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Hume distingue le percezioni (= tutto ciò che può essere presente alla mente) in impressioni e
idee: le prime costituiscono la parte passiva della mente, hanno la precedenza sulle idee e si
differenziano da esse per una maggior vivacità (essendo a stretto contatto con l'esperienza, in the
moment); le altre, invece, sono le pallide copie illanguidite delle impressioni e costituiscono la
parte attiva della mente: attraverso un'operazione introspettiva di riflessione (immaginazione =
attività produttiva nella mente umana che permette di comporre le idee in modo libero) vanno a
riprendere il ricordo del momento. Le idee si possono disporre in una sorta di gerarchia: vi sono le
idee semplici e quelle complesse (molto simile alla disposizione lockiana). Dato che le idee
derivano, in un secondo momento, dalle impressioni, possiamo dire che non esistono idee che non
sono prodotto di un'impressione: il soggetto, quindi, entra in contatto con oggetti esterni e riflette
su di essi, scomponendo del tutto l'esperienza.
2. Riduzionismo empirico:
Nella filosofia di Hume, quindi, il riduzionismo empirico svolge il compito di criterio di
demarcazione; le idee, infatti, sono giustificate e tradotte dall'esperienza. Quando dubitiamo di un
certo termine (filosofico) e del suo significato, o di un'idea qualsiasi, ci basta ricondurlo
all'impressione corrispondente che lo deve rendere chiaro e preciso: "se non si può indicare alcuna
impressione, si conclude che il termine in questione è del tutto privo di significato" (Estratto del
Trattato sulla natura umana).
3. Conseguenze scettiche:
Il concetto di sostanza, intesa come ciò che resta dopo aver spogliato un oggetto di tutte le
proprietà che gli ho attribuito nel momento del contatto (property bearer), perde l'importanza
assunta nelle filosofie precedenti dato che tutto viene ricondotto a percezioni, impressioni e idee.
Anche il mondo esterno stesso non si sa se esiste o meno, perchè non è importante la sua
esistenza quanto l'esistenza delle nostre percezioni: si ha una perdita della relazione col mondo
esterno e il corrispondentismo si sposta verso l'interno della nostra mente (tra impressioni e idee -
-> da qui il termine "internalista"). Anche l'identità personale (tema non affrontato nella Ricerca
ma nel Trattato) viene messa in discussione: Hume ci definisce come fasci di percezioni che si
susseguono con rapidità in un perpetuo flusso e movimento. Facendo riferimento al teatro
cartesiano, potremmo dire che nel teatro humeiano è presente solo la scena in mancanza di
spettatori.
4. Distinzione dei giudizi:
Hume distingue due tipi di giudizi (Hume's fork) che comportano due tipi diversi di conoscenza, e
sono: Matters of fact = giudizi non necessari o dimostrativamente certi; se negati non
sono contraddittori (è sempre possibile un controfattuale) e derivano dalle
impressioni (contribuiscono alle scienze naturali). Portano ad una conoscenza
sintetica (es. A = B), concreta ed empirica. Inoltre, le materie di fatto hanno a che
fare con la causalità: "E' evidente che tutti i ragionamenti che riguardano questioni
di fatto sono fondati sulla relazione di causa ed effetto" (Estratto del Trattato sulla
natura umana).
Relation of ideas = giudizi dimostrativamente certi che se negati portano ad una
contraddizione; non dipendono dalle impressioni e non forniscono nuove
informazioni (si tratta di una conoscenza analitica: es. A = A). Riguardano ambiti
matematici e geometrici e portano ad una conoscenza astratta, certa e necessaria.
5. Analisi della relazione causa-effetto:
La relazione di causalità ha una valenza particolare nei giudizi: essa, infatti, lega le idee col mondo
dei fatti e ci guida nell'abbinare le cause con gli effetti. Non si tratta di un principio logico-empirico
(non vediamo "cause" ed "effetti", ma solo successioni di fatti), piuttosto si basa sulla credenza
che l'esperienza futura sia conforme a quella passata: in altre parole, è legata all'abitudine. In
questo modo Hume mette in crisi la scienza, che secondo lui si fonda su principi psicologici come,
per l'appunto, l'abitudine. Attraverso di essa tendiamo ad associare due oggetti contigui nello
spazio e nel tempo e chiamarne uno causa e l'altro effetto; osservando ripetutamente casi simili, si
viene a formare una credenza (belief) su cui si basano i futuri progetti umani, le azioni e la scienza.
L'esperienza passata non dovrebbe giustificare quella futura; inoltre, i giudizi di causa ed effetto
non hanno valore di necessitazione (sono comunque matters of fact). Esistono però delle
previsioni ritenute legittime che hanno a che fare con la natura umana e una sua caratteristica: la
consuetudine o abitudine. Il ripetersi di associazioni ci porta a darle per scontato (generalizzazione
delle esperienze associative - un po' come l'apprendimento dei bambini). Esempio del nuovo
Adamo - senza esperienza non saprebbe dedurre la causalità nelle palle da biliardo.
Ricerca sull’intelletto umano
(1748)
Introduzione di Eugenio Lecaldano - sintesi
Ricerca sull'intelletto umano viene pubblicato nel 1748 con il titolo Philosophical Essays
concerning Human Understanding. Hume presentava questa raccolta come una "nuova stesura"
dei temi già esposti nella precedente opera Trattato sulla natura umana (1739) che, malgrado
l'impegno profuso, era stata un vero e proprio "aborto di stampa". Probabilmente questo
insuccesso era da attribuirsi allo stile d'esposizione, molto elaborato e difficile da penetrare.
Inizialmente la Ricerca non sembrava avere più successo del Trattato, ma lentamente le edizioni si
susseguirono e la gente non rimase affatto indifferente.
La struttura del Trattato si presenta come chiaramente sistematica, divisa in quattro parti
ulteriormente suddivise. Nell'introduzione Hume espone subito l'obiettivo dell'opera: quello di
presentare in forma sistematica una scienza della natura umana che sappia derivare tutte le sue
conclusioni dall'esperienza e dall'osservazione. Questa scienza deve ridurre le spiegazioni a pochi
principi (elemento della semplicità).
Nel periodo di produzione di Ricerca, Hume era affascinato dal titolo Saggi, ma ben presto lo
abbandona per via di eventuali equivoci col termine: l'opera, infatti, non presentava una raccolta
di saggi su diversi argomenti solo casualmente legati fra loro. Hume voleva invece richiamare un
altro dei significati del termine "saggio", quello che rinvia al saggiare o mettere alla prova: il
filosofo voleva mettere alla prova il suo metodo sperimentale in una serie di esempi della sua
applicazione. La Ricerca comincia con una modesta presentazione delle "differenti specie di
filosofia" da cui emergeva la sua predilezione per una filosofia che sapesse evitare gli eccessi di
discorsi puramente retorici.
Come nel Trattato, anche nella Ricerca è sempre l'immaginazione ad avere il ruolo centrale come
forza associativa nella vita intellettuale e Hume ripercorre le diverse relazioni che essa istituisce tra
percezioni. Come Descartes, Hume interpreta la vita mentale in termini di idee; alla fine dell'opera
giunge a conclusioni scettiche, secondo cui non si può certo giustificare la convinzione che la
mente percepisca direttamente le cose stesse o le sostanze. La mente umana è quindi un semplice
universo di percezioni associate in forme più o meno strette dall'immaginazione. Nella Ricerca,
Hume tralascia completamente la questione della credenza dell'io e dei concetti di spazio e tempo,
affrontati a fondo nel Trattato. Risulta evidente lo spostamento dalla prevalenza di analisi critiche
nel Trattato alla predominanza di argomentazioni ricostruttive nella Ricerca, con esposizione
fortemente semplificata rispetto al "progresso e crescita sentimentale" dell'opera precedente
(molto drammatica).
Hume ora si mostra orgoglioso della scoperta centrale nella sua ricostruzione sistematica della
natura dell'intelletto umano, ovvero nella nuova spiegazione della relazione causa ed effetto, che
non è una legge naturale ma bensì una relazione basata sulla consuetudine umana. Inoltre l'autore
affronta anche delle nuove analisi anti-cartesiane, in cui sostiene una somiglianza tra la ragione
umana e quella degli animali.
Una nuova parte della Ricerca si concentra su tematiche religiose, come ad esempio i miracoli
(sezione XI - dialogo con un filosofo epicureo): queste considerazioni, non affrontate nel Trattato,