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RILETTURE DELLA TRADIZIONE

3)

INTRODUZIONE: Quanto alle avanguardie molte si esaurirono dopo l’esito drammatico della

Grande Guerra, spesso sostenuta proprio da molti intellettuali avanguardistici. L’unica

nuova avanguardia può essere considerata il surrealismo, iniziato a Parigi nel 1924 con

la pubblicazione di un manifesto, ma già sviluppatosi nel 1919. Il surrealismo (ovvero

sopra il realismo) prendeva spunto dalle teorie psicanalitiche freudiane. Varie furono le

tendenze in ambito poetico nel periodo fra le due guerre: la reazione alle avanguardie si

manifestò con la pubblicazione a Roma della rivista “La Ronda” che propugnava

simpatia e preferenze per il passato, culto dei classici.

LA POESIA; LA RONDA: Ugualmente lontana dall'ermetismo è la poesia di Vincenzo

Cardarelli che, prendendo a modello la poesia di Leopardi, aspira a perpetuare la

tradizione classica.La Ronda viene pubblicata fra il 1919/1922 a Roma diretta da

Vincenzo Cardarelli. Fra i principali promotori vi è Emilio Cecchi e Riccardo Bacchelli.

Cardarelli cercava un nuovo classicismo da lui stesso definito “a doppio fondo”.

SABA: Umberto Poli ( che assume il cognome Saba in ebraico) nasce a Trieste. La poesia di

Umberto Saba è del tutto lontana dalla sensibilità ermetica per il tono discorsivo

dei suoi versi e per il linguaggio semplice e prosastico. Il poeta crede nella poesia

come in uno strumento di comunicazione fra gli uomini e come proposta di valori

ideali.La sua è una lirica di malinconia, fatta di contemplazione di elementi

dell’esistenza quotidiana, di pena, a volte anche di pessimismo, altre volte di amore per

la vita e di meraviglia per l’esistenza. Nonostante i contatti con l’ambiente della “Voce”,

Saba rimane legato alla sua Trieste; ecco perché le liriche delle prime raccolte appaiono

del tutto fuori tempo rispetto alle avanguardie. Secondo Saba la poesia è il frutto

dell’emozione che nasce spontaneamente dalla vita vissuta, dai ricordi e dalle

esperienze, anche banali. I motivi dominanti sono: l’amore per Trieste, l’amore per la

“il Canzoniere”:

donna e per la vita. come si presenta nella sua versione definitiva

del 1961 appare diviso in tre parti, che si rifanno all’idea di una scansione cronologica,

riferendosi alla giovinezza, alla maturità e alla vecchiaia dell’autore. In primo piano si

nota il rapporto costante con il mondo naturale e animale, in cui vengono trasposti molti

temi della poesia di Saba. Centrale anche il tema cittadino, con il ruolo protagonistico

assegnato alla città natia, Trieste, e quello degli affetti famigliari.

PRODUZIONE POETICA: Dopo la pubblicazione del primo Canzoniere egli entra in contatto con

alcuni giovani intellettuali e scrittori come Debenedetti e Montale. In questi anni il poeta

si avvicina alla psicanalisi e alla cultura europea contemporanea. Saba fu pure un ottimo

prosatore. Nei suoi molti racconti brevi non mancano le storie legate al ricordo del

mondo ebraico di Trieste.

L’ERMETISMO: La poesia ermetica fu così chiamata nel 1936 dal critico Francesco Flora che

con l'aggettivo ermetico volle definire un tipo di poesia caratterizzata da un linguaggio

difficile, a volte ambiguo e misterioso. I poeti ermetici con i loro versi non raccontano,

non descrivono, non spiegano ma fissano sulla pagina dei frammenti di verità a cui sono

pervenuti attraverso la rivelazione poetica e non con l'aiuto del ragionamento. I loro testi

sono estremamente concentrati e racchiudono molti significati in poche parole e tutte le

parole hanno una intensa carica allusiva, analogica, simbolica. Gli ermetici vogliono

creare della "poesia pura" che possa essere espressa con termini essenziali. I poeti

ermetici si sentono lontani dalla realtà sociale e politica del loro tempo. L'esperienza

della prima guerra mondiale, e quella del ventennio fascista, li ha condannati ad una

grande solitudine morale. Possono considerarsi precursori dell'ermetismo i poeti

Camillo Sbarbaro, Clemente Rebora, Dino Campana, Arturo Onofri. Il poeta

sicuramente più rappresentativo della corrente è Giuseppe Ungaretti. Fra gli altri poeti:

Alfonso Gatto, Vittorio Sereni, Mario Luzi. La poesia di Salvatore Quasimodo ed

Eugenio Montale si può collegare all'ermetismo, ma dopo gli esordi si evolve poi

in linee poetiche originali ed innovative.

MONTALE : Egli nacque a Genova. Buona era la sua conoscenza artistica e musicale, specie del

melodramma italiano. Fin da giovane cercò di avvicinarsi alla cultura italiana più vivace

come lettore, poi come recensore e autore di articoli significativi come “Stile e tradizione”

pubblicato sulla rivista “Il Baretti” fondata da Piero Gobetti, e proprio lui fu l’editore

della prima raccolta monta liana

“Ossi di seppia”: raccolta di poesie che lascia intravedere le linee della terra madre di Montale,

la Liguria, schiava di guerre e sangue. Un osso di seppia, quello che resta dopo aver

tolto o perso il supremo. Un libro molto particolare antivanguardista ma non legato a

un’idea tradizionalista di poesia. Tematicamente Ossi di seppia, rappresenta la poesia

della negatività per eccellenza. Gli ossi sono una delle tante “forme della vita che si

sgretola”. L'opera è ambientata nel paesaggio ligure, cioè in quei luoghi che avevano

segnato l'infanzia del poeta e il suo primo rapporto con il mondo. L'osso di Seppia è

umile cartilagine del mollusco, che risulta visibile solo a una volta che l'animale si è

decomposto.

“Occasioni”: Montale si trasferisce a Firenze, e si avvicina alle tendenze in atto nella letteratura

italiana e internazionale. In questo periodo incontra due donne ben presenti nella sua

poesia, Irma Brandeis (Clizia) e Drusilla Tanzi. Con Le occasioni la poesia montaliana

cambia linguaggio e contenuti rispetto a Ossi di seppia. Protagonista delle Occasioni

non è più l'ambiente esterno (il mare, le Cinque Terre liguri), ma la vita interiore del

poeta, l'io suggestivo. In questa seconda raccolta si rafforza l’importanza degli oggetti,

che però non sono più ricavati dalla natura ma sono frutto di lavoro artigianale o tecnico

(gioielli, bussole..). La figura della donna, soprattutto Clizia viene perseguita da Montale

attraverso un'idea lirica della donna-angelo, messaggera divina. Il poeta indaga le

ragioni della vita, l'idea della morte, l'impossibilità di dare una spiegazione valida

all'esistenza, lo scorrere inesorabile del tempo. Le Occasioni possono essere

considerate una raccolta centrale nello svolgimento della lirica italiana del 900.

“La bufera”: Montale dopo le occasioni scrisse componimenti che alludevano alla seconda guerra

mondiale dal titolo “Finisterre”. Questa serie costituiscono la sezione della terza

raccolta di poesie montaliana intitolata “La bufera e altro”. Trasferitosi a Milano diventa

redattore del Corriere della sera. Vi è la descrizione della bufera, metafora della guerra e

dopoguerra. Ad essa si contrapporrà il simbolo salvifico della donna, che però è assente

e sarà sostituita dalla terrena Volpe (identificabile con la poetessa Maria Luisa Spaziani).

Vi è il tema della disarmonia e del male di vivere del fascismo, del dopoguerra.

“Satura” e ultime raccolte: Dopo un lungo silenzio, Montale riprende a scrivere. Scrive un libro

molto diverso dai precedenti. “Satura” era un genere letterario formato di vari argomenti

di tono sarcastico o satirico. Si distinguono due sezioni degli Xenia (qui le poesie sono

doni mandati dal poeta alla donna che era stata ospite della sua vita), scritte alle due

intitolate Satura, dedicate alla moglie Mosca. La sua vasta produzione è raccolta in vari

volumi. Fu inoltre critico musicale e d’arte.

LA POESIA DIALETTALE: Si possono individuare altri percorsi nella poesia italiana tra le due

guerre. Un esempio interessante è quello della lirica narrativizzata, che impiega versi

lunghi. Rilevante è l’apporto dei dialetti avversati dal regime fascista; gli autori dialettali

sono per lo più colti. La forza dei dialetti consente in questo periodo di dare voce a

sentimenti diversi. Fra gli autori più considerevoli abbiamo Virgilio Giotti, Biagio Marin;

più polemico Giacomo Noventa, Delio Tessa.

LA NARRATIVA: Dopo la fine della 1° guerra mondiale emersero nella narrativa italiana due

linee in parte contrastanti. La prima era promossa dalla rivista “La Ronda” e puntava a

una prosa d’arte. Questa linea venne seguita da autori come Vincenzo Cardarelli e

Riccardo Becchelli. La seconda linea venne sostenuta dal critico Giuseppe Antonio

Borghese che pubblicò un testo “Rubè” , nel quale si cercava di interpretare il

comportamento degli italiani nel periodo bellico e postbellico attraverso quello di un

giovane, moralmente disorientato.

SVEVO: Egli è lo pseudonimo da Hector Schmitz, nato a Trieste. Il padre lo avviò agli studi

tecnici e presto Svevo dovette impiegarsi in una banca. Ma continuò a coltivare la sua

passione per la letteratura e il teatro. Egli s’interessò anche di politica e di filosofia. Iniziò

a pubblicare racconti e recensioni e poco dopo la morte del padre uscì il suo primo

romanzo “Una vita”. Il titolo provvisorio del romanzo, Un inetto (ma sconsigliato

dall’autore che riteneva tale titolo poco accattivante), già spiega il carattere del

protagonista: come molti personaggi della narrativa di fine 800, Alfonso Nitti è un

individuo modesto, un impiegato di banca incapace di portare a compimento i suoi

sogni. Dopo una serie di disavventure dovute all’amore per la figlia del proprietario della

sua banca, alla morte della madre Alfonso si sente del tutto “incapace della vita”, e alla

fine decide di suicidarsi; egli soffre per la monotonia e lo squallore della propria

esistenza. Svevo proseguì a scrivere negli anni successivi; nel frattempo si sposò con

Livia Veneziani, figlia di un produttore di vernici col quale inizierà a collaborare. Questo

matrimonio lo fa uscire dalla declassazione, subita quando la sua famiglia, in seguito ad

un investimento industriale sbagliato, subisce un dissesto finanziario ed economico.

Uscì il secondo romanzo “Senilità”: vi è l’intreccio con 4 personaggi, il principale è Emilio

Brentani, è un uomo che mente a se stesso, un inetto, pur di non scoprirsi misero e

finito. Il protagonista è terrorizzato dalla realtà, tenta di atteggiarsi a uomo gelido e

finisce col raggiungere il solo camuffamento dei caratteri propri in forma consolante, egli

non impara nulla dalla vicenda. Emilio s’innamo

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
26 pagine
24 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lauretta92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Tomasello Dario.