Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 30
Letteratura italiana II Pag. 1 Letteratura italiana II Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura italiana II Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura italiana II Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura italiana II Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura italiana II Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura italiana II Pag. 26
1 su 30
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Immagine della Pace che chiude le porte del tempio di Giano

La Pace arriva per chiudere le porte del tempio di Giano, cancellando tutti i segni della guerra. Incatena le spade e cancella ogni traccia di morte e distruzione. Tutto questo avviene in primavera, mentre la sua anima viene trascinata in un vortice che porta il poeta in un sogno. Egli perde tutte le forze e cade in uno stato di trance, perdendo i sensi e venendo accecato. Tuttavia, acquisisce nuovi sensi che gli permettono di osservare gli dei.

Il poeta vede una donna, una dea, che cammina su un carro come Giunone e indossa una veste divina. Non aveva l'andatura di una mortale, come afferma Petrarca. La dea possiede tutte le caratteristiche delle donne cantate, ma i suoi capelli biondi sono avvolti in un berretto frigio, segno distintivo dei rivoluzionari francesi. Questa dea è la Libertà, raffigurata come una figura energica che impugna l'ascia della giustizia con la mano sinistra e la spada che abbatterà i troni con l'altra mano. Possiede un grande potere.

cheebbe l'antica Roma repubblicana. Seguita dalla Pace e dalla Guerra, due altre dee, accompagnate da due bandiere "pace alle genti" e "guerra ai tiranni" a giustificazione della guerra giusta cioè quella a difesa dei confini (idea ripresa da Parini). I venti accondiscendono al messaggio dei vessilli. Si presentano poi l'Eguaglianza (v. 70) che distingue gli uomini sulla base del merito, condannandoli se delinquono e non si sottomettono alla giustizia per diritto di sangue, tiene in mano la bilancia per misurare merito e virtù; e l'Amor Patrio (v. 83) rappresentato come un ardore che infiamma le anime e trasforma i popoli oppressi in eroi, non teme le catene né i lavori forzati ma soprattutto non si sottomette. La natura idilliaca e la situazione gioiosa della liberazione preparano, per contrasto, l'arrivo violento dei nemici della Libertà: la Tirannia (v. 104) e la Religione (v. 112) le cui immagini abominevoli e

Assetate di sangue appaiono come visioni crudeli, in realtà diffuse all'epoca poiché facevano rivivere la memoria dantesca contrapponendosi alle poesie leggere dell'Arcadia. Da Manzoni vengono applicate con finalità politiche: desidera far inorridire il lettore di fronte alla tirannia. Tirannia e Religione sono inseparabili, si uniscono per fare del male all'umanità, loro unica nemica è la Libertà che le accoglie con risa di scherno e con un grido di gioia per poi travolgerle con il proprio carro.

CANTO II → sfilano gli eroi della Libertà antica = Bruto spicca fra tutti

Ci troviamo sempre di nuovo di fronte a un corteo ma questa volta compare quello degli antichi eroi della Libertà fra cui spiccano Catone e Bruto. Ogni canto si apre con Manzoni che parla della propria condizione di visionario. Il corteo degli eroi romani vittime della Tirannia è ricco di figure femminili. Per primo vede Lucio Tarquinio

Collatino e la moglie Lucrezia, violentata dal figlio di Tarquinio il superbo, poi uccise. Poi Lucio Giunio Brutto eletto primo console della Repubblica, mandò a morte i propri figli rei di aver congiurato. Gaio Mucio Scevola leggendario eroe che cercò di pugnalare Porsenna e bruciò la sua mano destra colpevole di aver fallito e Clelia che per scappare da Porsenna attraversò a nuoto il Tevere. Orazio Coclite che sul ponte Sublicio fece fronte da solo all'esercito etrusco. Appio Virginio, tribuno della plebe, che sottrasse la figlia Virginia alle turpi voglie del decemviro Appio Claudio, grazie al sacrificio della stessa Virginia. Tiberio e Gaio Gracco, tribuni uccisi per aver tentato la difesa della plebe contro i patrizi. Scipione l'Africano che salvò Roma dal pericolo del cartaginese Annibale sconfiggendolo. Pompeo, il Grande, conquistò l'Asia e fu triumviro con Cesare e Crasso, per poi venir ucciso a tradimento appena sbarcato in Egitto.

Marco Porcio Catone che si uccise per non difendere la libertà dopo la vittoria di Cesare e la sconfitta di Pompeo. Porcia, figlia di Catone e moglie di Bruto, secondo una leggenda si uccise come il padre inghiottendo carboni ardenti.

Spicca poi Marco Giunio Bruto al quale Manzoni fa esprimere una tirata antipapale, seguendo l'esempio di Dante. Bruto si pente di non aver convinto il popolo a godere della libertà che gli aveva donato. Per disprezzo presenta i cardinali come antichi sacerdoti nordici di riti pagani. Si scaglia contro la donazione di Costantino sottolineando la cupidigia, contro il potere temporale della Chiesa, inoltre la accusa di aver perseguitato la scienza usando idee bibliche.

Manzoni sostiene che il celibato ecclesiastico vada contro natura e contro i diritti e desideri naturali. Il tema si trova qui un po' marginale, era già stato trattato dal cristianissimo Parini che se la prendeva con il celibato forzato che portava a una degenerazione.

infatti nella nobiltà solamente i primogeniti si sposavano, gli altri figli erano costretti a carriere militari o ecclesiastiche senza vocazione e formazione, costretti quindi anche al celibato.

CANTO III → schiera degli eroi moderni = spicca il generale Desaix colui che diede la vita nella battaglia di Marengo e portò alla Pace di Luneville. Immagina che la sua anima si rivolga al poeta per chiedere le condizioni dell'Italia, si accampa come motivo centrale della polemica il discorso sulla repressione della Repubblica napoletana del 1799 da parte dei Borboni. Tema sensibilissimo per Manzoni in quanto molti esuli si erano rifugiati a Milano fra cui Lomonaco.

La prima figura ad apparire è quella del generale Desaix, il fatto che Manzoni parli di lui e non di Napoleone fa pensare che non lo vedesse di buon occhio. Parte un'invettiva contro i governi Cisalpini che sembra riprendere quella di Foscolo contro il governo del Regno Italico. Desaix chiede

Informazioni sullo stato dell'Italia e Manzoni risponde che la situazione è critica per le questioni borboniche e papali. Prende allora parola un eroe della Repubblica Napoletana morto martire, si ipotizza sia Pasquale Battistessa, parlando degli orrori della reazione borbonica voluta da Maria Carolina Borbone, dalle potenze europee e da Maria Antonietta. Dopo il resoconto di questa repressione si parla del Cardinale Ruffo che distrusse quanto la Repubblica tentò di costruire, allenandosi con bande criminali calabresi. Tutti gli eroi vennero impiccati, dopo l'impiccagione, poiché non era morto durante essa, lui venne ucciso dentro una chiesa. In conclusione del Canto augura a Maria Carolina una morte dolorosa e senza perdono.

CANTO IV → appare il Genio di Insubria (Lombardia) che rievoca il recente passato: invasione austro-russo del 1799, la vittoria di Marengo, denuncia la corruzione della classe politica Cisalpina e il malgoverno dei governi italici contemporanei.

Prende Monti come punto di riferimento. Le anime chiedono vendetta contro ogni tiranno ma soprattutto contro la regina di Napoli. Al poeta appare il Genio di Insubria che lo riporta alla calma e invoca la Musa per poter creare una nuova poesia di impronta civile e con un messaggio positivo. Rievoca l'invasione austriaca del 1799, la battaglia di Marengo e infine descrive la corruzione della classe politica Cisalpina. Il Genio è la voce dei patrioti cisalpini italiani che non vedono realizzati i loro ideali di governo. Manzoni adoperando la satira opera una critica dei costumi corrotti dei governi e si inserisce in un filone già calcato da Fosco, Monti ecc. Tramite la musa della poesia loda Monti e poi la poesia stessa all'altezza di quella di Dante. Al congedo è affidata la speranza di eguagliare il Monti per valore poetico. Come il divo Alighier l'ingrata Flora - Poesia III sonetto con schema ABAB ABAB CDE CDE, databile tra la fine del 1801 e

L'inizio del 1802, stampato per la prima volta nel volume delle Vite degli eccellenti italiani composte per Francesco Lomonaco. L'editore permise a Manzoni una nota: A Francesco Lomonaco sonetto per la vita di Dante di Alessandro Manzoni giovine pieno di poetico ingegno e amicissimo dell'Autore. Il Lomonaco partecipe dell'esperienza rivoluzionaria della Repubblica Partenopea, fu esule a Milano per scampare alla sanguinosa repressione nell'estate del 1799 e conobbe Manzoni dopo il giugno 1801 stringendo con lui una profonda amicizia. Manzoni fu influenzato da Lomonaco nell'adesione politica alla prospettiva rivoluzionaria e alla figura del filosofo stoico.

Il sonetto è strutturato in 2 ampi movimenti:

  • alle quartine è affidato il parallelismo tra l'esperienza di esule di Dante e quella di Lomonaco → vv. 1-4 = Dante esule da Firenze costretto a vagare per l'Italia. vv. 5-8 = anche Lomonaco è esule e narra di Dante, la
terra è matrigna e non madre delle anime gentili.● mentre le terzine svolgono una violenta perorazione contro l’Italia, colpevole di sacrificare dasecoli i figli migliori e incapace di cambiare la propria natura → vv. 9 - 11 = l’Italia schiaccia isuoi figli migliori e poi li piange e li fa divini quando sono ormai morti. vv. 12 - 14 = piange e silamenta dei suoi danni ma non cambia mai.
Francesco. E non fu mai chi per sentiero - Poesia Vsonetto con schema ABAB ABAB CDE CDE , indirizzato a Francesco Lomonaco per le sue Vite deglieccellenti italiani costituisce un dittico con Come il divo Alighier l’ingrata Flora, di questo non si avevaperò alcuna notizia, fino al ritrovamento del 1989 nel fondo Fauriel.
Va sottolineata la profonda differenza di prospettiva rispetto al precedente sonetto e la sostanziale autonomiatematica. Tema centrale delle quartine è il conflitto che oppone gli animi nobili di coloro che percorrono ildifficile sentiero.

della gloria letteraria e si scontrano con 3 ostacoli: la mediocrità del reale rappresentatadal vulgo che disprezza quanto è gentile, il sentimento diffuso dell’invidia e la dimensione degli affetti.

Nelle terzine sostituisce al motivo della deprecatio verso l'Italia incapace di riconoscere le proprie glorie, un confronto più personale tra la saggezza stoica del Lomonaco e la propria inquietudine giovanile, divisa tra il desiderio amoroso e quello della gloria poetica.

Nuovo intatto sentier segnami, o Musa - Poesia VII sonetto con schema ABAB ABBA CDE CDE, databile 1802 grazie al manoscritto autografo ma sicuramente corretto in maniera sostanziale.

La ferma e determinata opzione di inseguire una propria vocazione poetica dichiara il superamento delle esitazioni espresse a Lomonaco nel sonetto Francesco, e non fu mai chi per sentiero → non può essere infatti casuale che la parola tematica sentiero appaia nel primo verso anche di quel sonetto.

creando una profonda relazione fra i due testi. Il componimento ha una studiata struttura circolare: l'avvio con l'invocazione alla Musa affinché additi al poeta la strada e la successiva interrogativa retorica se esistano vie poetiche non

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
30 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher isabelvalline di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Di Ricco Alessandra.