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DIVIENE AI PREGHI UN TRONCO AI PIANTI UN SASSO
soggetto non petrarchesco = novità
Gli artisti del 600 cercano temi strani, non confrontati alla tradizione, un po’ ai margini (per stupire il
lettore, per gli autori barocchi un lettore prova stupore quando legge cose bizzarre). La donna era
metaforizzata come una bestia crudele che canta come un cigno. Poesia secentesca è atteggiata
come un melodramma (ah, fuggite, fuggite). Metamorfosi = altra caratteristica del barocco. Il
mondo è inteso in senso metaforico. Fiera tira fuori dagli esseri inanimati l’inanimatezza e cede ai
tronchi e ai sassi l’animazione. La poesia viene spiegata da un concetto dell’ultimo verso = la
donna amata è impassibile alle preghiere dell’amato (poeta, io lirico) diventa un sasso. Tema
dell’insensibilità della donna, anche se pregata, rispetto alle richieste dell’amante. L’insensibilità è
data dalla metafora metamorfica.
Il concetto rivelatore della poesia è alla fine (amore come prigione). Ci sono molte figure retoriche
nella poesia. Alla base c’è il mito di Orfeo = attraverso il canto lui trascina animali e cose. Tema
della realtà che non è come appare, l’amore non è più come nello stilnovismo (tema della poesia
barocca). I versi endecasillabi sono pochi. Epigramma, abbastanza libero, non è un sonetto come
quello petrarchesco.
Chiome sciolte (Marino)
M ' '
ENTRE CH AL AUREO CRINE
IL VEL MADONNA TOGLIE
E LE CHIOME DIVINE ,
PER MAGGIOR POMPA AL SOL TEPIDO SCIOGLIE
A MOR LE FILA ACCOGLIE
'
E D ESSE IN MILLE MODI , ,
TESSE AL MIO COR LE RETI ORDISCE I NODI
' :
CH AVOLTO GRIDA IN SÌ RICCO LAVORO
O , ' .
CHE BELLA PRIGION TRA LACCI D ORO
Chiome sciolte = si torna alla tradizione petrarchesca = la donna seduce quando ha i capelli sciolti.
Amore = figura personificata in amore, tesse l’innamoramento. Imita Petrarca coi modi. Ragione =
metafora dell’innamoramento provocato dalla donna con i capelli sciolti, metafora
dell’ingabbiamento dell’anima = riprende Petrarca; i capelli annodati dall’amore sono catene che ti
imprigionano, ma sono d’oro quindi la prigione è piacevole.
Si alternano endecasillabi a settenari, come nella canzone; Petrarca nel canzoniere infatti usava
endecasillabi e canzoni. Anche questo è una sorta di epigramma, forma classica del sonetto.
Donna bella e crudele (Marino)
A , '
MOR COM ESSER PUÒ CHE PER MIA DOGLIA
?
CHIUDA UN TENERO SENO ANIMA ALPINA
C '
OM È CHE SI NASCONDA E SI RACCOGLIA
?
MENTE INFERNAL SOTTO BELTÀ DIVINA
S
Ì BELLA GUANCIA CON SÌ CRUDA VOGLIA
;
SEMBRA CINTA DI FIOR TANA FERINA
SÌ FERO CORE IN SÌ LEGGIADRA SPOGLIA .
È QUAL VIPERA IN ROSA O ROSA IN SPINA
C M
HI CREDERÀ CHE ORTE EMPIA SI CELI
? '
IN ANGELICO SGUARDO E CHE N UN RISO
' ?
DOLCE IL PIANTO E L DOLOR SI COPRA E VELI
P , '
OTRÒ BEN DIR S UN MANSUETO VISO
'
ESSER MINISTRO DEE D OPRE CRUDELI
' F P .
CH ABBIA ANCOR LE SUE URIE IL ARADISO
Ritorna con insistenza il tema della donna crudele, l’amore lacerato. Si rivolge all’amore
disinteressato e non alla donna. La donna è la mente inferiore che si nega all’amante (iperbole,
gusto dell’esagerazione). Realtà non è quello che appare, ma nascosta dalle apparenze. Petrarca
qui non è stilnovista, non richiama Dio, non porta alla salvezza. La bellezza divina è solo
apparenza e si cela una creatura infernale. Il sonetto è fatto di antitesi, è schiavo della realtà
morosa fatta di contraddizioni. Apparenza positiva in realtà negativa: la donna sembra una dea, ma
in realtà è un diavolo = gusto del catalogare, mostrare la realtà in tutte le sue forme = gusto
dell’eterno tipico del barocco. Il concetto si ripete più volte. Anche il paradiso ha le sue furie
(bellezza della donna, con le sue ostilità). Il sonetto di Marino ha carattere amoroso.
Achillini
S , , ,
UDATE O FOCHI A PREPARAR METALLI
, , ,
E VOI FERRI VITALI ITENE PRONTI
P
ITE DI ARO A SVISCERARE I MONTI
’ G .
PER INALZAR COLOSSI AL RE DE ALLI
V ’ ’
INSE L INVITTA RÒCCA E DE VASSALLI ,
SPEZZÒ GLI ORGOGLI A LE RUBELLE FRONTI
E MACHINANDO INUSITATI PONTI .
DIÈ FUGA AI MARI E GLI CONVERSE IN VALLI
V ’A ,
OLÒ QUINDI SU L LPI E IL FERRO STRINSE
’A ,
E CON MANO D STREA GLI ALTI LITIGI
, .
TEMUTO SOLO E NON VEDUTO ESTINSE
C R P :
EDA LE PALME PUR OMA A ARIGI
C ,
CHÉ SE ESARE VENNE E VIDE E VINSE
, L
VENNE VINSE E NON VIDE IL GRAN UIGI
Manzoni cita questo sonetto nei Promessi Sposi; è un sonetto encomiastico (il barocco utilizzava
questo genere o di tipo occasionale) al re dei Galli che vinse una rocca fortificata che non era mai
stata vinta da nessuno. Cita Cesare con ‘veni, vidi, vici’. Luigi XIII (re dei Galli) supera Cesare
perché, non presentandosi sul campo di battaglia, egli viene visto. Alla fine riprende una frase
emblematica e la corregge con il ‘non’. Barocco = mette in scena alcune donne ripugnanti, a
carattere anti-petrarchesco.
C. Rinaldini
Nel barocco era molto presente la sensualità anche se era già presente in Tasso: in Petrarca non
c’era mai stato nemmeno un bacio, qui addirittura c’è uno scambio di lingue. È un epigramma.
Rinaldi fa parte della scuola barocca-bolognese, mentre Marino proviene da quella di Napoli.
Scipione Errico
tema della femmina balbuziente, il testo parla del suo balbettare. Questo sonetto è un tipico
esempio di un tema caratteristico barocco. La celebrazione della bellezza anomala, quella che
rende anche le imperfezioni e i difetti un motivo di fascino irresistibile. In questo caso si tratta di un
difetto di pronuncia, la balbuzia. Il gioco retorico del testo consisterà allora nel trovare i lati
affascinanti di questo difetto, e trasformarlo in un nuovo motivo di elogio per la donna celebrata.
29/11
DEI DELITTI E DELLE PENE - (Franco Venturi, Einaudi) Dibattito sulla fortuna, edizione anonima
causa contenuti esposti dal punto di vista politico, 1764.
In quegli anni (1762-1766) si addensano tutte le opere più importanti dell’illuminismo e di altre
tendenze del gusto e della sensibilità dell’epoca.
• 1763-1765, ‘Il giorno’ di Parini, poema satirico che mette in evidenza la vita inconcludente
del signore, che vive oziosamente; poema incompiuto, ne sono uscite solo alcune parti
perché sopraggiunse la rivoluzione francese, che superò questa critica alla nobiltà
• 1764, Dei Delitti e delle Pene, Cesare Beccaria, pubblicato a Livorno presso Giuseppe
Auber, stampatore francese. Perché a Livorno un’opera di un Milanese? Perché Livorno
era territorio libero da esenzioni economiche e controlli da parte della censura, così che
un’opera così dirompente politicamente potesse essere pubblicata. (Trattato sulla
monetazione, trattato sul gioco d’azzardo, pubblicati sul caffè.)
• 1761, Macpherson ‘Ossian’, letterato scozzese, disse di aver trovato un antico
manoscritto in realtà di sua produzione fatto di poesie di antichi bardi, poemi gaelici e canti
bardici; traduzione di Cesarotti in italiano al cosiddetto gusto pre-romantico, una categoria
‘problematica’, quel gusto nordico dei paesaggi nuvolosi, cupi, tetri, di un’antichità
barbarica, con un’intonazione poetica diversa da quella greco-latina mediterranea.
L’importazione di queste nuove tinte avviene grazie alla traduzione Melchiorre-Cesarotti
(1764).
• 1763-64-65, Il caffè, giornale portavoce dell’illuminismo milanese e società dei pugni,
società di intellettuali che si riuniva la sera a Milano presso i fratelli Verri, Pietro e
Alessandro, e Cesare Beccaria, una sorta di accademia informale ‘Accademia dei Pugni’,
cenacolo dell’illuminismo italiano
• 1763-1765, La frusta letteraria, Aristarco, Giuseppe Baretti, poligrafo piemontese, figura
cosmopolita italiana, emigra in Inghilterra, diventa amico di Samuel Johnson, portavoce
della cultura italiana, scrive un dizionario di inglese per il pubblico italiano, pubblica in
inglese un resoconto sui modi di vivere italiani (identità culturale), mediazione culturale
italoinglese, diffusione di Shakespeare; scrisse un discorso importantissimo in francese
contro Voltaire, in quanto questo scrisse alcune critiche alle tragedie di Shakespeare dove
ne ravvisa il barbarismo, cattiva impostazione e inosservanza delle regole aristoteliche. La
frusta era un giornale di recensioni ai libri, più che recensioni sono stroncature, giudizi
memorabili, che si pone il problema della conoscenza delle letterature straniere in Italia.
Indice
Serie di capitoli teorici, diritto penale e diritto criminale (l’opera tenta una revisione del diritto penale
così com’era codificato nella sua epoca) + capitoli procedurali (come si svolgono i processi penali),
analisi delle varie fattispecie penali (diritto penale, stabilisce i reati), cattura, pena di morte,
suicidio, attentati, interrogazioni cavillose (mettevano già in bocca un’idea che avevano in testa,
interrogatori pilotati), tre tipologie di delitti, riflessi della cultura sulla prevenzione della criminalità
etc
TOT. 47 CAPITOLI
(L’abolizione della pena di morte e della tortura erano già attive in altri paesi NON italiani. Nel
Ducato di Milano il senato era stato interpellato sull’opportunità di abolire la pena di morte siccome
Maria D’Austria l’aveva già abolita nei suoi territori austro-tedeschi, i senatori milanesi guidati dal
padre dei fratelli Verri risposero che non era ancora opportuno in Italia.)
Introduzione, brano famosissimo che non ha la stessa intonazione stilistica del resto dell’opera,
Beccaria utilizza un linguaggio scientifico tratto dalla matematica/geografia dell’epoca, ma non in
questa parte in quanto più LETTERARIA: il corpo dell’opera è una lettura molto ardua, non solo
per la chiave geometrica, ma anche per il linguaggio della scienza dell’epoca, l’introduzione invece
è facilmente leggibile. (Fortuna della letteratura italiana all’estero, tradotto immediatamente in
francese da Jean Morellet, aggiunge delle parti, chiarisce dei punti, scinde alcuni capitoli per
rendere il testo più comunicativo.)
Pietro Verri aiutò nella stesura e per questo si riconosce la mano diversa: a) avviso