Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 10
Letteratura italiana - Appunti Pag. 1 Letteratura italiana - Appunti Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 10.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Letteratura italiana - Appunti Pag. 6
1 su 10
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

FRANCESCO PETRARCA

Rerum vulgarium fragmenta, 1

Voi che ascoltate in poesie separate tra loro il suono di quei sospiri d'amore con cui io nutrivo il mio

cuore, al tempo del mio primo giovanile sviamento quando ero parzialmente un uomo diverso da

quello che sono ora: fra le inutili speranze e l'inutile dolore, se c'è qualcuno che per esperienza

sappia che cos'è l'amore, spero di trovare compassione, e perdono, per la varietà stilistica della mia

scrittura poetica che è canto e pianto. Ma ora io vedo chiaramente come per tutto il popolo sono

stato per lungo tempo oggetto di derisione, motivo per cui spesso dentro di me mi vergogno di me

stesso; e il frutto del mio vaneggiare è vergogna, pentimento e il riconoscere chiaramente che tutto

ciò che riguarda la vita terrena è vana illusione.

Rerum vulgarium fragmenta, 52

Diana non piacque maggiormente al suo innamorato quando per una sorte simile alla mia la vide

tutta nuda in mezzo alle gelide acque, di quanto piacque a me la pastorella selvatica e non

accondiscendente nel momento in cui era intenta ad immergere il velo leggere che le chiudeva

all'aria i bei e biondi capelli, al punto tale che mi fece, proprio nell'ora in cui il cielo ardeva di più

(mezzogiorno), tutto tremare d'un gelo d'amore.

Rerum vulgarium fragmenta, 126

Limpide, fresche e dolci acque, dove immerse il suo corpo colei che sola mi par degna di avere il

dominio del mio cuore; pianta cortese al quale a lei piacque appoggiare il suo bel fianco ( me ne

ricordo sospirando); erba e fiori che la sua gonna svolazzante ricoprì insieme con il suo seno

angelico; sacra atmosfera, serena, dove Amore, con i suoi begli occhi, mi trafisse il cuore: ascoltate

tutti insieme le mie tristi, ultime parole.

Se dunque questo è il mio destino, e il cielo si adopera a realizzarlo, cioè che Amore mi uccida a

forza di farmi piacengere, una qualche graziani divina seppellisca il mio povero corpo qui tra voi, e

l'anima torni al cielo, spoglia del suo corpo. La morte sarà meno dolorosa se mi porto dietro questa

speranza a quel pauroso momento; poiché la mia anima stanca non potrebbe trovare porto più

tranquillo né sede più serena in cui abbandonare il corpo travagliato.

Verrà un tempo forse in cui la bella e mansueta fiera tornerà nel luogo solitamente frequentato, e là

dove ella mi vide nel giorno benedetto volgerà i suoi occhi desiderosi e felici, per cercarmi; e, o

pietà!, vedendomi già in terra tra le pietre della tomba, venga ispirata da Amore in modo che sospiri

così dolcemente da farmi ottenere la grazia e piegare la giustizia divina, asciugandosi gli occhi con

il bel velo.

Dai bei rami scendeva (è dolce ricordarlo) una pioggia di fiori sul suo ventre; e lei si sedeva umile

in tanta gloria terrena, già coperta da quell'amorosa pioggia di fiori. Un fiore cadeva sull'orlo della

veste, un altro sulle trecce bionde, che quel giorno a vederle sembravano oro fino e perle; uno

cadeva a terra, e uno finisce nell'acqua; uno con un volteggio pieno di grazia sembrava dire: “qui

regna Amore”.

Quante volte dissi io allora preso da gran stupore: senza dubbio costei è nata in paradiso. Il suo

divino portamento, il suo volto, le sue parole e il suo sorriso, mi avevano a tal punto riempito di

oblio, e a tal punto fatto allontanare dalla realtà, che io sospirando mi chiedevo: come raggiunsi io

questo luogo, e quando? Perché credevo di essere giunto in cielo, non dove effettivamente ero. Da

allora fino ad oggi amo così tanto questo luogo che altrove non trovo pace.

Se tu, canzone, fossi ornata quanto lo desideri potresti coraggiosamente uscire dal bosco e

diffonderti in mezzo alla gente.

Rerum vulgarium fragmenta, 129

Amore mi porta da uno stato d’animo all’altro e da un luogo solitario ad un altro, perché per

esperienza noto che ogni strada segnata da orma umana è contraria alla mia tranquillità. Se si trova

un ruscello o una fonte in una località solitaria, o una valle piena d’ombra fra due colli, là si

rasserena la mia anima turbata; e a seconda di come la sollecita Amore ora ride, ora piange, ora

teme, ora è fiduciosa e il volto che riflette i moti dell’anima si turba e si rasserena e dura poco

tempo in un stesso stato; così che al solo vedermi un uomo esperto di queste cose direbbe: Costui

arde d'amore e non è sicuro della sua condizione.

Trovo qualche sollievo su monti alti e in boschi intricati; ogni luogo abitato è un nemico mortale per

me. Ad ogni passo nasce un pensiero diverso riguardo alla mia signora, pensiero che spesso cambia

in gioia il tormento che io sopporto a causa sua; e non appena sorge la volontà di cambiare questa

mia vita dolce e amara insieme, ecco che mi dico: forse Amore ti serba per un momento migliore;

forse, spregevole a te stesso, sei invece caro a lei. E intanto passo a pensare, sospirando: potrà

avverarsi? Come? Quando?

Talvolta mi fermo dove un alto pino o un colle proiettano la loro ombra, ma addirittura nel primo

sasso che incontro mi raffiguro con la memoria il suo bel viso. Quando poi torno in me, mi accorgo

d’aver bagnato di lacrime il petto per il dolore, e allora dico: ahi infelice, in che condizione ti sei

ridotto e da chi sei lontano! Ma finché posso tenere ferma la mente instabile nell’immaginazione

iniziale, e contemplare lei, e dimenticare me stesso, sento Laura così vicina che l’animo si appaga

della propria illusione: la vedo in tanti elementi della natura e così bella che se l’illusione durasse,

non chiederei altro.

Io spesso l’ho vista viva (ci sarà qualcuno che mi crede?) nell’acqua limpida e sopra l’erba verde e

nel tronco di un faggio e in una nuvola bianca, di bellezza tale che Leda avrebbe ben detto che sua

figlia le è inferiore, come una stella che il sole fa sparire con la sua luce; e quanto più selvaggio è il

luogo e più deserto è il posto in cui mi trovo, tanto più bella se la raffigura il mio pensiero. Poi,

quando il vero scaccia quel piacevole inganno, proprio lì mi siedo, pietra morta su una pietra viva,

come uno che pensi e pianga e scriva.

Un desiderio intenso mi attira solitamente laddove non si proietti l’ombra di un’altra montagna,

verso la cima più alta e libera; di là, mentre osservo e penso a quanto spazio mi separa dal bel viso

che mi è sempre così vicino nell’immaginazione e così lontano nella realtà, comincio a misurare

con gli occhi la mia infelicità (e intanto sfogo con le lacrime il cuore avvolto della nebbia

condensata del dolore). Poi dico sottovoce fra di me: che ne sai tu, infelice? Forse in quel luogo

lontano adesso si sospira per la tua lontananza; e in questo pensiero l’animo si conforta.

Rerum vulgarium fragmenta, 303

Amore, che ai tempi migliori stavi con me fra queste sponde, che conoscevano i nostri pensieri, e

per sanare le nostre antiche questioni parlavi con me e con il fiume; fiori fronde, erbe, ombre,

insenature, onde, dolci venti, valli chiuse, alte colline e luoghi sereni, rifugio delle mie fatiche

d'amore, delle mie tante e gravi vicende; o sereni abitanti dei verdi boschi, o ninfe, e voi che trovate

rifugio e nutrimento nel fondo erboso del fiume trasparente: le mie giornate erano così chiare, ora

sono cupi, come dominate dalla Morte; così, nel mondo, ogni uomo ha il suo destino fin dal giorno

in cui nasce.

Rerum vulgarium fragmenta, 310

Il vento primaverile ritorna, e con sé riporta il bel tempo, e i prati fioriti, suo dolce seguito, e il

verso della rondine e il canto lamentoso dell'usignolo e la primavera candida e dai mille colori.

I prati sono ridenti, e il cielo torna sereno; Giove si rallegra di contemplare Venere; l'atmosfera, le

acque e le terre sono piene d'amore; ogni essere vivente ritorna ad amare.

Ma per me, afflitto, tornano i sospiri più penosi, che estrae dal profondo del cuore colei che le sue

chiavi portò con sé in cielo; e il canto degli uccellini, e i prati che fioriscono, e i modi gentili delle

belle donne dignitose sono per me un deserto, e bestie crudeli e tremende.

ANGELO POLIZIANO

Stanze per la giostra, libro I, ottave 33-50

Ah, che cosa spaventosa è vedere Iulio che si apre il cammino dove il bosco è fitto per far uscire

dall'intrico delle piante la bestia inferocita, con un verde ramo avvolto attorno al capo, con i capelli

arruffati e pieni di polvere, e con il volto bagnato di un sudore che gli dà onore. Qui Amore, che

attendeva il luogo e il tempo più opportuno, prese la decisione di attuare la feroce vendetta;

Amore con la sua mano compose la figura, fatta d'aria leggera, di una cerva bella e altezzosa, dalla

fronte alta, con le corna ramose, completamente bianca, agile e aggraziata. E appena quella si

mostrò, tra le bestie spaventate, al giovane cacciatore, Iulio spronò felice il suo cavallo per seguirla,

pensando di darle in breve tempo una morte dolorosa.

Ma poiché fece scoccare la freccia inutilmente, trasse fuori dal fodero la spada fidata, e mosse il

cavallo con tale impeto che il bosco prima così fitto sembrava ora una libera strada. Il bell'animale,

come se fosse stanco, sembra che proceda sempre più lento, ma quando sembra che stia per

raggiungerlo o sfiorarlo, guadagna un po' di terreno sotto il suo sguardo.

Quanto più segue invano la figura inconsistente tanto più desidera ardentemente seguirla; tuttavia

calpesta le sue stanche orme, la raggiunge sempre ma non riesce mai a prenderla: allo stesso modo

Tantalo si immerge fino alla bocca nelle acque del fiume stige, e i rami di un albero si protendono

sopra di lui, ma non appena vuol cibarsi dei suoi frutti o dissetarsi con l'acquea del fiume, subito

essi si allontanano.

Si era già allontanato di molto dai compagni inseguendo il suo oggetto del desiderio; tuttavia ancora

non recupera lo svantaggio dalla preda nemmeno d'un passo, e già si accorge che il suo cavallo è in

affanno; ma continuando comunque ad inseguire la sua illusoria speranza, giunse in un prato verde

e fiorito: qui gli apparve una ninfa ridente sotto un velo bianco, e l'animale scomparve.

L'animale sparì dalla sua vista, ma il giovane ormai non si cura più di esso; bensì tira le briglie al

cavallo, e lo ferma sulla radura. Qui tutto sbigottito e meravigliato si sofferma a guardare la ninfa:

gli pare che dal bel volto e dai begli occhi suoi dia una sconosciuta dolcezza al suo cuore.

Come una tigre a cui il cacciatore ha tolto i suoi figli dalla tana di pietra, rabbiosa lo segue per la

foresta ircana, che spera di raggiungere e uccidere subito chi le ha rapito i suoi figli; quindi si ferma

davanti alla sua immagine riflessa nell'acqua, che scamb

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
10 pagine
10 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher grza10 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Cabrini Anna Maria.