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Darwinismo sociale e Realismo in letteratura
Darwin utilizzò le teorie darwiniane per sostenere la sua dottrina del "darwinismo sociale" (il progresso si realizza da solo attraverso la lotta e la selezione naturale). Questa teoria si proponeva di aderire all'aspetto esteriore delle cose e della vita, di descriverle nei particolari, di fissarle in una tela o in una pagina di romanzo, così come sono nella realtà.
In letteratura emersero scrittori quali Hugo, Balzac, Dickens, Flaubert, Tolstoi, Zola, e in Italia Verga, che diedero vita ad importantissimi movimenti letterari chiamati, in Francia, Naturalismo ed in Italia, Verismo. In questi autori, lo studio del reale puntò soprattutto alla raffigurazione dell'ambiente e della società del tempo, scoprendo spesso in essa, come oggetto dell'opera d'arte, le grandi masse popolari, dei derelitti, degli sfruttati, degli umili che l'arte, per la prima volta, riconosceva tra i protagonisti della storia.
Naturalismo nacque nella seconda metà del XIX secolo e fece capo a quegli scrittori, tra cui Emile Zola, Gustave Falubert e Guy de Maupassant, che si proponevano di raggiungere l'efficacia artistica attraverso l'imitazione quasi fotografica della vita e della realtà del proprio tempo, colta soprattutto sullo sfondo delle grandi città, del mondo del lavoro e della fatica quotidiana. Fu detto naturalismo perché da questi scrittori i grandi fenomeni della passione, l'odio, l'amore, il delitto, il rimorso e così via, vennero considerati come fenomeni "naturali", da studiare come malattie, come "disordini organici" con la rigorosità scientifica allora esaltata dal positivismo, la filosofia che sembrava aver liberato l'uomo, e quindi anche l'artista, da ogni antico pregiudizio di ordine spirituale o religioso. I naturalisti francesi erano dunque convinti di essere veri e propri scienziati che studiano edIndividuano i mali della società al fine di risolverli attraverso i loro scritti, con prevalente attenzione alle classi derelitte. Il naturalismo si basa dunque su tre punti cardine che sono l'oggettività (lo scrittore deve partire da fatti realmente accaduti e ricostruirli secondo l'impersonalità e la relazione Causa-Effetto), (lo scrittore non deve imporre le sue idee, i suoi sentimenti, i suoi giudizi, non deve parteggiare per i suoi personaggi. Deve invece esporre i fatti in modo freddo e distaccato come un fotografo) e la scientificità (lo scrittore deve tener conto delle leggi scientifiche che regolano la società. Tutte le azioni umane devono essere lette alla luce dell'ambiente e dell'ereditarietà). In Francia, Il naturalismo, come sostenuto in precedenza, ebbe il suo maggior successo grazie a Emile Zola e ai suoi seguaci. Primo tra questi fu Flaubert. Egli sostenne che l'artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente; si
deve sentire dovunque ma non si deve ricerca dell'impersonalità risponde soprattutto a vedere. Bisogna sottolineare però che in Flaubert la un criterio di rigore stilistico, di freddezza e di chiarezza rappresentativa: per lui ideale supremo è l'arte, non la scienza; e ciò lo distingue dai Naturalisti. Nell'impersonalità flaubertiana c'è anche un'esigenza spiccatamente antiromantica. Egli, deve castigare dentro di sé questa formazione. Lo fa sia sul piano dei contenuti che su quello della forma. Il contenuto non deve essere mai soggettivo né porre in primo piano l'elemento emotivo e passionale; la forma deve essere oggettiva e distaccata. Vi fu poi Zola che, che nelle sue opere si rifà ai principi teorici elaborati da Taine e a quelli filosofici di Darwin e del positivismo, cercando di applicare al romanzo gli stessi criteri scientifici "sperimentali" che il fisiologo Claude Bernard.Aveva applicato alla medicina; di qui il titolo del manifesto teorico di Zola: Le roman expérimental [Il romanzo sperimentale], 1880. Per quanto Zola tende a una scrittura oggettiva e impersonale, e a far parlare direttamente il popolo, non nasconde a volte un atteggiamento di simpatia politica per la lotta delle masse popolari. Egli è un esempio di intellettuale democratico, che non esita a esporsi in prima persona, come accade con l'affare-Dreyfus. Sui nostri veristi egli esercitò invece una profonda influenza di tipo stilistico formale e di tipo tematico, a determinare un primo fascino verso i veristi italiani.
Per la prima volta le masse popolari diventavano protagoniste, portando sulla scena il loro squallore, la loro miseria, la loro disperazione, la loro depravazione, ma anche il modo di vedere il mondo. Ed infine, grande naturalista francese fu anche Maupassant, che nelle sue opere descrive non solo Parigi ma anche,
e soprattutto, i paesaggi e i contadini della natia Normandia, mostrando questi ultimi nella loro sordida avarizia e superstizione, non senza tuttavia una nota di pietà e talora di umana simpatia. In Italia, il Naturalismo acquisisce i connotati del Verismo. Il Verismo riproduce sostanzialmente nella sua poetica quella del Naturalismo francese, ma con caratteri regionalistici derivanti da una situazione economica e sociale segnata dal ritardo dell'industrializzazione e dalla centralità della questione contadina. Tra questi due movimenti vi sono dunque alcune differenze principali: Gli autori naturalisti preferiscono analizzare le grandi città. Al contrario degli autori veristi che preferiscono analizzare piccoli paesi e campagne. Gli autori naturalisti sono ottimisti e preferiscono analizzare la denuncia sociale, lo stato degli operai, i bambini. Hanno uno scopo attivo e propositivo. Gli autori veristi, trattando degli argomenti di cui sopra, sono pessimisti.vi è sempre il dolore. Non vedono speranza alcuna di cambiare la classe sociale di appartenenza anche se questo è il periodo dell'"entrata in gioco" della borghesia e i ceti medi. Accanto ai veristi, vi è però anche la nascita di altri gruppi intellettuali, quali ad esempio gli scapigliati. La Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell'Italia settentrionale a partire dagli anni '60 dell'Ottocento; ebbe il suo epicentro a Milano e si andò poi affermando in tutta la penisola. Il termine, che si impose nel corso degli anni '50 dell'Ottocento, è la libera traduzione del termine francese bohème (vita da zingari), che si riferiva alla vita disordinata e anticonformista degli artisti parigini. una sorta di coscienza dualistica che sottolinea lo stridente contrasto tra l'"ideale" che si vorrebbe raggiungere e il "vero", la cruda realtà, descritta inmodo oggettivo e anatomico. Lascapigliatura impersonava tutt’altro che un carattere educativo. Nello stesso periodo sorgono dunque, antiteticamente, le prime tendenze alla lettura per ragazzi, a cui vi si dedicarono con forza De Amicis e Collodi. I centri culturali fulcro di questa corrente sono Torino per De Amicis e Firenze per Collodi; nascono qui due capolavori di sempre: “Cuore” e “Le avventure di Pinocchio”. Cuore è il racconto-diario di un bambino della borghesia torinese che frequenta la terza elementare, fu quest’opera una sorta di codice etico di morale laica e progressista per la borghesia. Viene rappresentato lo spaccato di classe sociale umile ed elevata, torinesi e meridionali, studiosi ed elinquenti, il luogo dove riuscire ad unificarsi è la scuola. Nel racconto sono inseriti racconti che il maestro propone agli allievi; si contrappongono buoni e cattivi e vengono portati in alto i valori come l’esercito, la famiglia, lo Stato.La solidarietà tra classi sociali, l'obbedienza, la laboriosità. La vicenda di Pinocchio è una storia di formazione, il racconto è affascinante e fantastico. Le due hanno entrambe un'ideologia di fondo: unificare gli italiani e risolvere le contraddizioni, in Pinocchio si riscontra un'espressione più fantastica e lascia spazio all'interpretazione fantasiosa del lettore. In Russia, infine, nel ventennio 1861-1881 vengono pubblicati i capolavori di due grandi romanzieri, Tolstoj e Dostoevskij, che rappresentano due linee ben diverse, rispettivamente quella storica ed epica e quella psicologica. Tolstoj, che si rifà alla tradizione del realismo romantico, partecipa attivamente alla vita del tempo, proponendo programmi sociali ispirati al pauperismo evangelico e alle teorie di Rousseau, e concepisce il romanzo come narrazione in cui ogni dettaglio ha un valore e un significato generale. Dostoevskij, dopo unperiodo di impegno sociale, sperimenta la vita isolata del poeta maledetto; è uno scrittore drammaticamente moderno, complesso, problematico: le voci dei suoi personaggi esprimono visioni del mondo discordanti e posizioni ideologiche contrastanti: è un narratore polifonico. Egli influenza nella poetica del Novecento e senso dell'angoscia, descrivendo ponendo le basi della pluralità di prospettive, tematiche interiori l'uomo la parte profonda e sotterranea dell'io, dove bene e male sono appunto del sottosuolo, indissolubilmente intrecciati. I romanzi di Dostoevskij presentano le seguenti caratteristiche:
- Attenzione al dibattito delle idee e ai problemi filosofici e morali (esistenzialismo: se Dio non esiste, l'uomo è del tutto libero, anche di compiere del male).
- Attenzione alle dinamiche dell'inconscio e tendenza all'autoanalisi.
- Tendenza a portare le situazioni all'eccesso e all'estremo, a cogliere la vita nei suoi aspetti più estremi.