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DELLA BONTA’
È chiamato a servizio militare, si avvicina ai grandi romanzieri russi e risulta essere influenzato dal tema
della purezza e della bontà d’animo di Tolstoj e dallo scavo psicologico di Dostoevskj. Scrive GIOVANNI
EPISCOPO (umiliato ed offeso, degradazione e omicidio) e l’INNOCENTE (rigenerazione e purezza col
recupero del legame coniugale e vita di campagna).
POEMA PARADISIACO (1893)
Ispirato dall’amore e dal ritorno dell’innocenza perduta. Ci sono anche alcuni temi ambigui appartenenti alla
decadenza francese, ripresi dai crepuscolari. Descrive il suo ritorno a luoghi e affetti d’infanzia come un
figliol prodigo. Il viaggio risulta essere un percorso di formazione.
3 FASE: MITO DEL SUPERUOMO E PERIODO DELL’IMPEGNO
Dal 1892, dopo la lettura di Nietzsche, nasce la nuova vitalità poetica di D’Annunzio. Il poeta è un
superuomo libero da ogni regola morale, rifiuta il conformismo, la divisione, i principi equalitari, lo spirito
dionisiaco, l’etica della pietà e dell’altruismo. Sono tutte maschere di impossibilità di godere le gioie della
vita.
Vi è l’esaltazione della lotta, della potenza, dell’affermazione di sè stessi come antiborghese,
aristocratico e conservatore. L’essere superuomo è un diritto di pochi esseri eccezionali che affermano
sé stessi. Costituisce la nuova fase della politica aggressiva italiana, per uscire dalla mediocrità seguendo i
fini imperiali come nell’antica Roma.
La figura del superuomo non nega quella dell’esteta: la ingloba conferendole una nuova funzione.
La bellezza è essenziale nell’elevazione del superuomo. L’estetismo non è piu rifiuto sdegnoso sella realtà
mediocre, ma uno strumento di volontà di dominio sulla realtà. L’eroe non si accontenta di desiderare la
bellezza rifuggendo dalla vita sociale, ma si impone, attraverso il dominio di un’èlite raffinata e violenta sul
mondo meschino e borghese. Vi è un RITROVATO RUOLO SOCIALE. D’Annunzio si ritira in una villa a
Firenze, in cui scrive e si dedica ad una vita sregolata.
IL TRIONFO DELLA MORTE
Sull’amore folle di Giorgio Aurispa per Ippolita. omicidio e suicidio, visto come sacrificio rituale che libera
l’artista dalle problematiche creative. Sopprime il suo alterego oscuro e malato, intraprendendo la nuova
strada dell’intellettuale superuomo energico dominatore.
LE VERGINI DELLE ROCCE
Manifesto politico del superuomo, ha come protagonista Claudio Cantelmo, che sogna di generare il nuovo
re di Roma sposando una figlia della famiglia Borbonica, malata e folle. Nonostante l’attivismo, resta
sconfitto in quanto incapace di trasformare le aspirazioni in azioni. È il primo romanzo del ciclo del giglio,
mai completato. IL FUOCO
Manifesto artistico del superuomo, primo romanzo della raccolta del melograno, è sull’estetismo e
superonomismo. Stellio Effrena vuole comporre una grande opera artistica e creare un nuovo teatro, che
dovrà forgiare lo spirito nazionale latino. Foscarina lo ostacola. Il romanzo si conclude con la rottura tra i
due e il fallimento di Stellio.
È il periodo in cui D’Annunzio vuole realizzare i suoi sogni di attivismo politico. Nel 1897 è deputato della
destra, nel 1900 di sinistra, segue le manifestazioni di forza.
FORSE CHE SI, FORSE CHE NO
definita la morale superonomistica, celebra il simbolo della realtà moderna, ovvero la macchina, ed è la
storia di Paolo Tarsis che si realizza nel volo aereo, desiderio di vita. Isabella Irghignani è la donna fatale,
sensuale e nevrotica.
D’Annunzio si sposta in Francia, dove rimane fino allo scoppio della guerra, e dove si sposta verso temi
autobiografici e di esplorazione di sé, dell’ignoto.
LAUDI DEL CIELO, DEL MARE, DELLA TERRA, DEGLI EROI
È una raccolta di poesie che comprende diversi libri, originariamente sette, come le Pleiadi. Sono completi
solo Maya, Elettra e Alcyone; parlano di culto degli eroi classici (celebrazione mitica dell’Ellade, di Ulisse
e D’Annunzio superuomini), eroi della storia e della cultura (Dante, Garibaldi, Verdi, V.E.II, liriche della città
del silenzio ovvero Ferrara, Pisa e Ravenna, paragonate a regine decadute), e infine la contemplazione
della natura da cui trae energia e con cui si fonde: il PANISMO, grazie a cui l’uomo assume caratteristiche
vegetali, e la natura si personifica. Questa tendenza deriva da una vacanza con Eleonora Duse in Versilia e
sui colli Fiesolani, in cui scrive liriche sull’annuncio e il presentimento dell’estate, fino all’arrivo dell’autunno.
Merope contiene liriche ispirate alla guerra di Libia. Asterope è espressione degli ideali bellici e
nazionalistici che lo hanno reso interventista. Entrambi non sono completi.
Aspirava ad un canto totale comprendente tutto il reale: dal passato mitico dell’Ellade in chiave
superonomistica, fino all’esaltazione moderna volta a destini gloriosi. La varietà tematica trova unificazione
nella musicalità. Trae il titolo dal Cantico delle Creature di San Francesco, dunque dalla contemplazione
del reale, senza religiosità ma con materialità. Adotta il verso libero, la raffinatezza formale e le figure
retoriche.
4 FASE: IL TEATRO, LE IMPRESE BELLICHE E IL RITIRO AL VITTORIALE
D’Annunzio era un interventista. Torna in Italia nel 1915 e tiene discorsi per le folle sulla necessità della
guerra. Si arruola nel Maggio Radioso.
Per rivolgersi alle masse si esprime come Vate, ispirandosi all’attrice Eleonora Duse, a cui affidò
l’interpretazione di alcune opere.
LA CITTA’ MORTA: nella Grecia archeologica, col mito del superuomo.
LA GIOCONDA: sull’incertezza tra l’amore per la moglie e quello per l’amante.
FRANCESCA DA RIMINI: nel Medioevo.
LA NAVE: sull’Imperialismo veneziano.
LA FIGLIA DI IORIO: sul mondo pastorale abruzzese, l’istinto, le passioni.
PER LA PIU GRANDE ITALIA: sul ruolo del poeta Vate stesso.
Nel 1916 ha un incidente in volo che gli provoca una lesione permanente all’occhio destro. Compone la
raccolta in prosa Notturno, pubblicata poi nel 1921. Nel 1920 progetta e conduce l’impresa di Fiume per
insoddisfazione post bellica, dopodichè si ritira a Villa Gardone, definito il Vittoriale degli Italiani. Nel 1938 vi
è la reclusione voluta da se stesso e da Mussolini. Muore.
CENTO E CENTO E CENTO E CENTO PAGINE DEL LIBRO SERGETO DI GABRIELE D’ANNUNZIO
TENTATO DI MORIRE (1935)
Excursus sulla sua esperienza letteraria, dei suoi influssi politici e poetici, cinematografici (Kabiria).
NOTTURNO
(1916)
Scrive quest’opera su 10.000 foglietti che la figli ha poi raccolto e stampato. Si tratta di un diario suddiviso
in tre sorta di offerte, simili a quelle votive degli antichi, di propiziazione per una pronta guarigione. Temi:
memoria, ricordo della madre e dei compagni morti. Scavo introspettivo e autoanalisi. Si tratta di una prosa
lirica, ricca di periodi brevi, stile nominale, rievocazioni suggestive e visionarie simili a quelle dei vociani e
di Campana.