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Parallelamente alle novelle Verga ideò di un ciclo di romanzi che riprende il modello di Zola , a
differenza sua , Verga non pone al centro del suo ciclo l’intento scientifico di seguire gli effetti
dell’ereditarietà , bensì la volontà di tracciare un quadro sociale , della vita italiana moderna
analizzando tutte le classi sociali dai ceti popolari (malavoglia ) alla borghesia (mastro don Gesualdo)
all’aristocrazia (la duchessa di Leyra , solo abbozzato e due romanzi mai realizzati ).
Questo ciclo è unito dal principio dalla lotta per la sopravvivenza , tutta la società ad ogni livello , è
dominata da conflitti di interesse , ed il più forte trionfa schiacciando i più deboli .Verga non sceglie i
vincitori ma utilizza come soggetti della sua narrazione i vinti cioè i perdenti , gli sconfitti , le vittime
del progresso . A differenza degli umili di Manzoni che rappresentano il popolo, persone semplici che
hanno fede e credono nella provvidenza e hanno speranze per un futuro migliore, nei vinti i
personaggi sono rassegnati alla sconfitta e travolti dal progresso. Anche lo stile e il linguaggio cambia
a seconda del soggetto e la sua classe sociale .
• Es “I vinti e la fiumana del progresso” dove il progresso non è sempre visto in ambito
positivo, Verga è critico e pessimista e si scaglia contro il liberismo.
I MALAVOGLIA-
Il primo romanzo del ciclo è I malavoglia (1881) narra la storia di una famiglia di pescatori di Aci
Trezza , posseggono una casa e una barca, la provvidenza, che consentono loro una vita
relativamente felice e tranquilla. Nel mondo arretrato e statico del paese irrompe nella storia:
all’indomani dell’unificazione italiana il giovane ‘NToni malavoglia parte per il servizio militare e la
famiglia, privata delle sue braccia, decide di intraprendere un piccolo commercio. Una tempesta
provoca il naufragio della barca col primo carico destinato alla vendita e i malavoglia , indebitati e
colpiti da altre disgrazie , vanno incontro alla miseria e alla disgregazione.
L’IRRUZZIONE DELLE STORIA: I malavoglia rappresentano la vita di un mondo rurale a arcaico chiuso
il ritmi di vita tradizionali. Il romanzo è la rappresentazione del processo per cui la storia penetra in
quel sistema arcaico, disgregandone la compattezza, rompendo gli equilibri, sconvolgendone le
concezioni ancestrali. L’azione infatti ha inizio all’indomani dell’unità nel 1863, e mette in luce come
il villaggio siciliano si è investito da un momento di rapida trasformazione della società italiana. Le
prime difficoltà economiche e la rottura dell’equilibrio della famiglia Tuscano iniziano con la partenza
di ‘NToni per il servizio militare a ciò si aggiungono le tasse , la crisi della pesca , il treno, il telegrafo e
le navi a vapore che suscitano reazioni ostili della mentalità dei paesani . I malavoglia a causa delle
difficoltà economiche indotte dal progresso sono costretti a diventare negozianti da pescatori che
erano sempre stati ,passando anche alla condizione di nullatenenti ad “andare a giornata per vivere“.
MODERNITA’ E TRADIZIONE: Il personaggio i cui si incarnano le forze della modernità è il giovane
‘NToni. Egli è uscito dall’universo chiuso del paese, è venuto in contatto con la realtà moderna, per
questo non può più adattarsi ai ritmi di vita del paese. Emblematico il suo conflitto con nonno, che in
opposizione a lui, rappresenta invece lo spirito tradizionalista per eccellenza, l’attaccamento ad una
visione arcaica e ai suoi valori. Sotto l’azione di tutte questa forze la famiglia si disgrega . Questo
romanzo ha un finale emblematico: il personaggio che aveva già messo in crisi quel sistema cioè
‘NToni se ne distacca per sempre allontanandosi verso la realtà del progresso, delle grandi città, della
storia
IL SUPERAMENTO DELL’IDEALIZZAZIONE ROMANTICA DEL MONDO RURALE: I malavoglia sono sempre
stati interpretati come la celebrazione di un mondo primordiale e dei suoi valori , vista come
alternativa e antidoto alla falsità corruzione della vita cittadina. In realtà il romanzo rappresenta la
disgregazione di quel mondo dell’impossibilità dei suoi valori . Secondo verga ,ormai approdato ad un
verismo pessimistico non è semplicemente la constatazione della fine di un mondo ma un mondo
mitico che non è mai esistito , in quanto ancora prima di essere investito dalle forze disgregatrici
della modernità, era dominato dal suo interno della stessa legge della lotta per la vita che regola il
mondo moderno del progresso, e lo era da sempre, perché quella legge, per verga , regola ogni tipo
di siccità, in ogni tempo e ad ogni livello della scala sociale.
LA COSTRUZIONE BIPOLARE DEL ROMANZO: Questo romanzo ha una costruzione bipolare nel quale
non spicca un protagonista, ma si registra un coro di personaggi diviso nettamente in due : da un lato
si collocano i malavoglia ti sono caratterizzati dalla fedeltà ai valori puri ; dall’altro la comunità del
paese, pettegola, cinica, mossa solo dell’interesse, insensibile sino alla disumanità. Due punti di vista
opposti, quello nobile e disinteressato dei malavoglia e quello gretto è ottuso degli altri abitanti del
villaggio. Questo gioco di punti di vista a una funzione importantissima. L’ottica del paese al compito
di straniare sistematicamente i valori ideali proposti dalla malavoglia. Quei valori , onestà ,
disinteresse, altruismo, visti con gli occhi della collettività appaiono strani. , non vengono compresi
anzi stravolti e deformati .
LE NOVELLE RUSTICANE, PER LE VIE, CAVALLERIA RUSTICANA
Dopo i Malavoglia, Verga pubblica due racconti di novelle veriste, Novelle rusticane e Per le vie
(1883), che ripropongono personaggi e ambienti della campagna siciliana, in una prospettiva però
più amara e pessimistica con la differenza di un’ambientazione urbana. Particolarmente
interessante la novella “La roba” che anticipa la tematica di Mastro-don Gesualdo. Nel 1884 Verga
tenta l’esperienza del teatro con il dramma Cavalleria rusticana, tratto da una novella di Vita dei
campi.
LA ROBA –
• CONTENUTO INFORMATIVO- Mazzarò era un uomo che aveva tratto la sua ricchezza dalle
terre dove una volta zappava e su cui avevo faticato, e nonostante i suoi possedimenti non
si era insuperbito.
Aveva imparato il significato della “roba” quando faticava quattordici ore al giorno per
guadagnare tre tarì; proprio per questo, aveva impiegato tutta la vita per metterla insieme
ed ora le sue terre non erano delimitate da nessun confine, erano infinite. Tutta la sua
“roba” quindi l’aveva guadagnata con le sue sole forze.
Mazzarò andava in gito sempre senza soldi, perché riteneva che avessero un’importanza
poco rilevante o quasi nulla, non erano “roba”! Se metteva da parte una somma
abbastanza cospicua, la investiva nell’acquisto di nuovi lotti. Era un uomo che si lamentava
solo del fatto che cominciava ad essere vecchio, e nel momento in cui gli fu detto di
lasciare la “roba” perché era tempo che pensasse alla sua anima, Mazzarò uscì nel cortile e
come un pazzo cominciò ad uccidere gli animali che capitavano sotto il tiro del suo
bastone, urlando: ”Roba mia, vientene con me!”.
• ANALISI DEL TESTO- La novella ha come tema principale l’accumulo dei beni materiali
(espressione dell’avidità) e gli effetti che la producono in chi la possiede resa anche grazie
alle tecniche narrative adottate da Verga che avvicinano il punto di vista narrativo vicino al
protagonista. Particolarmente interessante la novella “La roba” che anticipa la tematica di
Mastro-don Gesualdo.
MASTRO-DON GESUALDO-
L’INTRECCIO: Nel 1889 esce il secondo romanzo del ciclo dei vinti, Mastro-Don Gesualdo.
Gesualdo Motta da semplice muratore, con la sua intelligenza ed energia, è arrivato ad accumulare
una fortuna.
Il racconto ha inizio con il matrimonio tra Gesualdo e Bianca Trao, discendente da nobile famiglia, ma
in rovina. Nonostante il matrimonio con una Trao, Gesualdo resta escluso dalla società nobiliare, che
lo disprezza per le sue origini. Persino la moglie non lo ama anzi lo disprezza. Nasce una bambina:
Isabella, figlia illegittima che a sua volta respinge il padre. Anche il padre lo disprezza, geloso della
sua fortuna. Dopo la fuga della figlia e la morte della moglie, Gesualdo rimane solo, che ingoia
ricchezze da lui accumulate a prezzo di eroiche fatiche. Muore solo, sotto lo sguardo sprezzante di un
servo.
L’IMPIANTO NARRATIVO: Nel Gesualdo Verga resta fedele al principio del impersonalità. Il livello
sociale del nuovo romanzo si è elevato rispetto alle novelle e ai malavoglia : non si tratta più di un
ambiente popolare, di contadini, pescatori, operai, ma di un ambiente borghese e aristocratico di
conseguenza anche il livello del narratore si innalza, che ha uno sguardo critico nel mettere in luce
bassezze , meschinità del protagonista e degli altri personaggi . Ciò non vuol dire che Verga ripristini
il narratore onnisciente dei romanzi del primo ottocento, il narratore del Gesualdo non fa come il
narratore dei promessi sposi che da informazioni sugli antefatti le storie di personaggi, ma ne parla
come se il lettori li conoscenze da sempre.
Rispetto ai malavoglia il Gesualdo si distingue per un altra particolarità . I malavoglia sono un
romanzo corale , in cui solo i componenti della famiglia sono visti dall’interno , in modo tale che si
possano conoscere pensieri e sentimenti . tutti gli altri abitanti del villaggio sono visti solo
dall’esterno non vengono mai analizzati . Il Gesualdo ha invece al centro una figura di protagonista
,che si stacca delle altre figure. Lo strumento per eccellenza di questa focalizzazione interna è il
discorso indiretto libero , mediante cui sono riportati i pensieri del protagonista .
L’INTERIORIZZARSI DEL CONFLITTO VALORI-ECONOMICITA’: Nel Gesualdo scompaiono i valori
rappresentanti della lotta per la vita che caratterizzava malavoglia. Il conflitto tra i due poli passa
all’interno di un unico personaggio , Gesualdo.
Pur dedicando tutta la sua vita e tutte le sue energie alla conquista della roba , Gesualdo conserva
tutto sommato in sè relazioni umane autentiche ma non arriverà mai a praticare fino in fondo i valori
in quanto la “roba” è il fine primario della sua esistenza. La logica dell’economicità , dell’interesse
egoistico e della forza diviene il modello unico di comportamento che occupa tutto il quadro. Verga è
approdato ad un verismo rigorosamente conseguente e il suo pessimismo è divenuto assoluto, al
punto d