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Zibaldone. Si innamora per la prima volta della cugina e scrive il Diario del primo amore. Incoraggiato da
una visita di Giordani a Recanati, Giacomo tenta la fuga. Scoperto dal padre rinuncia. Allo Zibaldone affida
le sue riflessioni che segnano la sua “conversione” filosofica, ovvero l'adesione a una concezione
materialistica e atea. La ricerca poetica prende due svolte: la poesia sentimentale degli idilli, la poesia
impegnata della canzoni civili. Potrà lasciare Recanati nel 1822 per un deludente soggiorno a Roma. Tornato
a Recanati si dedica alla scrittura delle Operette morali. A partire dal 1825 si stabilirà lontano da Recanati:
nel 1833 si trasferisce a Napoli, dove muore nel 1837.
Delle 931 lettere dell'autore numerosi sono i destinatari. Le più significative sono rivolte ai familiari,
soprattutto al padre e alla sorella Paolina, con cui ebbe grande complicità. Le lettere con Pietro Giordani
sono di grande rilevanza: in Giordani ravvisò un punto di riferimento. Leopardi è il primo scrittore italiano
che rinunci a fare delle lettere private un momento di autorappresentazione pubblica. Mentre Manzoni
espone le proprie posizioni ideologiche, le lettere di Leopardi restano riservate a un ambito personale.
L'elaborazione filosofica di Leopardi manca di sistematicità; nonostante ciò sviluppa un pensiero
autonomo e sistematico. Ciò che manca di sistematicità è il metodo di indagine, in quanto l'autore non pensa
in quanto filosofo, ma in quanto essere umano. I due criteri su cui si fonda il suo pensiero sono il vero
esistenziale dell'io e il vero sociale dei molti. Ogni ipotesi dev'essere dunque comprovata dall' esperienza.
L'infelicità umana è il tema centrale della ricerca: inizialmente non viene fatta dipendere dalla natura,
considerata come entità positiva, in quanto produce illusioni che rendono l'uomo capace di virtù. La prima
fase del pensiero leopardiano è detta pessimismo storico , in cui l'infelicità umana viene ricondotta a
condizioni storiche. Nel 1819 viene meno l'adesione di Leopardi al cattolicesimo ed abbraccia
definitivamente il sensismo illuministico: le idee dipendono dalle sensazioni e il comportamento umano è
diretto al conseguimento dell'utile. E' respinta ogni ipotesi sull'esistenza di elementi spirituali: il corpo è
materia pensante, non esiste un'anima. La causa dell'infelicità è indicata nel rapporto tra il bisogno dell'uomo
di essere felice e le possibilità di soddisfacimento oggettivo. Da questo concetto nasce la “teoria del
piacere”. Il piacere è destinato all'assenza di appagamento, raggiungibile solo attraverso l'immaginazione.
Mentre la natura era inizialmente esente da colpe, adesso la causa dell'infelicità viene fatta interamente
ricadere sulla natura, che infonde negli uomini il bisogno di felicità rendendone impossibile il
conseguimento. La vita umana oscilla fra sofferenza e noia, con l'unico scopo di procedere verso la morte.
Un esempio è dato nello Zibaldone: osservando un giardino ne gustiamo la bellezza ma, osservando in
profondità, noteremo delle piante che patiscono la troppa luce o la troppa ombra, dei fiori divorati dagli
insetti, che mostrano il reale aspetto della natura. La natura non è più benigna, ma matrigna: questa è la fase
del pessimismo cosmico. Da una parte la civiltà è l'arma che l'uomo ha per smascherare la propria
condizione, recuperando la dignità attraverso la coscienza (razionalismo europeo). D'altra parte la civiltà,
sottraendo l'uomo al dominio delle forze naturali, lo ha reso più fragile ed egoista, segnato dall' artificialità.
La vita umana diviene una lotta di tutti contro tutti per l'affermazione individuale. La civiltà dunque aumenta
l'infelicità. Leopardi rinuncia dunque provvisoriamente alla scrittura poetica: espone nelle Operette morali i
risultati disincantati della propria filosofia, colpendo le illusioni.
Nel Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, egli rifiuta il Romanticismo soprattutto
riguardo il rapporto tra poesia e natura. Leopardi propone una poesia capace di servirsi dei sensi per
provocare nel lettore un effetto forte. Non essendo più possibile un rapporto immaginativo con la natura
come accadeva nei tempi antichi, l'unica strada che resta ai moderni è lo studio degli scrittori antichi e la
loro imitazione. Il classicismo leopardiano si fonda sulla condanna del presente: la poesia ha il compito di
immaginare e fantasticare. Come per i romantici la poesia deve avere una funzione sociale, ma non si tratta
di prospettare un modello di rinnovamento, ma di rivolgersi all'antico. Leopardi si rispecchia in alcuni temi
romantici quali la scissione io-mondo e la tensione tra uomo e natura, nonché l'angoscia, l'infinito, il
mistero, uniti a un atteggiamento combattivo. Il bisogno di concretezza dell'autore riguarda anche la poesia:
essa deve corrispondere all'aspirazione umana al piacere; deve avere un carattere di indeterminatezza, con
l'utilizzo di vocaboli che esprimano il vago. La caratterizzazione negativa della natura fa venir meno la
fiducia nei confronti della poesia: ne consegue il rifiuto di essa e l'adesione a una letteratura volta alla
distruzione delle illusioni. Da qui nascono le Operette morali che prendono il posto degli idilli. Nella
“rinascita” della poesia leopardiana ha grande importanza la prospettiva della memoria (A Silvia). Qui la
critica delle illusioni convive in una poesia che si fonde alla filosofia, che ricerca armonia e bellezza.
Leopardi inizia ad accumulare le sue riflessioni in un quaderno: lo Zibaldone di pensieri. Il titolo
allude alla varietà disordinata dei temi affrontati e al suo carattere frammentario. Lo Zibaldone non nasce
come opera per il pubblico, ma è un diario intellettuale che contiene anche episodi autobiografici e
impressioni dirette. Sono le sue riflessioni di studio, costituite da appunti e discussioni di carattere
filologico, linguistico, letterario, filosofico. E' utile per conoscere l'evoluzione del pensiero dell'autore. La
scrittura dello Zibaldone è sempre diversa.
Leopardi scrive venti prose di argomento filosofico, di taglio satirico. Le Operette morali si aprono
con la Storia del genere umano, che narra secondo una prospettiva mitica e allegorica le vicende
dell'umanità, segnate dalla disperata ricerca della felicità. Posti dagli dèi in un mondo senza varietà, gli
uomini si annoiano al punto di arrivare ad uccidersi. Gli dèi variano l'aspetto delle cose: Giove sparge tra gli
uomini Giustizia, Virtù, Gloria e Verità. Per non rendere troppo terribile la sorte degli uomini lascia sulla
terra anche Amore, l'unica entità capace di resistere al potere distruttivo della Verità. Nel Dialogo di un
folletto e di uno gnomo viene derisa l'illusione antropocentrica: l'estinzione della specie umana è
rappresentata dal punto di vista di due creature mitologiche. Nel Dialogo della Natura e di un'anima, la
Natura annuncia a un'anima di doversi attendere maggiore infelicità: tanto più grande è un animo quanto
maggiore è la sua sensibilità. Nella scommessa di Prometeo, il protagonista sostiene che l'uomo è l'essere
più perfetto dell'universo, ma Momo non è d'accordo. Ne nasce una scommessa che segnerà la sconfitta di
Prometeo. Il tema dell'infelicità viene trattato nel Dialogo di Torquato Tasso, uno degli autori più cari al
poeta: il maggior bene negli uomini sta nell'immaginare la realizzazione delle proprie aspirazioni, non nella
realizzazione stessa. Nel Dialogo della Natura e di un Islandese, l'Islandese ha fuggito la natura per tutta la
vita, convinto che essa perseguiti gli uomini. Si imbatte infine proprio nella Natura, raffigurata come
un'inquietante e gigantesca figura di donna. Qui emerge l'indifferenza della natura al bene o al male degli
uomini. Il Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez si svolge nel corso della navigazione verso
terre sconosciute, durante la notte. L'uomo si ritrova ad essere una parte minima rispetto all'infinito universo.
Nel dialogo di Timandro e di Eleandro il primo rappresenta il punto di vista delle ideologie progressive; il
secondo incarna il pessimismo leopardiano. Nel Dialogo di Plotino e Porfirio viene affrontato l'argomento
del suicidio: Plotino elenca i vari argomenti classici contro il suicidio che vengono smontati
dall'interlocutore. Infine permette di fare rinunciare Porfirio alla morte attraverso argomenti sociali: è dovere
degli uomini collaborare insieme per rendere più sopportabile la vita, mentre il suicidio innesca un
meccanismo di angoscia. Nel Dialogo di Tristano e di un amico, Tristano incarna il punto di vista
dell'autore: questo viene accusato di eccessivo pessimismo e lui finge di aver cambiato parere per poi
confutare le teorie dell'amico.
Nelle Operette morali confluisce il nucleo della riflessione filosofica leopardiana elaborata fino a
quel momento: il pessimismo, il materialismo, la critica alle cattolicesimo e allo spiritualismo. Utilizza la
prosa satirica. Le Operette segnano un periodo di momentaneo disimpegno civile e distacco: le prime
corrispondono a un ripiegamento psicologico e culturale di Leopardi che tenta di trovare un equilibrio.
Organizza la struttura in modo vario: cambiano da una prosa all'altra le tecniche narrative, i protagonisti, le
ambientazioni. L'organicità sta nel fine del libro, ovvero mostrare il vero e indicare modi di vita adeguati alla
consapevolezza del vero. Questo decreta il carattere morale dell'opera, mentre l'utilizzo del diminutivo
“operette” dipenderà dal ricorso alla satira a dispetto della filosofia. L'ironia ricopre un ruolo centrale:
ricorre al registro comico anche per rappresentare contenuti tragici. L'ironia implica il rifiuto della morale
tradizionale per proporre una nuova forma di moralità entro la concreta realtà dell'esperienza. L'ironia ha
anche una specifica funzione catartica: ridere dei drammi della vita può confortare gli uomini. Utilizza
svariati registri linguistici: lirico, filosofico e colloquiale, dando grande varietà al testo.
A differenza del modello del Canzoniere petrarchesco, i Canti non presentano una struttura unitaria,
non definiscono una vicenda narrativa. Ciò che li unifica è l'organizzazione su criteri di genere e
cronologici. Leopardi passa a toni titanici e tragici nelle due canzoni del suicidio (Ultimo canto di Saffo e
Bruto minore), espressione di rinuncia.
I Paralipomeni della Batracomiomachia sono un breve poema eroicomico. L'argomento del racconto
riguarda lo scontro fra i topi e i granc