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Filtri RC: passa alto, passa basso e passa banda
Passa alto
Esprimiamo ora il rapporto (attenuazione) e il modulo A:
Faccio gli stessi passaggi per il passa basso
Di nuovo trovo A, |A|, φ
Come sapete per il passa banda, visto come sovrapposizione dei due stadi precedenti (doppio stadio).
In questo caso, nel risolvere il circuito, divido le due maglie: per semplificare applico Thevenin alla I, in modo da ricavarmi una Zϕ unica con cui poter proseguire agevolmente i calcoli.
- RN/(R1R2 = 0.98 R2
- C1 = 1μF
- C2 = 0.1μF
Th. Thevenin: In una rete, presa una coppia di punti A e B, il ramo visto da questi terminali è equivalente ad un generatore di tensione con:
- ε = d.d.p.(A,B) senza carico
- R (Rint): R vista dai terminali una volta disattivate tutte le sorgenti (generatore costatocircuitato).
Quindi, applicato alla I maglia
iVg+jωc1Uc1+Uc1⁄R1=0
zo-1 jωc1+1⁄R1 → zo = R1⁄1+jωc1
Per il TR. Thevenin sarà inoltre
Vθ = iR1 = jωc1Vg⁄1+jωc1
Quindi
Vθ = igzo
Se consideriamo la z2 calcolata collegata con la II maglia, quindi in serie a una cesta
zi = R2 + 1⁄jωc2 = jωc2+1⁄jωc2
avremo risolto il circuito, infatti
Vθ = ig R1⁄1+jωc1 + jωc2+1⁄jωc2
In questo caso i = Vc2jωc2 e sostituendolo si trova la relazione tra Vc2 e Vθ. Ricordando quella che lega Vθe Vg (la resistenza) si trova
Vc2/Vg=A come nei casi precedenti
Vθ = Vc2 R1jωc2+(jωc2+1)⁄(jωc2+1)(jωc2+1)⁄1 =>
=Vc2 jωc2R1c2-ω2R2z2+jωc2+jωc2+1⁄jωc2(1+jωc1)
Vθ = Vg jωc2+1⁄1+jωc1 =Vc2 jω(R1c2+z2z1+1-ω2c2)⁄1+jω2R2
= √(R2 + 2L2 + RC(R2+2LC) + R√(R2-4L) / C
= 2C2L2
= √(R2 + 2L2) + R√(R2-4L)/C2L2
ω1 = R/L, ω2 = R2-4L/2L,
ωR = √R2-4L/2L
Q = ωrisonanza = 1/√LC
ω0 = ωresonanza
|A| = 1/√R
φ = arctg(R/ωL - 1/ωC)
Misure di R
- Scopi: determinare Rint del generatore.
- Excursus sui generatori ideali e reali: i generatori di tensione vedono una R in serie, quelli di corrente in parallelo
Quindi le equazioni di ciascun circuito diventano
VR = R ⋅ I → VR = R ⋅ V / (R + ρ)
IR = V / R → IR = I ⋅ R / (R + ρ) = 1 / R = IF / (R + 1) ρ
Graficamente si nota il discostarsi del comportamento reale di tensione e corrente rispetto a quello ideale, infatti
Pertanto, realmente, valgono
VR = V - ρi
IR = I - VR / ρ
- Seconda parte: verifica th. di Thevenin.
- Quindi voglio graficare
V = RI → R = V / I
VG = (R + ρ) I
VG = V / I + ρI
Da cui ricavo V(t) = VG - ρI
Per la I parte variando Ri, misuro V(t) ed I e traccio la retta: Vg e l'intercetta e ρ e il coeff. angolare
Diffrazione ed interferenza
Principio di Huygens-Fresnel: permette di assimilare ogni punto di un’ipotetica superficie investita da un fronte d’onda (piano e/o sferico), ad un trasmettitore di onde sferiche
Ricordando che le equazioni differenziali vi devono soddisfare le onde:
∇²Φ = μe 0 ∂²Φ/ ∂t²
Si trova che la Φ cercata ha la forma:
Φ(x,t) = 1/(4π) ∫(1/R ∂/∂n0 − 1/ν ∂/∂t0 − 1/x ∂/∂t)[ψ(∂/∂α)] dM dψpolar
Nel caso di onde sferiche si sa che l’ampiezza dell’onda scala come l’inverso della distanza della sorgente dal punto in cui si vuole calcolare, per cui l’onda è esprimibile come:
Φ(x,y,t) = S0/x eikx·ωt = f(x)eikx·ωt)
Si analizza il fenomeno della diffrazione nel caso in cui la fenditura sia rettangolare e una dimensione si elonga dell’altra (chiamando A e B le due).
Φ(x,t) = Ceiωt ∫αx eikξ dξ ∫βy eikϒ dη
Risulta I è proporzionale al quadrato dell’ampiezza (a meno di costanti) è possibile ricavare una forma analitica esatta per I come:
I(x,y) = C0[sin(πλAX/2F)/(πAX/2F)]² [sin(2πBY/2F)/(2πBY/2F)]²
F = distanza dal piano di osservazione.
Nella I parte dell’esperienza bisogna verificare questa relazione, nel limite di A≫B, ossia:
lim I(x,y) = C0[sin(2πλX/2F)/(πλX/2F)]²
λ chiamando d la dimensione della fenditura, perché si interessante alle zone di buio (sen = 0) si impone la condizione di senΘ = mπ
che nell’approssimazione senΘ ≅ Θ
dX = mλF ⇒ m = dX/λF
Sappiamo che la carica elettrica è una caratteristica intrinseca di ogni particella elementare della materia e che fenomeni elettrici osservati macroscopicamente sono il risultato della interazione elettrostatica tra microscopica carica degli atomi: protoni elettroni e neutroni.
La carica è una grandezza quantizzata, cioè è possibile realizzare solo cariche multiple di e (carica elementare).
1.3 Il problema dell'elettrostatica
1.2.1 Il campo elettrico
Possiamo definire una nuova grandezza vettoriale, il campo elettrico generato dalla carica q in un punto a distanza r
q=q·k/
e dire che la q è data dall'interazione di q' con q·q.
Nel caso di una carica puntiforme, E è un vettore radiale (uscente se +, entrante se -). Anche in questo caso vale il principio di sovrapposizione:
=qkÈ possibile estendere i risultati definiti a distribuzioni di carica continue, superficiali o di volume. Una distribuzione superficiale è descritta come una funzione scalare di densità σ(x,y,z) e la carica dq di un elemento di superficie ds è dq=σ(x,y,z)ds. La carica Q contenuta in una superficie finita S è data da:
La Resistenza
Introduciamo J = conducibilità; dipendente dal materiale, poiché vale
∫S J dS = ∫S σE dS
∫S J dS = J S (J uniforme su S)
V = E e = ∫ρ1ρ2 E · dl
Dalla combinazione delle due otteniamo
V = E e = J σ e = i S e σ
Definiamo resistenza la quantità
R = e Sσ
Per cui diventa U = R i = R dq dt ⇒ i = G V
definendo G = 1 R conduttanza (unità di misura: mho).
L'Induttanza
L'induttanza è la proprietà dei circuiti elettrici tale per cui la corrente che li attraversa induce una fem e1f, per la legge di Lenz, si oppone alla variazione dell'intensità della corrente stessa.
Una corrente elettrica i che scorre in un circuito elettrico produce un campo magnetico nello spazio circostante: se la corrente è varia nel tempo, il flusso magnetico ΦB del campo connesso al circuito risulta variabile. Il coefficiente di auto-induzione L del circuito è la rapporto tra il flusso del campo magnetico concatenato e la corrente, che per una linea