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IL DECAMERON – GIOVANNI BOCCACCIO
A1. LA COMPOSIZIONE: DATAZIONE E TITOLO
Boccaccio cominciò a scrivere il Decameron subito dopo la fine della peste che colpì
Firenze nel 1348. L'inizio del lavoro di stesura risale ai primi mesi del 1349. La fine
dell'opera va collocata fra il 1351 e il 1353. Il titolo significa “dieci giornate”, e viene dal
greco, come altri titoli di B. (Filocolo, Filostrato). Deca: dieci. Meron: da emeròn, giorno.
L' incipit proemiale è il seguente: Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato
Prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in dieci dì dette da sette donne e
da tre giovani uomini. Compare un riferimento a Galeotto, da un passo della Commedia,
Inferno V, episodio di Paolo e Francesca, introducendo così il TEMA DELL'AMORE E DELLE
DONNE. Come Galeotto aiutò Lancillotto a conquistare l'amore di Ginevra, così il libro deve
aiutare a consolare le donne (alle quali è dedicato) suggerendo comportamenti capaci di
dare una soluzione positiva alle loro pene d'amore.
A2. LA STRUTTURA GENERALE: LA REGOLE E LE ECCEZIONI
Dopo il proemio, nel quale l'autore si rivolge alle donne dedicando a loro la sua opera,
comincia la Prima giornata. Essa è introdotta da una RUBRICA o TITOLETTO in cui se ne
sintetizza il tema. Il modulo della rubrica si ripete all'inizio di ogni giornata e di ciascuna
novella. Le rubriche hanno una FUNZIONE INFORMATIVA, neutra. Alla fine della decima
giornata, nella conclusione dell'autore, egli dice che hanno anche la funzione di orientare
le scelte dei lettori, dunque hanno una FUNZIONE IDEOLOGICA. Così i lettori leggendo le
rubriche possono scegliere quali novelle leggere e quali lasciar stare.
Le novelle sono 100 in totale, dieci per ognuna delle dieci giornate. Sul numero cento,
considerato il numero perfetto, potrebbe aver influito la Commedia, composta da cento
canti.
L' autore parla in prima persona nel Proemio e nell' Introduzione alla Prima giornata, ma le
novelle sono raccontate da dieci novellatori. Accanto alla voce dell'autore, che ritorna altre
due volte nell' Introduzione alla Quarta giornata e nelle Conclusioni finali, compaiono
dunque quelle dei dieci narratori dei racconti. L'opera risulta così strutturata su TRE
LIVELLI:
PRIMO LIVELLO: costituito da una “supercornice”, l'autore è sia il protagonista che il
narratore ed espone – all'inizio, al centro e alla fine del libro – le proprie opinioni. La
supercornice inquadra il secondo livello;
SECONDO LIVELLO: costituito dalla “cornice” vera e propria, i dieci novellatori sono i
protagonisti e i narratori. La cornice inquadra il terzo livello.
TERZO LIVELLO: costituito dalle cento novelle, in cui i personaggi delle trame narrate sono
i protagonisti.
Nella Introduzione alla Quarta giornata tuttavia compare il CENTOUNESIMO RACCONTO,
una novella raccontata dall'autore che fa parte della supercornice. Tale eccezione infrange
la regola per cui le novelle dovrebbero esposte solo da dieci novellatori in modo da
formare il numero perfetto di cento. In realtà nell'opera boccacciana, l'eccezione
accompagna costantemente la regola.
FUNZIONE DELLA CORNICE. La cornice serve a collegare fra loro i racconti, secondo una
tradizione araba e orientale proveniente dalla Spagna. La cornice serve a mediare,
connettere e disgiungere, talora a commentare le novelle. Inoltre essa rappresenta
l'atmosfera in cui le novelle vengono narrate, cioè quella della peste, con la disgregazione
morale che essa produce, e quella della brigata giovanile che cerca conforto e rifugio in
campagna.
I dieci giovani decidono infatti di recarsi per qualche giorno fuori dalla città e di trascorrere
il tempo passeggiando, cantando, scherzando e raccontando novelle. A prendere questa
decisione sono sette donne, fra i 18 e i 28 anni, incontratesi nella Chiesa di Santa Maria
Novella mentre infuria la pestilenza. A esse si uniscono tre giovani, loro amici (innamorati
di tre ragazze del gruppo), capitati poco dopo nella stessa chiesa. PAMPINEA, la più saggia
e matura, fa per prima la proposta. Le altre ragazze sono ELISSA, LAURETTA, NEIFILE,
FIAMMETTA, FILOMENA, EMILIA. I ragazzi sono EMILIO, PANFILO e DIONEO. I nomi evocano
protagonisti delle opere giovanili di B., o contengono allusioni letterarie oppure
suggeriscono, attraverso l'etimologia, tendenze del carattere (Pampinea, rigogliosa;
Neifile, nuova innamorata; Panfilo, tutto amore; Dioneo viene da Dione, madre di Venere,
allude a un carattere lussurioso e licenzioso). La scelta del numero di sette per le
novellatrici contiene un riferimento allusivo alle Arti liberali o alle Muse.
L'ORGANIZZAZIONE DELLE GIORNATE. I dieci giovani si recano in un luogo ameno a tre
chilometri dalla città, in un palazzo con un giardino. Vi arrivano un mercoledì mattina e
restano lontano dalla città per due settimane. Decidono di eleggere ogni giorno un re o
una regina in modo che tutti, a turno, possano ricoprire questo ruolo. Il re o la regina
decide l'organizzazione della giornata e l'argomento delle novelle, che sarà diverso ogni
giorno. Ciascuno dei dieci novellatori racconterà una novella al giorno sul tema stabilito la
sera precedente. Alla fine della giornata, uno dei novellieri canterà una canzone.
LE ECCEZIONI ALL REGOLE. La Prima giornata e la Nona non hanno un argomento preciso.
Dioneo racconterà le novelle sempre per ultimo, senza seguire l'ordine casuale degli altri,
tranne che nella Prima giornata.
IL TEMPO E I LUOGHI. Dopo due giornate di novelle (mercoledì e giovedì) e due di risposo
(venerdì e sabato), la mattina del quinto giorno (domenica) la brigata si trasferisce in un
altro bello e ricco palagio dove resterà sino alla fine. I racconti della Settima giornata
vengono raccontati nella Valle delle Donne, dove i giovani si erano recati il giorno prima
per un bagno.
La permanenza fuori città dura 14 giorni, ma solo dieci giorni sono impiegati per le novelle.
Il novellare viene interrotto due volte per due giorni consecutivi, il venerdì, giorno sacro
della passione di Cristo, e il sabato, dedicato all'igiene e al riposo.
A3. IL PROEMIO E L'INTRODUZIONE ALLA PRIMA GIORNATA: LA DESCRIZIONE DELLA PESTE
Il PROEMIO inizia così: “Umana cosa è aver compassione degli afflitti”. L'autore si propone
infatti di consolare le donne afflitte dalle pene d'amore.
Egli ricordi di aver sofferto in giovinezza a causa dell'amore, e di essere stato consolato dai
piacevoli ragionamenti d'alcuno amico. Ora che il fuoco della passione si è smorzato, egli
può essere d'aiuto agli altri e soprattutto alle donne. Egli si propone anche di insegnare
loro che cosa essere devono fuggire e che cosa invece ricercare.
Comincia poi la PRIMA GIORNATA. Essa è introdotta dall'autore, il quale racconta l'incontro
dei giovani, appartenenti all'agiata e ben educata borghesia cittadina. Ed è proprio la
situazione eccezionale di orrore e disgregazione morale provocata dalla pestilenza che li
porta a elaborare questo progetto. Andandosene da Firenze, non intendono tanto evitare i
rischi del contagio quanto dimenticarlo e continuare a condurre la propria vita con criteri di
misura, di ragionevolezza, di decoro, in contrasto con lo sfacelo, la volgarità e la
corruzione che dilagavano.
I giovani ridono delle situazioni scabrose che vengono narrate, il carattere licenzioso delle
novelle viene tollerato a causa dell'imminenza della morte. Tuttavia i novellieri
mantengono sempre una elegante misura. L'autore inizia con un “orrido comiciamento”,
ossia la descrizione della peste a Firenze. Dopo aver delineato il quadro generale della
situazione in città, racconta dell'incontro tra le sette donne e i tre uomini. Non ha senso
restare abbandonate in una città dove ormai regnano violenza e squallore, afferma
Pampinea, perciò è meglio recarsi nel contado e viverci senza trapassare in alcun atto il
segno della ragione. Elissa preferirebbe però che alla compagnia si aggiungesse qualche
uomo, e qui arrivano Dioneo, Filostrato e Panfilo, che accettano di aggregarsi alla brigata
dell donne.
Così il giorno dopo, mercoledì, i dieci giovani partono e si recano in un bel palazzo
collocato il un luogo ameno, con boschi e acque, portando con sé alcuni servitori, che si
occuperanno di riassettare le stanze, la pulizia, l'approvvigionamento, a cottura dei cibi, il
servizio in tavola.
A4. LE NOVELLE DELLA PRIMA GIORNATA: TEMA LIBERO. LETTURA DELLA NOVELLA DI
CIAPPELLETTO
Pampinea. Tema: libero. Tuttavia è possibile individuare qualche motivo dominante e un filo
conduttore. Nelle tre novelle iniziali il motivo dominante è quello religioso. La prima, quella
di ser Ciappelletto, satireggia sia l'ipocrisia della borghesia mercantile che vorrebbe
conciliare interesse negli affari e spirito cristiano, sia la dabbenaggine degli uomini di
chiesa che santificano un solenne peccatore. La seconda novella (Abraam giudeo)
dimostra in un modo paradossale la superiorità della religione cristiana sulle altre: se essa
riesce ad espandersi nonostante la corruzione del clero che la guida, può evidentemente
contare sull'appoggio di Dio. La terza (Melchidesech giudeo) implicitamente illustra
l'esigenza della tolleranza religiosa mostrando che è impossibile riconoscere quale delle
tre principali religioni monoteiste – la mussulmana, l'ebraica, la cristiana – sia la “verace”.
Anche la sesta novella prende di mira la corruzione e l'ipocrisia degli uomini di chiesa. Però
in questo racconto si rivela con forza anche un altro motivo conduttore di tutta la giornata:
quello delle trovate astute e delle battute pronte che permettono di uscire da una
situazione difficile o di colpire chi non vive in modo onesto.
A5. LE NOVELLE DELLA SECONDA GIORNATA: IL POTERE DELLA FORTUNA, CON AVVENTURE
A LIETO FINE
Filomena. Tema: il potere della fortuna o del caso che sottopongono gli uomini a incredibili
avventure, che peraltro si concludono sempre con il lieto fine. Sono novelle fantastiche e
avventurose. La quinta novella narra dei tre accidenti capitati a Napoli a un giovane e
inesperto perugino, Andreuccio. La nona novella che parla del conte di Anguersa contiene
all'interno un'altra novella in cui si narra la vicenda di un amore negato, quello di
Giachetto e Giannetta. A differenza di quanto accadrà a Elisabetta da Messina, questo
amore avrà un lieto fine.
Le novelle sono ambientate in luoghi del Mediterraneo molto diversi tra di loro: Napoli,
Alessandria d'Egitto, Sicilia, Genova, Corfù, Gaeta, Baleari, Sardegna, isola di Ponza, porto
di Chiarenza nel Peloponnes