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L’aristocratico gusto di disgustare: Il tema principale del Romanticismo era il poeta solitario, che
Baudelaire riprende con accenti più acuti. Per lui arte e poesia dovevano provocare uno choc. Con i fluers
du mal l’autore cerca di produrre nel lettore uno choc nervoso, irritandolo e cercando di farlo sentire
incompreso.
Cristianesimo in rovina: In ogni poesia baudelariana si ritrovano due espressioni dissonanti: satanismo e
idealità. E spesso questa antitesi si sviluppa a livello di dissonanza lessicale come seducente ribrezzo o
sporca grandezza. Questa forma si chiama Oxymoron, antica figura artistica del discorso poetico, atta a
esprimere stati d’animo complessi. In Budelaire è sempre presente ed è una figura chiave. Dietro queste
parole chiave si celano residui del cristianesimo, anche se l’autore non è più cristiano. Il satanismo di
Baudelaire è un superamento del Male semplicemente animale e quindi banale, mediante il Male concepito
dall’intelligenza, in modo tale da ricavare dalla somma dei due lo slancio verso L’idealità. Di qui tutte le
crudeltà e perversità di Les Fluers Du Mal. Era un cristiano Baudelaire la cui preghiera si snervava
nell’impotenza, quindi non era più preghiera. Ed è per questo che se ne distacca, ma sempre tenendo in sé
alcuni aspetti del cristianesimo, precisamente giansenismo, anche se per l’autore non esiste redenzione,
anzi, si muove al suo interno il gusto di godersi la dannazione voluttuosamente. Ecco perché il
cristianesimo in rovina.
La vuota idealità: Nella poesia Elevation viene definita che cos’è l’ascesa per Baudelaire. Contenuto e
intonazione indicano lo stato di elevatezza. Le prime tre strofe sono un’allocuzione alla propria anima a
librarsi al di sopra di stagni, sole, etere, stelle in una sfera di fuoco ultraterrena che purifica dai miasmi del
terreno. Poi l’allocuzione si interrompe. Segue un’espressione riguardo la felicità, raggiungibile solo
attraverso il linguaggio dei fiori e delle cose mute. La poesia si muove in uno schema usuale, di origine
platonica e mistico-cristiana. L’anima sale in una trascendenza, si trasforma e percepisce ciò che è terreno,
riconoscendone la sua essenza. Questo schema viene ripresto dal cristianesimo tramite l’ascensio, ovvero
elevatio, che da il titolo alla poesia. Altra connessione tra cristianesimo e Baudelaire riguarda la mistica.
Questa articolava l’ascesa attraverso nove gradini. E anche in questa poesia si ritrova questa connessione.
Sono infatti 9 i gradi attraverso cui l’anima baudelariana deve attraversare per innalzarsi. Ma su un punto
discordano la dottrina mistica tradizionale e quella baudelariana:l’arrivo dell’ascesa. Per Baudelaire è
soltanto una possbilità, di cui certamente si ha coscienza, ma che a lui personalmente non è concessa. La
meta non è solo lontana, ma anche vuota, ed è solo un luogo bramato, ma non raggiunto. Nella poesia Le
Voyage, invece, c’è una fine: la morte. Lo sgomento e la confusione della modernità portano all’esigenza di
scappare dal reale e abbracciare la morte come la possibilità di condurre nel nuovo, il vuoto contrapposto
della desolazione del reale.
Magia del linguaggio: Nella poesia latina e neo latina si dava molto peso al suono di un verso, piuttosto
che al suo contenuto, anche se il contenuto non è mai stato abbandonato. Nel romanticismo le cose invece
cambiano. I versi vogliono più suonare che dire e il suono della lingua assume un potere suggestivo. In
questo periodo si scopre la possibilità di far nascere una nuova poesia che racchiuda sia elementi sonori e
ritmici della lingua, sia formule magiche. Così da questa combinazione nascerà il contenuto di una poesia,
facendo comprendere il suo vero significato. Non era nulla di nuovo effettivamente, ma i romantici
dovettero andare a ripescare questa concezione dei contenuti poetici dall’Umanesimo e il classicismo che
l’avevano sotterrata. In Francia Baudelaire tradusse Poe, esperto nell’intellettualizzazione della poesia
grazie ai modelli arcaici. L’innovazione di Poe consiste nel fatto che egli invertì l’ordine di successione degli
atti poetici: quello che sembrava il risultato era invece l’origine della poesia, mentre quello che sembrava
l’origine era invece il risultato della poesia. Il linguaggio in questa poesia nasce primitivo ed è l’autore
stesso a dover ricercare un linguaggio dotato di dare una forma al componimento, attraverso suoni.
Baudelaire si rifarà a Poe, andando oltre. Nella sua lirica trascura completamente l’ordine oggettivo, logico,
affettivo e anche grammaticale, a favore di suoni e formule magiche, creanti contenuti anormali, al limite del
comprensibile.
Fantasia creativa:L’accusa che indispose Baudelaire dopo la pubblicazione di Les Fluers du Mal fu di
essere realista e naturalista. A lui non interessava assolutamente esserlo. Nei suoi soggetti più choquants
brucia con estremo vigore la sua ardente spiritualità che cerca di sottrarsi a tutto ciò che è reale. Sono due
i soggetti che permettono di trasformare e srealizzare maggiormente: sogno e immagination. Questi due
per Baudelaire avevano una capacità creativa superiore. Il sogno viene definito come una capacità
produttiva, non percettiva, che procede non confusamente, ma consapevolmente. Può scaturire
direttamente dalla poesia, ma anche dall’uso di stupefacenti. Il sogno crea così una irrealità, che si va a
porre sopra il reale. L’inorganico creato è così importante poichè diventa materiale per il lavoro artistico.
Solo nella letterature barocca spagnola e italiana ritroviamo questi concetti così spinti, anche se nella
poesia Reve Parisien Baudelaire si spinge ancora oltre, immaginando una città fatta di sogno, senza
uomini, senza tempo e senza suono: apoteosi della sua spiritualizzazione dell’artificioso e dell’inorganico.
Decomposizione e deformazione: la fantasia è stato l’apporto più importante che Baudelaire ha dato alla
lirica moderna. È per lui, come per il sogno, la capacità creativa per eccellenza. Baudelaire sottolinea come
la fantasia sia in grado di decomporre tutta la creazione, producendo un mondo nuovo. Aggiunge poi al
decomporre il termine scindere, che insieme deformano il reale, producendo nuovamente un nuovo mondo,
di rango superiore e non ordinato dalle leggi reali. Ma tutta questa dialettica rimane solo teorica in
Baudelaire, ritrovando pochi riscontri nel suo lavoro. si ritrova solo in quelle opere che rimarcano
l’allontanamento dell’angusta realtà. Di cui la sua polemica contro la fotografia nascente, colpevole di
riprodurre la realtà e anche contro le scienze naturali. Baudelaire preferirà il surnaturalismo, un’arte di
soggettiva e scaturita dalla semplice fantasia creativa, da cui deriverà il surrealismo di Apolinnaire.
Astrazione e Arabesco: nella poesia di Baudelaire troviamo il nuovo concetto di astratto che per lui
significa intellettuale, cioè non naturale. Dall’astrazione derivano nuovi spunti per la poesia e l’arte astratta,
ricavati da concetto di una fantasia illimitata, il cui equivalente sono le linee e i movimenti liberi dall’oggetto.
Questi saranno definiti da lui arabeschi. Grottesco, arabesco e fantasia sono per lui interconnessi: la terza
è la capacità dei movimenti astratti, cioè liberi dalle cose; i primi due sono il prodotto di queste capacità.
Rimbaud: inizia a scrivere nella fanciullezza poi si interrompe per intraprendere molti viaggi soprattutto in
oriente e africa. Muore a 37 anni. Le opere di Rimbaud possono definirsi esplosione. Passa da una forma
letteraria all’altra. La poesia di Rimbaud può dividersi in due periodo: il primo verso la metà del 1871 con
una poesia ermetica e il seguente con una poesia oscura ed esoterica. Le sue poesie sono sviluppo delle
teorie di Budelaire e non hanno quasi più un carattere tematico. Quelle del secondo periodo sono solo
frammenti immagini acute ma irreali.
Disorientamento: la poesia di Rimbaud porta ad un disorientamento. Il suo caos irreale era redenzione
dalla realtà opprimente. Può essere considerato ancora meno cristiano di Baudelaire anche se la sua
poesia è imparentata con il fenomeno dell’estasi religiosa.
Le lettere di un veggente: nel 1871 Rimbaud scrisse due lettere in cui abbozzò il programma della poesia
del futuro. Il programma coincide con la seconda periodizzazione della sua poesia. Le lettere sono
impregnate del concetto di veggente, per questo vengono chiamate così. L’idea di veggente giunge a
Rimbaud dai greci, riprendendola dal platonismo rinascimentale di Montaigne. Ma Rimbaud applica una
novità a questa visione, prettamente moderna. La meta della poesia è giungere nell’ignoto, quindi scrutare
l’invisibile e udire l’inaudito. Questi concetti derivano da Buadelaire. Questo ignoto non ha una
connotazione negativa, Rimbaud si rifiuta di riempirlo di contenuto, lo definisce solo l’altro puro e semplice
o il non usuale o non reale. Il soggetto di questo sguardo è l’io empirico. Si riconoscono certi elementi
mistici con l’autoabbandono dell’Io, ma l’io va verso il basso, non verso l’alto. Ecco perché i surrealisti del
XX secolo considerano Rimbaud loro antenato. L’autoabbandono dell’io deve essere fatto attraverso un
atto operativo, diretto dalla volontà e dall’intelligenza. Così il poeta diventa un grande malato, ma lo diventa
per principio suo. La poesia che nasce da questa operazione si chiama nuova lingua, lingua universale ed
è indifferente se abbia o no una forma e desta eccitazione e musica. In tutte le poesie Rimbaud parla di
questa musica che fa risuonare cose o esseri.
Rottura con la tradizione: il programma di Rimbaud si discosta dalla tradizione, anche se ha letto e
approfondito gli autori tradizionali. Questi però non hanno fatto a lui da modelli, li ha infatti rimodellato in
una sostanza completamente diversa. Egli odia la tradizione, incita anche al rogo della Biblioteca
nazionale. Nelle sue ultime opere l’autore si distacca completamente dal suo pubblico, conseguenza di un
suo distacco completo dal passato, rigettando lo storicismo dei musei ad esempio. Questa sarà una
caratteristica permanente dell’arte e della poesia moderna. Esempi di opere in cui si sfoga contro il passato
sono Venus Anadyomene e Ce qu’on dit au poete a propos des fluers in cui schernisce la bellezza e la
tradizionale poesia dei fiori etc.
Modernità e poesia della città: anche Rimbaud come Baudelaire ha un rapporto duplice con la modernità:
da una parte prima avversione per il progresso tecnico e scient