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Rispetto al modello francese è possibile registrare un ritardo italiano, che può essere attribuito a un motivo sociale politico.
In Francia si sviluppa prima un'aristocrazia laica, mentre in Italia la presenza della Chiesa potrebbe aver causato una maggiore resistenza del latino. La cultura era infatti appannaggio del clericus, che nella divisione medioevale tra bellatores, laboratores e oratores si collocava in quest'ultima categoria.
Il modello francese si diffonde in tutta Europa come garanzia di unità culturale, assumendo il ruolo prima proprio del latino. In Europa era precedentemente diffusa in maniera uniforme la cultura latina, con la comune idea di una scuola dove un ruolo preminente è giocato dalle arti liberali (grammatica, retorica, dialettica). Analogamente la letteratura epica e romanzesca e la poesia lirica si diffondono in tutta Europa e il francese viene utilizzato da tutti coloro che si rifanno a questi generi. Nel canto VI del Purgatorio
della Commedia viene fatto accenno al fatto che Sordello di Goito usi il francese, così come il Milione viene redatto in lingua d'oïl e Brunetto Latini, maestro di Dante, scrive in francese il "Tresor". Il Medioevo Il contesto culturale della nascita del volgare è il Medioevo. Dopo le "Prose della volgar lengua" di Bembo, che stabilisce Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa come modelli, non c'è una forte evoluzione della lingua scritta, che si cristallizza rispetto a quella parlata che continua a svilupparsi. Nel Cinquecento si ritorna alla lingua del Trecento, che è una lingua elitaria e poco adatta al teatro e che quindi avrebbe potuto essere alla base di un ritardo nello sviluppo di questo genere in Italia. Mentre la lingua non si evolve molto a partire dal Medioevo, non si può dire lo stesso per la cultura. Il concetto di Medioevo nasce con gli umanisti del Quattrocento, il cui precursore è sicuramentegià Petrarca. Essi percepiscono i dieci secoli di distanza che li separano dai classici, cui loro ambiscono. Per questo motivo subentra una visione negativa del Medioevo che fu poi abbracciata anche dagli Illuministi. Tra i caratteri generali di questa epoca c'è in primo luogo la tendenza a porre il senso della vita in un mondo ultraterreno, dunque una visione trascendentale, teologico-metafisica. Il rapporto con il mondo terreno è invece ambivalente: da un lato c'è un forte disprezzo, ma dall'altro esso è caratterizzato dalle postille, le tracce del divino. Ciò porta quindi a un forte simbolismo: sono noti i lapidari e i bestiari, che attribuiscono alle pietre e agli animali significati morali e religiosi. Il linguaggio si fa, dunque, allegorico (dal greco allo agoreuo: dire altro): Dante addirittura parlerà di quattro livelli di interpretazione di un'opera. La Chiesa cristiana trasmette la cultura latina. Solo nel 1453,con la caduta dell'impero bizantino, arriverà la diffusione anche della cultura greca. Rispetto ai classici c'è però un forte antagonismo dal punto di vista dei valori: mentre la cultura classica esalta la vita immanente, l'amore, la bellezza, la virtù, per la cultura medioevale la letteratura deve essere sempre al servizio della religione, ha valore solo il contenuto didattico, mai la forma. La cultura medioevale, dunque, si appropria di quella classica e la strumentalizza. È celebre l'esempio di Virgilio, che nell'ottica medioevale diventa un profeta inconsapevole dell'avvenuta di Cristo con il riferimento al puer nella IV ecloga. Solo con l'umanesimo subentra l'approfondimento filologico, che cerca di comprendere il reale significato di un'opera, confrontando le lezioni per individuare la forma originaria che il testo assume in un certo punto. All'approfondimento filologico è collegata lasensibilità storica, che non esiste nel Medioevo, il quale riconosce il valore delle opere soltanto dal punto di vista linguistico. Anche negli eventi storici, infatti, gli uomini del Medioevo tendono a vedere le tracce del divino. Non si individuava un rapporto tra le diverse epoche storiche, ma la storia era vista solo nell'ottica del rapporto dell'uomo con Dio: per questo una guerra e un'epidemia potevano essere considerate in maniera analoga, ci si riferiva a Cesare o ad Alessandro con termini feudali come "barone" e si rappresentavano i classici vestiti con abiti medioevali.
Nell'ottica di quest'epoca, il valore di un'opera non è dato dall'originalità. Questo concetto subentra solo a partire dal Barocco e poi nel Romanticismo, in quanto anche per gli umanisti in seguito il valore sarà dato dall'imitazione dei classici e non dalla rottura con il passato. Nel medioevo l'universale è
più importante del singolo, l'uomo è visto come parte di una collettività. C'è una valutazione della condizione individuale, vista come peccaminosa. L'individuo può avere valore solo se si erge ad esempio ed è quello che fa Dante nella Commedia presentandosi nelle sue particolarità ma riferendosi sempre al cammino universale verso la salvezza. Celebre è l'incipit: "Nel mezzo del cammin di NOSTRA vita". Se nella letteratura medioevale possiamo trovare autori o addirittura frasi molto simili tra di loro, non si tratta dunque di plagio, bensì di un inserimento nella tradizione.
La letteratura francese
La lingua d'oïl
In lingua d'oïl nasce la poesia epoca di carattere narrativo, sebbene anche qui esistano i trovieri, i poeti corrispondenti dei trovatori. I generi che maggiormente si sviluppano sono il poema epico e il romanzo cavalleresco.
Il poema epico è caratterizzato dalla canzone
La epica è un genere letterario che si caratterizza per la narrazione delle gesta e delle imprese degli eroi. L'epica si basa sugli scontri tra diverse civiltà, come ad esempio lo scontro tra cristiani e saraceni presente nella canzone di Orlando. Questo genere letterario rappresenta i valori di una civiltà e contribuisce a formare l'identità di una cultura, come ad esempio il "Cantar de mio cid" che ha fondato la cultura spagnola. Nell'epica, l'individuo si conforma e diventa portatore di valori collettivi.
Nel romanzo cavalleresco, invece, il tema centrale è la "queste", ovvero la ricerca individuale di un oggetto nel senso più ampio. Questo oggetto può essere sia una donna e quindi l'amore, sia un oggetto materiale come il santo Graal. Nel romanzo cavalleresco viene dato spazio all'individuo che viene sottoposto a delle prove che lo portano alla maturazione. Gli elementi caratteristici di questo genere sono quindi le avventure, le meraviglie e l'amore, come ad esempio quello tra Lancillotto e Ginevra nel ciclo arturiano.
Bretone o quello di Tristano e Isotta. Il genere del romanzo si sviluppa e successivamente diventa in prosa in quanto più aderente alla realtà. Mentre l'autore di Orlando è anonimo, possiamo citare Cristiano di Troie come autore del romanzo cavalleresco. La lingua d'oc In lingua d'oc hanno molto successo i trovatori. Il termine viene dal verbo trobar, che vuol dire poetare, trovare nel senso di inventare e che può a sua volta venire da tropus nel senso di metafora o motivo musicale, a indicare che alle origini la canzone era intesa nel senso moderno di parole e musica. La poesia dei trovatori era dunque una poesia-spettacolo. Questo genere si sviluppa da Guglielmo IX d'Aquitania fino alla crociata contro gli Albigesi, portata avanti da Innocenzio III contro l'eresia catara, chiamata catara nel senso di pura e che quindi proponeva una netta opposizione tra il mondo, dominio del diavolo e Dio. Da qui molti trovatori si sparpagliano, moltiarriva per esempio in Italia settentrionale. Il volgare a livello di pronuncia è molto diverso dal moderno francese. Il dittongo "au" ad esempio si pronuncia così come si legge. Distinguiamo il trobar leu (lieto), più limpido e piano e quello clus, più oscuro, il cui maggior esponente è Arnault Daniel, inventore della sestina, caratterizzante di Petrarca.
Nel passaggio dal latino al volgare si perde la quantità delle vocali e si sviluppa quindi una poesia di tipo accentuativo, cioè incentrata sulla rima. Essa struttura le strofe e mette in comunicazione parole semanticamente diverse, quasi a testimoniare una visione della vita tipica del medioevo, che individua un elemento unitario all'interno del mondo pur nella sua complessità, in accordo con la scolastica. Spesso in rima c'è una parola chiave che illustra il senso della poesia. Una delle parole chiavi ricorrenti è fin'amors, l'amore.
perfetto cheperfeziona in senso spirituale. L'ideale dell'amore cortese sopravvive fino all'Ottocento ed è un amore di tipo verticale che riflette il rapporto sociale vassallo-signore. Spesso si parla di un vero e proprio servizio d'amore verso una domina, una donna alla quale ci si riferisce addirittura con "mi dominus", mio signore, spesso sposata in quanto l'appagamento non può arrivare perché altrimenti finirebbe la spinta del desiderio. È un concetto che sarà un po' ripreso dall'Orlando furioso, dove tutti inseguono qualcosa. Anche la parola "larghesa", generosità, liberalità rappresenta un valore fondante della cultura cortese. Alla tensione del fin'amors corrisponde il culto dello stile che può essere lieto e scorrevole o chiuso ma che deve essere il più possibile perfetto. La poesia provenzale può trovare la propria origine nell'eresia catara.
e nell'ideadi un'anima che si sente imprigionata nel corpo e che aspira a dissolversi e aricongiungersi con Dio e quindi di un'amore totalizzante che diventa negazionedi sé. L'amore è un concetto su cui si rifletteva molto a partire dal "De amore"di Andrea Cappellano del 1100. igitur illa passio innata ex visione et"Estimmoderata cogitatione." L'amore secondo questa concezione nasce dagliocchi e discende al cuore. Nasce dall'eccessivo pensiero della bellezza dellapersona amata che porta alla perdita di sé. L'amore simboleggerebbe dunquel'intera esperienza umana, la tensione verso qualcosa da raggiungere.I provenzali fondano anche nuovi generi metrici ad esempio la canzone che èconsiderata alta e tragica. È caratterizzata da due tipi di verso: l'endecasillabocui è associata maggiore solennità e il settenario che è tipico di una poesiapiù leggera. Tra i provenzali si sviluppa il sirventese, legato a tematiche morali o civili.