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Saffo aveva 3 fratelli e Carasso era il più problematico perchè si era innamorato di
un’etera, una prostituta. Le informazioni su Saffo le abbiamo grazie al lessico della
Suda o dell’Achronikon e di alcune notizie biografiche non abbiamo un riscontro nei
frammenti di Saffo, ma nei testi autoschediastici.
Lettura del frammento 1
Lettura del frammento 16 = presenza della priamel. Vengono messi a confronto molti
valori, da quelli della società arcaica, a quelli totalmente nuovi; ciò che però è
importante è l’oggetto del proprio amore.
Esposizione del tema
• Esempio mitico = quello di Elena
• Ritorno alla realtà = avviene grazie al precedente esempio mitico. Anattoria ha
• finito il suo percorso educativo e si è sposata.
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Lezione 20, 11/11/2014
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Elena nell’Iliade è un’apparizione del tutto fugace ed è impegnata in attività
tipicamente femminili. L’apparizione nell’Odissea è invece più ricca; abbiamo
un’Elena riconciliata con il marito e intenta nelle celebrazioni del matrimonio della
figlia Ermione e del figlio avuto tra Menelao e un’ancella.
Elena riconosce Telemaco attraverso particolari sparsi della sua fisicità e la
somiglianza. Per gli eroi dell’epos non è considerato disdicevole piangere e
l’esternazione vistosa del dolore è una componente dell’eroismo. Attraverso il
pharmakon, la figura di Elena assume una connotazione magica, mentre l’Elena
dell’Iliade non manifestava questo carattere.
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V. 239 dice quella che è la modalità con cui si assiste ad un racconto. Elena ha indotto
la fine del pianto per creare il clima adatto alla fruizione del racconto; se l’oggetto
della narrazione viene a turbare uno dei presenti, allora deve essere interrotto.
Nell’Odissea abbiamo diversi esempi che riguardano il canto degli aedi
II canto dell’Odissea: Femio, aedo della corte di Odisseo, canta le vicende della
• guerra di Troia e Penelope lo rimprovera perchè le sta causando dolore.
Canto VIII, quando l’aedo Demodoco intona i suoi canti, Odisseo si commuove e
• piange ed Alcinoo interrompe il canto.
Elena ricorda un Odisseo che si è travestito da mendicante durante la guerra di Troia
(vv. 249-256). L’obiettivo dell’azione di Odisseo è cruento e, dopo aver fatto strage
dei suoi nemici, torna nell’accampamento Acheo; in cuor suo Elena era però felice,
mentre le Troiane piangevano.
A partire dal v. 280 abbiamo un’Elena completamente diversa che sta dalla parte dei
Troiani; ella conosce le voci di tutte le mogli dei greci all’interno del cavallo e mentre
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è così amabile nei confronti del marito, Menelao prende una certa distanza e ricorda
Odisseo in un episodio così favorevole ai Greci.
Erodoto afferma che Omero ed Esiodo hanno scritto la teologia dei greci e sono
elemento fondamentale per capire la tragedia, perchè i protagonisti affondano le loro
radici nell’epos. (Massimo di Marco, “La tragedia greca”).
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La tragedia non è fondata sulla suspance, in quanto i protagonisti erano quelli del
mito o delle saghe eroiche. Chi andava a vedere l’Agamennone di Eschilo, sapeva
che l’eroe sarebbe stato ucciso da Clitemnestra. Era importante il modo in cui il
tragediografo dava corpo ad una vicenda già nota; l’originalità di un contenuto non
era sufficiente a dare valore a quel contenuto. La tragedia è un’attività sociale e
collettiva, tutta la città andava a teatro; in secondo luogo il teatro aveva un risvolto
rituale nei confronti di Dioniso, divinità tra le più recenti che si contrapponeva ad
Apollo. Tragediografi e commediografi gareggiavano tra di loro e venivano premiati
quelli migliori, con un capro.
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Callimaco predicava la brevità estrema. Dopo tre tragedie l’amino degli spettatori
doveva essere un po’ rinfrancato e i protagonisti dell’opera sono giocosi; il coro è
costituito dai satiri.
La tragedia è un genere letterario composito, fatto di elementi fra loro eterogenei
sotto il puntai vista linguistico e sulle modalità di presentazione al pubblico. C’era
l’alternanza di parti in dialetto attivo e le parti cantate in dialetto dorico. Le parti
cantate erano presentate al pubblico da un coro e questo dava spesso il titolo alla
tragedia o alla commedia. Il corifeo è quello che può prendere la parola a nome di
tutto il coro.
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La tragedia iniziava:
Con un antefatto, una parte in cui il coro entrava in scena e prendeva posizione, la
• parodo
Ci sono poi alternanze di episodi e parti cantate, che si chiamano stasimi, canti in
• cui il coro può commentare l’azione in maniera più o meno diretta.
Nel corso del tempo il coro perde sempre più importanza.
• Sulla scena il coro non solo cantava, ma faceva anche movimenti di danza.
• Dopo l’alternanza la tragedia si concludeva con l’uscita del coro, l’esodo.
•
Aristotele dice che il coro ha inizio da quelli che intonano il ditirambo, genere della
lirica corale in onore di Dioniso; il corifeo si è distaccato dal coro stesso e ha
cominciato a dialogare con quello.
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Solo una tragedia è di argomento dionisiaco ed è quella delle “Baccanti”. Il momento
creativo della tragedia attica si colloca tra Eschilo ed Euripide. La tragedia è
circoscritta nel tempo.
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Eschilo presenta Elena come colpevole e fa una serie di giochi etimologici sul suo
nome: il suono del nome Elena evocava il termine greco che significava distruzione.
Elena in Sofocle rimane invece lettera morta, non ne sappiamo praticamente nulla,
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mentre è protagonista in Euripide ed ha ruolo fondamentale nelle Troiane e in Oreste,
oltre che nell’omonima tragedia Elena.
Le Troiane manifestano un’Elena tradizionale e la tragedia è ambientata subito dopo
la caduta di Troia e le mogli degli eroi troiani sono in attesa di conoscere il loro
destino di schiavitù e concubinaggio. Nelle Troiane la protagonista è Ecuba. L’Elena
che abbiamo visto nei poemi non è l’unica Elena del mito; nella tragedia di Euripide
ci troviamo in presenza di un’Elena completamente innocente, mentre a Troia era
andato un fantasma della ragazza, mentre la vera Elena si trovava in Egitto, dove
aveva preservato se stessa e si era mantenuta fedele a Menelao. Egli arriva in Egitto e
si trova a doversi confrontare con un’Elena che non sa se è quella vera o quella
fittizia. Tema del doppio. La seconda parte della tragedia è dedicata alla fuga dei due
dall’Egitto e l’inganno viene ordito da Elena. Al termine della tragedia si
ricostituiscono i valori tradizionali e gli sposi riprendono il loro equilibrio
matrimoniale; la tragedia si conclude positivamente. Quindi è una vera tragedia?
Molte delle tragedie di Euripide finiscono con il lieto fine e sono considerate atipiche.
L’obiettivo comunicativo di una tragedia è, secondo Aristotele, la purificazione delle
e dalle passioni; in realtà la tragedia è il momento in cui l’uomo si confronta con la
sua irrimediabile finitezza e anche l’uomo con le intenzioni più pure si trova in balia
del destino e deve misurarsi con esso venendone spesso sconfitto. La tragedia perfetta
è l’Edipo re, secondo Aristotele.
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Lezione 21, 12/11/2014
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Priamel = preambolo ed è struttura tipica che in Saffo assume un valore particolare.
Nel frammento 16 di Saffo si ha un’immagine positiva di Elena e questa è la voce più
positiva che abbiamo nella tradizione arcaica.
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Euripide dice che Elena non è mai andata a Troia ed è rimasta in Egitto per i dieci
anni della guerra e per i sette successivi del Νόστοι di Menelao. Stesicoro è un poeta
arcaico e forse il suo nome non è nemmeno un nome proprio perchè significa “colui
che dirige il coro”. Egli avrebbe seguito la versione tradizionale del mito ed Elena lo
avrebbe accecato e lui avrebbe composto una παλινῳδία (πάλιν «di nuovo» e ᾠδή
«canto», canto di ritrattazione) che andava a ritrattare il suo giudizio negativo su
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Elena. In questa palinodia il poeta avrebbe proprio introdotto l’idea del fantasma, un
εἴδωλον; Euripide si ispira a Stesicoro. Quello che sappiamo per certo è che Euripide
lavoro con il materiale dell’epos, ma anche con quello della lirica corale; l’originalità
assoluta non è l’elemento centrale della produzione greca.
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Il nuovo mito di Elena veniva presentato ad un pubblico che conosceva l’Elena
tradizionale e che forse sapeva dell’Elena di Stesicoro. La tragedia si divide in due
parti:
Riconoscimento tra Elena e Menelao
• Progettazione delle modalità per riuscire ad allontanarsi dall’Egitto
•
L’elemento singolare per questa tragedia è il fatto che abbia un prologo doppio; il
primo prologo è recitato da Elena che parla in prima persona, mentre il secondo viene
recitato da Teucro.
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I primi versi sono dedicati alla collocazione spaziale dell’azione, l’Egitto è il luogo
dell’esotismo per eccellenza; l’Egitto era una sorta di mondo prossimo. Una delle
parole che Erodoto utilizza spesso per descrivere l’Egitto è thauma, meravigliosa! La
scena di una tragedia greca era abbastanza vuota, il pubblico era invitato ad integrare
con la propria immaginazione quello che i personaggi dicevano. Non c’era una
struttura come quella attuale e i teatri si trovavano all’aperto; non essendoci una
scenografia materiale, il pubblico si orientava attraverso le parole degli attori stessi,
non c’erano degli elementi identificabili nella scena. Viene rievocato il Nilo che
ovviamente non era rappresentato sulla scena.
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La lunga introduzione ha lo scopo di dare una profondità cronologica agli eventi e di
presentare i nomi dei protagonisti. Secondo un’interpretazione le spiegazioni dei
nomi possono essere nate da interpolazioni di attori; quando un testo viene portato
sulla scena, tanto gli attori quanto i registi possono personalizzare il testo da
riprodurre. L’interpolazione degli attori è connaturata riletto al fatto di fare teatro.
Eidò eredita dal nonno il fatto di essere un’indovina.
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Il grande merito di Erodoto è di aver distinto un tempo del mito da un tempo