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HUME
La ricerca sull'intelletto umano
Trattati sulla natura umana è uno scritto giovanile percepito come cavilloso, troppo articolato e di difficile lettura,
perciò snobbato dai critici filosofici. Ricerca una cattedra universitaria con scarsi risultati: è costretto a mascherare il
suo ateismo per insegnare filosofia della religione (teologia), questo atteggiamento è guardato con sdegno dai critici.
Affronta problematicamente il suo scetticismo, che lo perseguita non avendo il bisogno di preccuparsi di altre
occupazioni oltre al cricket.
Con il genre saggistico, Hume ribalta il suo approccio e cerca di smascherare la sua filosofia. Rielabora il suo scritto
giovanile in varie raccolte divise in sezioni, tra cui La Ricerca sull'Intelletto Umano.
Background storico
empirismo logico: Hume, Russell, Wittgenstein, Mill
positivismo: Compte
Sezione I
Hume cerca di difendersi dagli accusatori, ossia coloro che hanno accolto la prima pubblicazione giovanile con
freddezza.
Individua due filosofie:
• Una filosofia più semplice, che ha il fine di solleccitare l'uomo verso l'esercizio della virtù e trae motivazione
dal senso comune, pertanto è accessibile a tutti.
Però è insufficiente in quanto non si può credere fermamente e senza concessioni ciò che gli altri pensano sulla
enome universalità di argomenti---->Pertanto è necessario introdurre e capire profondamente le divisioni che
intercorrono in ambito etico.
A questa filosofia si appella la classe sociale borghese, che la adopera pragmaticamente al fine di soddisfare fini
pratici e reali allontanandosi dalle sfere della riflessione e della stasi in cui è caduta l'aristocrazia.
• Una filosofia di distinzioni. Hume cerca di giustificare le distinzioni in ambito etico, pertanto ci si può
domandare se si tratti di una metafisica. Egli stesso afferma che il suo intento è smascherare, tutti i concetti che
aveva precedentemente esposto senza mai dichiarare il suo profondo ateismo, e configurare una critica della
conoscenza che vuole svelare i limiti della conoscenza stessa (no trascendentale come in Kant). E aggiunge che
l'apparato della sua opera non seguirà il metodo della superstizione, la quale utilizza un apparato concettuale
complesso di distinzioni che spaventano il lettore al fine di spingerlo verso l'accettazione passiva (dogmatismo).
Sezione II
In questa sezione Hume affronta le idee. L'idea è un contenuto del pensiero, deriva da una impressione, non è innata
(creata dal nulla).
ex. l'ippogrifo: è un prodotto della fantasia e della memoria che sono in grado di far rivivere le impressioni e
ricombinarle tra di loro (impressione del leone, dell'aquila...).
La percezione o impressione mantiene la vividezza del contenuto alla luce della coscienza: infatti, quando osserviamo
un oggetto che è davanti a noi notiamo moltissimi dettagli che sono molto forti nella coscienza, possiamo descrivere
un oggetto nei minimi particolari che non ricorderemo con la stessa intensità una volta allontanatici
dall'oggetto(formazione delle idee).
Si possono elaborare diverse obiezioni, per esempio se in una scala di colori dell'arancione mancasse una sfumatura
che l'osservatore non ha mai visto, ma di cui percepisce la mancanza, gli sarà sicuramente facile immaginare di che
sfumatura si tratti guardando la precedente e la successiva. Pertanto, un individuo può avere un'idea di cui non ha
impressione.
L'argomento a difesa di quest'obiezione proposto da Hume è che non possiamo tuttavia immaginare che un sordo
abbia un'idea e una percezione del suono.
In Hume vi è un forte interesse teoretico, vuole stabilire il valore filosofico delle sue teorie.
Sezione III
Ammesso che esista un rapporto tra idea e percezione, come si formano le idee?
Hume afferma che ci sono tre tipi di associazione delle idee nel pensiero, anche trasfromandole da idee semplici a
idee complesse (ex. stufa incandescente-sensazione di allerta), a seconda della vicinanza dei contenuti delle idee o
delle impressioni.
• Somiglianza (ritratto e soggetto)
• Contiguità spazio-temporale (ricordo cena-discussione; ricordo letto-comodino)
• Causalità
Però rimane un problema irrisolto: l'idea è l'impressione del letto o il letto stesso? E' il ricordo o il contenuto stesso
del ricordo?
L'esperienza è immediata, può essere descritta tramite parole quindi è carica di mediazione(Aristotele cerca il modo
di descrivere l'esperienza, Hume non lo affronta). La presenza di elementi mediatori porta Hume allo scetticismo e a
interessarsi del rapporto causa effetto.
L'impressione ci viene data? E' subita dal soggetto? Diventa idea per i meccanismi della mente? Queste sono le
supposizioni avanzate dall'empirismo.
Da Locke e Hobbes deriva il presupposto metafisico, ossia dare per scontato che vi sia una struttura in particelle del
mondo. Hobbes affermava che tutto è corpo, persino dio e l'anima. Si tratta di un recupero dell'atomismo, con una
contraddizione linguistica: il termine atomo deriva dal greco e indica la particella più piccola della materia non
ulteriormente scomponibile, mentre l'atomo del 1800 può essere ulteriormente scomposto in protoni, elettroni e
neutroni.
La materia è costituita da un flusso di atomi (teoria elaborata da seguaci di Aristotele, dai naturalisti e da Telesio) che
ci colpiscono e dall'impatto rimane un segno che è ciò che veramente vediamo. Perciò Hume afferma che se l'uomo
vuole vedere, deve pensare alla natura delle impressioni, ossia un pulviscolo di sensazioni scollegate.
ex. vedo un vaso perchè i meccanismi della mia mente associano i corpuscoli rendendoli la cosa utilma, ossia il vaso.
Perciò la figura, il vaso, non è veramente lì. L'esperienza è uno schermo (Kant, fenomeno) e pensare permette di
capire.
In psicologia è stata elaborata una scuola dell'associazionismo da John Stuart Mill e Hume, che è rimasta in piedi
fino al 1800 quando è stata criticata dalla Gestalt.
La Gestalt è una scuola psicologica nata a Gratz (Austria) da Franz Brentano (studi esoterici, maestro di Husserl). La
parola Gestalt fu usata per la prima volta, come termine tecnico, da Ernst Mach. In seguito Edmund Husserl e
Christian von Ehrenfels ripresero il termine da Mach nelle loro teorie psicologiche a fondamento filosofico. La linea
di pensiero che segue è molto simile a una teoria della forma: non individua un pulviscolo, ossia tante piccoli
elementi che insieme costituiscono un'impressione, ma afferma che siamo noi ad accusare le forme complesse ed è
l'insieme del tutto che costituisce i dati, non un dato unico.
ex. 2 quadretti verdi uguali messi su due sfondi differenti, uno bianco e uno nero, sembreranno caratterizzati da due
intensità diverse.
La percezione è data dall'unione delle parti.
Bisogna guardare, è un empirismo coerente.
Inoltre Hume afferma che il pulviscolo è statico e non ci è permesso vedere il rapporto tra causa ed effetto.
ex. due palle da biliardo che collidono, cosa succederà? Hume divide le percezioni dello "stesso tipo" (quali sono?
Hume non affronta questo interrogativo).
Le percezioni di questo evento sono: moto palla 1, moto palla 2, cosa succederà? Per abitudine l'inviduo è sicuro che
le due palle collideranno e prenderanno due direzioni differenti, in quanto a determinate cause derivano determinati
effetti. Ma la sola causa individuabile secondo Hume è l'abitudine stessa ad associare alle cause dei determinati
effetti.
Si può fare una considerazione: di solito un discorso epistemologico, che si occupa del problema di conoscibilità, non
mette in discussione elementi ontologici, ossia dell'esistenza.
(Elizabeth Hanson scrive diversi articoli contro Hume sulla causalità, uno tra questi afferma che l'esperienza non è
costituita da immagini statiche, ma dal fluire della forza in quanto la palla è causa ancor prima di percepire la forza. A
tali obiezioni si può far riferimento alla paralitica inglese e al concetto di durata di Bergson)
Sezione IV
Hume esprime dei dubbi sul rapporto causa-effetto: alle stesse cause corrispondono gli stessi effetti? Egli non
ammette che non vi sia un metodo razionale per stabilirlo. Far corrispondere alle cause i corrispettivi effetti, secondo
Hume, vuol dire euguagliare la natura del passato alla natura del futuro. Perciò si domanda: come possiamo essere
sicuri in questa presunzione? Come possiamo essere sicuri che il sole domani sorgerà? Che la terra continuerà a girare
e non si fermi?
Allora individua due modi di conoscenza: tramite relazioni di idee e tramite conoscenze di fatto. Hume afferma
che non esiste la contraddizione (per giustificare l'assenza di correlazione tra stesse cause e corrispettivi effetti, nega
persino il principio aristotelico di non contraddizione).
ex. la possibilità che esista un'erba verde non nega che possa esistere un'erba rossa: l'erba verde è conoscibile solo su
impressioni, per il rapporto di causa effetto pensiamo che l'erba possa rimanere per sempre verde; l'erba rossa non
esiste perchè i due concetti non stanno assieme, se esiste un'erba verde non può esistere un'erba rossa, però nulla vieta
che in futuro si ottengano diversi risultati.
A questi interrogativi non c'è una soluzione dimostrata più approfonditamente.
Sezione V
Hume afferma che non c'è un fondamento razionale che corrobori i rapporti causa effetto, allora ci deve essere un
procedimento non razionale che li giustifica: associare ad eventi del primo tipo altri eventi del secondo tipo è una
tendenza irresistibile, l'abitudine.
In questo passaggio Hume è incoerente in quanto in altre parti aveva affermato che la natura fa le cose con saggezza,
perciò risulta contraddittorio che la natura riservi all'uomo un istinto abitudinario solamente per trarlo in inganno.
Secondo gli evoluzionisti l'istinto abitudinario dell'uomo è ciò che gli ha garantito la sopravvivenza rispetto ad altri
individui della stessa specie. Però per Hume non è una giustificazione. Egli vuole esaltare con il suo scetticismo
l'inevitabilità dell'istinto associativo dell'abitudine.
In conclusione afferma che chi crede che domani il sole sorgerà, è più propenso a realizzare di più grazie a quella
credenza (wishful thinking; nel trattato giovanile questo tentativo di giustificare la presenza dell'abitudine viene
abbandonato).
Passa poi ad analizzare la credenza: essa ritiene i contenuti dell'abitudine veri, senza l'ausilio di impre