vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La poesia e le umili cose
La poesia ci mette in comunicazione immediata con il mistero che è la realtà vera dell'essere, essa è un mistico contatto con l'anima delle cose, è la forma suprema di conoscenza.
Se la poesia è nelle cose stesse, nel particolare poetico, allora anche i motivi della poesia non necessariamente devono essere grandiosi ed illustri, o avere il fascino dell'antico e dell'esotico, quel fascino che tanto ammalia i poeti del secondo Ottocento francese. Per il poeta, come per il fanciullo, sono belle e degne di canto anche le piccole cose, umili, quotidiane, familiari, le piante più consuete e modeste, i piccoli animali, gli eventi del mondo naturale e campestre. La poesia del Pascoli canta le minime nappine, color gridellino, della pimpinella, sul greppo; canta l'umile lacrima; e ciò si fa da due occhi infantili che guardano semplicemente, serenamente di tra l'oscuro tumulto della nostra anima.
fatica delle lavandare e illoro stornellare, la famiglia raccolta attorno alla tavola, i frulli d’uccelli, lostormire dei cipressi, il lontano cantare di campane, il tuono, il lampo... E’ unatematica, quella delle piccole cose, peraltro legata all’universo contadino ecampagnolo da cui il Pascoli proviene e a cui sempre rimane fedele.
• IL SIMBOLISMO. Il fanciullo-poeta non riesce a cogliere i rapporti logici dicausa ed effetto tra le cose, a fissarle in un insieme o sistema coerente. Gli oggettivengono piuttosto percepiti in modo isolato, svincolato dal contesto, scatenandocosì l’immaginazione che li carica dei propri ricordi, delle proprie esperienze, delproprio universo immaginario, e ne fa un simbolo. Ecco allora che l’”aratrodimenticato” in mezzo al campo diventa il corrispettivo di una vita solitaria, diuno stato d’animo pervaso di malinconia e di tristezza. L’«albero spoglio econtorto» diventa simbolo
dell'angoscia dell'uomo; il "nido vuoto" simbolo della casa vuota delle presenze familiari; i "fiori" simbolo della solitudine, dell'incomunicabilità dell'esistenza umana, gli annunciatori della morte; il "suono delle campane" ricorda per associazione un inno senza fine ed esprime la voce della tomba. Tutta la poesia pascoliana tende al simbolo, perché la realtà che essa rappresenta è il mistero insondabile che circonda la vita degli esseri e del cosmo. Il poeta è teso ad esprimere i palpiti arcani, le rivelazioni delle cose, le illuminazioni dell'ignoto. Il simbolismo pascoliano, però, pur avvicinandosi a quello europeo, resta elementare e provinciale e non raggiunge la profonda