il culmine di un processo iniziato dai Siciliani, ma allo stessotempo insiste con forza particolare, ma allo stesso tempo insiste con forza particolare sulla rotturarappresentata dalla

nuova poetica, in modo da valorizzarne l'originalità e la novità, e cioè quegli elementi che potevano differenziarla dai Siciliani e dai Siculo-Toscani, e soprattutto, fra questi ultimi, da Guittone d'Arezzo e dai guittoniani. Quest'ultimo era il maggiore poeta del momento, occorreva prendere le distanze dal vecchio caposcuola di Arezzo e marcare con decisione i caratteri di novità che in Toscana opponevano la nuova generazione alla precedente, come sottolinea la denominazione "novo". Questa novità è sia tematica sia stilistica.

Rispetto ai Siciliani la nuova poetica si distingue per due ragioni, ovvero la diversa concezione dell'amore e il fatto che il poeta descrive dettagliatamente le sensazioni che provoca in lui l'Amore. L'amore non è più un semplice corteggiamento, ma diventa elevazione spirituale, adorazione di una donna che può assumere i tratti di un angelo, cioè di

una creatura intermediaria fra la terra e il cielo. L'amore innalza e nobilita l'uomo e quindi lo avvicina a Dio. Essere nobili per animo e per cultura, comporta una tendenza all'elevazione spirituale che si realizza contemporaneamente nella poesia, nell'amore, nella spiritualità religiosa. Per essere fedeli ad Amore si richiedono conoscenze scientifiche e teoriche che Guittone non possedeva, da questo deriva il disprezzo che Dante e Cavalcanti nutrivano per questo poeta, giudicato da loro troppo rozzo perché privo di un'adeguata filosofia d'amore. Per quanto riguarda il linguaggio del dolce stil novo, doveva essere un volgare illustre che fosse il più possibile elevato e puro e insieme melodioso e musicale. Il pubblico delle nuove rime sarà quello, ristretto, che proviene dalla nobiltà feudale e dagli strati intellettuali più elevati. Appare nel dolce stil novo il motivo dell'incontro e del saluto della donna amata,

che Dante fa tra la sua opera e la tragedia classica. Infatti, mentre la tragedia termina in modo tragico, la Commedia di Dante termina in modo felice, con la salvezza dell'anima del protagonista. Questo è il significato spirituale che il titolo assume per chi legge l'opera. Il libro in questione è presente nella pagina 340 dell'edizione Rossa di Luperini. Non è del tutto sicuro che Dante volesse dare il titolo di "Commedia" alla sua opera più importante, ma è probabile che fosse così. Questo si può dedurre leggendo l'Epistola XIII indirizzata a Cangrande della Scala, nella quale Dante dichiara che il titolo della sua opera è appunto Commedia. Inoltre, l'autore stesso definisce due volte il suo poema come Commedia all'interno dello stesso. L'aggettivo "divina" compare per la prima volta in un'edizione veneziana del 1555, riprendendo una definizione critica di Boccaccio contenuta nel Trattatello in laude di Dante. Questo aggettivo fa riferimento al tema soprannaturale dell'opera, che è di natura divina, ma è ormai anche interpretato come un riferimento al suo valore artistico. Il titolo Commedia fa riferimento alla distinzione che Dante fa tra la sua opera e la tragedia classica. Mentre la tragedia termina in modo tragico, la Commedia di Dante termina in modo felice, con la salvezza dell'anima del protagonista.medievale fra commedia, tragedia e elegia, su base prevalentemente stilistica, riservando alla commedia lo stile mediocre, in quanto intermedio fra quello sublime della tragedia e quello decisamente di bassi livelli dell'elegia. Nel poeta dantesco effettivamente domina uno stile medio, anche se non mancano nell'Inferno, discese verso registri più bassi, e nel Paradiso impennate verso il sublime. Infatti, la definizione commedia compare due volte nell'Inferno e poi più, mentre nel Paradiso l'autore definisce l'opera "sacrato poema" e "poema sacro". La questione del titolo è in effetti congiunta a quella del genere letterario. La Commedia non può essere considerata semplicemente come un genere misto, poiché al suo centro vi è la tradizione letteraria nel suo complesso. Giacomo da Lentini pag. 148 Luperini edizione Rossa Giacomo da Lentini fu probabilmente l'inventore del sonetto.

Quest'autore ci restano trentottocomponimenti, fra i quali sonetti, canzoni e canzonette. È considerato dallo stesso Dante il massimorappresentante dei Siciliani. Giacomo da Lentini fu funzionario imperiale dal 1233 al 1241.

Giacomo da Lentini padroneggia gli schemi della tradizione provenzale e al tempo stesso sainserirvi notevoli innovazioni sia sul piano tematico, che su quello fantastico della creazione delleimmagini. Sul piano tematico egli tende all'analisi dei movimenti psicologici dell'io e alladescrizione della fenomenologia dell'amore. L'Amore viene scomposto in occhi, tramite i quali siriesce a vedere la bellezza dell'amata, e cuore, nel quale hanno sede le riflessioni amorose delsoggetto e il suo spirito vitale.

In un sonetto egli riprende dal De Amore di Andrea Cappellano l'immagine di un paradiso terrestredegli amanti, già trasponendola in un'atmosfera ultramondana che sembra anticipare i modi diGuinizzelli e

del primo "Stil novo", ma manca in Giacomo da Lentini il tema dell'angelicazione della donna, fondamentale dello Stilnovismo.
Guido Guinizzelli, il "padre" degli stilnovisti pag. 166 - 167 Luperini Rosso
Guinizzelli ebbe in comune con Guittone sia il genere letterario, sia la tradizione, ovvero quella della poesia d'amore dei provenzali e della Scuola siciliana. La novità di Guinizzelli fu comunque percepita con prontezza sia dai guittoniani, sia dagli scrittori soprattutto fiorentini della generazione più giovane, i quali non esitarono a farlo maestro del loro Stil novo.
Il canzoniere guinizzelliano è composto da soli venti testi integri, e nei primi Guinizzelli chiama Guittone "maestro" e "padre", è quindi probabile che la svolta poetica di Guinizzelli sia intervenuta successivamente, negli ultimi anni della sua attività di poeta. La nuova poetica ricerca un linguaggio dolce e leggiadro, che

Incontrò le lodi di Dante. A differenza del preziosismo retorico e linguistico dei Siculo-toscani che si rivolge a un lettore borghese educato alle diffuse discipline della retorica, l'impegno intellettuale richiesto dai testi guinizzelliani esige un lettore esperto di questioni dottrinarie e filosofiche, un lettore di cultura universitaria. I temi fondamentali della poesia guinizzelliana sono l'identità di amore e di cuore nobile, la caratterizzazione angelica della donna e la lode dell'amata. Quello che impedisce di collocare Guinizzelli entro le coordinate dello stilnovismo è, innanzi tutto, la mancata partecipazione all'ambiente culturale della sua affermazione, l'estraneità rispetto alla cerchia degli "avanguardisti" toscani di pochi anni dopo. Inoltre la concezione guinizzelliana della donna e dell'amore risulta, rispetto a quella rigorosamente canonizzata degli stilnovisti, maggiormente aperta e disponibile a

sviluppi anche profani e terreni. La composizione del poema, la tradizione manoscritta, la struttura formale sono argomenti trattati nel libro "Luperini RossoBoccaccio" (pag. 341). Boccaccio sostiene che Dante avrebbe cominciato a scrivere la Commedia a Firenze, per
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Publisher
A.A. 2005-2006
7 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luca d. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze letterarie Prof.