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X agosto

Si tratta di una delle poesie più antiche della raccolta Myricae. Il titolo richiama esplicitamente l’evento della morte del padre, che è stato ucciso il 10 agosto 1877. La notte del 10 agosto è anche la notte di San Lorenzo.

Struttura e tematiche

Il tema è quello della morte del padre ed è una poesia composta da 6 quartine di decasillabi e novenari alternati. Pascoli è un grande sperimentatore metrico. Infatti, la sua metrica è per certi aspetti tradizionale, ma egli elabora anche forme nuove ed originali. In questo caso accosta un decasillabo, verso poco utilizzato nella tradizione poetica italiana, e un novenario nelle quartine. Inoltre Pascoli, all'interno della stessa lirica, accosta un verso parisillabo con un verso imparisillabo, contravvenendo ad una delle regole della metrica tradizionale.

La poesia presenta una struttura ben visibile e definita: c’è un evidente parallelismo tra la prima e l'ultima strofa, poiché in entrambe il poeta si rivolge al cielo stellato. Nella prima strofa il fenomeno delle stelle cadenti viene paragonato, attraverso un'analogia, ad un pianto. Questa analogia rimanda già al tema del dolore. Questa analogia ritorna nell'ultima strofa con l'espressione "pianto di stelle". C’è un evidente parallelismo tra la prima e l'ultima strofa che hanno lo stesso tema: il cielo e le stelle cadenti.

Il cielo viene visto come qualcosa di lontano, infinito ed immortale, qualcosa di distante rispetto alla terra. Il cielo inonda la terra di un pianto di stelle e la terra viene definita un atomo opaco del male. Viene messa in rilievo la distanza tra Dio, che è indifferente nei confronti dell'uomo, e l’uomo. Inoltre, si sottolinea il fatto che la condizione umana è segnata dal dolore.

C'è un evidente parallelismo tra l'uccisione della rondine e quella del padre. La seconda e la terza strofa sono dedicate alla rondine, mentre la prima e la quarta strofa sono dedicate al padre. In particolare, la seconda e la quarta strofa descrivono il momento dell'uccisione delle due creature innocenti, mentre la terza e la quinta strofa descrivono la conseguenza delle due morti e mettono in evidenza la sofferenza che provocano queste due morti.

C’è un parallelismo tra la seconda e la quarta strofa e c’è anche uno scambio. Infatti, la rondine ritorna al tetto, mentre il padre ritorna al nido. C’è dunque uno scambio ed una sovrapposizione tra le due figure.

Anche nella terza e nella quinta strofa c'è un rimando tra immagini. In particolare, la rondine e il padre tendono entrambi al cielo lontano. C’è l'immagine del nido che attende nell'ombra e che è simbolo del dolore, la casa che rimane solitaria ad indicare lo sconvolgimento che la morte crea sugli affetti familiari.

Ci sono parallelismi evidenti sia per quanto riguarda la struttura generale che i singoli versi. Il doppio sacrificio che viene descritto assume addirittura dei connotati cristologici, ovvero ci sono immagini che rimandano al sacrificio di Cristo come le spine, la croce, il perdono. Questi riferimenti a Cristo, però, non alludono ad alcuna possibilità di salvezza e redenzione. Pascoli nega qualsiasi possibilità di trovare un senso all'interno dell'esperienza del dolore e della morte. Pascoli, attraverso questi riferimenti al sacrificio Cristo, probabilmente vuole dare alla vicenda della rondine e dell’uomo un significato universale. Parla della morte di un singolo che però rappresenta la condizione dell'intera umanità.

Con questa poesia non siamo di fronte ad un esempio di impressionismo pascoliano. Qui la poesia non è basata su impressioni o significati simbolici, ma sull'analogia tra l’immagine della rondine e dell'uomo. Si tratta di un'analogia evidente, scoperta, enfatica ed artificiosa.

Inoltre, in questa poesia, compare esplicitamente il tema del nido. La rondine e l’uomo vengono esclusi in modo violento dal loro nido familiare e la loro morte porta ad un malcontento familiare. Il nido rappresenta l'idea che Pascoli ha della famiglia e dei legami familiari. Il nido protegge e difende l’individuo dal mondo esterno che è pieno di insidie e problemi.

L'assiuolo

Siamo nella raccolta Myricae. L'assiuolo è un piccolo uccello rapace notturno. La poesia è suddivisa in tre strofe ed è incentrata sulla descrizione di un paesaggio notturno, nel quale risuona il verso dell’assiuolo che viene riportato nel verso di chiusura di ogni strofa attraverso la parola onomatopeica "chiù", che è il verso dell'assiuolo.

Struttura

La poesia esteriormente è la descrizione di un notturno lunare, reso attraverso una serie di sensazioni visive e uditive, ma come sempre il quadro apparentemente impressionistico si rivela immerso in un'atmosfera arcana, gravida di sensi suggestivi, legati da una trama sotterranea di echi e rimandi. Tutte le tre strofe si strutturano secondo un analogo schema: la prima quartina propone immagini quiete, serene e di pace, mentre nella seconda si delineano immagini più inquietanti. L'atmosfera iniziale incantata e sospesa si converte poi in un motivo di angoscia, di dolore e di morte, che si materializza nel verso lugubre dell'assiuolo.

Prima strofa

All'inizio della prima strofa viene colto un momento fuggevole e impalpabile di trapasso, il momento in cui sta per sorgere la luna. Il cielo è invaso da un chiarore perlaceo, ma l'astro non è ancora apparso da dietro l'orizzonte. La natura è protesa nell'aspettazione della sua comparsa come dinanzi ad un'apparizione divina.

A contrasto con questa calma, nella seconda parte della strofa si delinea un'immagine inquietante, di vaga e imprecisata minaccia: il nero delle nubi si contrappone al biancore perlaceo dell'alba lunare ed ancora più inquietanti sono i silenziosi lampi di calore che da esse scaturiscono.

Il negativo implicito nelle notazioni visive si precisa poi in una voce, il verso dell'assiuolo che viene da uno spazio indefinito, nella notte. Sappiamo che la voce degli uccelli, in Pascoli, ha sempre il valore di un messaggio arcano, oracolare, pieno di sensi simbolici.

Seconda strofa

All'inizio della seconda strofa si ripresentano immagini quiete e serene come le stelle che rilucano nel chiarore diffuso e lattiginoso ed il rumore del mare. Il rumore indistinto che proviene dalle fratte introduce già una nota più misteriosa e segna il passaggio al clima della seconda quartina: al guizzo dell'imprecisato essere tra la vegetazione risponde il sussulto nel cuore del poeta al sorgere di un'eco di dolore, che è come ridestato dai rumori notturni.

Ora quella che era semplicemente la voce dell'uccello suona come un singulto, un singhiozzo.

Terza strofa

All'inizio della terza strofa ritorna, in simmetria con le precedenti, l'immagine della luce lunare, che qui colpisce le cime degli alberi, ma subito poi si inseriscono notazioni più negative come il sospiro del vento che trema, il suono finissimo delle cavallette.

L'incertezza e l'ambiguità sono di nuovo sottolineate da una domanda, che ipotizza il valore simbolico di quel suono. Le invisibili porte sono plausibilmente quelle della morte.

Evocato dai rumori misteriosi della notte e dal grido lontano dell'assiuolo, riaffiora alla memoria del poeta il pensiero della sua tragedia personale, dei lutti che hanno funestato la sua vita, l'idea dei suoi morti che non possono più tornare, della morte che incombe anche su di lui.

Ma tutto ciò non è detto esplicitamente, ma è alluso attraverso una rete di immagini indefinitamente suggestive, ed è questo che costituisce il fascino incomparabile della poesia, in confronto a tante altre in cui la tragedia familiare del poeta è rievocata in forme retoriche, patetiche e predicatore come per esempio la poesia X agosto.

Ritmo

Il movimento presente nella poesia è espresso soprattutto sul piano del significante, ovvero sul piano dei suoni. Ogni parola ha un significato e un significante, che è il contenuto materiale della parola, ovvero il suo suono. Nei primi versi, in cui sono presenti diverse allitterazioni e assonanze, il ritmo è scorrevole e musicale. I primi versi di ogni strofa esprimono una sensazione piacevole, ma la musicalità del ritmo nei primi versi viene sempre interrotta dalla rima tronca in u (laggiù, fu, più).

Significato della poesia

Questa è una delle poesie più riuscite di Pascoli, è un esempio della maestria di questo poeta. Essa è un esempio della sua poetica simbolista e impressionista.

In questa poesia, infatti, ci sono varie impressioni di carattere visivo e uditivo e gli elementi del paesaggio assumono vari significati simbolici e profondi. In particolare il verso dell'assiuolo assume man mano un valore simbolico. Il verso dell’assiuolo rompe il silenzio e la quiete del paesaggio notturno ed il verso di questo animale allude all'esperienza di Pascoli della morte del padre e del dolore causato da tale perdita.

Questo viene esplicitato nell'ultima strofa. Infatti, la domanda che il poeta inserisce e le porte di cui parla rappresentano la possibilità di mettere in comunicazione il poeta con una dimensione ulteriore, con una sorta di aldilà. Le porte a cui il poeta allude rappresentano simbolicamente il tentativo di mettersi in comunicazione con le persone che non ci sono più, ma questa possibilità non c’è perché il poeta afferma che queste porte non si aprono più. Questa poesia esprime una sensazione di dolore dovuta all'impossibilità di ritrovare un legame ed una comunicazione con il padre. Viene evocata dal verso dell'assolo l'esperienza della morte e della perdita.

La particolarità di questa poesia è che tutto questo non viene detto esplicitamente, ma viene evocato in maniera allusiva attraverso varie immagini ed impressioni.

Poetica simbolista

Il simbolo e l’allegoria sono procedimenti basati sul fatto che c’è una relazione tra immagine e significato. Mentre nell’allegoria questa associazione è esplicita, nota e condivisa, nel simbolo invece l’associazione tra immagine e significato è soggettiva ed è frutto dell'intuizione del poeta.

Le tre poesie intitolate Temporale, Il lampo e Il tuono sono esempi importanti dell'impressionismo di Pascoli. Queste poesie rappresentano gli esiti più moderni e interessanti di Pascoli.

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

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