L'ARCADIA E METASTASIO
Un saggio di Annapaola Ursini
Il periodo che va dall'ultimo decennio del Seicento alla metà circa del Settecento prende il nome della più famosa Accademia letteraria dell'epoca: l'Arcadia.
L'Accademia nasce a Roma il 5 ottobre 1690 per opera di un gruppo di quattordici letterati e poeti appartenenti al circolo letterario dell'Arcadia della Regina Cristina di Svezia. Si propone di combattere gli artifici, le bizzarrie e gli eccessi del gusto barocco, al quale contrappone la semplicità del sentimento e dell'espressione e propone una poesia chiara e lineare. Il gusto e la forma poetica, dunque, si rinnovano; il linguaggio poetico è semplicità degli autori del passato: quelli latini e greci e, in particolar modo, i celebri autori italiani.
Dell'Arcadia sono generalmente di quali Petrarca e i lirici del Cinquecento. I loro versi sono brevi e "cantabili" (cantati e accompagnati dalla carattere amoroso-pastorale; musica), dal ritmo semplice e cadenzato, e le strofe sono regolari.
Il programma ideologico dell'Accademia prevede la restaurazione del "buon gusto" - ricercato in - contro il "cattivo gusto" barocco. L'iniziativa, quasi uno stile simile a quello dei classici moralizzante, riscuote numerosi consensi: ad essa aderiscono tutti i più importanti poeti dell'epoca. Molte "colonie" dell'Arcadia, che diviene la.
Così, durante il Settecento, nascono in tutta la penisola prima accademia letteraria a carattere nazionale. Le colonie arcadiche rivestono un ruolo unificante nella cultura italiana di quel periodo e contribuiscono alla nascita di una specie di "Repubblica dei" capace di riunire sotto un programma comune di rinnovamento.
diversi centri culturali letterati", collocati in tutta Italia. Il nome "Arcadia" costituisce un'eco al surreale e suggestivo mondo della poesia pastorale o bucolica ("pastore di buoi"): è proprio nell'Arcadia, immaginario e utopico eden (dal sostantivo greco bukòlos, dal nome di una regione pastorale dell'antica Grecia, che Virgilio ambienta le sue Bucoliche; Iacopo Sannazzaro, poi, intitola "Arcadia" il suo romanzo in versi pubblicato nel 1501. Ogni socio dell'Accademia assume il nome fittizio di un pastore della letteratura bucolica greca o latina e tutta l'attività dell'Arcadia si svolge alla luce del travestimento pastorale: ad esempio, le sedi divengono rinominate "colonie" che via via si aggiungono a quella romana. Il carattere evasivo che l'Arcadia attribuisce all'attività poetica è evidente. L'Accademia si organizza come una democrazia nella quale
Dell'Arcadia geografica (o che vi sia un collegamento). L'Accademia dell'Arcadia assiste ad una sua frattura interna quando Giovanni Mario Crescimbeni e Gian Vincenzo Gravina, i due più importanti fondatori, entrano in contrasto ideologico. Gravina è l'esempio di Dante e degli autori greci all'insegna di un rigoroso classicismo; intenzionato a seguire Crescimbeni, invece, è orientato verso l'adesione al petrarchismo: eleganza nella lingua e nello stile e rispetto delle regole del "buon gusto". Gravina si allontana dall'Arcadia nel 1711 e Crescimbeni guida l'Accademia seguendo una linea convenzionale e moderata; questa linea produce, in particolar modo, poesia d'occasione e d'intrattenimento in abbondanza, proponendo temi stereotipati e privi di spunti originali. Questa poesia si diffonde entro i confini dell'Accademia, provocando un isolamento letterario dei suoi soci rispetto alle
altre correnti stilistiche della società. Di fianco alla poesia dal sentore bucolico-idillico, nel panorama della letteratura arcadica si riscontrano anche espressioni poetiche eroiche, manifestate in sublimi contrasti interiori e in gesti magnanimi. Queste tendenze si esprimono nel melodramma, genere che raggiunge nel Settecento una grande diffusione. In linea con il razionalismo e il classicismo arcadico, nasce il proposito di riformare questo genere come venne ereditato dal secolo barocco. Due esigenze stanno alla base di questa riforma: restituire autonomia e dignità letteraria al testo poetico che durante il Seicento è subordinato alla musica, ma anche conferire a questi testi una eroica dignità che permetta loro di competere con i grandi e illustri modelli tragici, quelli moderni francesi e quelli antichi classici.
Il più celebre autore e poeta della letteratura arcadica è il romano Pietro Metastasio (1698-1782), famoso autore di numerosi
melodrammi (opere teatrali in musica). È lui a dare compimento allanaturale nell'improvvisare versi, Gravina nota le sue precoci dotiriforma del melodramma. Talentoeccezionali e gli impartisce un'educazione classica. È Gravina a cambiare il cognome di Pietro, chein origine si chiama Trapassi, nel grecizzante "Metastasio"; non solo: lo manda in Calabria, pressoGregorio Caloprese, per fargli studiare la filosofia cartesiana. Queste esperienze lo aiutano a formarsisia come uomo che come artista. Nel 1718 Gravina muore e Metastasio si trasferisce a vivere a Napoli;qui è presente un ambiente musicale e teatrale vivace, che lo esorta a intraprendere la scrittura di testidi melodrammi. Didone abbandonata è il suo primo dramma per musica, datato 1724. Esso vienerappresentato nella città di Napoli con la famosa Marianna Bulgarelli, chiamata la "Romanina", adinterpretare la parte di Didone, regina di Cartagine.
rappresentati e musicati. La storia di Didone, regina di Cartagine, abbandonata dal suo amato Enea, ha affascinato il pubblico per secoli. La coreografia della rappresentazione del 1724 a Napoli è particolarmente esotica e sfarzosa, in linea con il gusto partenopeo dell'epoca. Iarba, il re dei Numidi, fa il suo ingresso in scena accompagnato da leoni e altre belve. Ma non è tutto: l'ultimo atto è caratterizzato da spettacolari effetti scenici, come l'incendio della reggia di Cartagine. Rispetto ai successivi melodrammi, il tono della Didone abbandonata è più orientato alla tragedia, come dimostra l'assenza di personaggi comici. Il finale, che vede la morte della protagonista, è un'eccezione nella produzione di Metastasio, dove di solito le storie si concludono con un lieto fine. Nel 1730 viene messa in scena a Napoli una nuova versione musicale di Domenico Sarro. La Didone abbandonata continua a godere di grande successo nel corso del Settecento e molti compositori scelgono di musicarla. È uno dei libretti di Metastasio più rappresentati e musicati.L'opera di Metastasio ha un grandissimo successo e questo spinge il suo autore a portare avanti il lavoro sul melodramma. Complice la fama raggiunta, la corte di Vienna lo chiama, nel 1730, come poeta cesareo. A Vienna, nel primo periodo, scrive i suoi melodrammi più noti e riusciti; tra questi: Demofoonte, Demetrio, Olimpiade. Metastasio trascorre il resto della sua vita proprio a Vienna; qui compone moltissimi melodrammi con la musica di quasi tutti i compositori del proprio tempo, acquistando una fama europea.
Durante la sua attività, Metastasio pone in atto una vera e propria riforma del genere del melodramma, riforma volta a razionalizzare sregolatezze ed eccessi di eredità barocca. Egli rovescia la consuetudine precedente e colloca il testo poetico in una posizione prevalente rispetto alla parte in musica e anche alla messa in scena; la narrazione poetica è caratterizzata da un equilibrio perfetto tra elementi espressione del sentimento e sviluppo dell'azione.
Tale equilibrio razionale e emotivo, come pure tra i contenuti, viene garantito da un equivalente equilibrio tra la musica e la parola, come anche da un
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