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Don José s'era sentito come un uomo ubriaco; la voce, gli occhi di lei, i gesti eloquenti delle sue piccole mani avevano prodotto su di lui lo stesso effetto di un liquore inebriante. Don José ebbe un bel dire al maresciallo che la zingara gli era "guizzata di mano come un'anguilla"; il maresciallo conosceva Carmen e poteva benissimo immaginare come erano andate le cose. Addio promozione a ufficiale: ora José era di nuovo soldato semplice e avrebbe dovuto sfacchinare dieci volte di più per riabilitarsi agli occhi dei superiori. Malgrado ciò, non poteva impedirsi di pensare a Carmen con uno struggimento che lo rendeva furioso. Attraverso le sbarre della prigione contemplava il via vai della strada e tra tante donne che passavano non ne scorgeva nemmeno una che valesse quella diavola di una femmina. Se esistevano le streghe, Carmen lo era davvero: l'aveva stregato."Tenete - disse il secondino - questo ve lo manda vostra
cugina. "José prese il bel pane bianco e, sebbene stupito, non fece domande. Non aveva cugine a Siviglia. Chi poteva aver pensato a lui? Loseppe appena vide ciò che stava nascosto nell'interno della pagnotta: una limetta inglese e una moneta d'oro da due scudi. Era senza dubbio un regalo di Carmen. Per gli zingari la libertà è tutto: darebbero fuoco ad una città, pur di sottrarsi alla prigione. Carmen non era un'ingrata e gli offriva a sua volta il mezzo per fuggire. Ma egli non se la sentiva; aveva il suo onore di soldato e non voleva disertare. Tuttavia, il pensiero che la ragazza si fosse ricordata di lui lo aiutò a superare con minor malinconia il periodo di pena che doveva ancora scontare. Quando José, uscito di prigione, fu messo di servizio nella residenza del colonnello, si sentì umiliato come mai in vita sua. Il colonnello era un uomo giovane e ricco, smanioso di divertimenti: capitavano da lui, accompagnate da
Azzimati ufficialetti, le donne più belle di Siviglia. Sembrava a José che tuttequante lo guardassero irridendolo.
Un giorno, era di guardia proprio alla porta della residenza del colonnello quando vide scendere da una carrozza la bella Carmen, ornata come un reliquiario, tutta oro e nastri. Indossava un ricco costume da gitana e teneva in mano un tamburello basco. Erano con lei altre due zingare e un vecchio con la chitarra. Evidentemente erano stati chiamati per divertire con musica e danze gitane gli ospiti del colonnello.
La festa si tenne nel patio e José, attraverso le sbarre della cancellata, poté vedere Carmen che danzava freneticamente agitando il suo tamburello sopra la testa. Gli ufficialetti stavano intorno indirizzandole frizzi audaci, ai quali ella rispondeva ridendo, senza alcun imbarazzo. Fu allora che don José si accorse di amarla sul serio: si trattenne a stento dall'entrare nel patio, prendere la sua zingara per un braccio e...
Portarsela via. Odiava tutti quegli uomini che le parlavano liberamente e si sentiva ardere in viso per l'ira e la gelosia. Finalmente quel supplizio ebbe termine. Carmen uscì, lo salutò con lo sguardo, poi lo sfiorò con intenzione passandogli accanto e gli sussurrò... "Se vuoi mangiare un buon fritto di pesce, vieni a Triana, da Lillas Pasti".
Appena smontato di guardia José si precipitò a Triana e vi trovò Carmen che lo attendeva. Quella sera la zingara volle pagare a suo modo il debito che aveva con José: ballò soltanto per lui e l'amò con tutto l'ardore di cui era capace.
All'alba lo congedò con queste parole... "Senti, Joseito, ora siamo pari. Vattene, è meglio. Non pensare più a me, io sono il diavolo. Credo di amarti, ma vicino a me finiresti male: cane e lupo non compagnia".
Si sono mai fatti? Ma oramai José era preso di lei.
senza scampo: il suo destino era segnato. Non rivide la zingara per alcune settimane, sebbene l'avesse cercata in ogni angolo di Siviglia. Finalmente, una sera, mentre si aggirava intorno alla casa in cui era stato con Carmen, la vide arrivare in compagnia di un giovane tenente del suo stesso reggimento. L'ufficiale, trovandosi all'improvviso davanti a José, nefu contrariato e gli intimò sgarbatamente di andarsene. Ma José non si mosse: gli sembrò di esserediventato di sasso. Allora il tenente si infuriò e trasse la spada. José non capì più nulla: sguainò fulmineamente la sua sciabola e colpì al petto il giovane superiore, uccidendolo. Poi non gli restò che fuggire: se l'avessero preso, sarebbe stato fucilato immediatamente. Carmen non lo abbandonò. Lo tenne nascosto per qualche giorno e popi gli fece questo discorso…“Sei troppo tonto per rubare con garbo, ma sei agile e forte.
Puoi farti contrabbandiere. Rischi laE poi… niente è più bello di una notte al bivacco,forca, ma è sempre meglio che farti fucilare.quando il contrabbandiere si ritira con la sua donna sotto la piccola tenda, formata da tre cerchi conuna coperta intorno…”.Carmen non ebbe da sprecare molto fiato per convincere don José a farsi contrabbandiere: eglivoleva assicurarsi l’amore di lei e avrebbe accettato, per farle piacere, cose molto più gravi di quellavita rischiosa di fuorilegge. Dopo qualche mese ci prese anche gusto: poteva scialare come unprincipe; i compagni lo trattavano bene e gli dimostravano una certa considerazione, soprattuttoperché sapevano che era stato nell’esercito ed era fuggito per aver ucciso un superiore.Ora José riusciva a vedere spesso Carmen, che nella banda aveva un ruolo importantissimo: era leiche procurava la merce, contrattava le vendite, teneva a bada le guardie. Quel diavolo diragazzavaleva quattro dei contrabbandieri più esperti. Ora combinava affari a Malaga, ora a Cordova, ora a Granata. Ma bastava un richiamo di José e Carmen piantava tutto e lo raggiungeva: in una locanda isolata, oppure al bivacco, in montagna. Era come una moglie fedele, o quasi. Ma quanto sarebbe durato? Si chiedeva José con angoscia. Conosceva ormai il carattere bizzarro e ribelle della sua zingara e il terrore di perderla gli sciupava ogni momento di felicità. Un giorno, venuto a sapere che Carmen stava per raggiungere un mercante ricchissimo che si era invaghito follemente di lei, don José corse a Malaga e obbligò la zingara a seguirlo. L'avrebbe compensato dello strazio di immaginarla immediatamente: nemmeno una somma favolosa fra le braccia di un altro. Ma Carmen reagì brutalmente... "Sai," gli disse, "che quando sei il mio compagno ti amo meno? Non voglio essere tormentata e tanto meno comandata. Bada di nonspingermi agli estremi: se mi darai ancora noia, troverò qualcuno che mi libererà di te". Non erano parole che si potessero dimenticare: da quella volta, tra loro non fu come prima. C'era una festa a Cordova e Carmen volle andare a vederla: le piacevano molto le corride, soprattutto quando toreava Luca, un bel giovane di cui si era incapricciata. José la lasciò partire, fingendo di nulla; ma il giorno dopo la raggiunse a Cordova e andò ad attenderla nella casa in cui sapeva che ella avrebbe pernottato. Carmen rientrò verso le due di notte. "Vieni subito via con me" disse José, senza aggiungere altro. "Va bene, – partiamo!" disse lei. Montati sullo stesso cavallo, viaggiarono per tutto il resto della notte senza scambiarsi una sola parola. All'alba sostarono in una locanda solitaria, in mezzo ad una campagna desolata. José aveva il cuore gonfio e parlò a Carmen con dolorosa.sincerità... "Dimenticherò tutto" - le disse "Non ti chiederò nulla di quanto è avvenuto tra te e Luca; ma... giurami una cosa: mi seguirai in America e là cambieremo" "No! - Non voglio andare in America. Sto tanto bene qui!" - rispose lei imbronciata. "Bada Carmen, - non posso uccidere tutti i tuoi spasimanti: finirò con l'uccidere te!" - disse José. Carmen lo fissò con lo sguardo selvaggio, pieno di sfida. "Ho sempre saputo che mi avresti uccisa - È destino. Prima morirò io, poi tu. So bene che deve succedere così." "Carmencita, ti supplico! Non ho più pazienza né coraggio" ... disse José. Poi la lasciò, perché abbastanza da perderla di vista e si sdraiò sull'erba. Sentiva che stava per piangere. Si allontanò. Avrebbe voluto pregare Dio, maormai non ne era più capace…Quando tornò alla locanda sperò di non trovarvi più Carmen né il cavallo; almeno fosse fuggita, avesse cercato di porsi in salvo! Invece era lì, impavida: non voleva che si potesse dire che un uomo le aveva messo paura. Durante l'assenza di José aveva scucito l'orlo della sua gonna per togliervi il piombo; l'aveva fatto fondere e poi lo aveva gettato in una ciotola piena di acqua: ora contemplava il fondo della ciotola e mormorava misteriose parole nel suo incomprensibile linguaggio zingaresco. Era così intenta che neppure si accorse del ritorno di José.“Carmen, le disse l'innamorato – vuoi venire con me?”-Ella non rispose, ma buttò via la ciotola e si avvolse il capo nella mantiglia. sembrò pronta a seguirlo in capo al mondo. Dopo un tratto di strada, José fermò il cavallo in un bosco solitario.“Sei davvero disposta a seguirmi,"Carmencita?" chiese. "Ti seguo verso la morte, sì. Ma non vivrò più con te," rispose la zingara con voce ferma. Poi montò da cavallo d'un balzo: si levò la mantiglia e la gettò in terra; rimase immobile, un pugno sul fianco, guardando fisso José negli occhi. "Non ti amo più - disse e tu hai il diritto di uccidermi. Ma Carmen sarà sempre libera: è nata zingara e zingara morirà. Odio me stessa per averti amato!" José si gettò ai suoi piedi, le prese le mani, pianse, supplicò. "È impossibile! - ripeteva lei ostinata, guardandolo con occhi selvaggi. Non posso più vivere con te!" Allora José trasse il coltello e la minacciò col viso stravolto: avrebbe voluto che ella si spaventasse e gli chiedesse grazia. Niente. Quella donna era un demonio. "No! no! e no!" gli gridò
sul viso, battendo furiosamente il piede in terra. Poi si sfilò l'anello che aveva regalato J