Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
GIORGIO BASSANI
Nasce a Bologna da una famiglia ferrarese di origine ebraica. Trascorre a
Ferrara gran parte della sua giovinezza, e per questo a Ferrara è legata la
sua fama di autore.
Nel ‘43, prima della caduta di Mussolini viene incarcerato e scarcerato dopo
la morte di Mussolini.
Dopo questa scarcerazione, si trasferisce a Roma, ma dedica comunque la
sua narrativa a Ferrara.
Coerentemente con la sua scelta antifascista, nella seconda guerra
mondiale partecipa al Movimento Socialista e successivamente inizia a
scrivere prima poesia e poi narrativa, è anche insegnante di storia del
teatro.
Lo troviamo con posizioni socialiste e nella fase finale della sua vita è molto
attento a temi ecologisti.
Quando si trasferisce a Roma, inizia a collaborare con il mondo del cinema,
sia come sceneggiatore sia come attore.
“Una città in pianura”,
Bassani esordisce nel ‘40 con ma che a causa delle
leggi raziali, dovrà pubblicare sotto il falso nome di “Giacomo Marchi”.
Inizialmente scrive poesia, poi inizia questo progetto monumentale che è il
“Romanzo di Ferrara”, pubblicando 6 libri tra il ‘56 e il ‘72.
Questi libri non hanno una continuità, hanno solamente dei personaggi
ricorrenti, dando quindi la possibilità di leggere i libri autonomamente.
“Cinque storie ferraresi”,
1- 1956 (dentro le mura), scritto in 3^
persona.
“Gli occhiali d’oro”,1958
2- troviamo un “io” narrante, il quale non
viene mai nominato ma che si riconosce come stesso in tutti e 3 i
romanzi dov’è presente. Questo romanzo è ambientato nel momento
di transizione tra il prima e il dopo le leggi raziali.
3- “Il giardino dei Finzi – Contini”,1962 : (film diretto da De sica, che
non accontenta Bassani per il finale), “io” narrante.
4- “Dietro la porta”, 1964: “io” narrante.
5- “L’Airone”, 1968: scritto in 3^ persona.
6- “L’odore del fieno”, 1972 (meno interessante).
Bassani ha fatto di Ferrara una sorta di comunità.
Il titolo “Il romanzo di Ferrara”, fa capire come la protagonista sia Ferrara,
la quale diventa simbolo delle contraddizioni dell’Italia fascista.
Uno dei temi ricorrenti è il tentativo di analizzare l’adesione totale al
fascismo da parte della media borghesia e successivamente Bassani vuole
dimostrare e controbattere come molte persone fasciste, riuscirono ad
integrarsi nella nuova Italia repubblicana.
Una Lapide in via Mazzini. “cinque storie ferraresi”.
“Un racconto dove è
Pier Paolo Pasolini, l’ha definito come:
preponderante il rimpianto del piccolo borghese ebreo, di non essere un
piccolo borghese qualsiasi e il suo sforzo terribile di sembrare tale.”
Storia di un uomo superstite dei campi di concentramento.
Questo uomo di nome Geo Josz, torna a Ferrara proprio nel momento in cui
i cittadini stanno appendendo una lapide per i morti ferraresi nei campi di
concentramento, nella quale vede anche inciso il proprio nome. Lui segnala
la sua presenza, il paradosso è che nonostante lui sia tornato, tutta la
comunità cittadina si comporta come se lui non esistesse (la sua casa è
stata abitata).
Lui ad un certo punto si rende conto che non può dimenticare se non
racconta a tutti quello che ha subito.
Inizia a girare per Ferrara, disturbando la quiete cittadina, la quale vuole
dimenticare e andare avanti.
Alla fine, il protagonista scompare, perché si rende conto che non c’è
spazio per la memoria a Ferrara, storia che ha dei punti di contatto con uno
dei romanzi più noti di Pirandello “Fu Mattia Pascal”.
Altra cosa che colpisce i ferraresi è il fatto che quando lui arrivi a Ferrara,
lui sia grasso.
Lo stile, la voce narrante è una voce narrante simile a quella di Verga, sorta
di discorso indiretto libero. Bassani cerca di assumere il pensiero della
comunità ferrarese.
Parte I
“Quando… tardi”;
Dal punto di vista stilistico, è un’articolata costruzione sintattica. Non ci
sono frasi secche e brevi.
Per la questione tematica, viene subito messo in luce come gli ebrei sono
stati i primi ad aderire al fascismo senza alcun tipo di opposizione. Erano in
molti a dire che queste leggi fossero necessarie, per non rovinare l’asse
Italia- Germania, e che non avrebbero veramente intaccato le vite degli
ebrei. Tutti gli ebrei poi non erano uguali, quelli che avevano sostenuto il
fascismo venivano “graziati” sotto alcuni punti di vista.
“però … di Buchenwald, Auschwitz ecc”; fa capire come la voce narrante
sia quella della comunità ferrarese, i quali sono loro a pensare che
quest’uomo sia grasso per essere un deportato. Prima di gioire per la
sopravvivenza di quest’uomo, pensano proprio alla sua grassezza.
“che cosa voleva, che cosa pretendeva?”, come se lui fosse li per volere
qualcosa.
“ma sarà… ritorno”; punti di contatto con “Fu Mattia Pascal”, perché cerca
di rifarsi una vita, ma poi torna del suo paese natale, senza però poter
trovare un posto.
Parte II
“Così dunque … fra noi”; “fra noi”’, il narratore si contempla fra i ferraresi.
“veniva da molto lontano, da assai più lontano di quanto non venisse
realmente. Tornato quando nessuno più l’aspettava, che cosa voleva
adesso?”; domanda che ci fa capire che l’uomo viene percepito come una
seccatura. Lui è così grasso perché ha una malattia dovuta alla mal
nutrizione ma questo non viene compreso dai ferraresi.
“stesse dunque buono, per piacere, la piantasse di seccare”; lui in realtà
non sta facendo nulla, solamente contemplando la lapide.
Parte III
La sua casa è stata occupata dal comitato di liberazione, lui decide di
attendere che questi se ne vadano da soli, non gli costringe ad andarsene
anche se la casa è sua:
“Nell’attesa che … ripostiglio di comodo”
“La sua presenza continua divenne in breve per gli occupanti dei piani
inferiori un pensiero molesto, assillante”.
Lui si mette in questo granaio, e paradossalmente gli occupanti iniziano a
viverlo come una scocciatura. La sua presenza si manifesta con una luce
sempre accesa. “ospite della torre”,
Viene definito come quando in realtà è il padrone di
casa.
“Con Geo installato … mezz’aria nel cielo stellato”; la luce accesa diventa
un campanello d’allarme, perché hanno paura che lui abbia qualcosa da
dire sulla sua vicenda, quando invece tutta la città vuole dimenticare.
“non usciva dunque quasi mai … della riapertura dell’esercizio”; precisione
con cui Bassani descrive Ferrara, vengono citate nomi delle vie e dei bar.
“e almeno si fosse … Ferrara”; lo volevano far andare via, ma lui
ovviamente non ha altri posti dove andare.
Lui inizia ad uscire e a voler raccontare cosa gli è capitato, ma nessuno
vuole ascoltarlo.
Inizialmente cercano di dargli retta, pensando che tutto questo finisca
presto e perché si sentono un po' in colpa per averlo trascurato al suo
arrivo, ma quando inizia a indossare i vestiti del reduce, vengono molto
turbati.
Raccontasse; e loro … il tempo è passato anche per noi...”.
il narratore sta suggerendo che il passaggio dalla Ferrara fascista e quella
repubblicana, abbia cambiato anche il modo di vestire.
Geremia Tabet; cognato del superstite, uno degli uomini più implicati con il
regime fascista, ma paradossalmente è uno dei pochi uomini che il
protagonista vuole vedere.
“il passato era passato, inutile star li a rivangarlo”; tentativo di zittire
questo reduce ambulante che va in giro a raccontare i suoi racconti.
Parte IV
“L’autunno finì … a resistergli.”
mentre lui è arrivato grasso, e quindi non aveva il fisico adatto per fare il
sopravvissuto, ora non ha nemmeno il fisico per fare il superstite perché
ora invece che ingrassare, sta dimagrendo. Non segue l’andamento della
città, la quale sta andando in contro al boom economico, stretto rapporto
dinamico. (gli altri ebrei sopravvissuti riescono a inserirsi nella società del
2^ dopoguerra).
La sua presenza inizia a dare fastidio, episodio che determina la sua
esclusione In piazza incontra uno degli ex fascisti Conte Scocca, si
avvicina e lo schiaffeggia.
“Da principio … Per molti il gesto di Geo restava immotivato, inspiegabile”
Il narratore descrive l’episodio quasi come un episodio inverosimile, il fatto
è diventato romanzo.
“degni assai più di uno squadrista dei tempi di Balbo e compagni” modo
per screditare qualsiasi rimorso che avesse il protagonista contro qualsiasi
persona attaccata a Mussolini.
“Poco prima … essersi accorto di lui.”;
1^ versione: situazione di tranquillità, Geo arriva inizialmente mite e poi
“povero Conte”
inizia a schiaffeggiare il che non stava facendo nulla
Vengono date diverse versioni, per descrivere quello che accade realmente
in una comunità cittadina, ognuno ha la sua versione
“Secondo costoro il conte … qualche cosa faceva.”;
2^ versione: il Conte in realtà stava canticchiando una canzone dei tempi
fascisti, la quale viene sentita dal protagonista e lo manda fuori giri
“Di versioni dell’incidente …d’occhio una faccia fra mille.”
il Conte Scocca ha dovuto scappare per 2 anni, perché in alcuni territori si
rischiava la persecuzione dalla parte partigiana. Poi però è tornato perché
l’Italia decise di dichiarare un’amnistia che non considerava fuori legge
tutti coloro che avevano collaborato con il sistema fascista. Personaggi del
genere tornarono in città senza che fossero toccati i loro privilegi.
3^ versione: Il Conte Scocca abbia fermato geo e gli abbia chiesto se era
il figlio di Angiolino.
“pertanto … enigma”: non è diversa dalla prima. Dice che loro parlassero
normalmente e che, dopo alcune domande poste dal Conte Scocca a Geo
sulla sua famiglia, Geo abbia fatto un gesto inconsulto. Si può capire che
queste domande, poste da un ex fascista possano sembrare provocatorie
per chi è sopravvissuto. Capiamo che questo è un ulteriore passo verso il
definitivo isolamento.
Solamente la seconda versione rende giustizia al protagonista.
Parte V
“In qualsiasi modo &