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Classicismo e romanticismo in Leopardi (La poetica. Dalla poesia sentimentale alla poesia-pensiero)

La prima opera di Leopardi fu il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica (1818). Con esso il poeta espresse il suo rifiuto del romanticismo, schierandosi dalla parte del classicismo: per Leopardi, infatti, il romanticismo ha reciso il rapporto della poesia con i sensi e la natura, non ne condivide lo storicismo, la visione spiritualistica del mondo e il gusto per la rappresentazione del vero; mentre il classicismo gli è più affine in quanto condanna la modernità.

Si può notare però una somiglianza tra Leopardi e il romanticismo, ovvero l'interessamento di entrambi ad avere una funzione sociale, la scissione io-mondo, l'esaltazione dell'io, la tensione tra uomo e natura, il conflitto illusione-realtà, il culto della fanciullezza e del primitivo, i temi dell'angoscia, del dolore, dell'infinito e del mistero.

rifiutano però l'irrazionalismo in tutte le sue forme e si segue il materialismo. Lo Zibaldone di pensieri. Un diario del pensiero. A 19 anni Leopardi comincia a scrivere un diario, praticamente tutti i giorni, con le proprie riflessioni che lui stesso chiama, 10 anni dopo, Zibaldone di pensieri. Al primo diario se ne aggiungono altri, fino al 1832, pubblicati postumi tra il 1898 e il 1900 a cura di Carducci. Nello Zibaldone sono contenuti caratteri autobiografici e del genere diaristico, ma si limitano solo a spazi in cui vengono riportate poche esperienze personali e qualche propria impressione, per il resto ci si occupa più che altro di caratteri tecnico-filologiche, tecnico-linguistiche, riflessioni su questioni letterarie, filosofiche, ecc. È quindi una raccolta di vario genere (il termine "Zibaldone", infatti, significa "un po' di tutto") ed è abbastanza frammentato. Si colloca in una dimensione di non finito e lo stile miraalla funzionalità. Quest'opera prima era riservata solo agli studiosi di Leopardi, poiché non era considerata fondamentale per capire le altre sue opere, ma poi ci si accorse che ci sono spesso descrizioni di circostanze che poi ritroviamo anche nelle sue poesie che quindi possono essere studiate, grazie allo Zibaldone, non solo da ciò che hanno capito i filologi, ma anche da ciò che Leopardi stesso ha lasciato scritto nei suoi diari. I Pensieri (che Leopardi aveva chiamato "paradossi") sono stati invece pubblicati nel 1845 da Ranieri. Sia lo Zibaldone che I Pensieri non erano destinati alla pubblicazione e sono fondamentali per ricostruire la personalità del poeta. Le operette morali Le prime le scrive nel 1824, poi tra il 1827 e il 1832 ne scrive altre. Vengono pubblicate postume da Ranieri e sono in tutto 24. Esse sono una raccolta di prose che Leopardi definisce "liriche", poiché, pur essendo in prosa, sono comunque presenti.

elementi poetici (in alcuni personaggi, nel linguaggio, ecc.). Sono concepite da Leopardi come un'opera unitaria e organica, ma sono, tuttavia, organizzate in modo molto vario: cambiano le tecniche narrative, i protagonisti, le ambientazioni e i periodi storici. L'organicità è data però dal loro fine, cioè il mostrare il vero e il dare nuovi modelli di comportamenti (mores).

Gli altri scopi delle operette morali sono lo smascheramento ("distruzione") di tutta la morale tradizionale e il mettere in risalto il limite della condizione naturale degli uomini. Per questi due motivi si utilizzano l'ironia e la satira, che implicano il rifiuto della tradizione morale e porta gli uomini a ridere, il che rende loro accettabile la scoperta del dolore.

I temi principali sono: la teoria del piacere, il tema della virtù, l'illusione dell'antropocentrismo, il mito del progresso e la prospettiva religiosa.

I Canti

I Canti raccolgono tutte

Le poesie di Leopardi, ma non in una struttura untiria. Essi hanno però un principio organizzativo interno basato su criteri di genere e criteri cronologici. Sono stati divisi da De Santis in piccoli e grandi idilli. I Grandi idilli sono i testi di Pisa e Recanati, ma non possono essere definiti idilli (il vado e l'indefinito vengono espressi, ma solo attraverso i ricordi) per questo tale divisione fu poi abbandonata.

N.B. idillio = piccola rappresentazione, quadretto, piccola immagine, paesaggio. Viene dalla parola greca idolo (=quadro, immagine, paesaggio) che viene dal verbo difettivo eidon. Con Leopardi gli idilli diventano rappresentazioni del proprio stato d'animo e delle proprie sensazioni.

Dialogo della Natura e di un Islandese pag. 381 -> 386. È una delle operette morali più importanti, in quanto descrive la concezione di natura di Leopardi. È stata scritta nel 1824.

1->21: un Islandese, viaggiando per l'Africa si trova davanti ad un

busto di donna enorme, con il gomito appoggiato su una montagna, il volto tra il bello e il terribile(fa quindi paura, ma allo stesso tempo attrae) e gli occhi e i capelli nerissimi(simbolo di peccato, morbosità, tentazione): è la Natura. Essa chiede all’islandesechi è e cosa ci fa lì e l’Islandese risponde di essere lì per fuggire dalla natura. La Natura usa metaforicamente la legge dello scoiattolo e del serpente (la legge del piùforte) e gli fa capire che è lei ciò da cui fugge. L’islandese rimane stupito e la Natura gli dice che se lo poteva aspettare di trovarla in un posto come l’Africa.22->112: monologo dell’Islandese in cui spiega perché fugge dalla natura (poiché nonvuole dolori, non cerca nessun godimento). Si è però ormai accorto che il dolore èinevitabile, perché la Natura è nemica degli uomini causandogli infelicità.113->119:

Risposta della Natura (io non ho intenzione di rendere felici o infelici gli uomini, lo faccio involontariamente, io vi sono indifferente. Il mondo non è stato creato a vostro vantaggio).

120-> 148: esempio dell'uomo che invita l'islandese a casa come ospite e lo fa vivere in pessime condizioni (se quest'uomo mi dice "io non ho fatto questa casa per te", io gli rispondo "non ti ho chiesto io di invitarmi". Perché Natura ci ha collocato in questo universo e poi ci fai del male?), replica della Natura ("la vita è un perpetuo circolo di produzione e distruzione, è l'inesorabile ciclo della materia") e domanda finale dell'Islandese ("A chi piace o a chi giova questa infelicissima vita di produzione e distruzione?").

150->155: conclusione. All'Islandese non viene data risposta e viene ucciso (secondo alcuni da due leoni in fin di vita per il digiuno e che poi muoiono il giorno successivo).

dopo, secondo altri da un ferocissimo vento che stese a terra l'Islandese edificando sopradi lui un mausoleo di sabbia, sotto al quale sarebbe poi stato ritrovato da deiviaggiatori e portato in un museo d'Europa; comunque sia muore per un eventonaturale).

Domina la tecnica dell'accumulo e dell'elencazione.

Il protagonista è un uomo comune (a sostegno della concezione leopardiana dellafilosofia, ritenuta un bisogno esistenziale e non una professione specialistica) di cuisi conosce solo la nazionalità (tra l'altro l'Islanda è un paese misterioso, di cui siconosceva poco all'epoca di Leopardi) e che rappresenta un punto di vista medio edobiettivo.

Le tesi materialistiche sono sostenute dalla Natura, la ricerca del senso della vita èintrapresa dall'Islandese.

La Natura è insensata e indifferente.

Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez pag. 387 -> 390- È stato scritto nel 1824, è

un'operetta morale.- I personaggi sono personaggi storici reali: Colombo, uomo d'azione ed'immaginazione, e Gutierrez, uomo pratico a cui importa solo la realizzazione di risultati concreti (se non vede non crede).- I temi di fondo sono l'incertezza del sopravvivere che combatte la noia e ci fa apprezzare di più ciò che si ha, il tema della piccolezza dell'uomo nell'universo e il tema dello smarrimento (tema romantico).- L'ambiente è una notte stellata, sul mare infinito: rende poetica l'immagine.- "Bella notte" "Bella in verità: e credo che a vederla da terra, sarebbe più bella."Da questa affermazione Colombo capisce subito che anche G. è stanco di navigare e quest'ultimo ammette che è effettivamente stanco di navigare senza senso e domanda a Colombo se a lui non è venuto qualche dubbio. Questo espone allora tutti i suoi dubbi: ciò che egli ha pensato

E confortato con la scienza non ha dato risultato, quindi è rimasto deluso; per gli stessi ragionamenti l'idea stessa di trovare una qualche terra nella parte occidentale, solo sul presupposto che questa deve essere uguale a quella orientale e quindi fatta di mare ma anche di terra, potrebbe risultare falsa. G. allora, con un po' di sdegno, rimprovera al capitano di aver messo a rischio le vite di tutti basandosi solo su congetture. C. conferma ciò, ma dice che si rischia la vita per molto meno e che se non fossero in navigazione, avrebbero a che fare con la peggiore angoscia possibile, cioè la noia. C. non è per la certezza, perché se per certezza si intende l'assenza di pericolo, ciò non implica l'essere felici, ma noia, quindi non gli interessa la certezza, preferisce il rischio. Inoltre la navigazione, anche se non portasse a trovare nuove terre, porta comunque un profitto, oltre che per il fatto che non ci fa annoiare, anche

per il fatto che ci permette di renderci conto dell'importanza di cose che altrimenti non noteremmo. Un marinaio, infatti, rischiando la vita, si accorge di quanto sia importante la terra su cui camminiamo. Ogni navigazione per C. è come saltare dalla rupe di Leucade, solo più duratura (quindi migliore): non sa se davvero Apollo libererà gli amanti dall'amore, ma di sicuro, almeno per un breve periodo, agli amanti, dopo aver rischiato di perdere la vita, questa sarà più cara. Si crede che ai marinai e ai soldati sia poco cara la vita, perché la rischiano tutti i giorni, ma per C. è esattamente il contrario: a chi potrebbe mai venire in mente di ringraziare di avere la terra sotto i piedi, se non a un marinaio? Una persona del genere non avrebbe cara la vita?

Nel passaggio dal pericolo al primo entusiasmo per la conquista della terra noi troveremo l'unico momento di illusoria beatitudine possibile. G. dice che ha ragione, seppur sia

tutta una congettura speculativa, e C. dice che
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A.A. 2012-2013
12 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

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