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Il Purgatorio
Il Purgatorio non appartiene alle credenze originarie della cristianità. Solamente
tra il XII e il XIII secolo la rigida contrapposizione tra Inferno e Paradiso è
arricchita dal Purgatorio. Il Purgatorio,riconosciuto come argomento di fede con
il Concilio di Lione del 1274, è dunque un luogo intermedio dell’aldilà grazie al
quale è possibile raggiungere la salvezza attraverso l’espiazione di peccati.
Questo luogo è temporalmente limitato, non perché le anime vi restano per un
periodo definito, ma anche perché dopo il Giudizio Universale esso è destinato
a perdere la sua funzione e la sua ragione d’essere. In particolare il Purgatorio
compie opera di mediazione tra il mondo e il Paradiso: assomiglia infatti al
mondo per il suo carattere transitorio, al Paradiso perché accoglie anime
destinate comunque alla salvezza. Alla profonda cavità a imbuto dell’inferno
corrisponde il monte a forma di cono del Purgatorio. Qui la narrazione è
intessuta sui ritmi del giorno e della notte e vi incontriamo 4 albe e 3 tramonti.
La purificazione avviene attraverso 3 modi: 1) Le pene. Esse apparentemente
assomigliano a quelle dell’inferno, ma se ne differenziano profondamente.
Infatti nel Purgatorio la pena serve alle anime per contrastare la natura del loro
peccato fino al momento in cui sentono di esserne liberate, così la sofferenza
qui è una sofferenza risanatrice. 2) La preghiera. Tutte le anime pregano,
invocando con ciò il soccorso divino,per sé e per i vivi. 3) Gli exempla. In tutte
le cornici del Purgatorio si mostrano alle anime due tipi di esempi: uno della
virtù opposta al loro vizio e un altro del loro stesso peccato nel momento della
punizione divina. Nel Purgatorio le anime si fermano a espiare in tutti i
girono,più o meno a seconda della necessità. Dante fa in modo di incontrare
ogni anima nel girone dove si espia la sua tendenza peccaminosa più
caratteristica e grave. Il Purgatorio è caratterizzato dalla medietà stilistica ed
espressiva. Dante non rinuncia a una continua ricerca di varietà e di ricchezza,
ma subordina a ciò un’esigenza di uniformità ed equilibrio.
La distribuzione delle anime nel Purgatorio
L’altissimo monte del Purgatorio è suddivisibile in 3 zone: 1) Antipurgatorio. E’
nome coniato dai commentatori per indicare la parte del monte che precede la
porta di ingresso vera e propria. Vi stazionano le anime di coloro che si
pentirono in fin di vit. 2) Purgatorio. Vi si accede attraverso una porta guardata
dall’angelo portinaio; è tutto al di spora dell’atmosfera,esente da turbamenti. E’
diviso in 7 cornici e i peccati sono meno gravi via via che si sale. La concezione
cui Dante si rifà concepisce il peccato come una deviazione dell’amore
dell’individuo. E secondo questa concezione distribuisce i 7 peccati capitali
nelle varie cornici: superbia-invidia-ira-accidia-avarizia-gola-lussuria. 3)
Paradiso terrestre. E’ una sorta di altopiano posto sulla cima del monte, di
grande bellezza naturale. E’ il luogo che Dio aveva destinato all’uomo e da cui
Adamo ed Eva furono cacciati. Rappresenta la condizione dell’uomo
interamente libero dal peccato. Dante vi incontra Beatrice.
Il Paradiso
Il Paradiso è la città celeste perfetta e definita; in essa sono accolti i giusti dopo
la morte, ed il loro numero è stato stabilito da Dio da sempre: raggiunto tale
numero il mondo finirà e con il Giudizio Universale avverrà la suddivisione
finale tra salvati e dannati. Dal punto di vista spaziale, il Paradiso è tutto ciò
che sta al di sopra della sfera del fuoco, che segna il confine tra le cose
contingenti (deperibili e mutevoli) e le cose trascendenti (incorruttibili ed
eterne): le prime sono al di sotto di essa, le seconde al di sopra. Il Paradiso si
divide in 9 cieli concentrici via via più grandi, contenuti nell’Empireo, una
specie di decimo cielo che si distingue dagli altri per essere immobile.
Nell’Empireo ha sede Dio, benché la sua presenza si manifesti in forma mediata
in ogni parte dell’universo: Entro l’Empireo è contenuto il nono cielo (Primo
mobile), al quale la potenza divina si trasmette con movimento rapidissimo. Nel
Paradiso tutte le anime sono nell’Empireo ma ciò non implica il raggiungimento
del medesimo grado di beatitudine, che consiste nella visione di Dio. I beati si
distribuiscono nei primi 7 cieli, che prendono il nome dai pianeti; l’ottavo cielo
è quello delle stelle fisse, il nono è il Primo mobile. Qui la poesia dantesca resta
sempre intensamente realistica. In particolare la luce ha una funzione di
capitale importanza: tutto ciò che si manifesta a Dante appare sotto forma di
luce. Questa ha un vero è proprio significato allegorico: rappresenta la grazia
nel senso più ampio del termine. Spesso la trama del Paradiso è sostenuta
dall’impegno di adeguare le facoltà della lingua e dell’arte all’oggetto che esse
devono esprimere. Il tema dell’ineffabile costituisce una chiave per la
conoscenza delle cose trascendenti che Dante riprende da una tradizione
precedente. E questo aspetto del problema ci introduce alla prospettiva
teologica: l’esperienza dell’indicibilità è un’esperienza di limite
dell’uomo;toccare il tema dell’ineffabile è avvicinarsi a Dio attraverso la parola,
anche se la parola non può mai toccare Dio ma solo verificare la sua indicibilità:
il modo di parlare di Dio sta proprio in questo non poterne parlare.
La collocazione dei beati in Paradiso
La posizione dei beati nei primi setti cieli è determinata secondo un duplice
criterio: 1) i beati sono in questo o in quel cielo a seconda che abbiano ricevuto
dall’uno o dall’altro maggiore influsso nella loro vita; 2) i beati sono
diversamente disposti rispetto alla grazia divina e quindi rispetto alla
beatitudine a seconda del modo nel quale vissero, e cioè a seconda di come
seppero realizzare la propria aspirazione del bene. Come si vede al punto 1)
corrisponde la predestinazione e al punto 2) il libero arbitrio. Le anime si
mostrano nei vari cieli a seconda di quale fu l’influsso che determinò il loro ben
operare. Si tratta di influssi positivi, con l’eccezione del primo cielo, della Luna:
la tradizione astrologica attribuiva alla Luna l’origine di influssi mutevoli; e
infatti vi compaiono anime che non poterono adempire un voto fatto sulla Terra.
Nel secondo cielo, di Mercurio, si mostrano i beati che agirono bene spinti da
desiderio di gloria, e quindi ancora legati alla prospettiva terrena. Gli altri 5 cieli
sono forniti di caratteri solo positivi: terzo cielo, di Venere(amanti); quarto cielo,
del Sole (sapienti); quinto cielo, di Marte(martiri); sesto cielo,di
Giove(governanti giusti); settimo cielo, di Saturno (vita contemplativa).
Il tema del viaggio: l’oltretomba e il mondo terreno
Il mondo terreno è prefigurazione dell’aldilà. Dante avverte l’importanza e la
responsabilità della vita terrena, poiché è in essa che l’uomo si procura la
dannazione o la salvezza. Nell’aldilà ogni uomo appare interamente svelato
nella sua realtà più intima e vera, quale si è parzialmente rivelata quando egli
era in vita;ognuno è definitivamente se stesso. La condizione che Dio fissa a
queste anime rivela la posizione nei confronti della Grazia divina e denuncia
l’essenziale della loro esistenza. A punirli è la legge del contrappasso, in base
alla quale la pena è coerente con la colpa. Questa legge rovescia sui dannati i
mali che hanno compiuto o li condanna all’eterna ripetizione del loro
atteggiamento peccaminoso.
La concezione figurale e quella allegorica
Secondo la concezione cristiana medievale l’intera vicenda terrena è una figura
(prefigurazione) del destino eterno. Esattamente come nel poema di Dante.
Nella Commedia il mondo terreno appare già interpretato dal giudizio divino e
ci viene presentato dal punto di vista di tale definitiva interpretazione. La realtà
terrena è vista da Dante nella prospettiva ultraterrena nella quale essa si
adempie e di cui è anticipazione e prefigurazione. Consideriamo dal punto di
vista della concezione figurale le due guide di Dante, Virgilio e Beatrice. Lo
spessore umano di tali personaggi è evidente, ma esso non è in contrasto con
l’esistenza di un soprasenso che arricchisce il loro significato nel poema.
Virgilio è guida in nome della ragione e della sapienza terrene; Beatrice è guida
in nome della teologia e della fede. Il primo era ritenuto da una diffusa
tradizione medievale un annunciatore dell’immanente venuta di Cristo; era cioè
stato sulla terra figura di quanto nell’aldilà è adempiuto: egli guida Dante fino
alle soglie della salvezza non potendo salvarsi egli stesso. Beatrice era stata
invece per Dante guida sulla terra, uno stimolo al bene e un’ispiratrice positiva;
ora nell’aldilà, tale funzione figurale si adempie ed ella può guidare in modo
compiuto il fedele fino al cielo più alto. In sintesi: i protagonisti del poema
hanno un significato allegorico non perché alludono a un significato
ultraterreno estraneo alla loro vita, ma, al contrario perché realizzano
pienamente se stessi nell’aldilà.
La concezione della storia e della cultura nella Commedia: il
sincretismo
La concezione dantesca della storia è assai diversa da quella moderna: la storia
è considerata infatti da Dante in termini provvidenziali, come il realizzarsi di un
disegno divino al centro del quale sono collocate l’Incarnazione di Cristo e la
Rivelazione. Questa prospettiva fa sì che tutti i fatti storici vengano interpretati
alla luce della concezione cristiana e inseriti all’interno di essa. A tale carattere
si ricollega il peculiare sincretismo della cultura di Dante, il quale concepì la
classicità come una vera e propria prefigurazione del Cristianesimo. Nella
Commedia il caso più evidente di sincretismo è quello di Virgilio. Questi si
colloca prima della civiltà cristiana, ma la sua opera venne letta nel corso del
Medioevo in un prospettiva cristiana, così che l’annuncio dato da Virgilio nelle
Bucoliche a proposito della imminente nascita di un fanciullo prodigioso venne
interpretato come profezia della prossima venuta di Cristo.
La missione del poeta: critica del presente e ipotesi del futuro
Dante presenta il proprio viaggio come analogo a quello di Enea e di san Paolo
e contrapposto a quello avventuroso dell’eroe