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ALTERNATIVI)
- automonitoraggio e autoistruzione (come si apprende)
Albanese (2006) sostiene che la PROFESSIONALITA’ DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO
non dovrebbe avere:
- dimensione vocazione/tecnologia: tecnico, iperspecialista, onniscente, apocalittico
integrato
- dimensione vocazione/affettiva: plasmatore, eroe, modello, sostituisce l’altro anche
nelle difficoltà
La professionalità dovrebbe essere intesa come:
- conoscenza dell’alunno e dei suoi compagni di classe sotto i diversi profili strumentali
e funzionali, bio-psicosociali e culturali
- capacità di redigere una documentazione che testimoni scelte e modifiche rispetto
ad ipotesi iniziali
- promuovere incontri per una progettazione condivisa ed integrazione di questa nella
più ampia proposta progettuale
- capacità di guidare e realizzare opportuni processi di insegnamento e apprendimento
nelle diverse situazioni (piccolo gruppo, individuale, grande gruppo etc)
Le conoscenze che l’insegnante di sostegno dovrebbe avere sono intese come:
- programmazione e progettazione degli interventi
- approcci teorici, orientamenti educativi e didattici, strategie, strumenti e ausili
- sviluppo, apprendimento, dinamiche relazionali e le atipicità indotte dalle diverse
condizioni di disabilità
- processi interattivi tra diverse aree
- modalità operative interdisciplinari e paradigmi di riferimento delle diverse
professionalità
Le competenze che l’insegnante di sostegno dovrebbe avere sono intese come:
- osservazione sistematica
- raccolta dati in funzione del progetto pedagogico
- ideazione di un percorso fondato sulle potenzialità dell’alunno (esame delle risorse e
opzioni a disposizione della classe)
- modalità di lavoro partecipante che permettano di costruire concrete esperienze di
integrazione a partire dalle variabili individuali e contestuali osservati.
Dal quadro della normativa si deduce che l’insegnante di sostegno:
- è garante dell’equilibro tra momento educativo e dell’istruzione
- deve possedere le abilità sul piano relazionale come facilitatore entro e fuori la
scuola
- saper costruire integrazioni relazionali e contestuali che sostengono l’integrazione
- non deve possedere una conoscenza specialistica di tecniche riabilitative, ma
disponibilità ad attivarsi in modo competente (strumenti di riflessione sulla pratica).
L’ASSISTENTE EDUCATORE NELLA SCUOLA (viene chiamato in modo diversificato
all’interno del territorio nazionale e nella normativa di riferimento viene chiamato
assistente all’autonomia e alla comunicazione).
La Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate (104 del 1992) prevede “integrazione in tutti i settori, orientata a
favorire l’opportunità di vita autonoma e di partecipazione del disabile,
un’integrazione che non si può limitare a un periodo della vita dei soggetti con bisogni
speciali, ma che deve comprendere la scuola, il mondo del lavoro, il tempo libero”
(Gelati, 2004, p. 62).
La Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate (104 del 1992) prevede:
Articolo 1
La Repubblica:
a) garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia
della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella
scuola, nel lavoro e nella società;
b) previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della
persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la
partecipazione della persona handicappata alla vita della collettività, nonché la
realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali;
c) persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni
fisiche, psichiche e sensoriali e assicura i servizi e le prestazioni per la prevenzione, la
cura e la riabilitazione delle minorazioni, nonché la tutela giuridica ed economica della
persona handicappata;
d) predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale
della persona handicappata.
L’art. 13 prevede che il processo d’integrazione scolastica venga realizzato attraverso:
- la programmazione coordinata dei servizi tra scuola, Unità Sanitarie Locali e
territorio;
- la dotazione alle scuole e alle università di attrezzature tecniche e di sussidi didattici
e di ogni altra forma di ausilio tecnico;
- la promozione di progetti sperimentali;
- l’assegnazione di docenti specializzati;
- l'obbligo per gli enti locali di fornire l'assistenza per l'autonomia e la comunicazione
personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali.
La nota ministeriale n. 3390/2001 la quale decreta che rimane all’ente locale il
compito di fornire l’assistenza specialistica da svolgersi con personale qualificato sia
all’interno che all’esterno della scuola come secondo segmento della più articolata
assistenza all’autonomia e alla comunicazione personale […]. Si tratta di figure quali, a
puro titolo esemplificativo, l’educatore professionale, l’assistente educativo, il
traduttore del linguaggio dei segni o il personale paramedico e psico-sociale
(proveniente dalle ASL), che svolgono assistenza specialistica nel caso di particolari
deficit.
Di fatto ad oggi i compiti dell’assistente educatore nella scuola non sono chiaramente
definiti a livello nazionale, mentre vengono precisati a livello regionale e per i singoli
comuni.
L’assistente educatore dovrebbe poter partecipare il più possibile alla progettazione.
L’assistente alla comunicazione e all’autonomia ha compiti su ambiti di intervento
quali l’area della autonomia (autonomia personale come cura di sé e mobilità), della
comunicazione (sviluppo e il potenziamento delle abilità di decodifica dei messaggi
verbali e non verbali, anche le abilità di codifica e di produzione dei messaggi) e delle
relazioni. (Meneghini e Cavagnola 2001).
CHI È L’EDUCATORE CHE IN CLASSE CONDUCE PROGETTI INDIVIDUALIZZATI?
In un’ottica integrata è colui che si impegna ad aiutare il soggetto in difficoltà ad
affrontare e risolvere i suoi problemi all’interno del contesto classe. È un mediatore tra
il soggetto in difficoltà e il contesto classe.
Agire in un’ottica integrata significa:
- considerare l’allievo come l’allievo in classe
- considerare il problema come un problema del soggetto nella classe
- utilizzare le risorse dell’allievo e della classe per superare il problema (compagni,
insegnanti)
- costruire insieme agli insegnanti un progetto
CO-COSTRUIRE IL SENSO DELL’INTERVENTO il problema percepito dagli insegnanti
rispetto al quale l’educatore è chiamato a intervenire costituisce una chiave di accesso
attraverso un’attenta osservazione del soggetto in difficoltà in classe, l’educatore
ricostruisce il problema ciò consente di dimostrare che spesso il problema non è solo
del soggetto in difficoltà ma dell’intera classe co-costruzione di un percorso utile a
risolvere il problema.
QUALI SONO I COMPITI DELL ’EDUCATORE SOCIALE CHE CONDUCE ATTIVITÀ DI
AFFIANCAMENTO INDIVIDUALIZZATO? (Maccario, 2009)
- aiuta il soggetto in difficoltà in un’ottica integrata
- ha il compito di integrare nella classe il soggetto in difficoltà, facilitando il suo
apprendimento e le sue relazioni
- con interventi individualizzati (a volte in luoghi privilegiati, altre vicino al suo banco
in aula…)
- interviene con e nella classe, allo scopo di creare un contesto inclusivo
- collabora con gli insegnanti, allo scopo di negoziare linee di intervento comuni sul
soggetto in difficoltà nella classe. (Maccario 2009).
Il lavoro dell’educatore è quello di cercare di stabilire alleanze educative: questo ha
delle difficoltà e delle resistenze:
Perché l’educatore possa svolgere il suo compito di mediatore e di facilitatore del
soggetto in difficoltà nel contesto-classe è importante il suo ruolo e le sue possibilità
educative siano negoziate tra educatore, insegnanti, servizi sociali e scuola.
NEGOZIARE RUOLI E COMPITI SECONDO UNA LOGICA COLLABORATIVA SIGNIFICA CHE:
- l’educatore accetti in certi momenti di occuparsi solo del soggetto in difficoltà
- l’educatore accetti di impegnarsi in prima persona ad affrontare i problemi del
soggetto in difficoltà
- i docenti accettino che l’agire dell’educatore non prescinde dalle caratteristiche del
contesto-classe
- i docenti accettino suggerimenti da parte dell’educatore utili a intravedere nuove
possibili strade d’azione in aula
- docenti e educatore condividano e negozino strategie di intervento rivolte al
soggetto in difficoltà ed alla classe
ALCUNI NODI CRITICI DELLA PROFESSIONALITÀ
Insegnante curricolare:
- conoscenza specificità di deficit
- individualizzazione per tutti
- attrezzarsi per i Bes
Insegnante di sostegno:
- riconoscimento della professione
- continuità dell’insegnamento
- collaborazione con colleghi
Educatore:
- riconoscimento pieno del ruolo educativo
- progettazione educativa individualizzata realizzata a pieno titolo
UNA VIA POSSIBILE:
- Co-teaching (Ghedin et al. 2013: vedi articolo in bibliografia): intervento attraverso
co‐progettazione, co-insegnamento, co-valutazione l’inclusione si realizza nel
momento in cui progettazione, insegnamento e valutazione sono orientate
all’integrazione, all’inclusione.
- Co‐progettazione si realizza su diversi livelli. A livello classe si parla di “partneriato
tra insegnante curricolare e di sostegno” con condivisione di “responsabilità e
obiettivi”. Prioritario strumento di lavoro è il dialogo, previa conoscenza reciproca
(delle proprie attese, cornici valoriali di riferimento, sulle proprie modalità di
insegnamento). La negoziazione deve avvenire riguardo a: obiettivi, bisogni degli
studenti, tecniche di insegnamento.
- Co-insegnamento prevede:
1. presenza di due insegnanti (un sostegno e uno curricolare);
2. pratiche di insegnamento distribuite tra entrambi (reciprocità nell’esercizio delle
funzioni dell’insegnamento);
3. gruppo eterogeneo di studenti;
4. classe singola dove gli studenti con disabilità apprendono assieme ai compagni”
(Cfr. Ghedin et al. 2013).
Vengono segnalati diversi approcci di co-insegnamento (Friend e Cook 2007 in Ghedin
et al. 2013):
– uno ins