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Aristotelismo nel Medioevo

Esistono diversi tipi di aristotelismo nel Medioevo:

  • Neoplatonismo nell'alto medioevo viene studiato dall'interpretazione del pensiero di Sant'Agostino, mentre nel tardo medioevo la lettura si lega ad Aristotele sviluppando:
  • Averroismo o aristotelismo radicale, secondo il quale il pensiero di Aristotele viene letto alla luce del commento arabo Averroè e separa la filosofia dalla teologia. All'università di Parigi questa corrente è sostenuta dal maestro Sigieri di Brabante.
  • Tomismo cerca di conciliare il pensiero di Aristotele con il Cristianesimo e viene propugnato da Tommaso d'Aquino.

La chiesa condannò l'aristotelismo radicale nel 1270 e nel 1277 quando il vescovo di Parigi sconfessò le dottrine averroistiche. Il centro dell'averroismo si spostò poi a Bologna in quanto importante centro di filosofia naturale.

Nell'ultimo decennio del X secolo, la riflessione

sull'averroismo latino ha messo in luce elementi fondamentali per comprendere la filosofia tardomedievale. 11- Ai seguaci di Averroè si deve infatti il riconoscimento della filosofia come ricerca intellettuale indipendente dalla riflessione della fede (teologia) e come strada autonoma per conseguire la felicità; questo ideale filosofico di vita, legato alla riflessione sull'Etica Nicomachea di Aristotele, si diffuse in ambienti e pensatori laici a partire dalla fine del '200.- Gran parte della vita di Dante coincide con il primo periodo di Tomismo che va dalla morte di Tommaso (1274) alla sua canonizzazione (1323). Dante era infatti prevalentemente tomista esente il dramma di Tommaso nel mettere d'accordo il pensiero aristotelico con quello cristiano. I commenti ad Aristotele di Averroè furono introdotti nell'Occidente latino al momento della nascita delle Università quando Michele Scoto (scienziato che operò per Federico II di

Svevia) si occupò di tradurlidall'arabo al latino nel 1220. Federico II di Svevia era un imperatore e grande intellettuale, la letteraturaitaliana comincia alla sua corte. Dante condanna Scoto all'inferno perché in quanto astronomo pretende disapere il futuro e quindi assegna alla bolgia degli indovini. Se si legge Aristotele con il commento di Averroèsi finisce per cadere nella convinzione che l'anima individuale muore, questo è considerato dal cristianesimoun errore filosofico pericoloso in quanto non vi è niente di più contrario alla fede Cristiana. Alberto Magno eTommaso d'Aquino cercarono di superare il commento di Averroè. Sigieri di Brabante e Boezio di Dacia vengono definiti aristotelici eterodossi (aristotelici radicali) per la loroestrema fede ad Aristotele che li condurrà ad ipotizzare una dottrina quale: la doppia verità cioè la veritàdella scienza e quella della fede.

mettevano in discussione l'unità del sapere. Eretici ed Epicurei - Canto X Alla fine del canto IX Dante vede dei cimiteri che paragona alle necropoli romane di Arles e Pola con le arche infuocate che rimandano come contrappasso, al supplizio dei roghi della Santa Romana chiesa. Dante si rivolge a Virgilio chiedendogli di poter vedere le anime che giacciono in queste tombe roventi e nota che i coperchi sono aperti e non ci sono demoni a fare la guardia. Anche in questo canto, tramite il contrappasso, Dante ci racconta che coloro che non hanno creduto in Dio nella maniera Cristiana sono condannati a stare in una tomba infuocata. Si tratta di coloro che non si sono preoccupati dell'aldilà, di ciò che sarebbe accaduto dopo la morte. Virgilio gli spiega che tutti i sepolcri verranno chiusi nel giorno del giudizio "tutti saranno serrati quando Iosafàt qui torneranno". Iosafàt è una valle nei pressi di Gerusalemme dove secondo la Bibbia gli uomini saranno giudicati da Dio.

Ererici si ritroveranno il giorno del Giudizio Universale. Aggiungendo che in questa zona dell'inferno hanno il loro cimitero i seguaci di Epicuro, coloro che negano l'immortalità dell'anima, "che l'anima col corpo morto fanno". Si tratta della dottrina materialista di Epicuro il quale suggeriva di curarsi dell'aldilà in quanto gli Dei non si curavano di noi, di conseguenza noi dovremmo vivere la vita con pienezza. Gli eretici sono quindi come morti dentro le tombe in quanto hanno fatto morire l'anima non avendo creduto nella sua immortalità, chi non credeva nella vita ultraterrena ora sconta una sepoltura eterna.

In questo canto Dante auctor sceglie di incontrare personaggi legati al suo destino:

  • Farinata degli Uberti: è un uomo d'armi, lottava contro il papato, a favore dell'impero, capo dei Ghibellini e artefice della vittoria contro i Guelfi nella battaglia di Montaperti. Farinata compare nel canto improvvisamente,

Riconoscendo la parlata toscana di Dante e gli chiede di fermarsi un po' dicendo che la sua parlata gli ricorda il luogo (Firenze) "nobil patria" di cui lui fu nemico. Dante è intimorito e Virgilio lo spinse verso di lui raccomandandogli di parlare dignitosamente.

Farinata viene descritto in piedi con fare imperiale come se disprezzasse tutto l'inferno e si innesca una discussione politica che porta al vanto e al rinfaccio sulle sorti di una o l'altra fazione. Farinata osserva che i Guelfi furono cacciati ben due volte mentre Dante risponde che riuscirono comunque a tornare entrambe le volte nella battaglia di Montaperti nel 1248 e nel 1260, così che non si può dire dei ghibellini.

Cavalcante Cavalcanti: al contrario di Farinata, Cavalcanti viene descritto in ginocchio e timoroso. È il padre di Guido Cavalcanti, il migliore amico di Dante. Piangendo gli chiede dov'è suo figlio, perché non lo accompagna in questo viaggio.

Che Dante stesso fa per i suoi meriti intellettuali e data la loro amicizia. Il poeta gli risponde che non fa questo viaggio di sua iniziativa o per via dei suoi meriti. Virgilio lo conduce in quei luoghi per conto di una persona (Beatrice) che Guido forse disprezzerebbe. Quando Dante usa "Guido vostro ebbe a disdegno" Cavalcante domanda se suo figlio è ancora vivo ma Dante esita a rispondere perché stupito dal fatto che i dannati non conoscano il presente, così Cavalcante fraintende e convinto che il figlio sia morto sviene e cade dentro la tomba.

Alle anime dell'inferno non è dato di sapere ciò che accade sulla terra quindi Cavalcante non può sapere come stanno le cose fra Guido e Dante. Inoltre Guido non è presente nella commedia in quanto, al momento della sua creazione, era ancora vivo. Guido morì solo pochi mesi dopo, ad agosto del 1300.

Il problema fra Guido e Dante

Guido era un personaggio di spicco e un poeta famoso.

Era un Guelfo nero al contrario di Dante che era bianco. Le lotte politiche portarono all'esilio Guido al quale contribuì anche Dante stesso. Cosa di cui si pentì amaramente e secondo Santagata e Pasquini contribuì anche al suo rientro in patria. Purtroppo però in esilio contrasse la malaria per la quale morì poco dopo il suo ritorno. La rottura fra i due ci fu più che altro per motivi filosofici e religiosi, avevano un diverso modo di vedere la vita in quanto per Dante tomista tutto passa per un discorso religioso ultraterreno mentre per Guido non è così, infatti fu attratto dall'averroismo e quindi secondo il pensiero medievale dall'eresia. Boccaccio in una novella lo descrive addirittura come ateo alla ricerca della dimostrazione che Dio non esiste; infatti l'espressione "cui Guido vostro ebbe a disdegno", mentre alcuni interpreti pensano che si riferisca a Virgilio, viene correlata a Beatrice intesa.

come salvezza e grazia e appunto già deceduta nel 1290 per ciò utilizza il verbo "EBBE", e disdegnata da Guido perché anchelui vicino all'epicureismo e quindi distante dalla grazia divina (beatrice).- Farinata a questo punto riprende a parlare continuando il discorso da dove l'aveva lasciato, dicendo che il fatto che i ghibellini non riuscirono a tornare a Firenze gli provoca più dolore delle pene infernali; poi continua profetizzando che di là a 4 anni, nel 1304 con la sconfitta nell'abattaglia della Lastra i Guelfi non rientreranno in città facendo così una previsione indiretta del futuro esilio di Dante "che tu saprai quanto quell'arte pesa" per cui il poeta gli domanda il motivo per cui i dannati possono vedere il futuro e non il presente. Farinata gli spiega che le anime dei dannati sono come presbiti, vedono solo le vicende lontane ma più si avvicinano al presente più perdono.

Chiarezza in quanto la grazia divina ha deciso così. Dante quindi gli chiede di riferire il motivo della sua esitazione a Cavalcante e cioè il momentaneo stupore nell’apprendere che i dannati pur vedendo il futuro non vedono il presente e di comunicargli che il figlio Guido è vivo. Alla richiesta di Dante di sapere chi altro si trova in quella tomba, Farinata fa i nomi di Federico II di Svevia e del cardinale Ubaldino degli Ubaldini e ciò sta ad indicare che persino gli ecclesiastici si macchiano di ogni tipo di peccato fra cui l’eresia. Farinata e Cavalcanti si trovano vicini in quanto i loro rispettivi figli sono sposati.

Il Veglio di Creta e le origini dei fiumi infernali - Canto XIV. È la statua di un gigante con la testa d’oro, il busto d’argento e il resto di rame, ferro e un piede di terracotta. “In mezzo al mar siede un paese guasto- Diss’elli allora - Che s’appella Creta, sotto ‘l cui rege fu già

‘l mondo castoUna montagna v’è che già fu lieta 13D’acqua e di fronde, che si chiamò IdaOr è diserta come cosa vieta”

In mezzo al mare (Mediterraneo) c’è un paese ormai corrotto, decaduto racconta Virgilio, che si chiama Creta,sotto il cui re (Saturno) il mondo fu giusto (casto). “Già” si riferisce all’età dell’oro. C’è una montagna che untempo fu ricca (lieta) di acqua e vegetazione che si chiama monte Ida, ora è abbandonata e deserta comeuna cosa vecchia (vieta). “Rea la scelse già per cuna fidaDel suo figliuolo, e per celarlo meglio,quando piangea, vi facea far le grida.”

Rea era la moglie di Saturno e madre di Giove, Nettuno e Plutone. Saturno, per via di una profezia che dicevache il padre sarebbe stato spodestato dal figlio, voleva divorare il figlio Giove. Rea per proteggere il figlio lonascose nel monte Ida che fu la sua culla sicura (cuna).

fida – metafora di rifugio) affidandolo ai sacerdoti che avrebbero cantato e suonato quando il bimbo avrebbe pianto in modo da coprirne i vagiti. Virgilio descrive il gran vecchio (v

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Publisher
A.A. 2020-2021
29 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valy_91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Nobili Claudia Sebastiana.