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Metastasio
Metastasio rappresenta una figura molto importante per tutto il 700. Egli era autore di melodrammi (forma mista di musica e versi) e il suo obiettivo era quello di riformare questo genere. Metastasio fece ciò tenendo conto della lezione di Apostolo Zeno. Egli principalmente con il melodramma comunicava dei modelli etici positivi ai sovrani, esso insegnava ai re il modo in cui bisognava fare i re. Metastasio collaborava con il potere, e dunque curava molto il rapporto tra letteratura e potere, non ponendosi in maniera contrastante nei confronti dei sovrani.La filosofia del 700
Un altro aspetto caratterizzante la cultura d’inizio Settecento è la filosofia. Tra i filosofi settecenteschi abbiamo Cartesio, sulle cui teorie si fondano i pensieri degli intellettuali del 700, perché il suo famoso cogito ergo sum, affermava che il pensiero degli uomini determina ciò che gli uomini sono e quindi mettere in dubbio tutto ciò che ci circonda.Significa esercitare la ragione. Altri filosofi importanti furono Locke e Hume i quali si occuparono di una politica nuova: illiberalismo e libero mercato. Il culmine della filosofia settecentesca, però, venne raggiunto da Immanuel Kant, un filosofo razionale che categorizzava la realtà e parlava di noumeno- questione di Dio). Nonostante ciò, anche la teoria Kantiana raggiunge un limite, infatti, quando egli cercò di dimostrare che l'esistenza di Dio era irrilevante, in realtà tornò a porsi questo problema nella critica alla ragion pratica, nel senso dell'etica e della morale e quindi affermò a proposito di ciò "il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me", spiegando che fosse un problema irrisolvibile.
PIETRO GIANNONE E GIAN BATTISTA VICO
Un altro aspetto importante che si deve riconoscere nella cultura di inizio Settecento è lo sguardo che si fa al passato, mirato a cogliere le origini
Dell'istituzione e del vivere civile e il ruolo della poesia in queste particolari dinamiche. Importante da ricordare è un letterato: Ludovico Antonio Muratori che parlò nella sua opera di diverse problematiche sociali trattate nelle opere Rerum Italicarum Scriptores. e Della pubblica felicità oggetto de buoni principi. La sua tendenza era essenzialmente quella di studiare in maniera scientifica la storia per poter offrire interpretazioni utili a migliorare il presente e il futuro. Altre due figure da considerare sono Antonio Conti e Giannone. Il primo padovano, il secondo pugliese. Nella "Istoria del Regno civile di Napoli", Giannone mette in discussione alcuni cardini della struttura politica italiana, come il potere temporale della chiesa, basandosi su una rilettura dei documenti storici (potremmo dire quindi, che lo studio del passato fatto a inizio Settecento aveva come scopo funzionale quello di mettere in discussione alcuni cardini dubbiosi del presente).
Giovan Battista Vico, uno dei capisaldi del 700, in questo contesto rappresenterà una voce fuori dal coro. Credeva infatti che studiare la storia fosse fondamentale, ma ciò a cui si doveva fare attenzione era la storia della poesia e del mito, questo perché secondo Vico esse riescono a trasmettere di più rispetto ai fatti storici, e danno insegnamenti che possono essere più facilmente applicati nel presente. Secondo gli intellettuali del 700, senza lo studio razionale della storia non si potevano avere miglioramenti. Il teatro Questo clima di discussioni e polemiche legate alla concezione letteraria viene espresso in maniera accesa nell'ambito del teatro. Il vento di rivoluzione teatrale portato da Goldoni avvio una riflessione sullo statuto e sulla funzione del teatro: Goldoni, infatti, soffermandosi sul binomio "Mondo" e "Teatro", riprende il suo assoluto legame che esisteva tra le sue commedie e le diverse fasce sociali delIl suo tempo, distaccandosi quindi dalla proposta di un "teatro fiabesco" (un teatro quindi più fittizio) di Carlo Grozzi. Nutre molta "simpatia" per le classi del popolo, come si vede anche nella "Locandiera", la sua commedia più famosa, dove la lingua, il dialetto, si distacca dalla scrittura in versi del periodo e dove i personaggi principali sono appartenenti al ceto popolare. La cosa importante di Goldoni è che mostrò disinteresse e disprezzo per la classe borghese perché per lui i borghesi erano una classe destinata al fallimento, che faceva azioni non giuste pur di arricchirsi. Allo stesso modo egli satirizza i nobili, mentre nutre simpatia per il popolo. Illuminismo a Milano Il centro della letteratura italiana del 700 è sicuramente Milano. Proprio a Milano, infatti, si sviluppò l'Accademia dei Trasformati con una serie di opere decisive e autori importanti: abbiamo infatti la nascita di dueRiviste ovvero il Caffè di Alessandro e Pietro Verri e la Frusta letteraria di Baretti. Un'altra personalità importante è Cesare Beccaria, autore dei delitti e delle pene, nella quale mette in discussione un'istituzione ovvero la pena di morte per i condannati. Essa era definita da Beccaria come qualcosa di inutile che andava eliminato, proponendo modelli di riabilitazione per il condannato.
Per quanto riguarda la letteratura, sempre a Milano abbiamo Giuseppe Parini, il quale fu il primo a sperimentare un tipo di lirica civile. Egli utilizzò la forma dell'ode per parlare di temi civili e sociali, in particolare nel Giorno abbiamo la critica alla nobiltà con la figura del Giovin signore. Scrisse anche numerose satire che contestano alcune classi sociali, come la nobiltà, la quale viene definita come una classe sociale inutile per se stessa e per gli altri, tenendo per sé tutte le sue ricchezze.
L'ARCADIA
Il 5 ottobre 1690
quattordici letterati, tutti appartenuti all'Accademia Reale e originari di ogni parte d'Italia, si radunano nel convento annesso alla chiesa di San Pietro in Montorio, e istituiscono l'Adunanza degli Arcadi. Il nome evoca insieme un luogo reale e mitico - la regione del Peloponneso abitata da pastori dediti al canto e alla poesia -, un preciso punto di riferimento nella tradizione letteraria - il porosimetro di Sannazaro (e la tradizione greco-latina da lui raccolta e rinnovata) - e un ideale estetico-morale - innocenza, semplicità e naturalezza da contrapporre alle esagerazioni e agli artifici barocchi. L'obiettivo principale dell'Arcadia è, dunque, quello di voler eliminare gli eccessi del barocco per affermare una forma più armoniosa e curata, vicina alla metrica classica e petrarchesca. Questa idea di fondare un'Accademia venne ispirata da una donna importante, Cristina di Svezia. Lei era una regina che rifiutò il matrimonio, e sitrovò a soggiornare a Roma dove, chiacchierando con gli intellettuali romani, diede proprio l'input per la costruzione dell'Arcadia, rivolta ad un lettore dotto che aveva voglia di tornare al magistero di Petrarca, incentivando i poeti dell'Arcadia a ripristinare il classicismo e il "buongusto letterario", eliminando gli eccessi del 500 e del 600. Emblema dell'accademia è il flauto a sette canne di Pan cinto d'arami di alloro e pino. L'ispirazione classicista dell'Adunanza è temperata da riferimenti cristiani: non solo molti dei fondatori sono religiosi, ma l'unico patrono degli Arcadi è identificato in Gesù Bambino, adorato per primi proprio da pastori: in suo onore si decide di fissare la prima assemblea accademica a Natale. La sua amministrazione è affidata a un custode generale e a un vice custode eletti dal collegio di dodici membri. Primo custode è Alfesibeo Cario, chiamato anche Giovan.Mario Crescimbeni (1663-1728). Ben presto l'iniziativa dei quattordici accademici va incontro a grande successo, tanto che tutti i più celebri letterati d'Italia chiedono d'essere iscritti all'Arcadia. Crescimbeni, così, punta a un'estensione massima del sodalizio: apre l'ingresso non solo ai letterati ma anche a nobili, ecclesiastici, donne e stranieri.
La diffusione nazionale dell'accademia. L'Accademia riuscì ad aprire delle sedi in tutta Italia, e fece concorrenza a tutte le altre accademie che risiedevano nel 700 (le più famose sono quella dei Trasformati e dei Lincei), inoltre, le sue succursali, sparse per tutta la penisola, permettevano la comunicazione tra letterali di tutta Italia, questo fu anche una base della prima idea di unificazione letteraria nazionale (pur se non cosciente).
La polemica Bouhours-Orsi. Importante da considerare furono anche le risposte date dall'Accademia verso le critiche alla poesia.
visione diversa della poesia. Egli sosteneva che la poesia dovesse essere più audace e coinvolgente, affrontando temi più complessi e suscitando emozioni intense nel lettore. La polemica tra le due fazioni dell'Accademia dell'Arcadia si intensificò quando Gian Giuseppe Orsi difese la poesia italiana in un famoso libro francese. Questo scatenò un dibattito accanito tra i sostenitori di Crescimbeni e quelli di Gravina. Nonostante le divergenze, entrambe le fazioni dell'Accademia dell'Arcadia contribuirono alla valorizzazione della poesia italiana, ognuna a modo suo. La visione di Crescimbeni portò ad una poesia più semplice e personale, mentre quella di Gravina diede vita ad una poesia più audace e coinvolgente. In conclusione, la polemica tra Crescimbeni e Gravina all'interno dell'Accademia dell'Arcadia rappresenta un momento significativo nella storia della poesia italiana, in cui diverse visioni e approcci si scontrarono, contribuendo alla ricchezza e alla diversità della tradizione poetica del paese.visione più impegnata della poesia perché l'intellettuale voleva mettere al servizio della popolazione la sua attività intellettuale per insegnare qualcosa. Alla fine la linea vincente fu quella di Crescimbeni anche se da un punto di vista generale la linea di Gravina era più coerente (ad esempio Parini fu il primo a scrivere un'opere con tema civile). Crescimbeni nasce e si laurea a Macerata, e giunge a Roma solo nel 1681, inserendosi successivamente nella vita accademica della città. Nella sua ottica, ripercorrere il passato valeva dire celebrare il presente e dargli autorità: in questo ambito nasceranno le sue opere più importanti come "Istoria della volgar poesia" e "La bellezza della volgar poesia". Di queste, l'opera più interessante sono i nove dialoghi della Bellezza, intercorsi, in maniera fittizia, tra alcuni poeti contemporanei dell'arcadia. In questi dialoghi si sofferma su
Particolari tematiche come "l'imitazione dei greci" e delle loro funzioni mitologico-sapienziali, considerata inutile per il troppo distacco dalla modernità, ma anche sulla tragedia, sulla commedia e sull'epica. Gravina, invece, nasce a Roggiano e si forma a Scalea, nella scuola del cugino Gregorio Cal