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Estratto del documento

ERODOTO

Nato ad Alicarnasso nel 484, viaggiò molto entrando in rapporto con Atene condividendone

l’orientamento politico dell’epoca. Morì a Turii verso il 430.

La prosa nasce tra la fine del VI e l'inizi del V secolo con Erodoto, in un contesto filosofico e

storiografico che comprende l’esame delle tradizioni basandosi sull’accertamento di date ed eventi

e il rapporto cronologico e causale tra gli avvenimenti del passato.

Erodoto rappresenta azioni dell’uomo accadute in un recente passato che hanno prodotto

un’impronta visibile ancora nel presente e costituiscono l’imitazione per comportamenti futuri.

Egli sente la necessità di assicurare un eterno ricordo alle gesta della nazione, perché la gloria per

l’uomo greco è una garanzia di sopravvivenza dopo la morte.

Egli svolge una prima fase in cui raccoglie il materiale documentario e una seconda in cui filtra la

tradizione secondo i parametri della razionalità, perché il suo obbiettivo è la realtà non la verità, in

quanto molteplice e consente di essere interpretata, infatti precisa di non ritenere vero tutto quello

che ha appreso.

Erodoto opera un'analisi dei fatti di tipo narrativo, non scientifico: è un narratore e ha un

atteggiamento di ricerca e di contrapposizione verso le opere.

La sua fonte primaria è tutto ciò che ha visto e appreso direttamente, anche interrogando i

testimoni. La tradizione orale diventa così la base della sua documentazione e il ricorso a fonti

scritte è solo un fattore secondario.

La storiografia è vicende di popoli e colloca il significato della natura umana nel valore collettivo

della libertà, forma di vita che consente alla Grecia di differenziarsi dal mondo barbarico e di

sconfiggerlo.

Erodoto si ispira all’epos, per quanto riguarda il racconto delle grandi gesta, e alla tragedia perché

crea dialoghi in cui si esprimono la psicologia de personaggi che ne determinano la sorte.

Le storie di Erodoto sono suddivise in logoi, ma non corrispondono agli attuali libri, perché sono

stati suddivisi in 9 dagli Alessandrini che hanno dato ad ogni suo libro il nome di una Musa.

La lingua di Erodoto (dialetto ionico) è molto vicina ad alcuni aspetti della lingua omerica e la sua

prosa è nata per essere recitata in pubblico.

STORIE Pag. 53 a 77

La prima metà del componimento è dedicata a dei logoi relativi all’impero persiano e ai popoli con

cui questo è venuto in contatto, in quanto punto focale del suo racconto, mentre la seconda metà

allo scontro tra greci e persiani.

L’introduzione delle Storie è inserita a posteriore e viene spiegato il motivo di ostilità tra i greci e i

barbari: secondo i persiani risalirebbe ai ratti delle donne europee Io ed Elena da parte degli

asiatici, e di quelle orientali Europa e Medea per opera dei greci.

Erodoto però si discosta da queste leggende preferendo la versione che attribuisce a Creso, re di

Lidia, la prima azione ingiusta contro i greci.

Nel V libro si introducono gli antecedenti dello scontro greco-persiano: ha inizio la rivolta ionica e

questi paesi mandano delle ambascerie per chiedere aiuto prima a Sparta, che declina la richiesta,

e poi ad Atene che accetta. Ma nel frattempo i persiani represso l’insurrezione e hanno conquistato

Mileto.

Nel VI libro il tema è la prima spedizione di Dario contro la Grecia conclusa con la disfatta di

Maratona; nel VII si passa alla seconda spedizione questa volta guidata dal nuovo re Serse, figlio

di Dario. I due schieramenti si scontrano per la prima volta alle Termopili e su questo episodio si

chiude il libro.

Nell’VIII libro l’attenzione è sullo scontro cruciale dell’intera guerra: quello di Salamina, e nel IX e

ultimo libro i persiani sono costretti al ritorno dopo l’assalto della loro flotta a capo Micale, i greci

conquistano Sesto e si insediano strategicamente nella fascia di terra che separa l’Europa

dall’Asia.

L’esistenza di un ordine cosmico è la convinzione di quest’opera e si esprime nella storia che è

una grande tragedia: la volontà di potenza genera imperialismo che è colpevole perché vieta ai

popoli fatti sudditi di praticare le proprie tradizioni. La colpa genera pena e a reprime gli eccessi

interviene l’azione divina che sancisce l’ordine. L’esempio della storia diventa così un monito di

moralità.

Erodoto ha appreso che presso i popoli i nomi degli dei è diverso, ma il sentimento religioso è

sempre lo stesso, e nel loro progetto si risolve il destino degli uomini, che da una parte sono

responsabili delle proprie azioni, ma dall’altra inconsapevoli di ciò che li attende.

TUCIDIDE

Ateniese, nato verso il 460 e morto poco dopo la fine della guerra del Peloponneso ad Atene o in

Tracia dove aveva dei possedimenti.

La storiografia scientifica nasce con Tucidide che scrive per essere letto: lui parla di "un possesso

per sempre" e si riferisce ad un testo scritto che, per quanto tale, resterà eterno ed è uno

strumento di analisi che servirà per studiare la realtà.

Erodoto non si preoccupa di analizzare meccanismi di causa-effetto della realtà, li racconta e

basta; Tucidide attraverso il linguaggio, che diventa strumento di analisi della realtà, esprime la

complessità della realtà, quindi anche il linguaggio da lui usato è complicato.

Secondo lui la realtà è come un corpo umano: è fatto da elementi in equilibrio che quando non lo

sono provocano la malattia. La realtà che Tucidide ha davanti è una realtà malata perchè

devastata dalla guerra civile tra Atene e Sparta, tema principale della sua opera come causa

dell’alternanza tra prosperità e decadenza degli organismi politici. Quando si rompe l'equilibrio si

presenta la STASIS, ovvero la rivoluzione, in questo caso quella di Corcira. La conseguenza della

stasis è la guerra civile che ammorba i greci. Pag. 54 a 77

Nell’Atene del V secolo il motivo conduttore era l’indagine dell’uomo: all’interno dei comportamenti

individuali bisognava identificare le problematiche che regolano l’agire umano.

Euripide condusse le sue indagini basandosi sui sentimenti, Socrate sulle forme del pensiero e

Tucidide sulla politica e sulla storia.

Egli ha capito che attraverso l’agire dell’uomo si può comprendere la storia: finchè l’uomo non

cambierà natura (lavorando su se stesso), la storia andrà avanti, ripetendo gli stessi errori con

ciclicità. Tucidide scrive due capitoli con delle sue osservazioni private che sono la chiave di lettura

della realtà storica per capire il passato, il presente e il futuro.

All’uomo non è data però la certezza del successo e Tucidide risolve questo problema spiegando

che nella natura umana è intrinseco il rischio dell’errore.

Tucidide è il primo a considerare l'opera scritta come qualche cosa di autonomo, non pensata per

essere raccontata, perchè lo scritto una volta fissato non può rispondere alle domande. Questo

atteggiamento viene continuato da Isocrate che era in polemica con Platone, tutti e due, però,

hanno lo scopo di educare la cittadinanza.

STORIE

Il titolo non è originale e neanche la suddivisone in 8 libri.

L’opera presenta delle parti che rivelano un livello provvisorio di elaborazione questo perché

Tucidide sottopose la prima stesura ad un revisione che però non fu ultimata.

Per un incidente della trasmissione testuale l’opera si ritrovò all’inizio delle “Elleniche” di

Senofonte.

La caratteristica principale dell’opera sono i discorsi diretti e nel prologo informa di aver iniziato a

descrivere questa guerra perché sarebbe stata quella più grave e inizia dai primi sintomi di ostilità.

Tucidide dichiara di descrivere fedelmente gli eventi di cui egli stesso è stato partecipe e di aver

sottoposto ad un rigoroso esame tutte le testimonianze. Inoltre attribuisce molta importanza alla

cronologia, che diventa una caratteristica principale dell’opera: il racconto è suddiviso per anni e

stagioni.

Il motivo del conflitto furono le ostilità tra Corinto e Corcira, quindi l’intervento di Atene in favore

degli alleati corciresi che provocò di conseguenza la reazione spartana.

SENOFONTE

Nato ad Atene intorno al 430, nel 401 diventò un mercenario sotto il comando del principe persiano

Ciro Il Giovane e quando questo morì divenne il capo dei mercenari. La spedizione di Ciro aveva

avuto l’appoggio di Sparta che donò a Senofonte un proprietà a Scillunte dove iniziò la sua attività

di scrittore. Morì verso il 355.

Senofonte è l’inventore del genere del diario e della biografia.

Egli tende a collocare al centro dei suoi scritti la figura di Socrate: personaggio vecchio, saggio e

virtuoso che fonda i suoi insegnamenti sul comune buon senso. Il suo scopo è moralistico e vuole

scagionare il filosofo dalle accuse di corruzione di giovani, come in “Apologia di Socrate” dove

questo ribatte alle accuse volte dagli avversari. Pag. 55 a 77

Il racconto della rivolta di Ciro è raccontata nell’”Anabasi”, diviso in 7 libri e sotto forma di diario. Il

tema di fondo è la peripezia del ritorno e Senofonte parla di se in 3° persona collocandosi al centro

degli avvenimenti.

Nella storiografia rientrano le “Elleniche”, in 7 libri. L’opera inizia dal punto in ci la guerra del

Peloponneso si interrompe nelle “Storie” di Tucidide e termina con la battaglia di Mantinea nel

362.

Gli avvenimenti sono narrati anno per anno.

Nell’”Agesilao” sono esposte le imprese e le virtù del re spartano sotto forma di primitiva biografia.

Al tema spartano si collega anche la “costituzione degli spartani” in cui la tesi di fondo è che la

grandezza di Sparta si debba all’eccellenza della costituzione e all’interesse per l’educazione dei

cittadini.

Il problema dell’educazione sta alla base della “Ciropedia”, diviso in 8 libri e comprende la

biografia del grande Ciro fondatore della potenza persiana tra il 559 e il 529. È una raccolta che ha

aspetti del romanzo storico e pedagogico e vale come manifesto politico di una monarchi fondata

su giustizia e cooperazione degli ordini sociali.

I “Poroi” sono l’ultimo scritto che attestano il riavvicinamento alla patria e ha per obbiettivo

un’indagine sugli ordinamenti dello stato. Senofonte fa delle proposte volte al risanamento del

bilancio pubblico per ridurre la miseria, vera causa della precarietà

Dettagli
A.A. 2016-2017
77 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CristinaMenabo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Martinelli Tempesta Stefano.