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I veri temi morali e religiosi sono piegati alla rappresentazione di un soggetto nella sua unicità e
singolarità; Defoe sceglie di mettere in rilievo l’identità ambivalente di Robinson, ma anche la
crescente consapevolezza e la religiosità che ha guadagnato attraverso l’introspezione. Robinson
vince i limiti fisici e morali impostigli dall’isolamento diventando padrone di sé e signore dell’isola.
Robinson è a tutti gli effetti un uomo della sua epoca, anche se Defoe comprese la necessità si
inserire delle avventure, il tema centrale del romanzo è la meditazione retrospettiva del narratore
sulla sua vita passata e la sua trasgressione agli ordini del padre. Le scene di apertura, incentrate
sulla ribellione di Robinson, rievocando il passato, il narratore ricorda l’individuo aggressivo e
ambizioso che era, ma lo racconta dalla prospettiva di un uomo saggio, che ha imparato a
riconoscere i segni della Provvidenza. La personalità contraddittoria di Robinson ci riporta al
giovane Defoe, ma nell’isolamento scampa alla follia rifugiandosi nella fede ed imparando a
leggere la Bibbia. Capace di imparare dai propri errori, egli tuttavia si trasforma grazie a una
paziente sottomissione al volere di Dio.
Defoe attua una rappresentazione articolata della realtà, che abbraccia tutte le sfere (sociale,
teologica e morale). “Robinson Crusoe” è un’opera pionieristica del moderno realismo narrativo, 13
con la descrizione dettagliata del mondo materiale e fenomenico e il modo di percepirlo del
protagonista. Ma quel mondo gli resiste. Appena dopo il naufragio Robinson crede che nel suo
destino non ci sia un senso, ma solo la casualità. In balia del caso Robinson combatte, tenta di
creare un ordine personale per inserirsi nel nuovo ambiente. L’attività pratica e razionale è
controbilanciata dalle ansie che lo animano a interrogarsi sul senso della propria condizione. Egli
arriva ad affermare “perché Dio mi ha fatto questo? Che ho fatto per meritare di essere trattato
così?”, ma subito si risponde da solo “volgiti a guardare la tua vita vergognosamente sprecata e poi
domandati cosa non hai fatto!”.
Quando la malattia s’inasprisce, Robinson prende la Bibbia e leggendola gli provoca un’estatica
esperienza di conversione in cui si pente dei suoi errori e chiede il perdono divino. Un’importante
tradizione critica ha rintracciato fitti legami tra l’opera e l’autobiografia spirituale puritana
(resoconti dell’itinerario interiore che li aveva condotti alla salvezza. Come ogni buon puritano,
risvegliandosi dall’indifferenza, Robinson inizia a scorgere la presenza provvidenziale della mano
divina nella propria vita. Ma la provvidenza non opera in modo manifesto, come nell’episodio in
cui il protagonista scopre dell’orzo verde inglese e a primo impatto lo indentifica come un segno
divino, poi si accorge che alcuni semi erano potuti rimanere nel fondo della sua sacca, dando
dunque una spiegazione razionale, ma poi conclude che la Provvidenza agisce per mezzo di eventi
fortuiti.
A determinare il successo dell’opera sono stati i suoi significati laici, il mito consiste di tre temi
centrali: il ritorno alla natura, la dignità del lavoro e l’uomo economico. Se per Rousseau l’isola
potrebbe apparire come un luogo incontaminato che offre pace e bellezza, per Defoe, per i
capitalistici e per la cultura imperialistica, la scoperta dell’isola è un’opportunità per
l’espropriazione coloniale. Ma si accorge che senza gli strumenti recuperati dalla nave non sarebbe
mai riuscito a sopravvivere. I momenti più affascinanti del racconto s’incentrano sulle realizzazioni
tecnologiche. Robinson riscopre il lavoro manuale per sopravvivere, non certo perché crede nel suo
potere salvifico. Occorre ricordare che il carico della sua nave era composto da schiavi, egli è un
imprenditore, come Defoe. Qui arriva anche a far tesoro di alcune nozioni di economia, come
l’importanza del valore d’uso e dei mezzi di sussistenza.
Fin dall’arrivo Robinson è terrorizzato dall’eventualità che quell’isola sia già popolata, la traccia di
esseri umani suscita in lui una crisi, in cui si abbandona in una riflessione sue cannibali, che lo porta
ad assumere il loro punto di vista e a constatare che avendo una cultura diversa hanno anche metri
di giudizio morali diversi. Comunque si decide a catturare un cannibale.
Le avventure che si svolgono nella terza parte: cattura di Venerdì, l’uccisione dei cannibali, la
sconfitta degli ammutinati inglesi, smentiscono l’attento realismo del romanzo, ma sono anche i
motivi che ne hanno provocato il successo editoriale. Com’è noto, Defoe era lo scrittore preferito di
Joyce, egli afferma che l’eroe di Defoe è “il vero prototipo del colonizzatore britannico, come
Venerdì è il simbolo delle razze assoggettate”.
A questa riflessione va aggiunta una postilla: il personaggio di Robinson è un modello tutt’altro che
monolitico: nella travagliata crescita si può leggere il difficoltoso e contraddittorio costruirsi
dell’identità imperialista, egli entra nel merito dei problemi psicologici e morali che segneranno la
nascita dell’individualismo e dell’imperialismo.
9. I viaggi di Gulliver
Jonathan Swift in “La letteratura inglese dal Medioevo all’Illuminismo”: 14
Nato a Dublino da genitori inglesi, Swift (1667-1745), nel 1689 occupò il ruolo di segretario presso sir
Temple, poté così studiare i retroscena della vita politica, deluso dall’esperienza trovò aperta solo la via del
sacerdozio. Nella controversia tra gli antichi e i moderni si scagliò contro gli scrittori moderni. Nello stesso
periodo Swift faceva la parodia del Cristianesimo in “The tale if a Tub”, criticando le tre principali
ortodossie occidentali: cattolicesimo, calvinismo e protestantesimo (alla quale apparteneva). Entrato in
politica dapprima militò tra i Whigs, ma disgustato dall’alleanza con i noncorformisti, passò al partito dei
Tory. Con la caduta dei Tory nel 1714 finisce anche la sua carriera politica; Swift lasciò Londra, dove aveva
brillato anche tra i circoli letterari, e si ritirò in Irlanda. Benché disprezzasse gli irlandesi, si adoperò ad
eccitarli contro i soprusi dell’amministrazione inglese.
“Gulliver’s travels” pubblicati nel 1726 raccontano le peregrinazioni del medico di bordo Lemuel
Gulliver. È un’opera cupa e possente, dai contorni duri e da uno stile semplice e preciso, adatto alla
comunicazione. Il racconto è suddiviso in 4 parti:
Il romanzo si apre con un breve preambolo nel quale Lemuel Gulliver si presenta, egli è un
medico con una grande passione per i viaggi. Dopo sette mesi di navigazione naufraga sulle
coste di una terra sconosciuta agli uomini. Al suo risveglio si trova legato da uomini alti
circa 15 centimetri, abitanti delle isole vicine di Lilliput e Blefuscu (allegorie dell'Inghilterra
e della Francia del tempo), divise fino al fratricidio da un'annosa e irresolubile controversia
sul modo più corretto di rompere le uova, se dalla parte più grossa o da quella più piccola
(allegoria delle dispute religiose tra cattolici e anglicani). Gulliver viene accolto nel grande
palazzo e gli vengono offerti alloggio e cibo. Le sue osservazioni sulla corte di Lilliput,
modellata su quella di Giorgio I, mettono in ridicolo le lotte tra le varie fazioni, gli intrighi
di corte, i metodi con cui viene conquistato il potere e la fiducia del sovrano, insistendo sulla
corruzione dei tempi presenti rispetto a un luminoso passato. I lillipuziani, inoltre,
affermano di essere il popolo più potente e migliore del mondo, nonostante abbiano davanti
un gigante come Gulliver. Gulliver aiuta i lillipuziani a sconfiggere Blefuscu, ma si rifiuta di
aiutarli di nuovo per rendere schiavo il popolo vicino. Dopo questo episodio i sovrani lo
accusano di essere ingrato. Il rapporto con l'imperatrice deteriora rapidamente dopo che
Gulliver salva il palazzo da un incendio con la propria urina. Lo scatenarsi di congiure di
palazzo (nelle quali si continuano a ritrovare paralleli con la storia personale di Swift) fa sì
che Gulliver venga dichiarato un traditore e condannato a una lenta agonia per fame.
Avvertito di ciò, Gulliver trova una piccola barca e decide raggiungere una nave di
passaggio con la speranza di ritornare a casa;
In seguito a una nuova tempesta Gulliver viene abbandonato dalla nave e viene ritrovato da
un gigantesco contadino alto circa 22 metri, abitante di Brobdingnag. Se la scala di Lilliput
era 1:12, quella di Brobdingnag è l'opposto, 12:1. Gulliver viene affidato alle cure della
figlia del contadino, mentre questi lo esibisce come fenomeno da circo, fino a quando la
regina lo convoca a Palazzo. La regina ordina la costruzione di una piccola casa per l'ospite,
che viene definita "scatola da viaggio". In seguito Gulliver visita il palazzo e conosce
l'imperatore, con il quale parla di argomenti molto sofisticati. Nelle conversazioni con
l'imperatore Gulliver assume un atteggiamento simile a quello dei lillipuziani, affermando la
superiorità della sua terra d'origine. Con atteggiamento patriottico, critica le leggi di
Brobdingnag, l'ignoranza dell'imperatore in materia politica, il sapere imperfetto e limitato
in quel paese. Gulliver inoltre propone all'imperatore la produzione di polvere da sparo e di
armi d'assedio per migliorare l'efficacia dell'esercito; la proposta viene rifiutata senza
pensarci due volte, in quanto disumana. Durante un'escursione al mare la scatola da viaggio
viene ghermita da un'aquila gigante e quindi abbandonata in acqua. Gulliver si tuffa in mare
e viene salvato da una nave di passaggio che lo riporta in Inghilterra; 15
Tornato in Inghilterra, Gulliver decide di partire Indie Orientali. La nave viene attaccata da
pirati olandesi che abbandonano il protagonista su un'isola rocciosa vicina all'India. Gulliver
viene salvato da una città volante: Laputa. I suoi abitanti si dedicano esclusivamente alla
musica e alla matematica, ma sono incapaci di applicare queste discipline a fini pratici. In
questa terra vede il mondo portato alla rovina dalla scienza che non si preoccupa di badare ai
risvolti pratici: si tratta di un'allegoria della burocrazia e della Royal Society. A Lagado
osserva lo spreco di risorse impiegate per inseguire scoperte inutili come l'estrazione dei
raggi del sole dai cetrioli. Successivamente Gulliver si reca a Glubbdubdrib, un'isola a sud-
ovest di Balnibarbi. Qui incontra un mago e discute di storia con i fantasmi dei personaggi
storici più famosi, come Giulio Cesare, Bruto,