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CHARLES BAUDELAIRE
BIOGRAFIA -
Nato a Parigi nel 1821, vive la vita dissipata della bohème letteraria della città. La famiglia, di rispettabile
condizione borghese, per strapparlo da questa vita, lo costringe in un viaggio in India; ma Baudelaire,
soffrendo la solitudine, si ferma all’isola di Bourbon, per fare poi ritorno in patria. Il viaggio costituisce però
un’esperienza importante, poiché risveglia in lui l’amore per l’esotico, A Parigi, ottenuta la sua parte
dell’eredità del padre, la sperpera conducendo la vita del dandy (abiterà in case sontuose e vestirà di
estrema ricchezza). Ha una relazione con una mulatta, Jeanne Duval, che incarna ai suoi occhi vari miti
come l’esotico, la femminilità tenebrosa e fatale. Comincia a farsi conoscere come poeta, frequentando
ambienti letterari. La famiglia lo fa poi interdire: dal 1844 è costretto a mantenersi con una piccola somma
mensile. Per vivere si dedica alla critica d’arte. Durante il 1848 subisce il fascino della rivoluzione
partecipando ad eventi politici. Al 1846-47 scopre Edgar Allan Poe, scrittore maledetto, irregolare e
incompreso. È attratto dall’atmosfera allucinata e nera dei racconti del narratore americano: nel 1857 scrive
i Fiori del Male, che suscita un tale scandalo da subire anche un processo. Una seconda edizione è
pubblicata nel 1861. Nel frattempo però il fisico del poeta è minato dall’oppio e dall’hashish, nonché dalla
malattia che lo condurrà alla morte: agosto 1867.
I FIORI DEL MALE –
LA PUBBLICAZIONE: La prima edizione del volume, uscita nel 1857, comprendeva cento poesie, distribuite in
cinque sezioni: Spleen e ideale, I fiori del male, La rivolta, Il vino , La morte. L’opera suscitò enorme
scandalo tanto che il tribunale ne ordinò il sequestro, impose la soppressione di sei testi ritenuti osceni e
condannò l’autore e l’editore ad un’ammenda. (una sorte analoga era appena toccata a Madame Bovary di
Flaubert, che però ottenne il proscioglimento). Dopo la condanna l’autore preparò una seconda edizione,
arricchita di trentacinque nuovi testi al posto di quelli eliminati. Aggiunse una nuova sezione: Quadri
Parigini. Questa nuova edizione uscì nel 1861. Solo dopo la morte di Baudelaire furono ricuperate le poesie
perdute.
STRUTTURA E TITOLO: Come si è accennato, I fiori del male non sono una raccolta occasionale di versi ma
un’opera unitaria, con un disegno organico. Divisione in sezioni:
- spleen e ideale: il poeta per fuggire allo spleen, uno stato di depressione cupa, si protende verso l’ideale,
la bellezza, la purezza, ma la tensione risulta vana e ripiomba costantemente nella colpa e nella
degradazione.
-quadri parigini: si immerge nello spettacolo squallido e alienante della città industriale
-il vino: fuga verso l’esotico, evasione dalle condizioni della città, attraverso l’alcol e l’oppio
-i fiori del male: fuga verso l’esotico, evasione dalle condizioni della città, attraverso il vizio e la sregolatezza
del sensi
-la rivolta: il poeta si appella a Satana, a cui rivolge una preghiera modellata in modo provocatorio e
blasfemo
-la morte: esaurite tutte le possibilità, si rivolge verso una dimensione sconosciuta, la morte, vista come
possibilità di esplorare l’ignoto.
Il carattere provocatorio della poesia dell’autore è già implicito nel titolo. In tutta la tradizione poetica
precedente i fiori erano stati simbolo prediletto della bellezza e della gentilezza, legato al sogno idillico di un
contatto innocente con la natura. Baudelaire associa invece i fiori all’idea del male, del vizio, della
corruzione, ad incarnare la condizione disperata e degradante a cui la vita moderna ha condannato l’uomo.
Il titolo si lega così a un tema, quello della vegetazione malata, mostruosa, velenosa e perversa, emblema
del male che si annida nella zona più buia dell’animo umano e che la condizione moderna porta in luce
esasperandolo.
I TEMI: IL CONFLITTO CON IL TEMPO STORICO: Opponendosi ai poeti che hanno scelto “la provincie più
fiorite del dominio poetico”, egli si propone di “estrarre la bellezza del male”. Trasforma in questo modo la
poesia nella negazione più violenta del valori e degli ideali correnti. La raccolta si apre con una poesia
rivolta Al lettore. La clamorosa novità è che l’appello mira a provocare il destinatario. Il poeta si presenta
gravato da tutti i vizi più ignobili , usando immagini violente e ripugnanti. Il vizio e la colpa assumono
dimensioni sataniche. Ma fra tutti i vizi ve n’è uno più immondo: la noia. Il poeta smaschera il vero volto del
mondo borghese moderno , denunciandone il marciume occulto, ma al tempo stesso, con supremo gesto
provocatorio, arriva ad abbracciare il lettore sentendosi affratellato a lui nella comune miseria. Questa
poesia è la più chiara testimonianza dell’atteggiamento conflittuale del poeta nei confronti del contesto
sociale in cui vive, e al tempo stesso denuncia la consapevolezza di una degradazione legata alla vita
moderna delle metropoli industriali. Ma la presa di coscienza più importante è che tale miseria non
risparmia neppure la figura del poeta, colui che un tempo si riteneva il depositario dei valori, non toccato
dalle meschinità della vita comune.
LA NOIA E L’IMPOSSIBILE EVASIONE: La noia nasce dalla consapevolezza che la realtà moderna ha ridotto gli
uomini a cose e ha svuotato la vita di tutte le sue ragioni, per cui nulla vale più la pena di essere perseguito.
La Noia è persino peggiore dell’infelicità, può condurre il mondo alla catastrofe: il mondo sarà ingoiato da