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I modelli furono Confucio e il Duca di Zhou, eccezionali conoscitori del dao ma comunque umani: il
raggiungimento del dao comprende la non-deviazione e il comportamento corretto nella società.
Attraversi questo comportamento corretto si raggiunge l’ordine “zhi” altrimenti ne risulta il
disordine “luan”. Il garante di questa retta via è l’imperatore: se riesce a ispirare il giusto
comportamento nei sudditi, allora lui possiede la virtù, chiamata “de”.
Coloro che occupano un rango più alto hanno più “de” visto che hanno fatto di più per la società,
tanto che un sovrano poteva non nominare i figli come successori se un suo suddito avesse mostrato
più virtù. Le cariche più alte si raggiungono con lo studio e quindi attraverso la conoscenza si procede
verso il dao. Il raggiungimento della conoscenza si attuava attraverso lo studio della letteratura in
presenza di un maestro.
La Via e il governo: verità e letteratura
Via, letteratura e governo formano una trinità in Cina. Il Confucianesimo presuppone che la
letteratura sia connessa al governo che, a sua volta, è il responsabile di garantire la correttezza di
pensiero e azione dell’uomo. Per ipotesi i testi sono le espressioni dei sentimenti reali dello scrittore
e il governo non deve garantire solo la qualità dei testi ma anche la loro correttezza: infatti esso
esercitava un ruolo attivo sulla stesura e revisione della letteratura. Solo durante la rivolta di Taiping
(1849/1864) furono conservati testi ribelli.
I cinque capisaldi della letteratura tradizionale cinese sono datati tra il X e il I secolo d.C. e sono:
- Shijing: “Classico delle Odi” formato da 305 poemi brevi in forma di poesia popolare che stanno a
fondamento della poesia cinese. Di questi componimenti si dice che Confucio avrebbe scelto i
migliori secondo criteri educativi e morali. Successivamente viene dato a questi componimenti un
significato allegorico che allude ad alti insegnamenti morali. E’ divisa in 4 parti fondamentali:
guofeng: 160 poesie cantate su arie popolari di stati feudali sotto il dominio Zhou;
xiaoya: 105 poesie su vita, sentimenti e passioni dei nobili;
daya: origini leggendarie della dinastia Zhou;
song: 40 poesie cantate durante i riti religiosi in epoca Zhou.
- Shujing: “Classico dei Documenti” formato da allocuzioni e rimostranze attribuite ai sovrani in 50
libri, di cui solo 30 sono autentici. Sono testi caratterizzati da uno stile solenne difficile da
interpretare, sentimenti nobili e onesti;
- Yijing: “Classico dei Mutamenti” ovvero un manuale di divinazione che fa da cardine per la filosofia
cinese e infatti è da qui che vengono le definizioni di “yin” e “yang”;
- Chunqiu: “Annali delle Primavere e degli Autunni”;
- Liji: ovvero i “Riti”.
Studio e traduzione della letteratura cinese in occidente
Prima del 1800:
- nel 1582 Matteo Ricci fu mandato in Cina e romanizzò i quattro capisaldi del Confucianesimo:
Lunyu, Mengzi, Zhongyuan e Daxue;
- a partire dal XVII secolo la conoscenza della Cina si diffonde in Europa sotto molti profili: sotto
quello artistico nacque il fenomeno della chinoiserie ovvero l’imitazione dell’arte cinese; sotto
quello filosofico si cominciò a pensare che il Confucianesimo fosse imparentato con l’Umanesimo o
l’Illuminismo; sotto quello estetico gli elementi della tradizione cinese trovarono espressione nel
Romanticismo;
- a partire dal XVIII secolo si traducono le opere letterarie cinese, prima di tutte “Haoqiu zhuan” nel
1761 in inglese.
Durante il 1800:
- si assiste alla nascita dei primi dizionari cinesi in portoghese;
- i missionari si interessano ai classici letterari mentre i coloniali si interessano alle leggi del diritto
cinese.
Durante il 1900:
- inizia lo studio della sinologia, filologia e storia della Cina;
- inizia lo studio di traduzioni in lingue europee di opere cinesi.
La poesia cinese (concezione e primi stili dallo Shijing al
fu, yuefu e gutishi)
La caratteristica della poesia cinese è la convivialità e il poeta non è una persona qualunque: fa parte
di una categoria di persone che, attraverso il concetto di “yan zhi”, articola con intensità ciò che ha
nella mente. Il poeta cinese parla sempre a qualcuno, che può essere un lettore ideale o un amico
intimo con cui divide uno “zhiyin” ovvero un rapporto intimo e privato.
La poesia è vista come un mezzo per conoscere gli altri e per farsi conoscere da loro e non è un’arte
limitata alla sola classe di poeti: ogni persona che provi sentimenti di una certa intensità scrive
poesie.
I temi della poesia cinese sono svariati:
- sentimenti;
- ingiustizia (secondo il pensiero confuciano);
- cose che si amano;
- politica ed esami di stato;
- dimensione intima della personalità (Tao Yuanming, scrittore di “La sorgente dei fiori di pesco”,
sogno di un viaggio in un luogo inesistente pieno di felicità, al di fuori di qualsiasi dinamica storica o
politica, dove i cittadini non conoscono dinastie o nulla della vita reale. Un contadino trova questo
posto e lo dice al suo imperatore, ma la ricerca di questo mistico luogo non ha un buon fine visto
che non esiste).
La poesia cinese ha inizio con:
- Shijing: “Classico delle Odi” formato da 305 poemi brevi in forma di poesia popolare che stanno a
fondamento della poesia cinese. Questa raccolta di poesie rappresentano tutti gli aspetti della vita
della dinastia Zhou: dai rituali alle feste, dalle guerre ai matrimoni.
Secondo gli Han le storie descritte in questa opera rappresentano la “storia interiore” della dinastia
Zhou più che storie diverse rappresentanti quell’epoca.
Di questi componimenti si dice che Confucio avrebbe scelto i migliori secondo criteri educativi e
morali. Successivamente viene dato a questi componimenti un significato allegorico che allude ad
alti insegnamenti morali. E’ divisa in 4 parti fondamentali:
guofeng: 160 poesie cantate su arie popolari di stati feudali sotto il dominio Zhou;
xiaoya: 105 poesie su vita, sentimenti e passioni dei nobili;
daya: origini leggendarie della dinastia Zhou;
song: 40 poesie cantate durante i riti religiosi in epoca Zhou.
Poesia nella dinastia Han
Dall’ epoca Han gli stili della poesia sono fondamentalmente 2:
赋
- Fu : In epoca Han assistiamo alla nascita del “fu” nella prima parte della dinastia. Il fu, dotto e
artificioso, è conosciuto come prosa rimata ma anche prosa-poesia o poesia in prosa ed è un genere
poetico particolare senza regole stilistiche molto codificate e precise ma spesso ha versi molto
lunghi. È scritto in uno stile ricercato, immaginoso, retorico, ricco di iperboli e fronzoli, di cui si
servono autori desiderosi di far sfoggio della propria cultura. L’autore cerca non solo di trattare tutti
gli aspetti dell’argomento in questione, ma tenta anche di esaurire tutte le risorse del linguaggio che
sono legate ad esso.
E’ un poema descrittivo che veniva letto ad alta voce ed era caratterizzato da una lunghezza
variabile: 4 o 6 sillabe che possono variare a ogni distico. L’autore tratta tutti gli aspetti
dell’argomento utilizzando tutte le risorse del linguaggio possibili. Le rime sono riportate solo nei
versi pari e a ogni cambio di rima c’è un cambio di argomento. I temi sono: cacce imperiali,
descrizione di regge e parchi e temi di carattere morale ed educativo
Gli autori più importanti di questo genere furono:
Xunzi: scrive per esprimere contenuti filosofici in stile di dialogo (prima funzione del fu);
Sima Xiangru: scrisse “Zixu fu” ovvero “Il fu del signor Fantasia” in cui un ambasciatore
immaginario decanta le bellezze della sua patria e “Shanglin fu” ovvero “Il fu del parco
imperiale” in cui si descrivono le cacce imperiali talmente tanto enfaticamente che il re
nominò di una carica Sima (seconda funzione del fu: avere scopi celebrativi);
Méi Chéng: che scrisse il “Qifa” ovvero “I sette avvisi” nei quali finge che il principe
ereditario è malato e che un uomo vada a fargli visita promettendogli di farlo guarire dopo
che gli avrebbe raccontato sette in forma di poesia. Sotto Mei Cheng il fu acquisisce una
modalità didattica e moralistica, non più celebrativa come nel caso di Xiangru (terza
funzione del fu: avere scopo didattico-moraleggiante).
Lu Ji: scrisse il “Wen fu” ovvero “Il testo” che descrive il processo di stesura di un testo e
che rappresenta la pietra miliare nello sviluppo della critica letteraria cinese. E’ formato da
19 stanze: la prima presenta istruzioni per lo scrittore, l’ultima parla dell’influenza
civilizzante dei testi e le altre 17 sono divise in due gruppi: le prime nove riguardano
l’ispirazione, la gioia di scrivere e la scelta del genere mentre le altre otto trattano dei cinque
errori comuni nella scrittura.
Il decadimento di questo genere comincia a vedersi con gli Han posteriori in quanto questo
componimento diventa il preferito dai poeti di corte, che seguivano le sole direttive degli imperatori
i quali consideravano la letteratura come mezzo per esaltare il proprio potere.
Durante la dinastia Tang il fu divenne materia per gli esami statali e venne trasformato in “lufu”,
ovvero “fu regolato”, un tipo di poesia con regole rigidissime per quanto riguarda il parallelismo.
乐府
- Yuefu : significa “ufficio della musica” e sta a designare sia le canzoni popolari che le
composizioni create da tale ufficio, semplici e spontanee diversamente dal fu. Erano raccolte dai
funzionari di questo ufficio per poi essere comunicate alle autorità in modo da controllare l’opinione
pubblica.
Sono componimenti caratterizzati da metri irregolari di 4,6 o 7 versi.
Questi componimenti sono divisi in due classi fondamentalmente: quelli fatti per necessità di corte,
con scarso valore letterario poiché scritti su ordinazione per occasioni particolari come sacrifici e
quelli a carattere popolare, più ingenui e spontanei. Erano in generale componimenti accompagnati
da arie che potevano essere di origine straniera (canti di guerra) o di origine cinese (canti funebri).
Tra gli autori più importanti c’è:
Cao Cao: il leggendario generale con il suo famosissimo componimento “Duange xing” o
“Canzone breve” che osanna il vino;
Ci sono componimenti anonimi come “Kongque dongnan fei” ovvero “Una coppia di pavoni
volò verso sud” che narra la triste storia del conflitto di un giovane tra l’amore della madre
e quello della donna amata.
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