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La vita di Giovanni Verga
Con l'arrivo di Garibaldi a Catania, si arruolò nella Guardia Nazionale prestandovi servizio per quattro anni. Ma nel giovane Verga andava facendosi sempre più vivo il desiderio di lasciare la Sicilia, perciò nel 1865 fece il primo viaggio a Firenze. Già nel 1866 pubblicava il romanzo "Una peccatrice" a cui nel 1871 sarebbe seguita "Storia di una capinera". Il libro ebbe un notevole successo e favorì il giovane scrittore nel suo desiderio di affermarsi nella "splendida società fiorentina", dove conobbe Francesco Dall'Ongaro che aiutò molto il giovane siciliano e lo introdusse nel più famoso salotto fiorentino della tedesca Ludmilla Assing. A Firenze incontrava la diciottenne Giselda Fojanesi, con la quale ebbe stretti rapporti d'amicizia. Nel 1872 si trasferì a Milano dove si trattenne per oltre un ventennio fino al 1893. Qui il Verga venne presto a contatto con quel mondo culturale.Allora particolarmente attivo. Dopo aver frequentato i salotti della famosa contessa Clara Maffei, partecipò intensamente alle discussioni e alle polemiche culturali del tempo che furono determinanti nel maturare in lui il nuovo atteggiamento verista. Infatti già nel 1874 compariva la sua prima composizione il racconto "Nedda". Quindi, trovata la sua giusta ispirazione produsse, nel volgere di pochi anni, dal 1880 al 1889, tutti i suoi capolavori: Vita dei campi (1880), i Malavoglia (1881), Novelle rusticane (1884), Mastro Don Gesualdo (1889).
L'amicizia con Luigi Capuana che risultava importante per la "conversione al verismo", entrò in contatto con il circolo degli Artisti "scapigliati" che vivevano un'esistenza "maledetta" e coltivavano una letteratura sperimentale. Allargò le proprie conoscenze letterarie e filosofiche leggendo opere d'autori Francesi contemporanei. Nel 1878 formulò il programma del verismo italiano.
Nel 1881 Capuana recensì i Malavoglia sul "Fanfulla della domenica", rivelandone i pregi. Nel 1893 Verga tornò a Catania, ove dapprima si trattenne per lunghi periodi finché si stabilì definitivamente. Là scrisse ancora qualche opera come "Dal tuo al mio", ma soprattutto passò nel silenzio e nella solitudine un'esistenza di benestante e sfaccendato, anche se segretamente rattristato dal vedere non abbastanza capita e amata la sua produzione più grande. Politicamente, pur essendo un moderato, sostenne dapprima l'azione di Crispi e poi aderì al nazionalismo, aspirando ad un'Italia che sapesse affermarsi sul piano militare e politico. Verso la fine della vita gli arrecarono, soltanto fastidio le onoranze tributategli per il suo ottantesimo compleanno alla presenza di Pirandello e di Croce. Scarsa soddisfazione gli procurò poco dopo anche la nomina a Senatore. Morì a Catania il 27 gennaio.sua piena maturità artistica. Tuttavia, già in queste prime opere si possono intravedere alcuni temi e stili che caratterizzeranno il suo futuro lavoro. Nel romanzo "Amore e patria", Verga esplora il tema dell'amore e della patria, mettendo in luce la passione patriottica che animava la sua giovinezza siciliana. Questo romanzo, scritto quando aveva solo 16 anni, è rimasto inedito. "I carbonari della montagna", invece, è una serie di quattro volumi che narrano un episodio della rivolta calabrese contro i francesi sulle lagune e la storia della vita politica veneziana sotto gli austriaci. In questo romanzo, Verga intreccia una storia d'amore tra una fanciulla italiana e un giovane ufficiale ungherese. Nonostante la passione patriottica che anima queste prime opere, nessuna di esse può essere considerata un'opera d'arte completa. La produzione di Verga in questo periodo non ha ancora raggiunto la sua piena maturità artistica.Piena maturità artistica. Verga romantico – passionale
Il romanzo "Sulle lagune" tende all'ispirazione passionale col predominio dell'intreccio amoroso e della vita galante, e come la rievocazione storica del passato lasci il posto all'interesse per l'acronaca contemporanea. In questo secondo periodo predominano i romanzi dominati tutti dallapassione forte e spesso drammatici. Questi, da una parte sono vicini alla letteratura romantica francese, dall'altra per la loro sensualità che preannunciano tanta parte della futura produzione dannunziana.
Una peccatrice (1866). Narra l'amore di uno studente di modeste condizioni per una donna di lusso: dapprima il giovane ama e delira per la conquista tanto desiderata, poi si stanca e siallontana. Allora la donna da superba e indifferente, senza più una ragione di vita, si avvelena fra la musica e i baci e muore alle note di un valzer. Storia di una capinera (1871). Una fanciulla, Maria, scrive
Ad una amica narrandole dapprima l'ardore del suo animo e poi il dolore di un'esistenza che lentamente sfiorisce per poi spegnersi in un convento. Eva (1873). La storia di un'affascinante maliarda che s'innamora di un pittore siciliano. Tigre reale (1875). Giorgio Laferlita, un uomo debole di carattere, dimentica la moglie e i figli preso dalla passione di una giovane signora russa, Nata, una donna strana, volubile, una vera tigre in amore. Eros (1875). L'ultimo dei romanzi romantici e passionali del Verga, dove si narrano le vicende amorose di un giovane signore, il marchese Alberto, che passa una vita superficiale e viziosa nei salotti di Firenze o in una villa sul Lago di Como; vita inutile che trova la sua conclusione in un colpo di pistola. Quest'ultimo romanzo chiude il ciclo dell'ispirazione romantico-passionale, durato circa 15 anni, in cui descrive il motivo che porta gli uomini per una passione, una colpa, un errore a un destino che li travolge.
sopraffacendoli e lasciandoli impotenti e soli. Già in questi romanzi affiora la forma di un grande narratore che appare affascinante e profondamente rinnovato. Verga verista Possiamo datare la conversione di Verga al verismo al 1874, punto di arrivo di un lento ma approfondito travaglio spirituale. La questione meridionale primo esempi di problematica sociologica in Italia, oggetto di varie inchieste politiche (Villari, Fianchetti, Sonnino, Fortunato) indussero lo scrittore a verificare proprio sulla terra l'ineluttabilità delle leggi economiche e di classe contro le quali riteneva inutile ribellarsi. In "Fantasticheria" Verga tesse l'elogio "della morale dell'ostrica": guai a staccarsene "per brama di meglio". Il naturalismo francese stimolando la coscienza critica di un processo stilistico già in atto (carteggio con Capuana e il giornalista Cameroni), portò lo scrittore alla formulazione del principiodell'impersonalità l'unico che gli sembrava adeguarsi alla realtà storica e sociale che andava scoprendo così da far apparire l'opera d'arte "essersi fatta da se".
Adesione al realismo
Il Verga accettò lo spirito europeo rivolto al concreto, al preciso dove tutti i poeti narratori volgevano nella seconda metà dell'ottocento. L'adesione al realismo lo portò ad introdurre profondi cambiamenti stilistici. La novità più rilevante fu quella di porre di fronte al lettore solo la realtà quotidiana nella sua essenza più nuda e dolorosa. A partire dal '78 egli utilizzò nuovi strumenti conoscitivi che si espressero in contenuti nuovi e diversi da quelli romantico-sentimentali dei primi romanzi. Infatti, assimilò i canoni del darwinismo-positivistico (il senso della vita come lotta per l'esistenza, la selezione naturale, l'ambiente deterministico) e
delrealismo-naturalismo (abbandono di ogni autobiografismo e sentimentalismo, rappresentazione scientifica del reale, metodo dell'impersonalità). Ciò gli consentì di cogliere più in profondità strati popolari, di meglio capire le contraddizioni della società borghese, i costi alienanti del forzato progresso. Tuttavia questo non gli impedì di caratterizzare la personalità dei protagonisti dei romanzi in maniera chiara e precisa, infatti essi dimostrano una passionalità istintiva che nasce dalla realtà in cui si trovano ad agire. L'arte del Verga arrivò alla piena maturazione solo quando aderì al realismo che aveva esercitato su di lui un incredibile fascino. I grandi romanzieri come Dumas, Guerrazzi, Flaubert e Balzac, Maupassant e di Zola lo precedettero offrendogli grandiosi esemplari di letteratura universale riconosciuti per la loro validità artistica. Accentuazione degli elementi.Nazionali
Pur aderendo al realismo, si allontanò dall'aspetto "scientifico" del naturalismo francese e in particolar modo da Zola che, essendo un medico e uno scienziato, trasferiva nei suoi romanzi principi enunciati dal famoso scienziato Claude Bernard. In generale il verismo italiano e il Verga si allontanarono dalle ricette scientifiche dello Zola e s'interessarono in particolar modo alle realtà quotidiane dei piccoli modi provinciali, trasfigurandone nostalgicamente i tempi e il luoghi.
Gli scrittori veristi cercarono in tal modo di voler scoprire e inquadrare i difetti e le virtù delle loro piccole provincie. Anche Verga riscoprì la sua terra, la Sicilia, cercando di riprenderne possesso, dopo il lungo esilio che l'aveva tenuto lontano, descrivendo la natura dei costumi, delle paure, dei formalismi, della civiltà tutta fatta di convenzioni. Inquadrò anche le memorie pure della sua infanzia e riprese l'amore per la sua terra.
Qui vi ritornava con un animo pentito per essere stato eccessivamente critico nei confronti della sua terra, che comunque rimaneva per lui come un remoto miraggio oggetto di una disperata nostalgia.Sentimenti del dolore e del destino
Si può affermare che la poesia italiana è nata dal pianto che alimenta tanta parte della narrativa dell'ottocento: dai "Promessi sposi" a "Piccolo mondo antico", dal "Marchese di Roccaverdina" a "Canne al vento".
Verga verista era ben lontano dalla diagnosi lucida e fredda dei naturalisti francesi; egli accentuò nei suoi racconti il dolore, la fatica, le diverse categorie sociali come se fosse lui stesso a patirle.
Trovandosi dinnanzi all'inesorabilità del destino, cercò di attribuire ai suoi personaggi più significativi un sentimento di fatale remissione a quanto il destino ha fissato per ciascuno, che discerne dalla fede in Dio e dalla Provvidenza. Il denaro e il fattore
Economico sono il tema portante di molti suoi libri. Questo, però, non significa di solito, svilire coloro che soffrono per ragioni economiche, ma semmai accrescere l'intensità del dolore e mostrare come il destino si