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LE OPERETTE MORALI
Il 1824 è l'anno delle Operette morali: scrive venti prose satiriche, fantastiche, filosofiche in cui Leopardi parla con ironia dell'infelicità e della tragedia degli uomini. Nel 1825 ne compone un'altra, nel 1827 altre due e due ancora nel 1832. L'edizione definitiva esce postuma nel 1845 con un totale diventiquattro operette, una in meno esclusa per volontà ultima dell'autore.
La prima concezione delle Operette risale al 1820, quando Leopardi pensava ad un progetto di "dialoghi satirici alla maniera di Luciano" (intorno ai vizi dei grandi, ai principi fondamentali della miseria umana, gli assurdi della politica, la morale, lo spirito del secolo). Il registro è comico per rappresentare un contenuto tragico; contaminazione di generi e forme, a livello macrostrutturale e microstrutturale (all'interno della medesima operetta) - abbassamento comico, straniamento umoristico. Qui conferisce il nucleo della
riflessione filosofica leopardiana: pessimismo, materialismo, critica al moderatismo liberale, allo spiritualismo, al progressismo scientista. Temi: teoria del piacere, tema della natura e della civiltà, concezione materialista, critica dell'antropocentrismo, mito del progresso. L'organicità sta nel fine: mostrare il vero, irridere a tutte le sue mistificazioni illusorie e colpevoli, reperire modi di vita adeguati alla consapevolezza del vero (carattere morale). Pubblico: nel Manzoni era il pubblico borghese, ceto laborioso e onesti a cui doveva essere affidata la costruzione di una società liberale e cristiana; per Leopardi quel medesimo pubblico è il pubblico ingenuo, complice ignaro delle ideologie cattoliche e moderate che egli critica, e gli intellettuali che riforniscono il mercato delle loro ideologie, da cui ricorso all'ironia (le Operette sono morali nella misura in cui si fonda una nuova forma di moralità, che smascheri la morale).tradizionale).La scommessa di Prometeo30 aprile - 8 maggio 1824- accusa le nefandezze del genere umano distruggendo ogni facile ottimismo;- scommessa che Momo e Prometeo fanno riguarda il valore del genere umano (tribù selvaggiadell'America, società asiatica di cultura antica, Londra - culla civiltà europea);- a qualsiasi livello di civiltà ed in ogni condizione l'uomo è crudele e crea istituzioni crudeli;- ciò che cambia è il quoziente di infelicità che aumenta con il progresso storico (equivalenteregresso di civiltà);- cade mito rousseauiano del "buon selvaggio" (bontà originaria dell'uomo) - vanifica ogni ideologiadel progresso (l'uomo, buono per natura, realizza attraverso la civiltà il meglio della propria indole).- Condizione naturale - istintiva e quella civilizzata nascondono morte e crudeltà- Contesta provvidenzialismo ottimistico e progressivo- Prometeo: grande
ribelle- Momo: dio dell'arguzia satirica. Luciano nell'Ermotimo lo rappresenta come aspro censoredell'opera di Vulcano il quale, per scommessa con Nettuno e Minerva, aveva costruito l'uomo. Momo rimprovera Vulcano di non aver fatto "finestrine sul petto degli uomini" in maniera tale dapoterne conoscere in profondità i desideri. Il collegio delle Muse (nove figlie di Zeuse e di Mnemosyne), protettrici di tutte le arti indice un bandodi concorso per la migliore invenzione tra gli dei, premio corona di lauro. Vinsero Bacco - Dio del vino e dell'ebbrezza - per l'invenzione del vino, Minerva - Dea della Sapienza - per quella dell'olio post-bagno degli dei, e Vulcano - Dio del fuoco e della lavorazione dei metalli - per quella di una pentola di rame, detta economica, con cui cuocere con guadagno di tempo. Dovendo dividere il premio in tre parti, rimase un ramoscello di lauro ciascuno. Tutti lo rifiutarono (Vulcano per il rischio).dibruciarlo stando sempre accanto al fuoco, Minerva poiché sosteneva un peso già troppo grande - elmo,Bacco non volle cambiare la sua corona di pampini). Prometeo si arrabbiò per questi rifiuti (rubò ilfuoco agli dei per donarlo agli uomini, Zeus lo punì incatenandolo sul Caucaso e facendogli divorare ilfegato da un'aquila, liberato da Ercole, poté tornare nell'Olimpo) aveva presentato modello di terra concui fare i primi uomini. Prometeo avrebbe voluto il lauro, forse per difendersi dalle tempeste, nonpercosso dai fulmini; per nascondere caduta dei capelli.Un giorno parlando con Momo (personificazione del biasimo e maldicenza). Prometeo sostiene chel'invenzione del genere umano era di gran lunga migliore di tutte le altre. Momo non sembra convinto;fanno scommessa ("uomo più perfetta creatura dell'universo").1. Popaian (Colombia): trovano dopo molta fatica un piccolo mucchio di capanne di legno circondateda
Un recinto, davanti a uno di questi stava un nugolo di persone intorno a un vaso posto davanti a un grande fuoco. Cannibalismo: il capo mangia figli e madre dei suoi figli e uomini di un altro popolo, al di là del fossato. Allontanandosi, impreziosiscono il cibo dei cannibali che perseguitano a mangiare.
2. Agra (India): giovane donna sta per essere arsa viva (Prometeo richiama alla mente Lucrezia, suicida dopo la violenza recatale dal figlio di Tarquinio il Superbo, Sesto; Virginia, uccisa dal padre perché non cadesse nelle mani di Appio Claudio, Alceste, eroina greca che offrirà la propria vita per riscattare quella del marito Admeto): era consuetudine per le vedove.
Impossibile raggiungere perfezione, stato di civiltà, nemmeno per i popoli che si ritengono civili: precarietà della condizione umana, il progresso è frutto solo del caso. Forse, dice Momo, se si deve parlare di perfezione è proprio perché male e bene coesistono (Plotino).
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3. Uomo morto sul letto con due bambini morti uccisi dal padrone ricco e perbene. Tedio della vita.
Nessun animale, eccetto l'uomo, si suicida né uccide i suoi figli.
Prometeo riconosce di avere perso la scommessa.
Ironia: colpisce la mitologia classica, dei hanno stessi vizi dell'uomo. (collegio delle muse (arte) è povero, gli dei hanno bisogno di passatempo, Vulcano vince perché crea pentola economica e rapida erifiuta il premio per timore che gli dia noia mentre è al lavoro, Bacco vorrebbe usare il lauro perinsegna della sua taverna, Prometeo la viole per nascondere la calvizie, premio senza raccomandazioni- al contrario che tra gli uomini)
Ironia nel dialogo con il selvaggio colombiano: distanza tra la virtù a cui allude la domanda e la realtàspietata delle risposte. A Londra il suicida che raccomanda il cane e non i figli.
Dialogo della Natura e di un Islandese21 - 30 maggio 1824.
Tema nodale della
natura.- Crolla ogni residua fiducia o giustificazione nei confronti della natura, considerata come forza spietata e impersonale, indifferente al destino dei viventi e, nei fatti, nemica della loro felicità.- La stessa crudeltà umana è ricondotta alla loro condizione naturale.- Prospettiva provvidenziale rovesciata: tutto concorre, nei fatti, a rendere l'uomo infelice e cattivo- vanità e stoltezza degli uomini, che procurano infiniti guai- perenne infelicità del genere umano e più in generale di tutte le creature- assoluta indifferenza della natura per la sorte degli uomini e degli altri esseri viventi- meccanica costituzione dell'universo , che è un "perpetuo circuito di produzione e di distruzione"- inconoscibilità del reale e del fine a cui è diretto l'umano soffrire (problema teologico)Un islandese mentre va errando per le regioni interne dell'Africa, incontra la natura (statua enorme,A forma di donna seduta col busto ritto e il gomito appoggiato ad una montagna, occhi e capelli neri e fissi. Segue un dialogo, durante il quale l'uomo spiega alla sua interlocutrice come la sua vita sia stata sempre infelice. Infatti, fin dalla prima gioventù si era persuaso della vanità dell'esistenza e della stoltezza degli uomini, i quali si procurano vicendevolmente infiniti mali. Hobbesiana lotta di tutti contro tutti: impossibilità del vivere civile. Ma dalla molestia degli uomini fu facile liberarsi, perché egli si separò dalla loro società e visse in solitudine. Scappa dunque dall'Islanda (Dialogue entre le philosophie et la nature: Natura matrigna, ostile e indifferente alle esigenze dei suoi figli, tormenti agli islandesi: Histoire de Jenni), paese tormentato dal gelo e dal vulcano, inizia una vera peregrinazione per tutta la terra alla ricerca di un luogo che, senza dare piacere al suo corpo, non infligga almeno sofferenza.
ad esso. I guai tuttavia continuarono ad assisterlo: tempeste spaventevoli di terra e di mare, minacce di vulcani, paura di incendi e altre calamità resero la vita inquieta e tormentata; né valse mutare luoghi e climi. Fino a vecchiaia e morte. Egli dovette sopportare il caldo, il freddo, le tempeste, i venti, i turbini smodati, le infermità e i tanti pericoli giornalieri, tanto che non si ricorda d'aver passato un giorno solo della vita senza pena. (cataclismi, bestie feroci, climi avversi, malattie) La natura ha infuso insaziabile avidità di piacere negli umani e nello stesso momento disposto che il piacere fosse nocivo alla sanità del corpo (vizio pericoloso alla salute psico-fisica). E conclude dicendo alla natura: "tu sei nemica scoperta degli uomini e degli altri animali, e di tutte le opere tue, ora c'insidii, ora ci minacci, ora ci assali, ora ci pungi, ora ci percuoti, ora ci laceri, e sempre o ci offendi, o ci perseguiti; egià mi veggio vicino il tempo amaro e lugubre della vecchiezza, cumulo di mali e di miserie gravissime". L'uomo può sfuggire al contendere sociale degli altri uomini, benché si condanni a una solitudine priva di solidarietà, la natura è ancora più crudele perché non cessa di inseguirlo e condannarlo senza motivo. Allegoria della villa = vita. Poniamo che qualcuno mi inviti e poi mi tratti male: direi: anche se non hai fatto la villa per me, potevi anche non invitarmi. Se mi hai invitato, significa che lo hai fatto appositamente per nuocermi. Di fronte a queste accuse la natura rimane impassibilmente fredda, precisando all'ingenuo islandese che il mondo non è stato fatto per la specie umana e che essa ha mirato sempre "a tutt'altro che alla felicità degli uomini o all'infelicità"; la sua indifferenza per la sorte dell'umanità è tale che, se anche le capitasse di