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LA FESTA E L'ALCOVA

Ella era nuda come un fior d’Iddio

Liberamente nei campi sbucciato;

Però pel ballo si adornava, ed io

Le stava allato.

Creature del cielo, angeli belli,

Io credo che se mai lassù piangete,

Gli è quando nei tessuti e nei gioielli

Eva scorgete.

Pensate il mio dolore: eran profili

Fatti per suscitare estasi e incubi;

Fini, soavi, candidi, gentili,

Parevan nubi,

Vaghe nubi sbucciate a ciel sereno!...

Vidi arrivar la bianca camiciuola,

E si adagiò sul profumato petto

Come una stola.

Io sospirava: — tu porrai sovr’essa

Molte maschere ancor, ma è tempo perso:

La malizia dell’uomo è profetessa,

Passa attraverso! —

E il fruscìo delle morbide sottane

Volea beffarmi, cingendole il fianco;

E le corna mi fean con pieghe strane

Sul lato manco,

Da quella parte ov’è annicchiato il core!...

Poi le perle arrivâr, tremule faci,

A lambir mollemente il suo candore,

Come i miei baci.

Ed io gridai: — figlie del buio immenso,

Scordatevi i mister dell’oceano;

Ciò che davanti alla bellezza io penso

È assai più arcano! ―

Del lungo crin nel labirinto negro,

Che come spugna la luce riceve,

Comparve allora un improvviso e allegro 20

Spruzzo di neve.

Ed io le dissi un mio vecchio pensiero:

― Questa bianca camelia artificiale,

Prima d’essere un fior forse fu un cero

Di funerale.

O fantasìe dell’ammalato ingegno!

Penso, guardando il tuo largo mantello,

A quel dei morti gonnellin di legno

Fatto a pennello,

Gonnellino di moda eternamente!....

Vanne fanciulla, e oblìa nella tempesta

Delle note e dei salti il mar fremente

Nella mia testa;

L’amor, l’orgoglio oblia del tuo poeta,

Le sue lotte, i suoi sogni, e le sue pene,

Là nelle braccia della prima creta

Che danzi bene! —

Ella era uscita. La lucerna mia

Mi mandava una luce sepolcrale,

Fatta di sete e di malinconia,

Sul capezzale.

Ella era uscita. Pari a lungo e blando

Solco d’argento in coda a una barchetta,

L’effluvio suo mi addormentava, errando

Nella stanzetta.

Ella era uscita. Mi parea sentire

Gemere mestamente i contrabbassi,

Quasi vecchioni affannati a seguire

Giovani passi.

E gli immensi sognai lussi di pelle

In cui la faccia scioccamente prava

Ch’hanno gli amici delle donne belle

Si specchïava.

Gii scandagli sognai degli occhi abbietti

Fra le celate invan magnificenze;

I contatti sognai, gli sconci detti,

Le trasparenze!

E una testa di satiro sbucava,

Fuor dalle pieghe della mia cortina,

E dondolando e ghignando cantava

Questa quartina:

— All’inferno, marito; al limbo, amante!

Vieni, fratello, a stringermi la mano:

Il publico è il padron di tutte quante,

È il gran Sultano! —

Ed io credetti che spuntasse il giorno; 21

E il suo fiato sentivo e la sua faccia,

E, come desto, cercandola intorno

Stendea le braccia....

Ma non stringea che un abito stupendo,

Lacero e vuoto sulla coltre mia,

Come il nimbo che un angelo, cadendo,

Perde per via.

È un testo complesso perché è una costruzione metaforica e allegorica che racconta l’amante che sta nella stanza

dell’amato, l’amante la guarda, dopo l’amplesso, e si veste per andare via, la scena della vestizione viene vista

come un tradimento perché altri occhi possono guardare le sue trasparenze. Non è altro che una descrizione di un

rapporto sensuale che è incentrato sul sesso extraconiugale.

Il Decadentismo

In Francia dal 1856 si diffonde la poesia dei poeti maledetti che va messa nel movimento più ampio del

Decadentismo, questo movimento nasce con la pubblicazione “Le ma viene teorizzato dal

Fleurs du Mal”,

giornale “Le Decadent” che passa in rassegna tutte le varie declinazioni del Decadentismo europeo (estetismo,

simbolismo, intimismo, spiritualismo, pre-raffaellismo…) e la reazione a questo movimento è il movimento del

Realismo; il Decadentismo francese influenzò quello italiano e influì sulla scrittura di tutto il primo ‘900 in Italia

con il movimento dei crepuscolari.

nasce come poeta parnassiano, dai buoni costumi che scrive secondo i canoni dell’accademia

Baudelaire

francese, ma si innamora di una ballerina che è considerata una poco di buono dai francesi e scrive un libro che

mette a frutto una vera e propria rivoluzione: “I fiori del male” in cui vengono descritti aspetti della società che

possono mettere in difficoltà gli uomini poiché, come egli stesso scrive, non si può fare una distinzione certa tra il

bene e il male, l’uomo deriva tanto dal bene e quanto dal male infatti, la sua donna, viene descritta come un

angelo caduto dal cielo che arriva sulla terra e si contamina diventando “male”, ma di base è un angelo, quindi è

bene, ma il mondo in cui vive la riconosce con sembianze diaboliche e la riconduce al male. Il libro è pieno di

novità perché racconta la vicenda individuale del poeta non in maniera positiva, differentemente dalla visione di

vita dei poeti precedenti che hanno la funzione del vate, Baudelaire non deve insegnare, ma si limita a scrivere in

poesia le vicende dolorose che descrivono il male di vivere del poeta; questo male nasce dal fatto che il poeta vive

la sua stagione epigonale e non esiste più una causa comune che faccia sentire l’uomo parte di un gruppo, esplode

l’individualismo e esplode la solitudine che fa diventare il poeta ammalato di vita non sentendosi adatto a vivere

perché pervaso da un senso di malessere e alienazione che descrive la condizione di un uomo moderno e

Baudelaire dà una soluzione: il poeta è dibattuto tra l’accidia e la noia, non sa trovare un posto nel mondo e si

ubriaca invitando gli altri ad ubriacarsi, come l’alcol anche le droghe possono aiutare ad immaginare paradisi

artificiali che portano alla sospensione dei problemi, il poeta vive una costante insoddisfazione e si allontana dalle

possibilità di felicità. Anche la prosa descrive questa perdita dell’uomo collettivo con il romanzo “Madame

Bovary” di Gustav Flaubert che fu condannato per il racconto scandaloso di Emma Bovary che tenta di migliorare

la propria condizione economica cercando di accompagnarsi a più uomini, l’epilogo è tragico perché la donna

finisce emarginata e si suicida, l’opera pone sulla sena una figura femminile inaudita e Flaubert, durante il

processo, dice “Madame Bovary sono io” perché sta vivendo in quella realtà che finirà alla deriva. Queste

proposte sono accompagnate, alla fine del secolo, da movimenti che arrivano da altre parti della Francia e, infatti,

nel 1884 arriva con il suo romanzo “À (“A Ritroso”) che parla di un intellettuale ,

Joris-Karl Huysmans rebours”

Jean Floressas Des Esseintes, che si da ai piaceri della vita e, Des Esseintes, è di ispirazione a D’Annunzio per il

personaggio di Andrea Sperelli nel “Piacere” ed è contemporaneo alla stesura del “Ritratto di

di Dorian Grey”

un libro che ebbe grande influenza sulla narrativa italiana del ‘900.

Oscar Wilde,

In Italia, dopo Manzoni e Leopardi, la situazione politica è diversa perché nel 1871 è stata completata l’unità

d’Italia e, questo cambiamento, porta ad esigenze differenti e comincia il “mal de vivre” poiché non c’è nulla da

fare e si diventa inetti inadeguati alla vita. Due personalità completamente opposte, ma contemporanee, scrivono il

Italia in quest’epoca:

- con il scrittura introspettiva che dialoga con l’io

Decadentismo intimista:

Giovanni Pascoli

- con l’estetismo: scrittura roboante ed estroversa destinata ad avere influenza sul

Gabriele D’annunzio

gusto degli altri

Vanno entrambi collocati nella corrente del Decadentismo, ma le declinazioni adottate sono diametralmente

opposte: sono esasperazioni di un discorso già fatto dalle correnti precedenti, il Decadentismo è una corrente

epigonale che esalta tutto ciò che è stato scritto prima. 22

Giovanni Pascoli

Nasce a San Mauro di Romagna in una famiglia numerosa, il padre fa amministra i beni della città, ma muore e la

sua morte genera un grosso problema di carattere economico, inoltre presto muoiono sia la madre che i fratelli e

Pascoli resta con le due roselle Ida che si sposa Mariù. È allievo di Carducci e da studente vince un premio come

poeta latino a Gohn, per un breve periodo di vita aderisce al socialismo e va anche in carcere dopodiché prende la

cattedra di Carducci all’università di Bologna. La sua produzione è etichettata come Decadentismo intimista

perché volta all’introspezione individuale: non racconta la sua visione di mondo, nella sua poesia si trova il suo

rapporto con la vita, la natura e i sentimenti e, essendo dotato di grande sensibilità, ci si può rispecchiare in ciò

che dice; nel 1891 viene pubblicato “Myricae” intitolato così poiché si sente continuatore dell’idillio classico

leopardiano e parte da un’immagine virgiliana perché le tamerici vengono citate da Virgilio come metafora della

vita umana nella IV ecloga delle Bucoliche perché sono piante molto resistenti e non possono essere spezzate, per

Pascoli la vita umana è così: una lotta per non farsi spezzare e non soccombere infatti l’uomo viene raccontato

come elemento principe della natura perché dotato di una grande forza e resistenza. Questa immagine viene

ulteriormente modificata da Pascoli perché presenta le tamerici come dei giunchi per dimostrare che la nostra

esistenza è quasi magica nonostante le nostre fragilità; la prima edizione esce nel 1891, ma fino al 1897 ne escono

altre 4 in cui venivano costantemente aggiunti componimenti come se dovesse essere un resoconto della sua vita

e, non a caso, vengono aggiunte poesie su momenti autobiografici come “X Agosto” che occupa una posizione

molto importante perché viene utilizzata per veicolare l’idea della vita che ha Pascoli.

Nel 1897 pubblica i “Poemetti” che conservano la classicità, ma pubblica anche sul “Marzocco” la prosa del

Fanciullino che contiene l’idea di poesia che accompagnerà Pascoli durante tutta la sua vita:

“È dentro noi un fanciullino

che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo

scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli conf

Dettagli
A.A. 2023-2024
48 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Roberta.Ferrante di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof De Liso Daniela.