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L'OPERA

Nel 1360 il libro era certamente pubblicato e divulgato, anche se appunto delle parti circolavano già

anni prima. Nonostante ciò Boccaccio continuò a lavorarci fino alla vecchiaia, al 1370 risale

l'ultima versione dell'opera. Il Decameron non è solo prosa, contiene anche parti in poesia e ogni

giornata si conclude con una costante, ossia i giovani che si riuniscono per commentare le novelle,

inoltre cantano e danzano una ballata. Quindi il Decameron è un prosimetro (testo che contiene sia

parti in prosa che in poesia). Decameron significa “dieci giornate” ed è una raccolta di 100 novelle

raccontate da 7 donne e 3 uomini in 10 giorni. Ogni giorno ciascuno dei giovani racconta una

novella in base al tema del giorno. I giorni della narrazione sono 10, ma l'azione si svolge in 14

giorni (domeniche dedicate al riposo e i sabati alla pulizia della casa). Le novelle sono inserite in

una struttura narrativa più ampia, la cosiddetta “cornice narrativa”. La cornice narrativa del

Decameron è complessa. Boccaccio immagina che durante l'epidemia di peste del 1348 10 giovani

scappino da Firenze per rifugiarsi in una casa di campagna. La compagnia stabilisce che ogni giorno

per trascorrere il tempo avrebbero raccontato delle storie a turno e ogni giorno uno di loro avrebbe

avuto il ruolo di re o regina e avrebbe avuto il privilegio di scegliere il tema della giornata. Al

mondo caotico e sconvolto dalla peste della cornice, si oppone il cosmo ordinato e sereno

dell'onesta brigata. Il piacere della lettura è un rimedio contro la morte.

TITOLO e SOTTOTITOLO: Ispirandosi all'”Hexaemeron” (Esamerone, cioè 6 giorni, tempo in

cui Dio ha creato il mondo), di Sant'Ambrogio, Boccaccio intitola Decameron (ossia 10 girnte) la su

opera. Il sottotitolo del Decameron è “prencipe galeotto”. Galeotto era uno dei cavalieri della

tavola rotonda ed era molto amico di Lancillotto, che era innamorato di Ginevra. Galeotto fece

quindi da intermediario tra i due giovani. Boccaccio era un vorace lettore di romanzi francesi e

conosceva bene la storia di Galeotto, ma è probabile che in questo caso lo spunto venga da Dante

(Galeotto fu il libro e chi lo scrisse). Assegnando al Decameron il nome di Galeotto, Boccaccio

vuole dire che probabilmente si tratta di un libro scritto per favorire l'amore tra ragazze e ragazzi

della brigata, un libro che deve essere letto innanzitutto per il piacere che la lettura genera.

Ricorrente nel Decameron è l'espressione “diece”, una forma consueta che si rifà alle oscillazioni

linguistiche tipiche dell'epoca, quando c'era ancora una certa flessione linguistica (succedeva anche

spesso nei cognomi per esempio. L'acciaiuolo, sta per un maschio della famiglia Acciaiuoli e

l'acciaiuola per le donne).

REALTA' e FINZIONE La narrativa medievale narra il più delle volte storie fantastiche, benchè in

esse siano presenti anche elementi realistici. I personaggi, le storie e le ambientazioni delle novelle

del Decameron sono invece quasi sempre estremamente realistiche. Non possiamo ovviamente

sapere se le storie raccontate siano realmente accadute (anzi spesso sono totalmente inventate o

sembrano tali), ma in ogni caso potrebbero essere vere. Inoltre Boccaccio afferma di aver trascritto

storie che aveva letto o ascoltato – grande realismo del Decameron.

LA BRIGATA

La brigata dei novellatori è formata da dieci giovani: sette donne e tre giovani, di età compresa fra i

18 e i 25 anni. Le sette donne sono : Pampinea, Ellissa, Lauretta, Neifile, Fiammetta, Filomena ed

Emilia, mentre i tre giovani sono Panfilo, Filostrato e Dioneo,.

Pampinea è colei che propone la gita in campagna, ella è la più saggia e matura del gruppo ed il

suo nome vuol dire “rigogliosa, abbondanza, ricchezza, di grande intelligenza ed ingegno”, il suo

nome riprende il “pampino”, ossia la foglia di vite, il lungo germoglio della vite o la vite stessa. La

vite dà i suoi frutti a fine estate, momento dove c'è maggiore abbondanza della natura. Pampinea era

fisicamente abbondante e la misura, l'equilibrio e la razionalità sono le caratteristiche principali di

Pampinea. E' una figura saggia, intelligente e autorevole.

Dioneo evoca un temperamento licenzioso. E' il “lussurioso”, il ”venereo”, è incline alle questioni

d'amore carnale, ma non supera mai certi limiti.

Panfilo vuol dire “tutto amore”.

Neifile “nuova innamorata”, “la nuova amante”, ama le novità ed è un richiamo al Dolce Stilnovo

dantesco.

Filomena “colei che è amata”, da usignolo, “amante del canto”. Nome affiorato negli accenni

eruditi degli scritti giovanili, era la dedicataria del Filostrato, la donna del poema prima di

Fiammetta e ritorna qui come un pallido satellite di Pampinea, tanto da ripeterne le parole.

Filostrato “l’innamorato infelice”.

Fiammetta “fiamma d'amore” è il senhal della donna amata dall'autore, l'amore del periodo

napoletano di Boccaccio. Appare già in Elogia di madonna Fiammetta e nel Filocolo.

Emilia si associa ad un’idea di bellezza, vanità, narcisismo ma anche forza gioiosa e vitalistica. “La

lusinghiera”, è presente anche nel Teseida.

Lauretta è un evocazione della Laura amata da Petrarca.

Elissa rievoca la Didone virgiliana, queste ultime due sono infatti “allusioni letterarie”. Didono è

una figura nobilissima, era sposata con Sicheo, ma si innamora perdutamente di Enea, sapendo di

essere venuta meno alla promessa del matrimonio di amare solo il marito, si suicida.

Tutti i nomi dei novellatori sono “nomi parlanti, che hanno un significato”. Era un orrore nel

Medioevo non dare un significato ad un nome, questo diventa quindi essenziale nella letteratura, si

arriva ad una maniacalità nella ricerca precisa di nomi con significati precisi. La letteratura ha un

impatto molto forte soprattutto sui nomi femminili, che hanno significati e riferimenti ripescati

spesso dalla letteratura.

LE DONNE DELLA BRIGATA: sono donne che non hanno mai avuto comportamenti

sconvenienti, anche se hanno ascoltato e narrato determinate cose non significa che non fossero

dignitose, pur essendo in un periodo molto poco severo e di maggiore rilassatezza morale (peste).

Le donne della brigata sono 7, ma perchè?

-Perchè le virtù (che erano fondamentali per ogni buon Cristiano) sono sette (4 cardinali: Prudenza,

Giustizia, Fortezza, che è la costanza nella ricerca del bene, Temperanza, ossia la moderazione e 3

teologali: Fede. Speranza e Carità. Le prime fanno riferimento alla vita nel mondo terreno, le

seconde sono rivolte alla propria fede, alla vita religiosa).

-Sette cono i pianeti

-Sette sono gli insegnamenti impartiti nel Medioevo nel Trivio e nel Quadrivio. Le arti liberali

costituivano durante il Medioevo i due gradi dell'insegnamento, l'uno letterario, l'altro scientifico,

comprendevano la grammatica, la retorica e la dialettica (il Trivio); l'aritmetica, la geometria, la

musica, l'astronomia (il Quadrivio). Fanno riferimento alla cultura, in quanto le donne erano di una

certa cultura, raccontano non a caso delle novelle di alto livello, con molti rimandi culturali.

PROEMIO

E' la parte di avvio dove vengono date delle spiegazioni sul testo, è simile all'introduzione per certi

aspetti e dà anche indicazioni su come leggere il testo. E' caratterizzato da una prosa molto

complessa e l'avvio è estremamente solenne. L'inizio del Decameron è molto simile a quello

dell'opera “Elogia di Madonna Fiammetta”.

Il proemio spiega perchè viene scritta un'opera ed è una regola costante e ben consolidata nel

Medioevo. Il Proemio del Decameron spiega perchè l'opera è stata scritta e come è organizzata. La

motivazione principale è la compassione: chi soffre per amore deve essere consolato. Boccaccio

prende la parola in prima persona, spiegando di essere stato anch'egli un afflitto e di aver avuto la

necessità del conforto. La sua esperienza può essere utile agli altri. Tutti gli uomini e soprattutto

quelli che sono già stati aiutati nel passato come lui, devono prestare soccorso e dare consolazione a

chi soffre per amore. Ma dal momento che secondo Boccaccio gli uomini hanno infinite maniere

per svagarsi e allontanarsi dal pensiero che gli provoca sofferenza, l'opera sarà dedicata alle donne,

le quali chiuse in casa nelle loro camere e non potendo uscire rimugineranno molto di più fino a

volte ad arrivare alla follia. Esse troveranno dunque nella letteratura delle novelle un rimedio ai loro

tormenti amorosi. La funzione consolatrice della letteratura non è una invenzione boccacciana, già i

“Rimedia amors” di Ovidio furono pensati come una “medicina” letteraria per innamorati delusi

(sia uomini che donne). Boccaccio adatta questo modello alla realtà del suo tempo e dipinge un

quadro molto interessante della società fiorentina del Trecento. Un mondo lontanissimo dal nostro,

nel quale gli uomini possono uscire e divertirsi mentre le donne sono segregate in casa, una

situazione però non troppo lontana dalla realtà europea del primo 900 o in alcuni Paesi del mondo

ancora oggi. La scelta di dedicare l'opera alle donne è anche una mossa commerciale, infatti le

donne rappresentavano il pubblico per eccellenza della letteratura volgare, in quanto non

conoscevano il latino, e nei fatti sancirono la fortuna del Decameron. La prosa del Proemio è

particolarmente complessa, i periodi sono molto lunghi con numerose subordinate. I procedimenti

sintattici sono tipici del latino, il lessico è aulico e il tono è estremamente sostenuto. Il periodo è

costruito come in latino, con il verbo alla fine della frase e le subordinate sono invece poste

all'inizio (forma boccacciana tipica con complemento oggetto staccato dal soggetto). Boccaccio è

uno scrittore abile e riesce a utilizzare stili diversi a seconda delle occasioni e della materia narrata.

Le novelle invece sono narrate in uno stile molto più semplice e lineare, i periodi sono più brevi, il

lessico è di un registro più basso e più vicino al parlato.

Il fatto che Bocccaccio ammetta di essere riconoscente perchè era un afflitto ed è stato consolato è

opposto all'inizio del Canzoniere di Petrarca. Anche se entrambi partono da un amore di gioventù

doloroso e arrivano alla risoluzione dei loro problemi amorosi, ma mentre per Petrarca fu un

“giovanile errore”, Boccaccio non definisce affatto uno sbaglio il suo innamoramento per

Fiammetta.<

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
28 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AnNaBeL9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e laboratorio di scrittura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Del Ben Andrea.