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Plutone, in cui si decide di aiutare i difensori della città, stretta d'assedio dai Cristiani.
Si rivela efficace l'intervento della maga Armida, che con un inganno ai cristiani
ottiene l'allontanamento di Rinaldo e di numerosi altri guerrieri. Rinaldo è il
capostipite della casa d'Este; in lui converge l'intento encomiastico del poema.
Ingannato da Armida, Rinaldo è prigionieri nel paradiso erotico delle Isole Fortunate,
agli antipodi di Gerusalemme. Nei canti 14,15 e 16, Rinaldo verrà liberato da due
inviati e vincerà l'incanto malefico della selva di Saron, nella quale i cristiani non
possono altrimenti procurarsi il legname necessario alla costruzione della macchine da
guerra. I paladini cristiani sono caratterizzati da una psicologia doppia: da una parte
sono animati dal senso del dovere e dall'eroismo, dall'altra sono fuorviati dalle
passioni e intralciati da smarrimenti psicologici. Questa è una delle caratteristiche
portanti del poema.
Vinto l'incanto della selva di Saron, i cristiani sferrano l'attacco finale. Una serie di
duelli conclusivi, nella quale il giovane Rinaldo ha modo di mettersi ancora in luce,
decreta la vittoria cristiana e l'entrata in Gerusalemme.
A3. I PERSONAGGI PRINCIPALI
Gli eroi sono dominati da un'interiorità inquieta e contraddittoria.
I personaggi pagani possono salvarsi diventando cristiani: accade così alla morente
Clorinda nel canto 12, che chiede e riceve il battesimo dall'uccisore; così alla maga
Armida, che si converte all'amore pio per Rinaldo. Parallelamente, i personaggi
cristiani sono di continuo minacciati dalle forze infernali, che agiscono tramite
inganni e aggressioni, e non sempre gli eroi hanno la meglio, ma si annidano anche
nell'intimo del loro animo, mettendo in dubbio i valori morali e militari della crociata. A
fatica riesce a prevalere la luce della Grazia, che fa prevalere il senso del dovere.
L'eccezione a questa regola invece è Goffredo: estraneo alle tentazioni mondane che
affliggono gli altri eroi cristiani, egli è un perfetto eroe controriformistico.
A Rinaldo si collega l'intento encomiastico del poema, poiché egli è l'immaginario
fondatore della stirpe estense. È il personaggio più strettamente collegato alla
tradizione cavalleresca e cortese: in lui mancano l'ambivalenza e la contraddittorietà
interiore che si riscontrano in altri personaggi. Rinaldo stesso riuscirà a ritrovare la
propria purezza per vincere l'incanto della Selva di Saron e rendere possibile la vittoria
dei cristiani. Riuscirà anche a convertire Armida, sancendo la superiorità della propria
personalità giovanile e luminosa sulle forze del male.
Tancredi è l'antitesi del rivale Rinaldo. Tancredi vive lacerato dalla propria malinconia;
prova un amore irrealizzabile per Clorinda, e ciò ne determinerà un epilogo sfortunato,
perché, dopo aver anteposto l'amore per la guerriera pagana agli obiettivi militari, egli
non la riconosce e, a seguito di un interminabile duello, la uccide. Prima di morire
Clorinda, finalmente riconosciuto dal suo uccisore, chiede e ottiene il battesimo.
Tancredi è lacerato dai sensi di colpa e dal dolore per l'esperienza irreparabile.
I guerrieri pagani sono espressione di un eroismo primitivo e barbarico, ma non
mancano di una sinistra nobiltà e generosità. Essi affronteranno la sconfitta con un
inquietante senso di dissolvimento e di morte. Tra gli eroi pagani spiccano Argante e
Solimano, ma Tasso descrive in particolar modo i personaggi femminili, Armida,
Clorinda ed Erminia, portatrici di un'inquietudine che le avvicina ai personaggi
cristiani, ai quali non casualmente sono legati da vincoli sentimentali e di conversione.
La maga Armida rende inattivo il guerriero Rinaldo, cercando così di impedire la
sconfitta dei pagani. D'altro lato però elle ama il paladino, ed è disperata per il suo
abbandono, a tal punto da mutare di campo pur di ricongiungersi a lui. Armida
rappresenta la minaccia dell'erotismo, che distoglie continuamente i cristiani dal
compimento dell'impresa; rappresenta però la conclusiva sottomissione
dell'elemento erotico alla morale, che coincide con la vittoria cristiana.
Clorinda unisce alla bellezza il rifiuto della tipologia femminile tradizionale:
armata in modo inconfondibile, colorata di bianco, è uno dei più valorosi guerrieri
pagani. È una figura avvolta nel mistero che appare e scompare, finché, ferita a morte
in duello da Tancredi, abbraccia la religione dell'amante uccisore.
Erminia è una ritrosa principessa pagana innamorata di Tancredi. Pronta a misurarsi
anche sul terreno dell'impegno eroico, il suo personaggio risponde tuttavia alla logica
della passione.
A4. I TEMI FONDAMENTALI DEL POEMA
La Gerusalemme Liberata fonda la propria struttura narrativa sui caratteri dei
personaggi. Il poema è infatti incentrato sull'interiorità, le virtù, le passioni, i cedimenti
e i riscatti. Perciò si può dire che il tema fondamentale del poema è l' interiorità dei
personaggi. Il poeta segue e rappresenta minuziosamente i loro pensieri, i loro
desideri, anche quelli più nascosti, focalizzandosi sugli aspetti problematici e
conflittuali. Vi è uno scontro tra forze e valori moralmente positivi e forze negative.
Un altro tema che ha una grande importanza è il tema della magia, che rappresenta il
ricorso, per prevalenti fini maligni, alla dimensione sovrannaturale e viene esercitata
per lo più da agenti diabolici.
Solo la religione indica una possibilità di salvezza; anzi, solo grazie all'unione di
eroismo e religiosità le cose posso acquisire un senso (per questo Goffredo è il vero
modello del poema).
Il paesaggio naturale entro il quale si svolge l'azione esprime il sentimento di
conquista, da realizzarsi fra le minacce dell'insuccesso e un sentimento prevalente di
estraneità e di mistero, con frequenti manifestazioni di ostilità sovrannaturali
(tempeste diaboliche e luoghi incantati). Sono occasionali momenti di riconciliazione
tra l'uomo e la natura.
Centrale è poi il tema dell'amore, il vero motivo conduttore del poema, eppure denso
di contraddizioni, perché da una parte l'amore è una dimensione felice e rasserenante,
dall'altra è anche il canale privilegiato delle forze oscure che minacciano l'individuo,
fuorviandolo dai doveri sociali e dai valori religiosi.
Altro tema è il sentimento dell'insensatezza della guerra, che attraversa il poema a più
riprese, delineando quasi un'implicita critica. L'episodio in cui Tancredi uccide Clorinda
mostra quanto sia forte l'assurdità della guerra e della violenza; aspetto poco presente
nel poema di Ariosto. Tasso però non avanza una critica alla guerra, anzi, egli ne
sostiene la necessità, dal momento che solo l'eroismo può vincere l'insensatezza della
vita e della storia.
B2. IL CAVALIERE DELLA FEDE: REALTA' E IDEALIZZAZIONE NELLA GERUSALEMME
LIBERATA
Il poema propone, in linea con i principi controriformistici, il modello del cavaliere
della fede. La guerra contro i Turchi, conclusasi con la vittoria nella battaglia di
Lepanto (1571) aveva reintrodotto il tema della difesa della fede. Tasso esorta il duca
Alfonso d'Este, dedicatario dell'opera, a una spedizione antimusulmana; invita i lettori
a una vita cristiana giusta, rispettosa dell'autorità della Chiesa, lontana dal peccato.
L'eroe tassiano più esemplare in questo senso è Goffredo, capo dei crociati; ma egli è
anche l'eroe meno riuscito, poiché in lui non esiste lacerazione interiore fra bene e
male, fra tentazione e rifiuto di essa. Goffredo è il guerriero-santo come lo vuole la
cultura controriformistica. Ma l'uomo della Controriforma, che rimpiange i valori laici e
mondani del Rinascimento, è rappresentato da tutti gli altri cavalieri.
Nei cavalieri vi è scissione fra ricerca di un piacere individuale e la necessità di
obbedire a un dovere collettivo. Dalla prima parte sta l'amore, che viene
demonizzato (Rinaldo e Armida) oppure si scontra con la differenza di fedi (Tancredi e
Clorinda). Dall'altra parte sta la guerra, che richiede sacrificio, obbedienza e difesa dei
valori tradizionali, ossia tutto quello che la Chiesa nel concilio di Trento chiedeva ai
suoi fedeli.
Tasso rappresenta perciò il modello di comportamento richiesto dai suoi tempi e le
lacerazioni che ne derivavano per un uomo ancora legato ai valori rinascimentali.
B3. LO STILE, LA LINGUA
Nella Liberata c'è un incrocio di vari generi letterari: il poema cavalleresco, di cui
innova il genere, contribuendo a fondare la narrativa moderna e quindi anticipando il
romanzo, e il melodramma, altro genere che viene rinnovato.
Per varietà si intende compresenza di registri espressivi e formali diversi. Nel poema si
ripropone dunque, dopo la lunga esperienza del monolinguismo petrarchesco, una
prospettiva stilistica plurima.
Il pluristilismo tassesco ruota attorno ai due registri dell'epica e della lirica, che
corrispondono rispettivamente alle due componenti della scrittura di Tasso: quella
eroica (sublime, equilibrio, compostezza) e quella intimistica (espressività e indagine
psicologica).
Da una parte il linguaggio tassesco di costruisce sui maggiori modelli classici, nella
ricerca di altezza e nobiltà espressiva; dall'altra parte il linguaggio classicheggiante è
disturbato da elementi eccessivi, sproporzionati, turbati. I due momenti non sono
alternati, ma sono fusi insieme, spesso con effetti contraddittori. L'elaborazione
retorica, con la presenza di simmetrie e antitesi, di chiasmi e inversioni, di perifrasi e
anafore, testimonia l'agitarsi, nella scrittura tassesca, di quelle stesse tensioni che si
ritrovano nella varietà stilistica.
B4. DALLA GERUSALEMME LIBERATA ALLA GERUSALEMME CONQUISTATA
La Gerusalemme Liberata ebbe un vasto successo, seguito da numerose edizioni
nuove e ristampe. Il poema fu messo a paragone con l'altro grande capolavoro
rinascimentale, l'Orlando furioso. Il poema tassesco appariva più vicino ai precetti
della poetica aristotelica; ma risultava linguisticamente più lontano dal fiorentino
illustre proposto da Bembo, al quale invece Ariosto si era avvicinato molto con le
correzioni del Furioso. Quindi mentre una obbediva a una sola delle due questioni più
sentite in quegli anni (l'unità aristotelica e le norme di Bembo) l'altro non la rispettava,
e viceversa.
Tra il 1584 e il 1586, Tasso stava lavorando a una nuova stesura del poema, anche se
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