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SCENA SEDICESIMA

Soliloquio cavaliere, inizia a esternare la sua debolezza: ha paura di cascarci.

La sua sincerità è fuori dal comune, mi divertirei ma non per questo mi innamorerei. Tenta di convincere se stesso, volontà di negare a se stesso che sta cedendo, ostenta forza che a breve verrà meno.

FINO A SCENA VENTRITRESIMA (presenza due attrici Ortensia e Deianira, due comiche, si presentano come dame ma vengono riconosciute da Mirandolina come tutt'altro, le attricette delle compagnie girovaghe erano considerate prostitute che vivevano di regalie per la loro compagnia e non solo per le loro performance, poco più che prostitute. Conte e Marchese si intratterranno con loro ma senza distrarsi da Mirandolina che comunque esce vincitrice dal confronto con le due, quelle fanno da contraltare alla sua figura, la fanno risaltare nella sua positività e astuzia - lei ha un'attività onesta al loro contrario.)

SCENA VENTRITREESIMA

Mirandolina,

se proprio dovesse scegliere tra conte e marchese, sceglierebbe chi spende di più ma è occupata a far innamorare il Cavaliere di Ripafratta, si mette alla prova, non attrice brava come quelle due (in realtà è più brava, loro due vengono subito scoperto che non sono dame) ma proverò (lei in realtà consapevole di essere brava attrice). Momento nodale: sta toccando un aspetto importante, legato a momento teorico di trattazione del teatro, se l'attore debba essere in grado o no dell'immedesimarsi nel personaggio, M. sperimenta se stessa come attrice, si chiede se sarà in grado di interpretare il ruolo. Si intuisce che narcisismo di Mirandolina prevale sul materialismo, vuole far capitolare chi le sta resistendo. ATTO SECONDO (prime tre scene cavaliere a pranzo circondato da attenzioni di Mirandolina con complicità di Fabrizio lo fa servire maggiormente, gli fa fare salsina apposta, molto cerimoniosa, diventa plateale). SCENAPRIMA SALTA ("“perbacco costei incanta tutti, sarebbe da ridere se incantasse anche me” dice il cavaliere, consapevole che tutti irretiti da lei e avanza il proposito di andarsene perché avverte di star cedendo, di star abbassando la guardia).

SCENA SECONDA E TERZA SALTA

SCENA QUARTA

Attacco finale sferrato da Mirandolina.

Il cavaliere mangia solo in camera sua, entra con un piatto Mirandolina e lo serve a tavola.
M. continua con falsa modestia "“sono una serva” e lui pensa "“che umiltà” ci è cascato, ancora più degli altri che almeno la vedono astuta, mentre il cavaliere è ben oltre, la crede sincera e non percepisce la sua falsa umiltà. Riprende il discorso della prima scena di seduzione in cui ostenta reciproca stima e fiducia, condividono le idee e quindi lei è a suo agio ad andare da lui mentre gli altri fraintenderebbero. "“se l’avete fatto voi sarà buono” scappa al cavaliere un complimento,

Lei continua a essere manierata, affettata, è sorprendente che lui non se ne accorga. Mentre lui pensa che devo proprio andare via. "Queste mani sanno far delle belle cose" incoerente M. prima ha detto che non sa fare niente, ora si tradisce, consapevole delle sue capacità. "Dammi da bere" (Al Servitore, con qualche passione) indicazione di Goldoni. M. continua a dimostrare tratti comuni, lui descrive il piatto di lei prezioso e lei riprende anche il suo lessico e definisce il vino di borgogna "prezioso". Strategia dello specchio sempre più palese. M. sospira, lui è turbato. Lui la rassicura, non sarà ingrato. Lui le offre il vino "io non merito queste grazie" M. stucchevole, melensa (non ha pregi, non merita nulla, non sa far niente). Lui chiede al servo un bicchiere e lei dice che non serve berrà dal suo stesso (NUOVO contatto, come quando gli aveva chiesto di darle la mano, questo è un nuovo.

contatto interposto del bicchiere, tuttavia è un atto intimo e malizioso, esplicito e erotico, implica molta intimità e M.utilizza "beverò le sue bellezze" secondo cui sul fondo bicchiere verrebbe imprigionata l'immagine di chi ha bevuto. Chiede del pane per non bere a stomaco vuoto ma con le mani occupate in piedi è a disagio e lui la invita a sedersi a tavola con lui "non sono degna". M. continua a confrontare conte e marchese dicendo quante volte l'hanno invitata a bere e lei non ha mai voluto mentre con lui lo sta facendo. Il cavaliere chiede al servo di non rivelare che lui e Mirandolina sono stati a tavolo insieme (preservare M. dal pettegolezzo o se stesso? Non è chiaro). M. fa un brindisi ma esclude le donne perché lui non le può vedere, il cavaliere usa il verbo al passato "è vero non le ho mai potute vedere" come se ora non fosse più così, è mutato, non èpiù coerente con le sue posizioni. Il cavaliere allontana con una scusa il servitore, ora sono soli. "Sei una garbatagiovane, voglio dirti una cosa vera verissima, tu sei la prima donna di questo mondo con cui ho avuto la sofferenza (pazienza) di intrattenermi con piacere." M: io non lo merito ma questo agio è dato dai temperamenti (sangui) comuni che abbiamo. "Se è savio" M. utilizza l'argomento di lui a suo vantaggio. M. capovolge il confronto, attribuisce a lui quello che sta facendo lei, lei fa la parte di quella che teme la perdita della quiete impazzando per un uomo e se per caso lui la stia mettendo alla prova. Brindisi "Che vivano i buoni amici" rapporto ambivalente serva-padrone, si pone come umile servitrice lasciandogli la supremazia, ma poi qui passa a un altro piano, quello complice amicale senza malizia. Si pone a un ruolo mai contemplato da lui, quello dell'amica, un rapporto alla pari. SCENA QUINTA SALTA (M. regge il gioco al

cavaliere che non vuole essere giudicato incoerente e gli tutela l'immagine)

SCENA SESTA E SETTIMA (orientata a definire il carattere miserabile del marchese, figure meschine, li vede bere vino insieme e vorrebbe poter assaggiare il vino che non può permettersi e per competere ordina un vino manelle sue possibilità economiche c'è soltanto un vinaccio e tenta di sminuire quello dell'altro anche se palesemente migliore del suo, il confronto dei vini è quello dei ceti sociali diversi, molto arrogante).

SCENA OTTAVA

Ultima battuta soltanto: gioco degli specchi, ennesimo brindisi con il cavaliere, recita breve filastrocca che sostiene di aver imparato dalla nonna. Viva Bacco e viva Amore (due fulcri rapporto con cavaliere, il vino galeotto, e l'amore che lei vuole suscitare e dal quale lui vuole scappare). Dichiara la sua emulazione per compiacerlo "faccio quel che fate voi".

SCENA NONA

Solo terza battuta: brindisi misterioso, mi vuoi abbattere,

Lui ha capito che M. sta giocando per abbatterlo.

SCENA DECIMA 11 12 13 14 (ci saranno il conte e le due attricette a pranzo che parlando anche del cavaliere come uomo che odia le donne e il conte le invita a farlo capitolare, ignaro che ci sia già riuscita Mirandolina. Le due provano a sedurlo ma il cavaliere è molto spazientito, le caccia, si sente vinto da Mirandolina e decide di partire per Livorno).

Qualche battuta scena tredicesima: modi delle attricette, Ortensia e Deianira dichiarano di essere attrici (pag 62). Deianira dice che fuori di scena non sa fingere, mentre M. dissimula la sua capacità.

SCENA QUINDICESIMA Fabrizio e il cavaliere che vuole andarsene a Livorno e chiede il conto (perché M. scrive e fa di conto meglio di tutti, importanza istruzione le sue capacità rendono ancora più esclusiva M. così autonoma e capace, è un pregio in più. Verso fine scena Fabrizio rivela al cavaliere che Mirandolina deve essere sua moglie.

rivela il piano del padre di M. provocando una ulteriore alterazione nel cavaliere che scopre un ulteriore spasimante di M, che non spostettava. Soliloquio cavaliere, "convien soffrir questo ultimo assalto" chiarisce inversioenruoli canonici, di solito donna subisce assalto pretendenti mentre è lui a doveralazare mura di difesa Arriva M. che invece di conquistare lo spazio in avanti, si fa indietro e lui lachiama a se e le dice di farsi avanti. Gli da il conto e piange "mi è andato delfumo negli occhi" vuole che la veda piangere e simula il pianto ma dissimula laragione, che recita. Lascia di più del conto. M. sviene, recita. Il cavaliere si chiede se è svenuta per lui, se lo ama e lui laama e si affanna per farla riprendere. "Ora poi è caduto affatto...". Battuta di cattivo gusto, definita così dai critici. M. si riprende e si rivolge al pubblico facendo capire che è falso e che è l'arma finale del suo attacco all'uomo in quanto donna. Il cavaliere torna con l'acqua e la rianima e la rassicura che non partirà più, visto che crede che lo svenimento sia dovuto all'amore che prova per lui. Cattivo gusto dello stratagemma estremo per fare breccia nel cuore. salta Marchese conte miralndolina e cavaliere Il marchese canzona il cavaliere, "siete caduto?" come il fall in love, innamorato. M. gongola: l'impresa è fatta "di lui il cuore è in fiamme, in cenere" M, che siera dissociata dalle altre donne per apparire simile al cavaliere, si riappropria della fazione femminile e sostiene di aver fatto tutto questo per vendicare l'onore delle donne e impartire una lezione a uomini presuntuosi (abbandona atteggiamento autoreferenziale, ora vuole rendere pubblico il suo trionfo ma in realtà non lo farà).Infatti in Atto finale puntualizzerà questa posizione. Per critica non gioco immorale ma precipitazione di un gioco giovanile di una donna che crede di potersi permettere qualche eccesso prima del porre fine ai giochi di giovinezza per il matrimonio programmato. Fine secondo atto. TERZO ATTO pag 69 SCENA 1 Mirandolina e Fabrizio M. stira (ciò che la porta fuori da questi giochi sono le attività pratiche come questa, si rende conto che ha tanto da stirare e mette da parte gli interessi amorosi e da donna trionfante e vendicativa torna donna domestica e pratica – fa delle considerazioni.) Fabrizio: "finché mangio il vostro pane devo servirvi" (condizione subalterna di F. a M.), lei lo tiene sospeso. F. la accusa di interessarsi ai nobili e lei "con questi uomini più si vuol bene e più si fa peggio" detto a voce alta per f
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Publisher
A.A. 2020-2021
33 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FUTURAfutura di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Stasi Beatrice.