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MAGGIO RADIOSO.
La sua retorica così roboante sarà seguita da Mussolini. Entra in guerra da volontario e porta avanti
numerose imprese come il lancio di volantini su Vienna e l’incursione al porto di Buccari.
Nel periodo della guerra sarà ferito ad un occhio ma questo non gli impedisce di scrivere, in questo periodo
scriveva su strisce di carta che la figlia ricomponeva per dar vita alle opere del padre.
Il 26 aprile del 1915 (PATTO DÌ LONDRA) dove si stabilì i possedimenti che dovevano spettare all’Italia ma
alla fine della guerra venne seguito il principio di nazionalità, secondo il quale facevano parte della stessa
nazione coloro che avevano la stessa lingua e stessi costumi. Il presidente del consiglio Orlando si recò al
tavolo della pace e egli chiese la città di FIUME, ma Francia e Gran Bretagna non volevano concedere tale
possedimento all’Italia visto che era un importante porto sull’adriatico. Così il presidente Orlando lasciò il
congresso di Parigi e rinunciò alla ripartizione delle colonie.
In Italia si parlava di VITTORIA MUTILATA e anche nel poeta maturava questa idea e si mise a capo di un
gruppo di militari chiamati ARDITI che occuparono e instaurarono una repubblica a Fiume. Giolitti dovette
intervenire nel 1921 e il poeta dovette lasciare la città che fu dichiarata libera con il trattato di Rapallo.
Nella storia italiana D’annunzio ebbe un ruolo importante.
Quando il poeta ritornò in Italia erano presenti i fasci di combattimento nati il 23 marzo del 1919 in piazza
san sepolcro a Milano per il volere di Mussolini i quali avevano un proprio statuto di base socialista perché
si voleva il consenso della popolazione alla guerra. I fasci di combattimento nel 1921 diventarono il partito
fascista e un altro partito che era il partito comunista che nasce dalla scissione del partito socialista a
Livorno. Il partito comunista fu fondato da Gramsci e formato dai rivoluzionari.
D’annunzio entrò a far parte del PNF ma 2 figure importanti come Mussolini e il poeta considerati 2
superuomini non potevano coesistere nello stesso partito: per questo il poeta fu costretto dal Duce a
ritirarsi sul Vittoriale dannunziano sul lago di Garda dove morirà nel 1938 quando in Italia vengono
approvate le leggi razziali.
Il duce durante i suoi discorsi utilizzò molti termini usati da il poeta nei discorsi del maggio radioso, come ad
esempio mare nostrum per indicare il mediterraneo e folla oceanica per indicare il popolo, la massa.
D’annunzio vuol essere oltre che scrittore un ideologo e un politico.
Nella sua ideologia ritroviamo il nazionalismo e fascismo, ma è una ideologia volubile che però vedeva
sempre un atteggiamento sprezzante della massa anche se egli cerca di diventare un mito per
quest’ultima.
La sua ideologia è una ideologia superiore perché cerca di trarre il massimo profitto dai meccanismo della
massa. L’ESTETISMO E LA SUA CRISI
L’esordio letterario di d’Annunzio avviene sotto l’influenza di grandi scrittori italiani CARDUCCI e VERGA,
difatti le prime due opere PRIMO VERE e CANTO NOVO si rifanno a Carducci mentre la prima opera
narrativa, la raccolta di novelle TERRA VERGINE si rifà invece al Verga di Vita nei Campi.
Da Carducci invece D’Annunzio ricava la metrica barbara e il senso tutto pagano delle cose sane e forti e
della comunione tra natura e uomo. Questi temi sono portati all’estremo e si vedranno nel PANISMO
SUPEROMISTICO. In D’annunzio vediamo inoltre visioni cupe e mortuarie che fanno intuire come il
vitalismo celi sempre la morte. Sono presenti inoltre nella poetica dannunziana il vitalismo.
In terra vergine d’annunzio presenta la sua terra, l’Abruzzo ma nell’opera non vi è nulla che può rimandare
alla descrizione dei ceti meno abbienti operata da Verga e non vi è nulla dell’impersonalità risultante
dall’eclisse dell’autore tipica del verismo.Infatti vediamo che le tecniche narrative utilizzate da d’Annunzio
si esprimono in continue intromissione della soggettività del narratore.
Esteriormente le novelle di d’annunzio richiamano la poetica del verismo ma la loro sostanza profonda e
del tutto estranea agli interessi sociali, alla visione positivistica del verismo e si collega invece all’irrazionale
sostenuto dai decadenti.
Questa matrice poetiche è ravvisabile anche nei versi degli anni 80, nei quali viene abbandonata la linea del
vitalismo contenuta nel Canto Novo e rivela l’influenza profonda dei poeti decadenti francesi ed inglesi.
L’intellettuale circondato da arte e bellezza viene emarginato a causa dello sviluppo capitalistico, togliendoli
la posizione privilegiata e di grande prestigio di cui aveva goduto nelle epoche precedenti.
Questa emarginazione era già vissuto dagli scapigliati e da Verga.
Il giovane D’annunzio vuole ottenere il successo e la fama, perché vuole condurre una vita di lusso come gli
aristocratici.
Il poeta non è come gli altri intellettuali che riportano la figura dell’esteta solo nelle loro opere ma vuole
vivere tale figura anche nella realtà.
Egli sfrutta abilmente il capitalismo e la pubblicità, propone un’immagine nuova di intellettuale che si pone
al di fuori della società e fa rivivere la condizione di privilegio dell’artista che era propria delle epoche
passate.
Ben presto D’annunzio capisce che l’esteta non ha la forza di opporsi alla borghesia in ascesa, che a fine
secolo si avvia il processo di industrializzazione, del capitalismo monopolistico.
Egli avverte la fragilità dell’esteta il quale è lacerato da forze e conflitti interni duri.
La costruzione dell’estetismo entra così in crisi, il romanzo IL PIACERE scritto nel 1889 ne è la testimonianza
più esplicita: al centro del romanzo abbiamo un esteta, Andrea Sperelli, che sostanziante è l’alterego di
D’annunzio stesso.
Andrea è un giovane aristocratico che proviene da una famiglia di artisti, il principio dettatogli del padre
“fare la propria vita come si fa un’opera d’arte” diviene una forza distruttrice che lo priva di ogni energia.
Andrea è diviso tra due donne: Elena Muti che rappresenta la donna fatale, incarna l’erotismo e alla quale
D’Annunzio associa sempre il colore rosso, e Maria Ferres, la donna pura che rappresenta un’occasione di
riscatto e gli associa il bianco.
Nei confronti del suo alterego, il poeta è molto critico, infatti fa pronunziare alla voce narrante giudizi nei
suoi confronti.
Nella sua struttura narrativa, il romanzo risente ancora del Verismo e del Realismo, e sempre in
quest’opera il poeta cerca di creare un romanzo di tipo psicologico, dove gli eventi si intrecciano.
Nel romanzo compare inoltre un’altra tendenza ovvero quella di costruire al di sotto dei fatti una trama di
allusioni simboliche. IL PIACERE
Il piacere comincia con un flashback, questa è una novità per i romanzi italiani che precedentemente erano
scritti in ordine cronologico. Il protagonista è ANDREA SPERELLI secondo cui l’arte, io verso e il bello sono
tutto. Analizziamo il libro 1 cap. 2 nel quale ritroviamo il ritratto dell’esteta. D’annunzio in questo passo
dell’opera disegna l’albero genealogico degli Sperelli e definisce Andrea come un uomo tutto impregnato
d’arte, viaggi e letture. Il padre conferisce al figlio il culto della bellezza, l’abilità del piacere e il disprezzo dei
pregiudizi e la sua educazione è stata fatta “in cospetto delle realtà umana” e non solo sui libri. In questo
paragrafo vediamo una frase detta dal padre ad Andrea, che il figlio ha tenuto in considerazione durante la
sua vita:
“Bisogna fare la propria vita come un opera d’arte”.
In questo passo dell’opera vediamo la descrizione di Roma, non la Roma dei papi e dei romani ma la Roma
barocca che viene definita il suo grande amore.
Egli racconta la sua vita all’interno di un flashback dove descrive la sua relazione con Elena muti e poi
vediamo la storia tra Maria e Andrea e quest’ultimo conduce quindi una relazione su due binari, ma
durante un complesso amoroso con Maria egli fa il nome di Elena, viene scoperto, ed entrambe lo lasciano.
Nella seconda parte del libro analizzata, nel libro 4 cap. 3, vediamo la conclusione del romanzo dove
abbiamo la sconfitta dell’arte e la sconfitta dell’esteta.
La sconfitta dell’arte viene riportata nella vendita all’asta dei beni di palazzo Ferres perché il marito,
ministro del Guatemala fallisce. Andrea partecipa ad alcune aste e acquista alcuni oggetti.
Quest’ultima parte dell’opera ha una scrittura carica di aggettivi, durante l’asta ritroviamo rigattieri e
negozianti i quali vengono definiti nauseanti che fanno ribrezzo e impuri.
Andrea comprò il Buddha, le maioliche, alcune stoffe e un armadio.
Tutto il capitolo 3 del libro 4 è attraversato dal confronto tra la bellezza del palazzo dove si svolge l’asta e la
volgarità degli acquirenti in una scena di alto significato simbolico.
Vediamo una descrizione di questa gente bassa, di questi uomini impuri che viene fatta in modo negativo
utilizzando i termini: gomiti, piedi e aliti. Il senso di profanazione dell’arte compiuta da tali soggetti è
esplicito nell’espressione “luce cruda che viola la bellezza”.
L’invasione della volgarità e della massa rappresentata dalla messa in vendita dalla messa in vendita dei
beni acquistati da uomini impuri implicano la sconfitta di Andrea Spereli e del suo progetto di esteta e di
quello di D’Annunzio.
Proprio per questo motivo egli si sente più volte minacciato da un senso di morte e si sente più volte
soffocare, questo si vede principalmente nelle frasi: “la nausea gli chiuse la gola” e “sentirsi mancare”.
Il senso di morte trasforma casa Ferres in una sorta di tomba e in quest’ottica si spiega inoltre la
conclusione del capitolo e del romanzo in cui il protagonista è costretto a seguire lentamente i facchini che
trasportano nella sua casa un enorme armadio, è come se Andrea seguisse un funerale, il funerale dell’Arte
che segna in modo definitivo il fallimento della bellezza e del suo progetto d’esteta.
D’ANNUNZIO E NIETZSCHE
Il pensiero di Nietzsche ha lasciato un segno indelebile nella cultura europea dell’900. Il filosofo tedesco
parte dall’analisi greca, infatti egli nasce come filologo e si occupa dei classici greci.
Egli individua nell’arte greca 2 aspetti dell’animo umano che risultano contraddittori:
- APOLLINEO: derivante da Apollo DIO greco della bellezza e delle arti, indica lo spirito umano
dell’equilibrio e della razionalità
- DIONISIACO: derivato dal DIO D