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Composizione intorno al 1512, rielaborato e edito nel 1525 e, ulteriormente ritoccato, nel 1538. In 3

libri: 1) origini del volgare nei suoi rapporti col latino e il provenzale; natura e caratteristiche del

volgare italiano: Bembo espone la propria tesi dell’eccellenza del fiorentino letterario e della

necessità dell’imitazione dei migliori scrittori.

2) considerazioni di carattere retorico e stilistico, in particolare relative al concetto di gravità e

piacevolezza e di variatio. Propone una teoria estetica che privilegia il modello petrarchesco e

boccacciano. Infine c’è un confronto fra dante e Petrarca, che si risolve tutto a vantaggio di

quest’ultimo.

3) libro più ampio, in cui è contenuta una vera e propria grammatica della lingua italiana con grande

abbondanza di esempi.

Petrarca appare a Bembo un perfetto esempio di armonia stilistica, poiché il raggiungimento

nella letteratura e nell’arte di una forma espressiva equilibrata e armonica è uno dei supremi ideali

estetici del Rinascimento. Petrarca  supremo maestro di armonia stilistica, capace a tutti i livelli

(sintattico, metrico, ritmico e persino fonico e timbrico) di conciliare e fondere in perfetto equilibrio

“gravità” e “piacevolezza”, sia a livello contenutistico sia a livello formale.

L’equilibrio fra gravità e piacevolezza (nel quale Petrarca fu maestro) non deve avvenire

necessariamente all’interno di un medesimo componimento. È nel complesso dell’opera che la

conciliazione e il temperamento avvengono al supremo livello, non tanto nel singolo

componimento: nel complesso del Canzoniere i componimenti gravi e gravissimi e quelli piacevoli

e piacevolissimi si equilibrano e si compensano.

Bembo introduce un altro grande principio d’ascendenza classica: la variatio  La variazione di

artifici e di registro stilistico, compiuta sistematicamente e ai vari livelli, contribuisce alla creazione

della concinnitas, cioè della temperata armonia, che presiede allo stile petrarchesco.

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Petrarca per Bembo: maestro di armonia, concinnitas, equilibrio formale, come maestro di quel

gusto ispirato ai modelli classici che sarà la cifra caratteristica della letteratura del Rinascimento

maturo.

- gli Asolani, trattato d’amore che si sarebbe rivelato un momento fondamentale della storia

linguistica italiana: 1497-1502 ca la stesura, 1505 la pubblicazione.

Nativo di Venezia (nel 1470) da una famiglia nobile, pubblicati gli Asolani la abbandonò, facendo

prima una scelta cortigiana andando presso la corte di Urbino (1506-1512), poi convertitasi in

scelta ecclesiastica, si trasferì a Roma come segretario pontificio sotto Leone X e dopo anni

divenne cardinale (1539).

- Prose del 1525, successo Asolani + raccolta di Rime (1530).

Successo letterario + fama nazionale  gli viene offerta la nomina a storiografo della Repubblica

veneta e bibliotecario della Libreria Nicena di Venezia. Muore nel 1547.

23. La trattatistica morale: Erasmo, Bembo e Castiglione

Dialogo  è la forma-principe che assume la trattatistica umanistico-rinascimentale, derivata dai

modelli antichi (Platone, Cicerone, Seneca): la forma dialogo comporta di norma l’invenzione e

talora la descrizione almeno sommaria di una situazione, di un ambiente, la caratterizzazione

psicologica, talora contrastiva, dei personaggi. Confronto fra opinioni diverse, rappresenta il

pensiero nel suo farsi, è la forma simbolica dell’acquisizione e della diffusione del sapere

attraverso la conversazione colta e pacata, che si poeta avere nel cenacolo umanistico,

nell’accademia, nella corte.

Erasmo da Rotterdam, l’Elogio della Follia  2 interpretazioni diametralmente opposte:

- scherzo letterario, bizzarro e paradossale che dice tutto e il contrario di tutto, irretisce il

lettore e lo confonde prendendosi gioco di lui e coinvolgendolo proprio nella dimensione di

un’irriducibile irrazionalità, che è propria di colei che parla, la Follia.

- un’opera solo apparentemente faceta e paradossale, che viceversa cela un contenuto

intellettuale e morale serissimo e un’aspra critica al mondo degli uomini e in particolare alla

cultura universitaria ed ecclesiastica.

È un lungo monologo suddiviso in 68 capitoli. La Follia è l’origine e il sale della vita. “Essa rende

attraenti le donne, anima i banchetti, fomenta l’amicizia, concilia i matrimoni e quindi la

sopravvivenza del genere umano”. Tutto nel mondo è finzione, la vita altro non è che una

commedia, dove ognuno rappresenta una parte. Chi meglio del folle è in grado di capire ciò?

Dunque il folle è anche savio perché meglio dei savi comprende la realtà. La Follia è però anche

savia perché, con la sua irrazionalità, rende tollerabili le angustie della vita.

Fra i viventi più felici sono gli animali che vivono d’istinto, i dotti sono gli esseri più infelici di

tutti. Sul finale dell’opera la Follia sembra mutare identità: si presenta ora come la follia in Cristo ,

la santa folli cioè di chi abbandona tutti i beni, i piaceri e i valori del mondo per seguire

l’autentico e originario insegnamento cristiano ; la santa follia di chi in preda al raptus mistico si

libera dal carcere del corpo per congiungersi a Dio.

Nell’esordio è la Follia stessa che tesse il proprio elogio. Talora essa satireggia i vizi umani e si è

indotti a pensare che Erasmo faccia sul serio; ma in altri casi la satira sembra colpire lo stesso

Erasmo, la sua passione umanistica per lo studio, per le letture, per la ricerca: fa sul serio, dunque,

quando pare criticare i pedanti, ma scherza quando critica gli studiosi che dedicano la vita alla

ricerca della verità?

C’è sicuramente una critica della degenerazione intellettuale e morale della Chiesa, come dei re

e dei papi impegnati in guerre distruttive e vane. Erasmo ha voluto – fra il serio e il faceto –

coinvolgere tutto il mondo degli uomini nella sua critica, attingendo a fonti sia classiche sia

bibliche. Egli manifesta un distacco dalle cose del mondo. Se tutti sono folli, se la vita terrena

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stessa è follia, si dovrà dunque accettare anche questa dimensione di irrazionalità e di follia,

volendo vivere, perché Erasmo non rinuncia a vivere nel mondo, né auspica l’annichilimento del

mondo intero. La Follia si presenta come il sale della vita: una consapevole, pacata accettazione

di una condizione inevitabile, un’ammissione comprensiva (umanistica, non più medievale)

dell’umana debolezza.

Alle cose del mondo bisogna partecipare, ma solo con distacco, pronti a lasciare tutto per la sola

cosa che importa  la fede, la salvezza; fruire quindi del mondo, ma non riporre la propria gioia in

esso.

Attraverso l’ironia, egli giunge a intravedere che ogni uomo è folle, compreso se stesso. Questa

intuizione lo porta a sorridere di se stesso. Il sorriso non significa scherno: dice piuttosto pietà e

speranza. Perché l’uomo è imprigionato dai sensi e si disperde in cerca di fini effimeri.

Il messaggio di Erasmo è: l’invito “a tornare alla Bibbia e, in particolare, al nuovo Testamento,

per riscoprirvi lo spirito primitivo del cristianesimo, quello spirito che aveva regnato prima

che un clero geloso dei propri privilegi lo disseccasse in una dogma formale”.

E’ possibile che l’opera sia anche una celebrazione utopica e paradossale di un mondo migliore,

possibile elogio a More e alla sua opera Utopia: l’utopia di More è una follia da difendere. L’Elogio

della Follia risulterebbe l’Utopia di Erasmo.

Sottofondo di autentica passione intellettuale, morale e civile, che induce a ricercare un messaggio

serio, pur se non certamente interpretabile in modo univoco. L’ambiguità ed enigmaticità del testo,

sebbene la storia delle idee costituisca un problema, è una delle fonti di fascino costante che

quest’operetta ha esercitato sui lettori.

Diffusione in tutto il 500 di una cospicua trattatistica dedicata all’amore: amor platonico

Pietro Bembo – Asolani efficace e suggestivo modello teorico.

Leone Ebreo – Dialoghi d’Amore: concepisce il mondo come armonia vivente e come un insieme

armonioso di esseri spirituali e corporei che sono uniti e permeati dall’amore di Dio, nel duplice

senso che Dio è amore e governa il mondo con amore e che le creature si legano fra loro e tendono

a Dio per amore.  L’amore è uno spirito vivifico, che penetra tutto il mondo, ed è un legame

che unisce tutto l’universo, fonte do ogni beatitudine, il principio e la condizione stessa

dell’esistenza dell’universo. E’ l’amore che spinge l’uomo a tendere a Dio e aricongiungersi con

lui nell’unione mistica.

Asolani  (1505; 1530) + Libro del cortegiano di Baldassar Castiglione (1528), che nella finzione

del dialogo chiama proprio Bembo a trattare questo teme e ne sintetizza le tesi espresse negli

Asolani.  dialogo d’amore che si finge avvenuto ad Asolo, presso la corte di Caterina Cornaro,

regina di Cipria. Vari personaggi + protagonisti: Perottino, amante infelice che espone la teoria

della negatività d’amore; Gismondo, l’amante felice e il teorico della positività d’amore che

confuta Perottino; Lavinello, che espone la dottrina dell’amor platonico, come contemplazione

della bellezza ideale presente nelle cose terrene. Infine attraverso un resoconto di Lavinello

compare un saggio eremita, che espone la dottrina d’amore ispirata all’ascetismo cristiano, cioè

dell’amore come tensione a un Dio trascendente, che comporta il totale disinteresse per la bellezza

terrena e l’esclusivo desiderio di contemplazione di quella divina.

Amore  definito come desiderio di bellezza (Bembo), un certo desiderio di fruire la bellezza

(Castiglione)  Platone, Simposio: Amore è desiderio delle cose belle.

Castiglione afferma che dall’amor sensuale e fisico il piace che ne segue è imperfetto, limitato e

ingannevole, non porta mai ad un vero appagamento. Ingannato così dagli appetiti sensibili,

l’amante si allontana dal vero fine del desiderio e si nega l’appagamento. Si lascia guidare dalla

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ragione  la contemplazione pura e quanto più possibile astratta della bellezza può dare un

appagamento duraturo, anche in assenza della persona amata.

Il fine supremo d’amore è la contemplazione di Dio, muovendo dal reale all’ideale, dall’ideale

allo spirituale (dalla contemplazione della bellezza femminile a quella della bellezza universale). 

la prospettiva è morale. Nell’opera di Castiglione questa tensione mistica rimane un corollario

relativamente margina

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
26 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher b.rocchelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Cabrini Anna Maria.