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La Prima guerra mondiale e il suo impatto

La Prima guerra mondiale si combatte in modo diverso rispetto alle precedenti, in trincea, vi è questa grande attesa prima dei comandi, poi si parte all'assalto, che è il momento più terrificante, in cui vi è uno spargimento di sangue nel giro di pochi istanti.

Anche nell'attesa vi è sofferenza data dalla fame, dal freddo, dalla noia; cosa che si cercava di non far mancare era il vino, che riscaldasse e saziasse l'angoscia dell'assalto.

Vi erano poi anche i momenti in cui si moriva per altri motivi, come nella scena in cui il soldato è andato a prendere sfidando gli spari in realtà non vi era scritto nulla di importante.

La sua vita coincide con quello che è il suo modo di concepire la vita, cioè una ricerca, un viaggio, un movimento; in questa ricerca è fondamentale per lui l'aver combattuto e quindi essere stato sul campo di battaglia. Ora con lui capiamo che cos'è questo percorso che.

ci porta dal dramma alla rinascita, perché è una rinascita che per lui avviene già a partire da quella tragicità che lui vede sul campo di battaglia, ma è un inizio che è come se sarà così fino alla fine, ripercorrendo le sue opere, scorrendo i titoli infatti, è come se vediamo questo cammino. Nel 16 esce porto sepolto, nel 19 vi aggiungerà le poesie primissime, quelle che aveva anche iniziato a scrivere e che avevano chiesto i suoi amici futuristi/simbolisti al caffè parigino di dargli la luce; nel 19 dà alla luce "allegria di naufragi" anche questo è un titolo molto particolare, siamo di fronte a una delle tante caratteristiche di tutto il linguaggio di Ungaretti: che è analogico, che vuol dire, già da questi titoli lo si capisce, questo modo di scrivere lo prende proprio dai simbolisti, in modo particolare da Mallarmé. In un'intervista disse a che due sono i suoi

mentori: Leopardi, che è come segli avesse fatto scoprire cos'è appunto il segreto e poi, appunto, Mallarmé. Da questoe dai simbolisti impara che cosa vuol dire che il linguaggio deve essere analogico, cioè che deve creare una sorta di analogia con determinate figure, concetti, contenuti. A volte sono introdotti dalla parola come e a volte invece viene eliminata la parola come e quindi si fa questa sorta di paragone: uno strumento, l'analogia che fa leva sulla capacità intuitiva del lettore, non è una cosa nascosta, perché capiamo subito la parola "allegria di naufragi", oppure il "porto sepolto" e immaginiamo una determinata situazione, ed ecco quindi che si fa subito una sorta di paragone. È come se ci facesse fare un lavoro anche a noi stessi, cioè ci fa fare quel cammino: capire il senso profondo delle cose e allora se in fondo sembra una cosa intuitiva, dall'altra è ancora una

volta una ricerca misteriosa, infatti, tutta la poesia di Ungaretti, che si può anche sintetizzare con il concetto di parola in quanto la sua è una poetica di parola, che non deve spiegare tutto, deve rimanere misteriosa ("se la poesia si capisce allora non è davvero poesia"). Dopo "allegria dei naufragi", che, oltre ad immaginare subito appunto un'analogia, ma che nello stesso tempo è anche quasi un ossimoro, perché come può essere allegro uno che naufraga, è uno che di certo eradicato; nel passaggio successivo rimane solo il titolo "allegria", come se questo viaggio che l'uomo fa ha dentro una misteriosa positività, non è angosciante, è come quello dell'Ulisse di Dante che vuole conoscere, in questa conoscenza bisogna fare i conti con il tempo che passa, che diventa un sentimento; ci sono delle vere e proprie stagioni della vita che, nel "sentimento del tempo".del 33, è come se avesse maggiore consapevolezza a partire dalla conversione che ha quando va a Subiaco. Fare i conti con il tempo porta a farli anche con il dolore, in modo particolare alla Seconda guerra mondiale; "il dolore" esce nel 1947 e ci sono varie sezioni che ci fanno riflettere su quello che è accaduto nel secondo conflitto, ma in fondo è un dolore che a cascata è come se includesse anche degli altri suoi dolori: la perdita molto addietro, nel tempo del suo amico, ma anche quella del suo figlioletto. Nonostante queste tappe, che sono obbligate, non si possono togliere alla vita dell'uomo il suo obiettivo è sempre quello di raggiungere una "terra promessa" che, è proprio il titolo di una sua opera del 1950, è un chiaro rimando biblico a quella terra che cerca il popolo eletto. I protagonisti riguardano i personaggi ripresi dall'Eneide, vi è una ripresa del passato, per capire quanto può.essere rivalutato, come guardare a questi. È come se fa un bilancio quando è vecchio, della sua vita, piano piano inizia ad essere critico di sé stesso, tanto che nel 63 esce "Ungaretti commenta Ungaretti", intervista radiofonica. Nel 69 lui stesso decide di dare un nome a tutta la sua produzione "vita d'un uomo. Tutte le poesie", queste opere non solo rappresentano la sua poetica, ma la sua vita, ciò significa che aveva ben in mente il cammino che voleva intraprendere. Il suo tesoro è la parola, che permette all'uomo e alla società di trovare il senso del suo esistere, deve purificarsi e non c'è occasione che impedisca all'uomo di compiere questo cammino. Mario Petrucciani, critico di Ungaretti, dice che la poesia è un inizio, questo sintetizza la poesia di Ungaretti, e lo capisce bene in trincea, se non fosse andato là non avremmo avuto quel cammino che la parola fa, quella risalita in.

Un contesto in cui era degradata. Le prime mie poesie, 1933

In trincea c'è tanto tempo da aspettare, ma si sa che potrebbe accadere qualcosa da un momento all'altro; quindi, è bene che qualunque cosa balzi alla mente venga scritta. La fretta porta ad essere chiari, precisi, è come un testamento, ovvero quello che rimane dopo la morte, ai posteri.

Dice che trova, senza cercare, la parola, che cerca di rendere intensa, ma che è inframmezzata da tanti silenzi, che permettono che la parola sia scelta. È come se riuscisse ad isolare la parola, ecco com'è diversa dal segno grafico che avrebbero creato i futuristi, lui la fa vibrare, avvolte anche in un vuoto metrico, in una poesia "m'illumino d'immenso", il testo è questo, non vi è altro. È come se la poesia venisse pronunciata per la prima volta, è come una lingua primigenia, incontaminata, per questo sembra caratterizzata da una meraviglia.

a cui il lettore deve andare dietro.

Porto sepolto

Quest’opera non è un titolo bellico, eppure è un diario di guerra, stampato ad Udine nel 1916, quindi non lontano dal fronte. È incredibile che in guerra si abbia la forza di scrivere, sono 32 poesie scritte tutte in trincea.

Non è facile reperire la carta, cerca di utilizzare il possibile, per lui è un’esigenza, è un atto di vita anche se parla di morte. Si capisce che è un diario perché tutte le poesie hanno data e luogo, va dal 22 dicembre 15 al 23 novembre 16, non sono in ordine cronologico, è come se si cerca un ordine più tematico.

La novità è quella di essere uno scavo interiore, una ricerca.

Il titolo è un’analogia con questo porto di Alessandria d’Egitto, il protagonista è proprio un palombaro, che va negli abissi.

Poesia

È la poesia che porta il titolo della raccolta, perché spiega che cos’è

Il viaggio che il poeta compie, possiamo definirla come una sorta di dichiarazione poetica. I versi sono liberi, non c'è punteggiatura (futuristi, fa pensare, rallenta). La sua poesia è da vedere, è fatta di tanti spazi bianchi di a capo, che sono parola, è un silenzio che costruisce. L'azione è di arrivare nel porto, è la prima e l'ultima volta che usa il verbo arrivare, la sua vita è un viaggio, non arriva mai, è sempre un cercare cosa c'è in fondo alla sua vita e deve farlo il poeta, non il militare, ha un grande compito: scendere negli abissi e risalire alla luce, con i suoi canti, la sua parola. Non vi è il ritorno, è un viaggio verticale. Quando usa la parola "canti" fa un riferimento a Leopardi e all'Orfeo di Pascoli. Dice che è un mistero, non si può svelare, ecco allora che tutto si rinnova.

Commiato

Dedicata a colui che ha permesso che questa poetica ha

potuto trovare luce, ovvero Ettore Serra. Versi liberi, isola ciò che vuole mettere in evidenza; è come se fosse una lettera, mette in evidenza il nome dell'uomo che ringrazia. Dopo la parola "poesia" deve andare per forza a capo, perché è tutto, è la propria vita, coincidono, a sua volta la parola fa rifiorire tutto, è veramente un fermento, è qualcosa di limpido, meraviglioso. Dice che trova silenzio, perché questo cammino di discesa bisogna farlo con una certa coscienza, bisogna scavare nella "mia vita", guardare dentro sé, come fa un palombaro: colui che scende per riportare la luce dei canti. Vanno lette insieme queste due poesie; con questa discesa in sé che va fatta in silenzio, scavando, trova davvero quella parola, e così si può farla rifiorire, darla agli altri. Questo è di fatto il cammino politico che ci presenta Ungaretti: lui ritrova la parola, là, essendo acontatto con il male, con la morte. Sono poesie belliche dove c'è tutto questo cammino di attenzione alla parola. Veglia è come se questa poesia, che tra l'altro viene considerata come la quarta che miscrive, è come se fosse suddivisa in fondo in due parti, due strofe di versi liberi, a volte vi è qualche incursione di qualche bisillabo e ottonario, ma abbiamo una parte davvero tragica e un'altra invece positiva. È costretto a vegliare tutta la notte perché si trova vicino a un compagno che è morto e fa questa esperienza tragica per essere vicino alla persona morta. Vi sono molte -t ed -r, queste consonanti creano quei suoni duri, quasi macabri, che rendono ancora più macabra la situazione di una notte. Si trova vicino a questo "compagno", non lo chiama soldato, magari non conosce neanche il nome, ma in fondo è colui con cui è insieme. Ci sono molti participi, che ci dicono com'è questo.compagno: buttato, massacrato, c'è l'idea di come la guerra l
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
45 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paoladegli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Rondena Elena.