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Le varie teorie che interpretano l’Unione europea, Grisolia - Appunti Pag. 1
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Le varie teorie che interpretano l'Unione europea

Diverse prospettive che analizzano, attraverso specifici paradigmi, il processo d'integrazione, illustrate in un saggio edito da Giuffrè. Il veloce sviluppo conosciuto dall'Unione Europea negli ultimi anni (a partire dall'Atto unico del 1986) ha fornito nuovi spunti di teorizzazione agli studiosi di Scienza politica. Se fino a metà degli anni Ottanta erano gli esperti di Relazioni internazionali a dominare la riflessione sull'integrazione europea, successivamente si sono affiancati anche quelli di Politica comparata. Ciò ha senza dubbio contribuito ad arricchire e a rinvigorire il dibattito. Domande quali: cos'è l'Unione Europea?, l'UE è un sistema politico?, se sì, di che tipo?, lo si può paragonare ad altri sistemi?, quali sono le sue caratteristiche fondanti?, hanno trovato nuove risposte. Con le analisi di Relazioni internazionali che

Partono dal presupposto che l'UE è un fenomeno di politica internazionale, e quelle di Politica comparata che invece in essa vedono prima di tutto un nuovo modello di politica interna.

Un recente saggio di Francesca Longo, docente di Politica dell'Unione Europea presso la Facoltà di Scienze politiche dell'ateneo di Catania, dal titolo Unione Europea e scienza politica. Teorie a confronto (Giuffrè editore, pp. 164, € 16,00), traccia il punto della situazione, attraverso una dettagliata e chiara descrizione delle varie teorie, rilevando come ormai non ci sia più uno scontro tra le due discipline sopracitate bensì un costruttivo confronto. Il libro si suddivide in tre parti: nella prima - sulla quale ci concentreremo in questo scritto -, l'autrice ripercorre le teorie che cercano di capire cosa è l'UE e quali sono le caratteristiche fondamentali dell'integrazione; nella seconda, si affronta la questione

Della polity (ossia, se esiste una comunità politica europea) e della politics (modalità e processi per l'esercizio delle funzioni di governo); infine, nella terza si tratta della rappresentanza, sia politica che degli interessi.

La concezione neorealista

Come accennavamo, la prima parte si occupa delle teorie sull'integrazione europea. Inevitabilmente - perché tale corrente ha avuto la predominanza negli anni Sessanta e Settanta - ad aprire il capitolo è la concezione realista, e più specificatamente nella sua forma neorealista teorizzata da Kenneth Waltz nel 1979.

Come è noto, questa prospettiva è statocentrica, e - a differenza del realismo - dà rilevanza anche al sistema, formato dalla rete di interazioni tra gli stati. I paradigmi e le variabili neorealiste hanno dato origine ad una serie di teorie che, dato che intendono l'Unione Europea come una struttura definita dalle relazioni di

Potere reciproche tra gli stati membri, sono state definite intergovernative. Nota l'autrice che tali teorie "pur nelle differenze che le caratterizzano, hanno in comune la considerazione che le istituzioni dell'Unione non sono indipendenti, ma guidate dall'azione e dalle scelte degli stati membri e sono proprio questi ultimi che, contrattando i loro interessi, determinano l'evoluzione dell'integrazione in termini di riforme istituzionali e di contenuti delle policies". Tra queste, ricordiamo in particolare quella di Joseph Grieco, che, conscio delle sfide lanciate al neorealismo dallo sviluppo dell'integrazione, ha rielaborato la teoria concludendo che l'Unione economica e monetaria è il prodotto di un negoziato tra stati concluso con lo scopo di ottenere benefici, con regole decise dagli stati in sede di conferenza intergovernativa al fine di consentire a ogni governo di esercitare la propria influenza sui contenuti delle.

politiche (e quindi di perseguire il proprio interesse). A Simon Bulmer, invece, si deve la domestic politics approach. Punto focale è che lo stato non è considerato un attore unitario: piuttosto si configura come un'arena nella quale agiscono forze sociali e politiche e agenzie di rappresentanza allo scopo di realizzare i propri fini influenzando il processo decisionale. Quindi, scrive la Longo, lo stato è concepito come "un aggregatore di preferenze e interessi sociali che lo legittimano nella sua azione a livello europeo". Ciò significa che la variabile fondamentale per comprendere l'azione degli stati membri nell'Ue non è il governo, ma tutta la polity nazionale, che contribuisce alla formazione delle preferenze. Questo tipo di analisi è stata ulteriormente approfondita da Andrew Moravcsik, il cui modello dell'intergovernativismo liberale si basa su due livelli: il primo è, appunto, quello della

La formazione delle preferenze interne (dove l'interesse nazionale emerge dal conflitto politico interno), che viene letta mediante la teoria liberale, mentre il secondo è quello europeo delle negoziazioni strategiche.

Dettagli
Publisher
A.A. 2009-2010
3 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiakka87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica dell'UE e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Longo Francesca.