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La figura di Diomede la ritroviamo nel libro X, nell’episodio della sortita
notturna, uno dei topos letterari più ricorrenti sia nell’epica ---- (classica,
antica??) che medievale. Durante la notte compresa tra il 25° e il 26° giorno
dall’inizio del poema, il consiglio degli achei decise di inviare nel campo
troiano Diomede e Odisseo. Nel frattempo, Ettore mandò verso il nemico
l’eroe Dolone, combattuto tra l’ambizione e la paura. I due eroi greci,
disseminato il campo di battaglia di morti e rovine, scorsero il nemico, lo
catturarono e lo indussero a confessare lo scopo della sua missione. Dopo
aver carpito le informazioni necessarie, Diomede, sdegnato dalla viltà
dell’avversario, lo uccise. Grazie alle indicazioni del troiano, i due eroi
raggiunsero il campo dei Traci, ove uccisero il loro capo Reso mentre
dormiva.
Nell’Eneide, Virgilio ripropone il topos della sortita notturna tipica del modello
omerico nel libro IX, ma il “finale” è rovesciato: infatti, mentre Odisseo e
Diomede porteranno a termine la missione con successo, i due amici Niso ed
Eurialo cadranno vittima del nemico.
A Diomede e Odisseo è attribuito anche il furto del L’indovino Eleno, figlio di
Priamo, aveva rivelato che, finchè il Palladio si sarebbe trovato all’interno
delle mura di Troia, la città sarebbe stata salva. In questo episodio sono
messi in risalto non soltanto l’ardimento e l’audacia dei due eroi, ma anche
l’intelligenza e “la capacità di ingannare”.