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Il concetto di natura e cultura secondo Boccaccio
Anche sul finale lo statuto viene definito “crudele” poiché ingiusto: Filippa con le sue parole è riuscita a sovvertire la legge aspra e biasimevole con plauso e appoggio di tutta la comunità. Per Boccaccio in realtà la legge è crudele quando vuole sopprimere la natura, gli istinti, la pulsione all’eros e all’amore: quindi nel contrasto tra natura e cultura è la natura che deve avere la meglio, è un’esaltazione degli istinti vitali di gentilezza, cortesia, nobiltà d’animo e di spirito, la natura umana deve essere punto di riferimento per la rinascita futura; quando la cultura vuole rintanare la natura allora la comunità non ha speranza di sopravvivere, per far sopravvivere una società la cultura e la natura non devono annullarsi a vicenda ma è la cultura che deve fare in modo che la natura vada sulla buona strada, quindi non bisogna più condannare in generale tutte le donne.
che tradiscono masoltanto le donne che tradiscono facendo commercio del proprio corpo per denaro -> lo statuto ècambiato in modo giusto, il motto tendenzioso ha fatto in modo che la legge cambiasse dandocentralità alla natura, alla potenza delle passioni. Il discorso di Filippa ha fatto in modo che leparole intrecciandosi correttamente tra loro giungano al punto di arrivo felice ovvero sovvertire lalegge. È la parola che diventa protagonista di questa nuova stagione del Decameron lasciando unpo’ in secondo piano la peste.È importante sottolineare come questa raccolta di novelle è un libro con un suo scopo, una suastruttura funzionale a un fine. Il motto che abbiamo appena visto che produce il riso fa tornare inmente il proemio. Il marito di Filippa esce sconfitto dalla sua matta impresa (cercando sullabiblioteca italiana è possibile fare una ricerca sulle parole che spesso collegano fra loro novelle etematiche). 26/04/2022Lettura eIntroduzione alla sesta giornata e Conclusione della sesta giornata. Lettura e commento della novella di Madonna Oretta (VI, 1). Abbiamo visto la novella di Madonna Filippa dove il motto funge da salvamento per la situazione di vita e di morte in cui la donna si trova e genera non solo risate ma anche cambiamento dello statuto facendo valere le ragioni e i diritti delle donne. I motti si distinguono dalle beffe, ci sono motti nella I giornata e nella VI, le beffe sono nella VII e VIII giornata: comunque motti e beffe sono espressioni verbali. I motti in genere sono brevi e sembrano particolarmente adatti ad essere pronunciati dalle donne, ma all'interno della VI giornata non ci sono solo motti pronunciati da donne. Nella VI giornata siamo a metà dell'opera, Boccaccio è sempre attento alla spartizione dell'opera in momenti decisivi. Si è visto che conL'inizio della IV giornata Boccaccio fa il punto della situazione tale da farci credere che le giornate I - II - III abbiano avuto diffusione indipendente.
All'inizio della VI giornata vediamo altri accompagnatori della brigata che hanno varie funzioni, sono dei domestici con dei nomi grecizzanti che attingono dalla commedia. Quindi c'è una brigata di giovani dell'alta società e ne è riprova il fatto che vanno in una villa che fa parte dei loro possedimenti, e in rapporto a loro c'è una società bassa di domestici che hanno una funzione ordinata e gerarchica, sono stati nominati all'inizio del Decameron ma fino alla VI giornata non sono entrati in scena e li vediamo in scena nell'introduzione alla VI giornata -> prima hanno agito dietro le quinte contribuendo all'ordine onesto della vita condotta dalla brigata. C'è il maniscalco che deve ordinare gli altri domestici nelle loro funzioni.
Alla I giornata nell'introduzione al paragrafo 98: i "familiari" sono le persone che lavorano per conto della casata di una certa famiglia così come i "fanti"; Pampinea dice che la compagnia di tutta la brigata e dei loro accompagnatori deve procedere "con ordine e con piacere senza alcuna vergogna e duri" e lei Pampinea, incoronata regina, "costituisce" cioè assegna alla servitù i vari incarichi:
- Parmeno, servo di Dioneo, fu nominato siniscalco cioè "maestro della casa" quindi maggiordomo, con il compito di preoccuparsi delle esigenze di tutto il gruppo e del servizio della mensa
- Sirisco, servo di Panfilo, fu nominato tesoriere e incaricato degli acquisti richiesti da Parmeno.
- A Tindaro, servo di Filostrato, fu affidato l'incarico di attendere alle camere dei tre giovani signori.
- Misia, fantesca di Pampinea, e Lisisca, domestica di Filomena, furono incaricate di provvedere alla
più alta che è quella della brigata, si crea un disordine momentaneo come quello che è solito creare Dioneo -> infatti sullo sfondo della baruffa c'è anche Dioneo, e il tema della baruffa riguardante le donne che arrivano al matrimonio vergini o no e se una volta sposate si fanno beffe dei loro mariti sarà il tema ripreso come spunto da Dioneo per la VII giornata. L'introduzione alla VI giornata c'è attacco idillico con cielo stellato e la luna che pian piano svanisce lasciando posto all'alba, si svolge un cerimoniale di consuetudini che si ripetono con un certo ordine, si ragiona sulla bellezza dei vari casi delle novelle narrate che hanno dilettato ma anche insegnato qualcosa: siamo in presenza di uno stile alto (la varietà di stili e registri la si nota non solo all'interno delle novelle ma anche nelle aree di cornice dove si vede la vita che conducono la brigata e i loro domestici). I domestici supportano
l'attività della brigata aiutandoli a preparare la tavola imbandita e decorata di fiori (fiori che ci rimandano all'eden del giardino; si racconta attorno a una fonte). Si inizia a mangiare dopo che viene dato il via dalla regina, poi alcuni vanno a dormire, alcuni cantano e Dioneo e Lauretta cantano di Troilo e Criselda che sono i protagonisti dell'opera Filostrato di Boccaccio quindi c'è autocitazione di Boccaccio stesso (Boccaccio nel Filostrato traspone la sua penosa esperienza d'amore in quella di Troiolo e Criselda). Arrivata l'ora del dovere in cui si deve raccontare si riuniscono attorno alla fonte nel giardino (la fonte può servire anche per purificarsi dai fatti narrati nelle novelle. Quando nella VII giornata tutti si immergeranno nel laghetto delle donne quasi a purificarsi dell'argomento delle novelle e intorno a quel laghetto avverrà il racconto della VII giornata per volontà di Dioneo). Si sta periniziare a raccontare ma c'è interruzione, il disordine irrompe in questo luogo di pace purificato. Il rumore viene dalla cucina ed è causato da Licisca e Tindaro: per dare spiegazioni Tindaro vorrebbe parlare ma Licisca vuole parlar per prima e dice che non è vero come Tindaro vuole invece farle credere che la moglie di Sicofante la prima notte di nozze fosse vergine, in realtà le donne non aspettano di essere maritate, non aspettano il tempo che il padre e i fratelli decidano di maritarle ma appagano prima il loro desiderio -> le ragioni e i diritti delle donne vengono qui rivendicate in una prospettiva bassa. Licisca poteva giurare che non conosceva fanciulla che non avesse beffato il promesso sposo e anche le maritate ne avevano fatto di tutti i colori ai mariti -> questo anticiperà ciò che farà Dioneo nella 10° novella della VI giornata al paragrafo 3 dove dice che non si allontanerà dal tema ma in realtà non.sarà proprio così. Poi nella conclusione alla VI giornata la corona viene messa a Dioneo e pur essendo lui re le novelle raccontate nella giornata anche se piccanti non comportano mai un novellar disonestamente quindic'è sempre un ordine infatti nella conclusione della VI giornata Dioneo dice "io vi farei goder di quello... ma lasciamo stare queste parole, reggerò come saprò" e poi accenna all'episodio di Licisca e Tindaro dell'introduzione che ha fornito a Dioneo il tema di cui parlerà nella VII giornata ma vuole tralasciare la prima parte in merito alle ragazze che perdono la verginità prima del matrimonio, quindi si distacca dalla parte più licenziosa, e si dedicherà nella VII giornata delle beffe che le donne fanno ai mariti per amore o per salvamento. Alcune donne della brigata non erano d'accordo temendo che fosse un argomento sconveniente per loro, lo pregarono affinchéCambiassela proposta. Dioneo rispose che ben comprendeva la difficoltà del tema trattato, ma non avrebbe cambiato idea, ritenendo che, in tempi come quelli, ogni discorso era consentito agli uomini e alle donne che evitavano di comportarsi disonestamente. Esse sapevano che, per la pestilenza di quel tempo, i giudici avevano abbandonato i tribunali, le leggi divine e umane tacevano e, per sopravvivere, era concessa ad ognuno massima libertà di costumi. Perciò se si era un po’ più liberi e spinti nel raccontare, non per fare cose sconvenienti, ma solo per divertire loro e gli altri, non vedeva alcun motivo valido per essere rimproverati, in futuro, da qualcuno. Del resto la loro brigata, fino a quel momento, non si era macchiata di alcun atto sconcio e non se ne sarebbe macchiata in seguito, con l’aiuto di Dio. Aggiunse che tutti conoscevano l’onestà delle donne presenti, che non poteva essere sminuita né da discorsi divertenti,
né dal terrore della morte. E, in verità, riteneva che chi avesse saputo che non avevano voluto discutere di quelle stupidaggini, avrebbe potuto sospettare che avessero peccato in tal senso, perciò non ne volevano parlare. Egli, se